Duecento volumi di archeologia comasca per Sant’Abbondio

In occasione delle festività di Sant’Abbondio verrà inaugurata, martedì 27 prossimo, nella antica chiesa dei Santi Cosma e Damiano, in via Regina a Como, una mostra celebrativa dei 200 numeri dellaRivista Archeologica, il noto periodico della Società Archeologica Comense.

La
rassegna, che rimarrà aperta al pubblico sino al 3 settembre,
intende ripercorrere, con una seria di pannelli illustrativi, con
testi ed immagini riprodotti anche su di un agile catalogo, la storia
della Rivista, dalle origini ai nostri giorni. Evoluzione che
attraverso gli scritti di uomini illustri italiani e stranieri e
attraverso notizie e interpretazioni di vecchie e nuove scoperte, si
traduce in una vera e propria miniera di conoscenze e di cultura
archeologica di Como e delle sue relazioni con aspetti e culture di
altri Paesi.

Tali
sono le caratteristiche presenti anche nel numero 200 che ha per
oggetto, in particolare, grazie al contributo di archeologi e
specialisti, lo studio dei recenti scavi di Piazza Grimoldi e la
chiesa di San Giacomo nonché le indagini per la ricostruzione della
linea di costa e del porto di Como romana.

L’origine
della Rivista risale al dicembre del 1871 quando una Commissione
Archeologica Provinciale, presieduta dal canonico Vincenzo Barelli,
ne deliberò la pubblicazione allo scopo di raccogliere e divulgare
le notizie su monumenti, scoperte, testimonianze artistiche ,
iscrizioni e documenti del passato.

Il
successo della pubblicazione fu immediato tanto che il Ministro della
Istruzione Pubblica Cesare Correnti ne chiese l’invio di settanta
copie per farne dono a tutte le altre province del neonato Regno d’
Italia.

Furono
gli stessi curatori della Rivista a fondare, trent’anni dopo, nel
1902, la Società Archeologica Comense che, adottandola come proprio
periodico, ne garantì la regolare continuità sino ai nostri giorni.

Singolare
l’interesse dei primi numeri. Fu il Barelli, grazie alle
segnalazioni del notaio Giovanni Antonio Galli, che aveva poderi in
Rondineto, ad intuire ( siamo nel 1877) che lungo il versante
soleggiato del Monte Croce ( nell’attuale Spina Verde ) fosse la
sede della “prima Como” come, un secolo più tardi, le ricerche
hanno dimostrato.

Alla
direzione della Rivista gli succederà un altro dei pionieri
dell’archeologia comasca, Alfonso Garovaglio, grande viaggiatore e
collezionista, noto per aver lasciato le sue ricche collezioni ( tra
cui la celebre mummia) al Museo Civico.

Man
mano si aggiungerà, allo spazio per le scoperte dell’ età
preistorica, romana, medievale, quello dedicato alle chiese più
belle ed antiche della Città e del lago ( San Carpoforo, San Fedele,
San Giacomo, Sant’ Abbondio, Santa Maria del Tiglio ). Non
mancarono gli apprezzamenti, tra cui quelli del grande storico ed
epigrafista Teodoro Mommsen. Molti gli scambi con istituzioni
italiane ed estere, tra cui il British Museum.

Ad
Antonio Magni, medico e primo presidente della Società Archeologica,
si devono gli studi, con accurati grafici, sui massi avelli ( tombe
scavate in giganteschi pietroni) e sulle rocce con incisioni
simboliche.

Tra
le firme di personaggi illustri del mondo culturale comasco quelle di
Antonio Giussani, eclettico epigrafista e dell’architetto Federico
Frigerio, specie per gli studi sulle cerchie murali e le porte di
città, a cominciare dalla nostra “Porta praetoria” oggi
visitabile da Via C. Cantù. Grande e molteplice il ruolo di mons.
Giovanni Baserga al quale sono dovuti, fra l’ altro, il primo
studio sulla necropoli della Ca’ morta e la pubblicazione della
tomba del carro, simbolo del Museo Giovio e di recente oggetto di una
ipotesi integrativa in uno studio del ricercatore francese Bruno
Chaume.

Succeduto
all’umanista Aristide Calderini, sarà Ferrante Rittatore
Vonwiller, direttore della Rivista e presidente dell’ “
Archeologica”, a curare, assieme al professor Paolo Maggi, dagli
anni ’50 del secolo scorso, gli scavi della Ca’ morta ( situata
tra Rebbio, Breccia e Grandate) che proiettarono l’antica civiltà
di Como nel circuito europeo.

E’
toccato poi a Giorgio Luraschi, docente di Diritto romano
all’Insubria e grande cultore della Romanità di Como, assumere la
direzione del periodico per un trentennio, sino alla sua scomparsa.
Oggi ne ha l’impegnativa cura la studiosa Fulvia Butti Ronchetti.

Ristampa
dei fascicoli esauriti, elaborazione degli indici generali, attuale
edizione sia cartacea che in dischetto attestano, assieme all’
antichità della sua nascita, la modernità della Rivista, oggi edita
in veri e propri volumi.

La
mostra avrà i seguenti orari: martedì 27 agosto ore 18-23; gli
altri giorni sino al 3 settembre (festivi compresi) ore 11,30-15,30 e
18-23. Ingresso libero.

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