di Lorenzo Morandotti
C’è un luogo a Como dove il tempo sembra essersi fermato, ma
è solo apparenza. È in bilico tra passato e futuro. Uno stallo che potrebbe
finire dopo l’estate. Lo scorso febbraio
i cronisti di “Corriere di Como” ed Espansione Tv hanno realizzato in esclusiva
un viaggio all’interno del “grande malato” della cultura, della musica e
dell’arte a Como, il Politeama. Lo storico teatro cittadino ha quasi 110 anni
di storia. È il primo edificio comasco con parti strutturali in calcestruzzo
armato, edificato tra il 1909 e il 1910 in piazza Cacciatori delle Alpi, su
progetto dell’architetto Federico Frigerio, lo stesso del Tempio Voltiano ai
giardini a lago. Alfredo Gaffuri, ultimo proprietario, morto il 19 dicembre
2000, lo ha lasciato al Comune di Como. La struttura, già pesantemente segnata
dal tempo e dall’assenza di periodiche e straordinarie manutenzioni, è stata
chiusa definitivamente nel 2005. Nelle scorse ore una cordata di imprenditori,
grazie all’intercessione di un musicista comasco di fama internazionale come il
tenore Marco Berti, si è affacciata manifestando il proprio interesse per
l’immobile, messo in vendita dalla Società Politeama di cui il Comune detiene
la maggioranza delle quote. Una notizia
di speranza in un clima fosco, dato che le condizioni di abbandono e degrado
dello storico cineteatro sono evidenti. Sono soprattutto i cementi armati a preoccupare. Se le infiltrazioni di umidità
hanno agito nel profondo l’affare rischia di sfumare. Siamo appesi insomma al
filo di perizie, controlli, verifiche strutturali che potrebbero decretare il
pollice alzato o abbassato. Una struttura che merita un destino culturale come
ha profetizzato il film di Paolo Virzì “Il capitale umano” (uscito in Italia
nel gennaio del 2014 e candidato all’Oscar), dove una donna ricca ma frustrata,
interpretata dalla bravissima Valeria Bruni Tedeschi, vuole investire per
salvare la struttura dalla rovina. E la sfida è a più stadi. Una volta
acquisito dovrà esserci un concreto interesse da parte della società civile
perché il Politeama rimanga fedele alla propria natura originaria: cultura,
musica e teatro.
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