Il ragazzo sul cavalcavia e l’istinto del bene

Il ragazzo sul cavalcavia e l’istinto del bene

di Agostino Clerici

Venerdì scorso, molto presto, lungo la Tangenziale Est
esterna di Milano, un camionista romeno che stava trasportando mozzarelle di
bufala ha incrociato un diciannovenne penzolante da un cavalcavia. Una
situazione inaspettata. Gabriel aveva ancora poco tempo per consegnare il suo
prezioso carico proveniente da Salerno, e si vede bloccato sull’autostrada da
un inconveniente che rischia di rovinargli il lavoro. Che cosa volesse fare il
ragazzo, appeso a sette metri di altezza sopra il traffico, non si sa, ma la
situazione non lasciava presagire niente di buono.

I poliziotti – allarmati dal gesto del ragazzo che aveva
lanciato il suo portafogli, gridando: «Così almeno sapete chi è morto» – fanno
avanzare il camion sotto il cavalcavia. Gabriel scende e si mette a parlare con
il ragazzo: «Dimmi cosa succede, perché stai male?». Comincia un dialogo.
Evidentemente troppi problemi stanno appesi a quel cavalcavia, e l’ansia
rischia di trasformarsi in tragedia. «Ma sono cose che si possono sistemare»,
dice Gabriel, cercando di rassicurare il ragazzo e di convincerlo a non
compiere un atto che, invece, sarebbe irreparabile. Poi, dopo le parole,
sopraggiunge la proposta di un gesto: «Cosa dici se ti aiuto a scendere?». Il
ragazzo evidentemente ha perso la voglia di compiere un balzo malsano.
Annuisce.

Gabriel allora sale sul cassone del camion e gli si avvicina
ancora di più. «Vieni qui, ti acchiappo io». Ed ecco il salto, non più nel
vuoto, ma tra le braccia del camionista. Uno sguardo veloce, l’intervento dei
poliziotti e poi, via a consegnare le preziose mozzarelle fresche. Potrebbe
essere una scena da libro “Cuore”, capace di innescare una riflessione.

Davvero basta poco per essere eroi, anche se il camionista
romeno non si ritiene affatto un eroe: «Ho solo fatto quello che potevo fare».
Già, e dite poco? Se nel nostro mondo ciascuno facesse semplicemente quello che
può fare, ci troveremmo a vivere tutti quanti in un mondo migliore. Invece,
tante volte tiriamo dritto, pensando più o meno così, in un attimo furtivo:
«Che c’entro io con questo qui? E se poi vado a mettermi nei guai?». Purtroppo,
non è un pensiero peregrino: con lo scopo di offrire il proprio aiuto, talvolta
capita di trovarsi a pagare delle conseguenze molto amare.

La decisione della solidarietà passa a posteriori sull’esile
crinale tra un umile «Ho fatto solo quello che potevo fare» e un rancoroso «Ma
chi me l’ha fatto fare?». In effetti, che ne sapeva il camionista del giovane
che gli penzolava sopra la testa? Avrebbe potuto spuntare un coltello, e così
in effetti temevano i poliziotti venerdì mattina sull’autostrada, resi prudenti
da qualche spiacevole precedente. Il camionista, invece, con un briciolo di
incoscienza, ha puntato su quella familiare sintonia che scatta proprio tra
sconosciuti, nella consapevolezza che nessuno ci è mai totalmente estraneo più
di quanto ci sia simile.

C’è un istinto del bene che prevale in noi su ogni prudente
elaborazione. Anche se, purtroppo, bisogna riconoscere che le trame del male
che s’annidano nelle brutte persone riescono talvolta a travolgere anche le più
belle intenzioni. Stavolta è andata bene. Gabriel ha contribuito a salvare una
vita umana e, risolvendo di persona il blocco dell’autostrada, ha pure
consegnato in tempo le sue mozzarelle!