A Como (e provincia) sempre più persone faticano a trovare un medico di famiglia disponibile

Non ci sono più medici di base - istockphoto - CorrierediComo.it
Tutta Italia affronta un crisi sanitaria senza precedenti e anche Como e provincia stanno subendo una pesante sconfitta sul piano medico.
La provincia di Como e la città intera si trovano in una crisi sanitaria profonda. Non sono un unicum, perché tutta la nazione sta affrontando questo calvario.
Infatti, la presenza dei medici di famiglia è sempre più scarsa, e le conseguenze si sentono distintamente nella vita quotidiana dei cittadini.
Allo stato attuale, ogni medico segue in media tra 1 500 e 1 750 pazienti, un numero ben superiore all’ideale di circa 1 300 assistiti per professionista.
Ergo, c’è meno tempo per ciascun paziente, più difficoltà nelle visite e una sensazione diffusa di abbandono, soprattutto nelle aree meno centrali, dove ambulatori restano senza sostituto per lungo tempo.
La mancanza di medici operanti sta creando disagio, specialmente nei pazienti più fragili che si sentono abbandonati.
Nessun dottore a disposizione
Il problema è multifattoriale. In primis c’è un invecchiamento della generazione medica, con molti pensionamenti, un reclutamento insufficiente di nuovi medici, una formazione non sempre competitiva e una professione sempre meno attrattiva. A ciò si aggiunge la burocrazia schiacciante che accompagna la medicina territoriale, rendendola stressante e poco gratificante.
Si sono dunque implementate misure tampone: l’innalzamento del numero massimo di assistiti per medico, l’apertura di ambulatori “temporanei” e incentivi per aree periferiche. Tuttavia, queste soluzioni, utili nel breve termine, non risolvono il nodo centrale: senza una strategia organica, sia sul fronte della formazione che del sostegno ai medici, tanto lavoro finirà per gravare costantemente su pochi dottori e i cittadini continueranno a subire disagi.

Una professione non più ambita
La professione del medico di base, un tempo molto ambita, oggi attira sempre meno giovani. Il lavoro è impegnativo, con orari lunghi, burocrazia pesante e molti pazienti da seguire. Anche per questo motivo, molte zone della provincia restano scoperte, e le poche posizioni disponibili spesso non vengono accettate. Chi non riesce a trovare un medico si rivolge al pronto soccorso, aggravando il carico degli ospedali locali.
Pertanto, Como e provincia si trovano oggi ad affrontare una sfida che non è solo numerica, ma anche culturale ed organizzativa. Sono tuttavia lo specchio di un problema nazionale troppo grave. La carenza di medici di famiglia non si risolve soltanto con numeri più alti: serve una visione che rimetta al centro la medicina del territorio, con investimenti reali, riconoscimento professionale e decisioni lungimiranti per garantire ai cittadini l’assistenza che gli spetta di diritto,