Biblioteche pubbliche, sfida per le nostre città

di Lorenzo Morandotti
Che futuro avranno le biblioteche sul Lario? Dal 18 maggio se tutto “andrà bene” come suol dirsi secondo l’ultimo decreto governativo le collezioni librarie riapriranno le porte al pubblico di lettori e studenti, con i criteri di sicurezza sanitaria in atto. Molte biblioteche della provincia si sono mobilitate già prima della pandemia per offrire libri digitali tramite piattaforme esterne consorziate.
Quella di Como intitolata al martire della lotta alla mafia Paolo Borsellino (nella foto, la mostra bibliografica su Leonardo lettore, l’ultima andata in scena nella struttura piazzetta Lucati a Como) non lo ha fatto – complice anche un cambiamento di software gestionale nell’ultimo periodo – ma non esclude sia possibile in futuro ma nel frattempo è rimasta spenta durante il boom del digitale durante la quarantena. Non ci libereremo facilmente dai libri, per echeggiare un titolo celebre di Umberto Eco e Jean-Claude Carrière. Ed è un bene.
A patto di saperli ben gestire e con essi le case che essi abitano. La biblioteca è un crocevia di saperi ed emozioni, non occorre scimmiottare Borges per intuirlo. Altro discorso è rimanere al passo con i tempi, ed essere consapevoli del patrimonio conservato nel tempo a futura memoria (nel caso di Como sono secoli) e incentivarne lo studio. C’è poi come detto da ragionare sui luoghi.
La “Borsellino” è anche un punto di riferimento per molti che durante il giorno non hanno miglior riparo, non dimentichiamolo, e assolve quindi a una funzione sociale più complessa del mero deposito di carta stampata. Un luogo, per inciso, che festeggia mezzo secolo dall’ultimo considerevole intervento architettonico.