di Lorenzo Morandotti
La comunità di lavoro transfrontaliera Regio Insubrica ha messo in agenda nella sua recente riunione di inizio dicembre in vista del 2021, sperando che le condizioni economiche imposte dalla pandemia siano favorevoli, un grande lavoro di squadra, gli “stati generali” della cultura e del turismo.
Un momento di analisi e di sintesi che richiederà l’apertura di uno o più tavoli di dibattito e di confronto sulle strategie da mettere in rete per vendere pacchetti turistici integrati della regione dei laghi prealpini in modo appunto da abbracciare realtà diverse sotto il profilo amministrativo, politico e anche monetario. Euro e franco non sono la stessa cosa. E così come la gestione della cultura e del turismo.
Sarà comunque un giro di boa importante, dopo tanti tavoli di confronto, cabine di regia più o meno auspicate o immaginate o disegnate sulla carta e financo varate ma poi messe nell’armadio con i ragni e i tarli per il poco o nullo uso. Tanta carta, tanta burocrazia, tante belle intenzioni ma questi stati generali, se mai si faranno, se ci sarà la volontà politica di andare oltre i proclami demagogici, almeno un risultato lo potranno ottenere. Metteranno insieme piccole, medie e grandi realtà, fondazioni e musei accanto ad associazioni dietro le quali spesso ci sono pochi volontari, operatori dello spettacolo e del cinema reduci dalla battaglia della pandemia, o almeno i pochi che saranno resistiti alla falcidie.
Insomma questi stati generali faranno emergere in tutta la loro brutale evidenza le differenze tra un modo e l’altro di gestire, sui territori, due comparti ritenuti strategici e amministrati senza tenere in adeguato conto delle vere potenzialità. Metteranno a confronto assistenzialismo e libera impresa, capacità di investire e guardare alto, oltre le difficoltà, e faranno venire a galla le difficoltà strutturali e infrastrutturali. Tanto per fare un esempio pratico, chi ha siti internet e connessioni adeguate e chi è rimasto, non per sua colpa ma per scarsi incentivi, un primitivo digitale.
di Lorenzo Morandotti
La comunità di lavoro transfrontaliera Regio Insubrica ha messo in agenda nella sua recente riunione di inizio dicembre in vista del 2021, sperando che le condizioni economiche imposte dalla pandemia siano favorevoli, un grande lavoro di squadra, gli “stati generali” della cultura e del turismo.
Un momento di analisi e di sintesi che richiederà l’apertura di uno o più tavoli di dibattito e di confronto sulle strategie da mettere in rete per vendere pacchetti turistici integrati della regione dei laghi prealpini in modo appunto da abbracciare realtà diverse sotto il profilo amministrativo, politico e anche monetario. Euro e franco non sono la stessa cosa. E così come la gestione della cultura e del turismo.
Sarà comunque un giro di boa importante, dopo tanti tavoli di confronto, cabine di regia più o meno auspicate o immaginate o disegnate sulla carta e financo varate ma poi messe nell’armadio con i ragni e i tarli per il poco o nullo uso. Tanta carta, tanta burocrazia, tante belle intenzioni ma questi stati generali, se mai si faranno, se ci sarà la volontà politica di andare oltre i proclami demagogici, almeno un risultato lo potranno ottenere. Metteranno insieme piccole, medie e grandi realtà, fondazioni e musei accanto ad associazioni dietro le quali spesso ci sono pochi volontari, operatori dello spettacolo e del cinema reduci dalla battaglia della pandemia, o almeno i pochi che saranno resistiti alla falcidie.
Insomma questi stati generali faranno emergere in tutta la loro brutale evidenza le differenze tra un modo e l’altro di gestire, sui territori, due comparti ritenuti strategici e amministrati senza tenere in adeguato conto delle vere potenzialità. Metteranno a confronto assistenzialismo e libera impresa, capacità di investire e guardare alto, oltre le difficoltà, e faranno venire a galla le difficoltà strutturali e infrastrutturali. Tanto per fare un esempio pratico, chi ha siti internet e connessioni adeguate e chi è rimasto, non per sua colpa ma per scarsi incentivi, un primitivo digitale.
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