di Adria Bartolich
Torniamo a parlare di dispersione scolastica e del raffronto tra il nostro sistema scolastico e quello degli altri Paesi europei. In Europa mediamente abbandona gli studi prima del tempo l’11,5% del totale dei ragazzi. Il numero più alto di abbandoni si registra in Islanda, oltre il 21% che è una percentuale considerevole; quello più basso in Croazia, dove il numero di abbandoni si avvicina allo zero. L’Italia, pur attestandosi al 14,2%, ha migliorato notevolmente il dato che è passato da quasi il 20% ai livelli attuali nell’ultimo decennio. Significa che tanto lavoro è stato fatto per recuperare il gap tra noi e il resto d’Europa, anche se attestarsi al quinto posto nella graduatoria dei Paesi membri non è certamente un risultato soddisfacente. Certamente stabilire quali siano le cause di un tasso di dispersione, che seppur notevolmente corretto rimane ancora alto, non è cosa semplice. Se però si intreccia con altre rilevazioni che abbiamo a disposizione, qualche riflessione di interesse, pur senza cadere nel meccanicismo, si può comunque fare. Mi riferisco soprattutto a un altro dato interessante che riguarda il numero di ore che gli studenti italiani impiegano settimanalmente nello studio . Spaventosamente alto: 50 ore tra scuola, studio, compiti a casa e ripetizioni private. Mediamente dieci ore in più di quello che è l’orario di un lavoratore a tempo pieno in un’industria. Perfino più dei giapponesi, noto popolo di stakanovisti, con 41 ore. È moltissimo. Se togliamo alle 24 ore di una giornata almeno 8 ore di sonno e 3 ore e 1/2 per consumare i pasti, tolte le 10 ore di studio rimangono solo 2 ore e 1/2 per lo svago o il relax. Troppo poche per quell’età. Dispersione a parte si potrebbe sostenere che, però, i nostri studenti siano molto più preparati dei loro colleghi europei perché molto più impegnati seriamente nello studio. Errore. Secondo una rilevazione Ocse mirata principalmente a capire se alle ore di studio corrispondesse un miglior rendimento scolastico, alla fine del test i ragazzi finlandesi (che hanno il sistema scolastico considerato il migliore d’Europa) con una media di 14 ore in meno di studio settimanali rispetto ai ragazzi italiani, hanno ottenuto una media di 50 punti in più, seguiti dagli inglesi e dai tedeschi con 30, portoghesi con 20, francesi con 15 e spagnoli con 10. Vuol dire che non si deve più studiare? No, bisogna studiare semplicemente meglio e tenere nella debita considerazione che al livello degli studi fatti dai genitori corrisponde spesso la capacità dei figli di andare bene a scuola. Chiedere a un ragazzo che ha scarse possibilità di essere seguito a casa semplicemente di studiare il doppio (studiano infatti più ore gli studenti che vanno peggio) equivale ad aumentare il senso di frustrazione e di sconfitta nei ragazzi che prima o poi rischiano semplicemente di abbandonare prima gli studi, mentre organizzare due o tre ore di studio fatte bene e a scuola, seguiti da qualcuno, possono essere la soluzione.
di Adria Bartolich
Torniamo a parlare di dispersione scolastica e del raffronto tra il nostro sistema scolastico e quello degli altri Paesi europei. In Europa mediamente abbandona gli studi prima del tempo l’11,5% del totale dei ragazzi. Il numero più alto di abbandoni si registra in Islanda, oltre il 21% che è una percentuale considerevole; quello più basso in Croazia, dove il numero di abbandoni si avvicina allo zero. L’Italia, pur attestandosi al 14,2%, ha migliorato notevolmente il dato che è passato da quasi il 20% ai livelli attuali nell’ultimo decennio. Significa che tanto lavoro è stato fatto per recuperare il gap tra noi e il resto d’Europa, anche se attestarsi al quinto posto nella graduatoria dei Paesi membri non è certamente un risultato soddisfacente. Certamente stabilire quali siano le cause di un tasso di dispersione, che seppur notevolmente corretto rimane ancora alto, non è cosa semplice. Se però si intreccia con altre rilevazioni che abbiamo a disposizione, qualche riflessione di interesse, pur senza cadere nel meccanicismo, si può comunque fare. Mi riferisco soprattutto a un altro dato interessante che riguarda il numero di ore che gli studenti italiani impiegano settimanalmente nello studio . Spaventosamente alto: 50 ore tra scuola, studio, compiti a casa e ripetizioni private. Mediamente dieci ore in più di quello che è l’orario di un lavoratore a tempo pieno in un’industria. Perfino più dei giapponesi, noto popolo di stakanovisti, con 41 ore. È moltissimo. Se togliamo alle 24 ore di una giornata almeno 8 ore di sonno e 3 ore e 1/2 per consumare i pasti, tolte le 10 ore di studio rimangono solo 2 ore e 1/2 per lo svago o il relax. Troppo poche per quell’età. Dispersione a parte si potrebbe sostenere che, però, i nostri studenti siano molto più preparati dei loro colleghi europei perché molto più impegnati seriamente nello studio. Errore. Secondo una rilevazione Ocse mirata principalmente a capire se alle ore di studio corrispondesse un miglior rendimento scolastico, alla fine del test i ragazzi finlandesi (che hanno il sistema scolastico considerato il migliore d’Europa) con una media di 14 ore in meno di studio settimanali rispetto ai ragazzi italiani, hanno ottenuto una media di 50 punti in più, seguiti dagli inglesi e dai tedeschi con 30, portoghesi con 20, francesi con 15 e spagnoli con 10. Vuol dire che non si deve più studiare? No, bisogna studiare semplicemente meglio e tenere nella debita considerazione che al livello degli studi fatti dai genitori corrisponde spesso la capacità dei figli di andare bene a scuola. Chiedere a un ragazzo che ha scarse possibilità di essere seguito a casa semplicemente di studiare il doppio (studiano infatti più ore gli studenti che vanno peggio) equivale ad aumentare il senso di frustrazione e di sconfitta nei ragazzi che prima o poi rischiano semplicemente di abbandonare prima gli studi, mentre organizzare due o tre ore di studio fatte bene e a scuola, seguiti da qualcuno, possono essere la soluzione.
Puoi condividere questo articolo!
Economia e finanza, siamo poco educati
Scelta pastorale molto discutibile
Articoli correlati
San Valentino con Einstein in gita sul Lago…
Prima giovani, poi anziani Senza mai sentirsi maturi
Una città policentrica per servizi ed eventi