Emergenza Coronavirus. Il sindaco Landriscina: «State a casa». Valduce, pronto soccorso stremato

Un forte appello al senso di responsabilità dei comaschi è venuto martedì sera dal sindaco di Como Mario Landriscina in diretta dagli studio di Espansione Tv. «Il diritto alla salute è un bene primario, sancito dalla Costituzione – ha detto il primo cittadino di Como – Non sono ammesse deroghe e questo vale se lo trasformiamo in dovere: quello di preservare noi stessi e i nostri cari dal contagio. State a casa, lo ripeto. Basta comportamenti anomali a tutti i livelli. Non abbiamo più posti nelle terapie intensive a disposizione. Limitiamoci a fare le cose indispensabili e inevitabili che richiedono una prestazione specifica, se possibile vicino alla nostra abitazione e poi rientriamo rapidamente a casa».Sulla stessa lunghezza d’onda l’appello dell’assessore alla Sicurezza e alla Protezione civile di Como, Elena Negretti, ospite ieri pomeriggio di una lunga diretta sull’emergenza Coronavirus su Espansione Tv condotta da Andrea Bambace e Anna Campaniello.L’assessore ha fatto un appello a tutti e in particolare ai genitori. «Al parco di via Anzani ho visto assembramenti di mamme e bambini. Non andiamoci a cercare la malattia, usciamo solo per necessità. Lo trovo assurdo – ha detto Elena Negretti – Capisco, ho anche io due figli, è difficile dire che devono stare in casa a lungo, specie col bel tempo. Ma noi adulti dobbiamo spiegare la situazione ai figli, con chiarezza e senza inutili allarmismi. I giovani saranno i primi a far proprio il messaggio. State a casa, lo ripeto. Nessuno è immune, siamo tanti e gli ospedali rischiano il collasso. Le forze dell’ordine che controllano chi circola in questi giorni sono lì per aiutarvi non per sanzionare.»“Meglio annoiati che intubati” è lo slogan del 118, rilanciato sui social. E a spiegare perché non bisogna uscire di casa è servita ieri la forte e drammatica testimonianza di Mario Guidotti, primario di Neurologia dell’ospedale Valduce di Como: «Il pronto soccorso è stremato – ha detto – arrivano solo malati con crisi respiratorie e quasi sempre sono positivi al Covid-19 e vanno gestiti in maniera molto intensiva già in pronto soccorso con caschi particolari, che scarseggiano. E comincia a non bastare più il personale: abbiamo raddoppiato i turni di guardia sia diurni sia notturni e abbiamo dovuto attivare specialisti di altri settori rapidamente formati e riciclati proprio nel pronto soccorso».Non c’è solo la prima linea a soffrire al Valduce. «Gran parte dei reparti – ha aggiunto Guidotti – sta per essere dedicata solo ai malati respiratori. La chirurgia è quasi ferma e lavora solo per le urgenze e i casi oncologici, si stanno riducendo la gastroenterologia e la neurologia mentre teniamo duro in ematologia che ha malati che non possono essere accostati agli infettivi. Il personale è, come è facile intuire, sotto forte stress: deve indossare presidi di sicurezza e ha paura di rimanere infettato. E i malati sono fragili anche dal punto di vista emotivo. Faccio un appello: vedo troppa gente in giro, non credo ci si possa fidare solo della responsabilità individuale, vorrei dispiegata più forza pubblica per tenere la situazione sotto controllo».