Categories: Opinioni & Commenti

Fontana e l’arte del mobile, memorie corte in Brianza

di Lorenzo Morandotti

Avere la memoria corta, arte piuttosto praticata dalle
nostre parti. Come spiega Tiziano 
Casartelli, architetto e storico del mobile brianzolo autore del volume
Cantù e il mobile. Dal gusto classico al design edito dalla rivista
“Canturium”, è da un secolo che invano si attende un museo del mobile che
documenti l’eccellenza della filiera del legno-arredo brianzola. Anche Como
potrebbe candidarsi, dato che ha negli anni ospitato eventi di eccellenza come
la mostra Colori e forme nella casa d’oggi nel 1957 (tra i protagonisti Ico
Parisi e Gio Ponti), che fu una sorta di anteprima del Salone del Mobile che ha
aperto ieri nei padiglioni di FieraMilano a Rho e nei tanti eventi della
galassia “Fuorisalone”.  Un museo simile
potrebbe alimentare il turismo culturale nel Comasco, visto che tale settore è
promettente nel medio periodo. Restringiamo il campo? Pensiamo allora a un
singolo artista. A Cantù risale appunto al 1957 
il  mosaico di Lucio Fontana nel
Palazzo delle Esposizioni. Si trova nell’atrio (150 metri quadrati circa),
segnalato per fortuna da una targa, ed è opera del maestro dello Spazialismo
celebre per i suoi “tagli”. La decorazione musiva è un  tesoro che non tutti conoscono. Oggi si trova
frammentato e non più visibile nella sua integrità. Fu l’architetto Renato
Radici a commissionare a Fontana il mosaico per il suo palazzo razionalista. Un
notevole pezzo d’arte che molti calpestano senza rendersi conto
dell’autorevolezza del suo artefice e della sua storia. Un libro per fortuna ne
ha documentato le vicende.  dopo la
mostra del 2003 su Fontana a Cantù allestita presso la Galleria del Design e
dell’Arredamento, con testi di Claudio Cerritelli, Paolo Campiglio, Gillo
Dorfles, Tommaso Trini, Luciano Caramel, Paolo Minoli. Se volete rinverdire la
memoria di Fontana, andate ad Aosta dove dal 13 aprile al 22 settembre, al
Museo Archeologico Regionale si terrà la mostra Lucio Fontana. La sua ombra
lunga, quelle tracce non cancellate a cura di Giovanni Granzotto e Leonardo
Conti. In mostra una trentina di opere tra la fine degli anni Quaranta e il
1968 tra tele, ceramiche e carte.

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