Genitori e vita scolastica La “non partecipazione”

Genitori e vita scolastica La “non partecipazione”

di Adria Bartolich

Il Miur ha diffuso recentemente i dati relativi alla
partecipazione dei genitori agli Organi collegiali della scuola. La
partecipazione al voto, mai stata alta, è andata scemando nel tempo dalla loro
costituzione nel 1974 con la legge sui Decreti delegati. Se nel 1989 votavano 4
genitori su 10 tra medie ed elementari e il 16% nelle scuole superiori, nei
primi anni Duemila  votava un genitore su
tre nella scuola dell’obbligo e  oltre il
10% nella scuola superiore, per diminuire 
in seguito di consistenza fino ad arrivare ai numeri odierni, uno
sparuto 5% nelle scuole primarie e medie e neanche  un genitore su dieci per gli istituti
superiori.

I decreti delegati hanno quasi mezzo secolo, e lo dimostrano
tutto. In realtà, come si evince dai numeri, non sono mai stati un grande
successo, soprattutto per quanto riguarda la parte relativa all’utenza,
genitori e studenti. Nacquero con l’intenzione di imbrigliare un movimento
degli studenti che incominciava ad essere recalcitrante e ostile ad ogni forma
di mediazione, non rispondeva ai partiti tradizionali e aveva al suo interno
fazioni che a volte diventavano crogiuoli di pericolose derive verso la lotta
armata. Siamo nel decennio degli Anni di piombo, con il Pci impegnato a
sostenere i cosiddetti governi di unità nazionale con la Dc, e perciò attaccato
da sinistra. Il conflitto sfociò nell’emblematico raduno di Bologna del
movimento e degli indiani metropolitani nel 1977.

I decreti delegati, se ebbero un effetto, certo non fu
quello di  avvicinare il movimento degli
studenti alla partecipazione e alla sinistra storica. Il movimento diventò  meno politico per assumere i contorni di una
sorta di movimento underground creativo e nichilista  il cui apice estetico  fu raggiunto con una surreale quanto  irridente conferenza stampa,
protagonisti  l’allora  segretario della Fgci Massimo D’Alema e un
tal Gandal il Viola  che parlava a nome
delle Risate Rosse, Godere operaio e altre cose simili, e a Roma con la
cacciata di Luciano Lama da La  Sapienza.
Poi ci fu il riflusso, l’onda degli studenti 
tornava indietro.

Anche sul fronte  dei
genitori la partecipazione fu sempre bassa. All’inizio assunse le forme della
democrazia delegata. Sono di quegli anni  
organi  come il Consiglio
scolastico distrettuale e il Consiglio scolastico provinciale con le
rappresentanze sociali,  poi aboliti.

Quello che rimane ora sono unicamente gli organi di
partecipazione degli istituti con qualche genitore volonteroso, ormai meramente
gestionali. Le assemblee d’istituto degli studenti sono spazi cogestiti con  attività 
cultural-didattiche  e i genitori
rappresentano quasi solo se stessi. 
Sarebbe ora di metterci mano con serietà.