di Lorenzo Morandotti
Nel 1991 il grande designer comasco d’adozione Ico Parisi realizzò in piazza Cavour la provocatoria installazione di un’auto imprigionata in un cubo di cemento. Quell’opera – d’arte a tutti gli effetti anche se con un forte impegno sociale e politico – può ben rappresentare, ancora oggi, ciò che gli automobilisti lariani e i turisti ospiti in città devono patire quotidianamente, come raccontano le cronache di questo dicembre.
Viabilità e parcheggi sono problemi in primo piano da sempre nel capoluogo. Tant’è vero che un tempo la stessa piazza Cavour, definita il “salotto buono” dei comaschi, venne utilizzata come parcheggio.
Quello di Ico Parisi , che ieri è stato ricordato a Villa Olmo come uno dei “motori” della mostra essa pure profetica Colori e forme della casa d’oggi del 1957, e anche della manifestazione d’arte collettiva Campo Urbano del 1969, fu un grido d’allarme per una città assediata dalle auto e dal traffico caotico con relativo inquinamento per polmoni ed orecchie. Un problema ovviamente non solo comasco, ma che sembrava raccontato su misura in modo quasi sartoriale per Como. Un grido profetico.
E, sempre in vena di iperboli, Ico Parisi oltre ad ambientare una delle sue celebri “utopie” urbane proprio in piazza Cavour, vi realizzò una contestatissima installazione qualche tempo dopo, nel 1994: era fatta di spazzatura opportunamente imballata – con il benestare dell’azienda locale che ne curava lo smaltimento. Con il senno di poi, vista l’emergenza ecologica mondiale che subiamo, gli va riconosciuto una medaglia aggiuntiva di profeta, categoria peraltro come si sa inascoltata nella patria di appartenenza. In un’intervista a Espansione Tv rimasta storica, l’artista disse che Como, protagonista in passato della cultura e della storia dell’arte, era tristemente destinata a diventare un mero corridoio tra l’Italia e la Svizzera. Argomentazioni forti, anche qui. Forse per questo Parisi è tuttora un profeta inascoltato.
di Lorenzo Morandotti
Nel 1991 il grande designer comasco d’adozione Ico Parisi realizzò in piazza Cavour la provocatoria installazione di un’auto imprigionata in un cubo di cemento. Quell’opera – d’arte a tutti gli effetti anche se con un forte impegno sociale e politico – può ben rappresentare, ancora oggi, ciò che gli automobilisti lariani e i turisti ospiti in città devono patire quotidianamente, come raccontano le cronache di questo dicembre.
Viabilità e parcheggi sono problemi in primo piano da sempre nel capoluogo. Tant’è vero che un tempo la stessa piazza Cavour, definita il “salotto buono” dei comaschi, venne utilizzata come parcheggio.
Quello di Ico Parisi , che ieri è stato ricordato a Villa Olmo come uno dei “motori” della mostra essa pure profetica Colori e forme della casa d’oggi del 1957, e anche della manifestazione d’arte collettiva Campo Urbano del 1969, fu un grido d’allarme per una città assediata dalle auto e dal traffico caotico con relativo inquinamento per polmoni ed orecchie. Un problema ovviamente non solo comasco, ma che sembrava raccontato su misura in modo quasi sartoriale per Como. Un grido profetico.
E, sempre in vena di iperboli, Ico Parisi oltre ad ambientare una delle sue celebri “utopie” urbane proprio in piazza Cavour, vi realizzò una contestatissima installazione qualche tempo dopo, nel 1994: era fatta di spazzatura opportunamente imballata – con il benestare dell’azienda locale che ne curava lo smaltimento. Con il senno di poi, vista l’emergenza ecologica mondiale che subiamo, gli va riconosciuto una medaglia aggiuntiva di profeta, categoria peraltro come si sa inascoltata nella patria di appartenenza. In un’intervista a Espansione Tv rimasta storica, l’artista disse che Como, protagonista in passato della cultura e della storia dell’arte, era tristemente destinata a diventare un mero corridoio tra l’Italia e la Svizzera. Argomentazioni forti, anche qui. Forse per questo Parisi è tuttora un profeta inascoltato.
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