di Lorenzo Morandotti
Ogni nuovo evento Vip che conferma il Lario meta d’elezione è un carico di manna per l’immagine di cui godiamo nel mondo. Ripeto ciò che ho scritto pochi giorni fa. Ma tutto ciò che esiste ha una serie di limiti: fisico, legale, etico, estetico. E il dibattito che cresce in queste ore tra web e palazzo attorno a Villa Olmo, bene pubblico dal 1927, pare lo confermi. Di questi tempi è sottile il sentiero che unisce il mercato e il rispetto dei beni culturali. E infatti sull’argomento fioriscono fiumi di parole: vedi le considerazioni di Salvatore Settis che, Costituzione alla mano, ha sottolineato: «Beni demaniali, usi collettivi ed esercizio popolare della sovranità sono tutt’uno».
Il mercato non è un demonio, per carità. E Como ha tante qualità per navigarlo a testa alta e portafogli gonfio. Ma ciò non autorizza ancora a riservare alla villa più bella del capoluogo, bene pubblico, il destino univoco di tanti altri luoghi di delizia privati. Nemmeno se l’uso “privato ed esclusivo” è temporaneo e regolato da apposito vincolo contrattuale. In assenza di grandi mostre che ne orientino l’attività per molti mesi come un tempo, la storica dimora a lago in stile neoclassico, a dire il vero, si è prestata a un uso polifonico, e infatti solo per stare agli ultimi mesi ha visto sfilate di moda, set cinematografici, presentazioni in grande stile e nozze d’alto bordo. Ma da Dolce&Gabbana ad Ambani (la famiglia indiana che l’ha presa in affitto) forse un po’ ne corre. Per carità, dei gusti non si disputa e il denaro non ha odore, dicevano i latini.
Resta un margine di dibattito circa l’effettivo interesse pubblico di quel che trovi in calendario: forse non ha lo stesso effetto volano sul piano mediatico del recente evento Dolce&Gabbana la festa per un fidanzamento, sia pure con – pare – 600 invitati di alto lignaggio e caratura internazionale, con impianto luci bollywoodiano e introito importante per le casse cittadine (e peraltro si potrebbe discutere sul valore attribuito dal Comune al tempo-spazio chiamato Villa Olmo). La moda in luglio ha proiettato Como e il lago sull’orizzonte internazionale, lo stesso ha fatto Netflix in agosto con la diva Jennifer Aniston. Siamo certi che con il romantico apparato scenico indiano si viaggi sulla stessa lunghezza d’onda? A proposito di agenda: a metà ottobre, se tutto procede come previsto, la giunta del Comune di Como dovrà esaminare la proposta operativa di gestione che le verrà sottoposta da un’agenzia esterna, incaricata di individuare la migliore modalità per progettare e governare le attività di Villa Olmo secondo la sua vocazione pubblica. Ospitando quindi, tanto per fare un esempio, grandi mostre internazionali, convegni e iniziative proprie di una casa della cultura che appartiene a tutti.
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