Il geniale Ico Parisi nel ricordo di Giampiero Mughini
Ironico, divertente, unico, irripetibile. Questo era Ico Parisi. «Il suo laboratorio era un cenacolo per il fior fiore della creatività italiana, è stato un genio unico, una miniera, fin dagli anni della collaborazione con Giuseppe Terragni. E sapeva essere lungimirante, andava sempre in giro con la macchina fotografica, documentava tutto, curioso di tutto».Giampiero Mughini, scrittore e giornalista, personaggio tv nonché collezionista di tutto ciò che sa di Novecento, si lascia andare sul filo dei ricordi quando si nomina l’amico Ico Parisi.«Amo Parisi, è stata una delle amicizie più belle della mia vita – dice Mughini – così come amo Como e il vostro futurista Antonio Sant’Elia di cui ho collezionato varie pubblicazioni, così come i libri che parlano dell’architetto Giuseppe Terragni».Ma è anche deluso, Mughini: «Oggi tra bellezza e l’Italia c’è una cesura troppo ampia, Difficile che ci si ricordi di Ico come merita. . Mi domando quanti effettivamente sappiano che sul Lario ha operato un genio come Parisi, uno dei giganti assoluti dell’architettura e del design europei, specie durante gli anni Cinquanta. Ineguagliabile, secondo solo al grande Carlo Mollino».Mughini conserva gelosamente il numero della rivista Quadrante dedicato alla Casa del Fascio dove furono pubblicate le foto scattate dal giovane Ico, allora “ragazzo di bottega” dello studio Terragni. E ha avuto la fortuna di scovare in un laboratorio tre suoi pezzi storici, una scrivania, una consolle e una libreria. Oggi le quotazioni dei suoi pezzi di design alle aste sono alle stelle, con cifre da capogiro.E prosegue: «Ho conosciuto Parisi per un’intervista nel suo laboratorio-negozio “La ruota” di Como. E siamo diventati amici nei primi anni Novanta, lo visitavo spesso nelle sue case lariane, in città e sul lago, arredate in modo unico, dove tutto aveva la sua impronta. Era un cenacolo per il fior fiore dell’intelligenza e della creatività italiana, miracoli di creatività».Ico Parisi gli fece vedere le lettere che si scambiavano con l’architetto Gio Ponti: parole sempre accurate, preziose, prelibate, sempre con un disegno a suggello. Documenti poi affidati alla Galleria Civica di Modena. Con Ico un giorno salirono fino in cima al Monumento ai Caduti di Como, ispirato da un disegno di Sant’Elia.«Siamo stati grandi amici io e Ico e la moglie Luisa, che frequentai nel loro negozio-factory “La Ruota” di Como, luogo davvero mitologico, nonostante la differenza di età – ricorda Mughini – Nacque tra noi un bel un sodalizio molto affiatato, Ico era un amico eccezionale e insostituibile. Allora non era ancora esploso sul mercato del collezionismo come è ora. A quel tempo a prezzi dei suoi arredi non erano certo quelli di oggi, i miei me li chiedono anche dalla Germania. Era anche un fotografo straordinario e ho tra i ricordi più cari un suol libro realizzato per una azienda di stoffe di Como. Un miracolo di inventiva, molto raro».Al Catalogo degli oggetti (ossia le ceramiche e gli altri arredi) disegnati e realizzati da Ico Parisi sta lavorando la sua principale studiosa Roberta Lietti.Il volume conterrà anche una biografia di Luisa Parisi e un ritratto del negozio storico “La Ruota” che vide per anni Luisa e Ico capofila di una avventura creativa unica in Italia.