Il sindaco di Como urla il suo sdegno: «Non voglio vedere un altro corteo di bare»

Il sindaco di Como urla il suo sdegno: «Non voglio vedere un altro corteo di bare»

«Adesso basta. Tutto ciò che non è vitale, essenziale, si deve fermare. E la gente deve stare in casa. Questo richiamo prima garbato, poi educato, poi motivato, adesso lo faccio urlato. Ora basta».Il sindaco di Como, Mario Landriscina, torna a scuotere i suoi concittadini. Lo fa parlando ai microfoni di Espansione Tv e vestendo, ancora una volta, i vecchi panni di medico rianimatore, fondatore del 118 e dirigente dell’emergenza e urgenza lariana.«Sono molto arrabbiato – quasi urla Landriscina – tante persone, quasi non toccasse mai a loro, insistono in comportamenti che non possiamo permetterci. Ognuno di noi è un anello della catena. E l’anello debole è un pericolo per la consistenza e la forza di questa catena. Non stiamo prendendo sul serio gli insegnamenti della Cina, pur sapendo che abbiamo avuto più morti che in Cina».Le parole del sindaco sono forti. «Siamo in guerra. Il nemico è invisibile, ma non per questo meno pericoloso. I numeri sono da caduti di guerra, migliaia di persone. E allora mi chiedo, che cosa stiamo aspettando per agire di conseguenza? La spesa? Una volta alla settimana, una persona. Aiutiamo il nostro vicino e facciamola (anche) per lui. Le derrate alimentari non mancheranno. C’è da portare il cane a fare i bisogni? Una persona, non una famiglia».La Regione, i sindaci, l’Anci Lombardia, l’Unione delle Province chiederanno al governo provvedimenti ancora più severi. «La provincia di Como ha già avuto troppe vittime, infinitamente meno di altre; sembra che la cosa ci sfiori. Non so, dobbiamo ancora assistere a camion di bare che escono dalla città perché non sappiamo più dove metterle? Basta. Oggi, se un paziente sviluppa la malattia in modo importante, perché abbia la possibilità di salvarsi deve trovare un posto di terapia intensiva. Non ce ne sono più». Non ce ne sono più, ripete il sindaco. Che poi aggiunge: «Si ammalano anche gli operatori sanitari, e forse a qualcuno sfugge. A quegli stessi che vanno ancora in giro a fare cose che non devono fare. Chi ha l’ufficio, lo chiuda. Gli artigiani? Fermi. Le industrie che non producono determinate cose che possono essere utili o indispensabili, le mascherine ad esempio? Ferme. Tutto quello che non è vitale, essenziale, si deve fermare. E la gente deve stare in casa».Il giro di viteIeri, in serata, il ministro della Salute Roberto Speranza ha emanato un’ordinanza con cui si «vieta l’accesso ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici», si bloccano le «attività ludiche o ricreative all’aperto», salvo le «attività motorie in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona», e si vieta «nei giorni festivi e prefestivi, nonché in quelli che immediatamente precedono o seguono tali giorni, ogni spostamento verso» le seconde case, ovvero le «abitazioni diverse da quella principale»,