In difficoltà una famiglia su quattro. Ridotta la spesa per l’alimentazione
La Coldiretti: «Caccia alle offerte e meno sprechi a tavola»Una famiglia italiana su quattro è in difficoltà economiche, con un incremento del 3% rispetto al 2011. L’inverno alle porte sarà dunque ancora più freddo. La crisi, infatti, non arretra. E ben il 48% degli italiani pensa che con il passare del tempo la realtà sia destinata a peggiorare. È quanto emerge da un’indagine commissionata dalla Coldiretti alla Swg e presentata in occasione del 12° Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione in corso a Villa d’Este di Cernobbio.I dati sono preoccupanti. Nel 51% dei casi le famiglie dichiarano di riuscire a pagare a stento le spese senza potersi permettere alcun extra e addirittura l’8% degli intervistati non ha un reddito sufficiente nemmeno per l’indispensabile. C’è però un 40% che vive serenamente e l’1% arriva a concedersi dei lussi. «Le difficoltà delle famiglie – sostiene il presidente nazionale di Coldiretti, Sergio Marini – si trasmettono nei consumi e contribuiscono a creare un clima di recessione che aumenta il pessimismo. Va rotta questa spirale negativa aumentando il reddito soprattutto nelle fasce più deboli. Anche perché ridurre i costi di produzione non è assolutamente più possibile».Ma l’unico vero dato indiscutibile è che gli italiani fanno sempre più rinunce. Nel 2012 il 17 % del campione interpellato nella ricerca ha dichiarato di aver ridotto l’acquisto dei cibi (nel 2011 il dato era fermo al 16%). Tanto che la maggioranza delle persone si trasforma in detective nel momento di fare la spesa, con il 56% degli interpellati che dichiara di fare lo slalom tra le corsie dei negozi alla ricerca delle offerte speciali – il classico 3 per 2 – mentre il 51% va a caccia dei prodotti meno costosi. Sono invece quattro su dieci gli italiani che fanno la spola tra diversi negozi per cercare la maggior convenienza.A mutare sono anche le tipologie di beni che si mettono nel carrello. Il 44% delle persone preferisce comprare prodotti locali, l’11% quelli artigianali e solo il 9% quelli appartenenti a una grande marca. Il restante 36% non fa distinzione e guarda solo al prezzo. Da evidenziare è il boom degli acquisti diretti dal produttore ai quali si rivolgono abitualmente il 14% degli italiani, sempre più attenti a limitare gli sprechi utilizzando, ad esempio, per la cena quanto avanza dal pranzo. «Si tratta forse dell’unico dato positivo della crisi in un Paese come l’Italia dove a causa degli sprechi, dal campo alla tavola – aggiunge il presidente Marini – viene perso cibo per oltre dieci milioni di tonnellate».Ogni 365 giorni gli sprechi alimentari equivalgono a un valore di ben 11 miliardi di euro. «Anche nelle nostre due province, i numeri ricalcano quelli dell’analisi nazionale – dice il presidente di Coldiretti Como-Lecco, Fortunato Trezzi – C’è una crescente difficoltà nell’acquistare cibi anche se abbiamo la percezione di un maggior benessere rispetto ad altre zone d’Italia sicuramente più depresse. Il vero dato è osservare come il ceto medio, in precedenza con più possibilità, ora stia rivedendo le condizioni di vita». Il mondo agricolo continua però a esercitare fascino sui giovani. «Sono in tanti a volersi reinventare. Molti giovani approcciano il nostro mondo anche perché l’agricoltura lariana è piuttosto differenziata e non occorrono grandi cifre per avviare, ad esempio, un’attività da florovivaisti o coltivatori di piccoli frutti», conclude Fortunato Trezzi.
Fabrizio Barabesi