Industriali duri: «Un’ora da Como a Lecco, e lo stesso per Sondrio, sono quasi un muro»

Una forte affermazione della cultura rivolta al futuro e le dure critiche alla politica del governo gialloverde. È qui l’impronta più marcata dell’assemblea degli industriali di Como, Lecco e Sondrio. Un’assise tenuta per la prima volta dalle due organizzazioni (la comasca e la lecchese-sondriese) che rappresentano tre diversi territori per un totale di 9.500 imprese con oltre 100mila addetti. E, quasi a sottolineare visivamente l’impegno a lavorare insieme, la relazione dei presidenti Fabio Porro e Lorenzo Riva è stata scritta a quattro mani e letta a voci alternate.L’assemblea di ieri ha portato a Lariofiere una platea di almeno 500 imprenditori, oltre che di studenti degli istituti tecnici superiori: i giovani ai quali sono stati dedicati molti spunti.L’evento è stato introdotto dagli inni nazionale ed europeo, con il pubblico in sala tutto in piedi. È quindi seguito il discorso dei presidenti, intitolato “L’elogio del capitale umano nella quarta rivoluzione industriale”. Parola d’ordine, il futuro: «È ciò che manca al nostro Paese – ha detto Porro – Nessuno ne parla più», con il rischio di arretrare e di scivolare in una recessione che potrebbe diventare strutturale.Forte la sottolineatura dei due relatori sul gap infrastrutturale dei territori rappresentati: «Un’ora da Como a Lecco e altrettanto per Sondrio – è stato scandito – rappresentano una vera e propria separazione fisica. Quasi un muro. Strade vecchie, lente, insicure, per le quali gli interventi recenti si contano sulle dita di una mano…».Poi l’attacco al governo sul cosiddetto decreto dignità e sul reddito di cittadinanza, definito «un terribile errore concettuale e culturale». E l’orgogliosa rivendicazione: «Noi non vogliamo anteporre l’assistenzialismo al lavoro, un calo di aspettative indegno di un Paese come il nostro. E questo – è stato sottolineato con forza – è ancora più vero nelle nostre province, dove il lavoro è sempre stato cercato e creato».Porro e Riva sono stati interrotti più volte dagli applausi dei presenti. Hanno insistito sulla spinta al cambiamento e sulla necessità di investire nella formazione 4.0.Proprio questo tema, il supporto al 4.0, che è incentivo economico, ma anche alternanza scuola-lavoro e apprendistato è l’altro fronte polemico nei confronti del governo. Lo ha sviluppato Sebastiano Barisoni, vicedirettore esecutivo di Radio 24, con gli ospiti di una tavola rotonda: Sangiovanni Vincentelli (University of California), Delladio (presidente e ceo dell’azienda “La Sportiva”), Pontremoli (ceo della “Dallara”), Tiraboschi (ordinario di Diritto del lavoro) e Brugnoli (vicepresidente di Confindustria per il capitale umano).Barisoni ha citato i numeri: il governo ha ridotto l’alternanza scuola-lavoro negli istituti tecnici da 400 a 100-150 ore e a sole 90 nei licei. I partecipanti alla tavola rotonda hanno a loro volta ribadito che si tratta di un grave errore. Hanno raccontato la peculiarità delle loro esperienze nelle quali, tutte, il capitale umano è risultato il fattore vincente.Bello l’appello di Sangiovanni Vincentelli: «Ai giovani dico: ricordate che dovete fare ciò che vi rende felici, non necessariamente ciò che vi fa guadagnare tanto. Mai sentirsi obbligati a seguire un modello. Guardatevi dentro e chiedetevi chi siete e cosa volete fare».La chiusura è stata del presidente nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia. Davanti a lui, a significare l’importanza dei territori in gioco, i vertici delle associazioni industriali di tutte le province lombarde.