La cruda realtà dei test Invalsi

di Adria Bartolich

I test Invalsi sono da sempre oggetto di critiche feroci.
Rispondono però  a due ragioni
fondamentali, in primo luogo l’esigenza di dotarsi di uno strumento  per valutare 
l’unicità dell’istruzione sul territorio nazionale, secondariamente
quella di valutare il livello delle competenze raggiunte slegandole dalla
ripetizione meccanica dei contenuti. In altre parole ti faccio domande alle
quali, con le conoscenze che dovresti avere acquisito, potresti rispondere ma
che non riguardano direttamente i contenuti disciplinari. Con tutti i difetti
di cui ogni test può essere portatore  e
con tutti  gli aggiustamenti possibili, i
risultati  degli Invalsi  ci forniscono sempre elementi su cui riflettere
e lavorare.  Oggi il quadro che da essi
emerge è abbastanza preoccupante. Le difficoltà iniziano già nella scuola
Primaria così come i divari 
territoriali, il 20%  dei bambini
italiani ha difficoltà nella comprensione di un testo che diventa il 35% in
Calabria; mentre in  matematica il 28%
dei bambini  italiani  ha lacune importanti, la Calabria segna punte
del 40%.  Idem per l’inglese. In terza
media il problema esplode: un preoccupante 36% dei ragazzi  italiani non è in grado di comprendere un semplice
testo (in Calabria circa il 50%). Aumenta il divario tra Nord e Sud  con il Nordest che si posiziona ben oltre la
media nazionale.  In matematica il 38%
dei ragazzi ha gravi lacune che diventano il 50% in Sardegna e Calabria per
raggiungere il 65% in Sicilia.  Carenze
che si confermano alle superiori. Hanno difficoltà in italiano, al secondo
anno  delle superiori il 30% dei ragazzi
(in Calabria  e Sardegna salgono al 45%),
in matematica il 38% che sale al 60% in Calabria, Sicilia, Sardegna e Campania.
Le distanze  tendono ad aumentare; un
istituto tecnico del Nord, per risultati, è equiparabile e a volte
superiore  a un buon liceo del Sud, e un
istituto professionale a un istituto tecnico. 
Dei  maturandi il 42% degli alunni
ha gravi lacune in matematica, in Sicilia superano al 60%.  Nell’inglese la maggior parte di costoro , il
65% , non raggiunge il livello B1  (cioé
la conversazione base  da turista, per
intenderci), quasi il 50% non sa leggerlo e in Calabria e Sicilia non lo
comprende oltre l’85% degli studenti. Le ragazze vanno generalmente meglio. Si
confermano seri problemi relativi alla didattica delle lingue e della
matematica, il divario tra Nord e Sud, seppur con alcune eccezioni, e la
difficoltà del sistema scolastico italiano a recuperare posizioni  soprattutto nei confronti dei ragazzi  e delle zone più povere e deprivate. Tutto
ciò rende molto limitato il diritto di cittadinanza, soprattutto è drammatico
il dato sulla comprensione perché ci interroga su che tipo di cittadini  è in grado di formare la nostra scuola.