Categories: Opinioni & Commenti

La storia insegna: massima cautela

di Marco Guggiari

Qualcosa si muove. Non cantiamo vittoria, però. Troppe sono
le delusioni degli ultimi tredici anni, anche se c’è un percorso definito per
il nuovo quartiere della Ticosa. O almeno se ne intravede un abbozzo nelle
intenzioni della giunta comunale. La Ticosa è la questione delle questioni, la
madre di tutti i fallimenti politico-amministrativi comaschi. La tintostamperia
che non c’è più ha alle spalle tanta storia gloriosa, di produttività, di
lavoro, di promozione del marchio Como nel mondo. Il problema è che quanto ne è
rimasto ha generato a sua volta troppa storia di inazione, di improduttività,
di inefficienza.

I numeri, come sempre, mostrano più delle parole. La grande
fabbrica, dove si è soliti dire che ogni famiglia comasca ha avuto almeno un
addetto, ha chiuso definitivamente i battenti nel 1982, dopo novant’anni di
attività. Al segno più di quel lungo arco di tempo ha poi fatto riscontro il
segno negativo dei quasi altri quarant’anni che ci portano a oggi.

Le ruspe in pompa magna del 27 gennaio 2007 avevano illuso.
Dopo l’abbattimento dei ruderi lo stallo è proseguito e l’ultimo tratto è stato
davvero avvilente, con la spianata desolatamente vuota, in parte ridotta a un
ampio acquitrino e senza nemmeno la possibilità di farne un parcheggio per
soddisfare la grande fame della città. Intanto il mondo cambiava e tante cose
accadevano.

Il 2007 è lontano, è stato l’anno in cui nascevano Pd e Pdl;
l’anno, per restare a noi, della strage di Erba; l’anno in cui Steve Jobs
lanciava sul mercato il primo Iphone, la Ferrari vinceva il suo ultimo titolo
mondiale; morivano Enzo Biagi e Luciano Pavarotti… E noi qui, ad almanaccare il
futuro dell’area ex Ticosa. Consultare le raccolte dei giornali offre un
incredibile spettacolo di titoli sulla tempistica dei lavori di bonifica, dei
relativi bandi, del parcheggio provvisorio. Ogni volta con una data ipotetica,
sempre mancata. E giù calcoli sui milioni di spesa, sempre in aumento.

Adesso, dicono, quasi ci siamo. L’ultima è: bando per
l’appalto entro due settimane, cantiere in giugno, bonifica ultimata entro
l’estate 2021. Incognite: le solite, più il meteo ed eventuali ricorsi, che non
mancano mai. Poi verrebbero i veri lavori, quelli del futuro quartiere, secondo
il piano che approderà domani in Comune nella Commissione II.

Nuova viabilità, grande autosilo interrato, nuovo municipio,
esercizi commerciali e un polo culturale nell’edificio della Santarella. Tra
gli obiettivi dichiarati il decentramento del traffico cittadino e
l’accentramento in quell’area e, pare di capire, nell’ex caserma De
Cristoforis, di numerose funzioni pubbliche oggi presenti in centro. Si parla
di svolta pubblica. Arriveremo all’opera finita? Qui scattano ulteriori
incognite, di secondo livello: la coesione della maggioranza che governa il
Comune e la sua condivisione del progetto; il già annunciato referendum sul
trasferimento degli uffici oggi dislocati a Palazzo Cernezzi e altrove.

È davvero il caso di rifugiarsi nel più trito e rassegnato
ritornello: chi vivrà, vedrà.

Redazione

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