Lansdale: «Resisti Italia, la mia casa lontano da casa»
Joe R. Lansdale, texano, classe 1951, ha scritto oltre venti romanzi e centinaia di racconti, ed è considerato tra i più originali scrittori di oggi. Nel nostro Paese ha moltissimi estimatori fedeli.Tra le sue opere pubblicate in Italia da Einaudi Stile Libero ricordiamo La sottile linea scura, Tramonto e polvere, Acqua buia, La foresta, In fondo alla palude e, per la serie di Hap e Leonard, Una stagione selvaggia, Mucho Mojo, Il mambo degli orsi, Bastardi in salsa rossa, Il sorriso di Jackrabbit, Hap & Leonard. Sangue e limonata, Sotto un cielo cremisi e Elefante a sorpresa.Gli abbiamo chiesto via mail come vive questi giorni di quarantena. «Lavoro come faccio di solito. Mi sveglio e scrivo per circa tre ore, così ho finito per l’intero giorno. Normalmente, viaggio molto spesso durante l’anno, ora no, rimango a casa la maggior parte del tempo. Mia moglie ed io siamo abituati a rimanere a casa. Non viviamo in una città, ma nella periferia di un piccolo centro, fuori, nel bosco con un laghetto e un terreno di dieci acri. In un certo senso, siamo già isolati e siamo stati insieme ventiquattrore al giorno e sette giorni su sette per la gran parte della nostra vita, tranne quando viaggiavo per i miei book tour. I viaggi più lunghi, come in Italia, per esempio, li abbiamo sempre fatti insieme. Quindi non è cambiato molto».Però il virus avanza, incombe… Specie negli Usa.«Certamente so che la malattia è lì fuori, ma non c’è altra scelta che aspettare che passi e sapendo che tutti i miei cari si sono volontariamente isolati, non mi preoccupo troppo. Ovviamente penso anche agli altri, alla situazione, ma penso anche che finirà. Cambierà l’economia per qualche tempo e probabilmente cambieranno altri aspetti della nostra vita, ma credo che alla fine tutto tornerà più o meno come era. La mia sola speranza è che il nostro ottuso presidente se ne sia andato entro la fine dell’anno, sebbene non possa scommetterci, e qualcun altro prenda il suo posto e faccia un lavoro migliore per governarci attraverso la pandemia».L’epidemia è uno spunto per la scrittura? Gli editori – quelli economicamente ancora in piedi – saranno invasi da valanghe di romanzi che ruotano attorno al Covid 19?«Ogni volta che ci siamo ritrovati in eventi di così straordinaria portata, ne sono sempre scaturiti libri e storie. Alcuni possono essere brillanti, ma per la maggior parte, quando finalmente vengono pubblicati, l’impatto del momento è passato. Comunque, questo non vuol dire che non possa uscirne qualcosa di davvero buono. Penso che l’idea migliore che ne possa derivare sia una fiction ispirata, anche se non direttamente associata, alla situazione drammatica che stiamo vivendo. Di solito funziona così».Lei ama l’Italia, riamato. È mai stato della nostre parti, sul Lario?«Non conosco personalmente il Lago di Como, anche se tempo fa ho soggiornato in una località vicina. Nei miei progetti c’è sempre l’idea di un racconto ambientato, almeno parzialmente, nella vostra bella Italia. Ma non l’ho mai concretizzata. Dovrei trovare un posto dove stare per un paio di settimane per lavorarci per poi tornare negli States e completare la stesura. Ho pensato spesso di ambientare un giallo a Bologna, non so nemmeno io il motivo. È certamente una bella città, ma ci trovo anche un fascino “noir”. La stessa cosa per Torino, che amo molto. Non so mai che tipo di racconto creerò nel futuro, quindi tutto quello che posso dire è… si vedrà».A cosa sta lavorando?«Il mio prossimo romanzo in uscita qui in America è More Better Deals, e ne sono entusiasta. Una sorta de Il Grande Gatsby incontra James Cain (noto soprattutto come autore di romanzi di genere poliziesco, noir, hard boiled -ndr – Alcuni dei suoi romanzi più famosi sono diventati film di grande successo) e sì, potrei anche essere l’unico a vederla in questa maniera».Il virus ha messo in ginocchio editori e librerie, che qui in Lombardia restano chiuse.«Le librerie, se sopravviveranno a questi tempi difficili, torneranno a lavorare come facevano in passato. Sopravvivere è la parola chiave. Rimanere chiusi anche per un breve periodo può essere deleterio per una libreria e, qualche volta, anche per gli editori, specialmente i più piccoli. Non ho le risposte corrette… Come tutti in questo momento, do parola ai miei pensieri, ma penso che alla fine “tutto andrà bene” come dite in Italia. A volte è difficile guardare oltre il momento che stiamo vivendo, specialmente se è un brutto momento, ma non c’è alternativa. Non sono un cieco ottimista, ma nemmeno pessimista. Sono piuttosto un ottimista ferito e, più spesso, un fiducioso realista. Alla fine tutto si risolverà, ma dovremo fare i conti con la mancanza dei nostri cari e dei nostri amici per un lungo tempo».Cosa si sente di dire in conclusione ai suoi lettori italiani in attesa di poterli di nuovo incontrare?«Cari saluti all’Italia, la mia casa lontano da casa…».Lorenzo Morandotti