di Dario Campione
La bibliografia sul burocratese è vastissima. Ma si può riassumere nella famosa e citatissima definizione di Italo Calvino: l’antilingua.
Quando lo Stato, e i suoi funzionari, non sanno che dire o non vogliono dire, allora si catapultano con incoscienza e sprezzo del ridicolo nell’antilingua. L’iperbole del nulla. Il magnificat ossessivo delle parole che sembrano pesanti come le pietre ma sono leggere e vuote come l’aria. Ovviamente fritta.
Un esempio concreto? In questi giorni, ilCorriere di Comosi occupa delle case sfitte di proprietà dell’Inps. A una mail di chiarimenti inviata alla direzione centrale del patrimonio dell’ente previdenziale, la stessa Inps ha risposto calando l’asso del suo linguaggio-catenaccio.
Leggere per credere: «Solo con l’approvazione dell’art.38 comma 2 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito nella legge 21 giugno 2017, n. 96, è stato possibile riavviare le attività finalizzate alla completa dismissione del patrimonio immobiliare dell’Inps non destinato a finalità strumentali. A tal fine sono stati adottati e approvati i piani pluriennali di disinvestimento previsti dalla legge per regolare la dismissione».
Vendere è un verbo che tutti capiscono, ma l’Inps lo ignora. Disinvestire o dismettere è più chic. Peccato che nessuno dei due predicati voglia dire ciò che in realtà dovrebbe. Si dismettono (forse) gli abiti e si disinvestono le azioni. Le case si vendono. Punto. Sorvoliamo poi su articoli e commi di un decreto che nessuno, giustamente, conosce né è tenuto a conoscere. Che cosa sia scritto nella legge ciascuno deve scoprirlo da solo. Alla faccia della trasparenza.
I canoni dell’antilingua sono rigidi. Ma non insuperabili. La comicità involontaria batte tutti. Come dimostra questo comunicato, diffuso ieri da Trenord: «In merito all’articolo “Pendolari esasperati. Ritardo superiore al tragitto” precisiamo che il ritardo del treno TiLo 25526 (Milano Centrale 17.10 – Erstfeld 20.24), ieri non è stato dovuto né a mancanza di personale, né ai “noti problemi all’interfono”, bensì – secondo informazioni certificate da TiLo – a un guasto temporaneo al sistema di diffusione sonora».
Traduzione: stasera non si mangia la solita zuppa. In tavola arriva finalmente il pan bagnato. Speriamo senza troppo ritardo sulla tabella di marcia.
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