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  • Bus turistici, giro di vite contro la sosta selvaggia

    Bus turistici, giro di vite contro la sosta selvaggia

    I vigili di Como scendono in campo contro la sosta selvaggia dei bus turistici in zona stadio dopo le segnalazioni da parte dei residenti della zona e degli automobilisti.Alcuni agenti della polizia locale di Como attorno all’ora di pranzo giovedì scorso sono intervenuti in largo Borgonovo per verificare il corretto utilizzo dei posteggi da parte dei bus turistici.Di fronte all’ingresso dello stadio Sinigaglia di Como, infatti, sono stati tracciati due posteggi per la sosta breve dei pullman: gli autisti possono fermarsi solo per il tempo necessario a far scendere i passeggeri, poi devono posteggiare nelle aree adibite alla sosta lunga, come via Regina.Spesso ciò non accade. gli autobus restano posteggiati a lungo oppure gli autisti utilizzano come stallo temporaneo la carreggiata della strada. Una sosta selvaggia che ciclicamente, soprattutto d’estate, si ripete e come accaduto giovedì la polizia locale interviene per informare e spesso anche per multare gli autisti, spesso stranieri ma non sempre.

  • Buco del Piombo, sito inaccessibile

    Buco del Piombo, sito inaccessibile

    Il Buco del Piombo di Erba è un luogo magnetico. Ma inaccessibile. È un’imponente caverna giurassica che si snoda nella roccia calcarea del complesso carsico dell’Alpe Turati. L’ingresso, paragonabile per dimensioni al Duomo di Milano, misura circa 45 metri di altezza per 38 di larghezza. Un tempo meta di numerosi visitatori, è chiuso dal 2011.«Una storia che meriterebbe un romanzo», dice il sindaco della città briantea Veronica Airoldi. Il Comune di Erba è proprietario del mappale su cui insiste l’area di accesso, mentre a due privati, le famiglie Sossnovsky e Masciadri, appartiene il sito, che costituisce uno tra i fenomeni carsici più importanti presenti in Lombardia.A suo tempo la chiusura era stata stabilita da un’ordinanza, tuttora in vigore, dell’allora sindaco di Erba, Marcella Tili, dopo i crolli verificatisi all’interno della grotta. «Si era staccato un blocco di roccia grande quanto un’auto, a causa dell’erosione provocata dall’umidità», dice la presidente del Museo Buco del Piombo, Camilla Sossnovsky, proprietaria di parte della grotta. Ci sono state riunioni tra proprietari e Comune nel corso del tempo per cercare di chiarire la questione e riaprire il sito. Ma Airoldi vede la questione «irrisolvibile per la particolare conformazione della montagna», poiché «la perizia di un geologo che attesta la criticità dell’area di accesso, richiesta dalla precedente amministrazione locale, ha indotto il Comune a non revocare il divieto».«Il nostro sito Internet segnala il Buco del Piombo inaccessibile – dice Camilla Sossnovsky – ma pare che altri siti non diano l’informazione e così spesso ci troviamo costretti ad allontanare gitanti in cerca di frescura che si avventurano nella zona. a loro rischio e pericolo». «È un peccato – conclude Veronica Airoldi – perché è un luogo affascinante, ma non possiamo mettere in pericolo le persone».

  • Bruno Biffi al museo di Scaria

    Bruno Biffi al museo di Scaria

    La stagione estiva al Museo d’Arte Sacra di Scaria vede aprirsi un’interessante mostra (22 luglio –26 agosto) dell’incisore lecchese Bruno Biffi   dedicata ai “quattro elementi” e curata dalla storica dell’arte Tiziana Rota.

    Biffi propone un percorso tematico a lui caro, che, come di consueto, affronta con la particolarissima tecnica dell’ossidazione, da lui messa a punto utilizzando lastre (anche di grande formato) di ferro, alluminio e zinco. Su questi supporti stende il liquido ossidante con un pennello, provocando e guidando il processo di ossidazione, sull’onda dell’emozione e dell’idea. In pochi giorni la “pozione” fa il suo corso e l’ossidazione fiorisce sulla lastra. Poi,con gesti rapidi e immediati, ma sapientemente calibrati, ottiene una scala di grigi abbassando il nero con il brunitoio o raschiando “l’infiorescenza” dove occorre.  Subito procede con una serie di prove, alternando interventi sulla lastra e nella stampa, in successione rapida e con una tiratura molto limitata, prima che la traccia scompaia e resti sulla lastra solo una pallida ombra.  La grande esperienza tecnica coniugata alla sua professionalità di stampatore gli permette, senza intermediari e in tempi rapidi, di dominare un processo inedito tecnico e creativo di “scrittura”.

    Il Museo di Scaria, polo di richiamo culturale aperto ai nuovi linguaggi dell’arte, omaggia il percorso tecnico e creativo di Biffi con una mostra – dal titolo Sacralizzazioni: ossidazioni di terra, aria, acqua e fuoco –  che mette in dialogo le opere esposte con il paesaggio circostante. I prati, le montagne, i corsi d’acqua della Valle Intelvi sono lo scenario ideale per una riflessione sui quattro elementi naturali da cui trae origine ogni sostanza che compone la materia. Il museo è inPiazza Carloni, Alta Valle Intelvi, frazione Scaria.

  • Brogeda: tre chili di cocaina nascosta nella carrozzeria dell’auto

    Brogeda: tre chili di cocaina nascosta nella carrozzeria dell’auto

    Aveva nascosto la cocaina in un vano aperto nella carrozzeria della Bmw che guidava, poco sopra la ruota. L’unità cinofila della guardia di finanza e i “cacciavitisti” in servizio al valico autostradale di Como-Brogeda, hanno poi portato alla luce oltre tre chili di cocaina divisa in tre panetti.

    Nell’immagine, il punto in cui i panetti erano stati occultati. L’uomo al volante, un macedone 40enne che aveva dichiarato di arrivare dall’Olanda e di essere diretto in Albania, è stato arrestatoi e portato al Bassone.

  • Brindisi e targa tra Ozanam e Ostello Bello

    Brindisi e targa tra Ozanam e Ostello Bello

    L’Associazione Piccola Casa Ozanam con Ostello Bello Lake Como celebrano, domani alle 18.30, il primo anno di attività dell’Ostello con l’affissione, all’interno del cortile, di una targa che racconta la storia e il valore dell’edificio che ospita la struttura.

    Ostello Bello Lake Como, è ubicato in due edifici storici di Como, oggi di proprietà della Associazione Piccola Casa Federico Ozanam che dal 1932 accoglie ed assiste persone senza dimora. Per maggiori informazioniwww.ozanamcomo.org

  • Briantea,  la corazzata della serie A. I canturini pronti per l’assalto all’Europa

    Briantea, la corazzata della serie A. I canturini pronti per l’assalto all’Europa

    Una Briantea84 da urlo. La formazione canturina ha infatti chiuso al primo posto il girone di andata del campionato di serie A di basket paralimpico senza mai perdere un incontro.Un giro di boa che ha sancito le quattro squadre qualificate alla prossima Final Four di Coppa Italia, in calendario nel fine settimana del 23 e 24 marzo 2019. A UnipolSai Briantea84 Cantù, S. Stefano Avis e Key Estate Porto Torres – che erano certe della qualificazione – si è aggiunta la Deco Group Amicacci Giulianova. Gli abruzzesi hanno terminato al terzo posto e se la vedranno con S. Stefano in semifinale di Coppa Italia; l’altra semifinale sarà tra i campioni in carica della UnipolSai Briantea84 Cantù e Porto Torres, nella riedizione della bella partita che ha chiuso il turno di sabato scorso.I canturini si sono imposti con il punteggio di 72-68 in una partita che è stata equilibrata fino agli istanti finali. «Partiamo dicendo che ci siamo fermati per un mese e dovevamo sicuramente ritrovare certi meccanismi» ha detto alla fine coach Marco Bergna, allenatore dei canturini.«Sapevamo che non sarebbe stata una partita facile – ha aggiunto – Porto Torres voleva conquistare a casa nostra il terzo posto in classifica per poter beneficiare di un incrocio più favorevole in Coppa Italia. Abbiamo dovuto lavorare mentalmente fino alla fine, anche quando gli animi si sono incattiviti».Ma alla fine è arrivato un successo che ha regalato il primo posto a punteggio pieno. «Merito a noi che a dispetto della difficoltà abbiamo chiuso senza macchie la prima parte del campionato. Adesso arriva la parte delicata» conclude l’allenatore.Il mese di gennaio si presenta decisamente impegnativo per la Briantea che, al di là dei suoi impegni tricolori, sarà chiamata a far fronte anche all’impegno europeo.Il calendario europeo si apre con i Preliminary Rounds Champions League, in programma dal 31 gennaio al 3 febbraio a Meda. La UnipolSai Briantea è stata inserita nel gruppo A con Galatasaray (Turchia), Bidaideak Bilbao (Spagna), Bg Hamburg (Germania) e Bkis Nevskiy Alyans (Russia). Le prime due classificate di ogni gruppo avranno accesso ai quarti di finale di Champions League.

  • Branco violento a Menaggio, uno degli arrestati respinge le accuse

    Branco violento a Menaggio, uno degli arrestati respinge le accuse

    Risponderà alle domande del giudice per difendersi e raccontare la sua versione dei fatti. Questa la linea difensiva del 22enne valtellinese accusato – con altri due giovani originari dell’Etiopia e dell’Albania – di violenza sessuale di gruppo su due ragazzine di 17 anni. È ancora irreperibile invece un quarto uomo, un moldavo accusato dello stesso reato.

    Le vittime degli abusi, residenti nella provincia di Varese, erano in vacanza sul lago. La violenza è avvenuta nella notte tra l’8 e il 9 agosto a Menaggio, su una spiaggia del paese.

    Giovedì scorso, i carabinieri hanno fermato i tre ragazzi, mentre sono iniziate le ricerche del quarto. Lunedì mattina, nel carcere del Bassone è in programma l’interrogatorio di convalida.

    «Il mio assistito risponderà sicuramente alle domande – dice Francesco Romualdi, legale del 22enne sondriese – Respinge ogni ipotesi di violenza sessuale». Il ragazzo avrebbe sì confermato di aver conosciuto le due 17enni in un locale di Menaggio e di essersi poi intrattenuto in modo particolare con una delle due. Ma dopo alcune effusioni con la giovane, si sarebbe allontanato dal gruppo. Sulla spiaggia sarebbero rimaste le 17enni con gli altri tre ventenni ora accusati di violenza sessuale di gruppo.

    «Il mio assistito non sa esattamente che cosa sia accaduto dopo che lui è andato via – dice il legale – le ragazze sono rimaste con gli altri per un’ora circa, A detta del mio cliente, dopo sono state riaccompagnate dove avevano indicato ai ragazzi».

    L’avvocato esclude che il 22enne valtellinese volesse scappare e lasciare l’Italia. L’accelerazione dell’indagine, invece, è legata – così come spiegato dalla Procura di Como – dal rischio di fuga dei sospettati. «Una decina di giorni fa l’abitazione del mio assistito è stata perquisita e ha saputo di essere indagato – aggiunge il legale – ma ha proseguito la sua vita normalmente, peraltro dopo aver risposto alle domande in modo molto collaborativo. Nell’interrogatorio del gip ripeterà senza problemi la sua versione dei fatti».

    Le 17enni, dopo la notte di violenza hanno raccontato tutto ai genitori, che le hanno accompagnate dai carabinieri e anche in ospedale. Gli accertamenti medici avrebbero confermato la violenza.

  • Botte per un parcheggio in centro storico: calciatore nei guai

    Botte per un parcheggio in centro storico: calciatore nei guai

    Finisce di fronte al giudice monocratico del tribunale di Como una lite per motivi viabilistici andata in scena in centro città il 14 luglio del 2015. Protagonisti dell’episodio violento furono una madre residente a Orsenigo, 53 anni, e il figlio di 28 anni, e un calciatore professionista che all’epoca dei fatti militava nella squadra del Chiasso.Si tratta del centrocampista del Mali, ex nazionale giovanile Under 17 e Under 20, Drissa Diarra, calciatore cresciuto nelle giovanili del Lecce che può vantare presenze anche nella Lucchese e nel Perugia oltre che nel club salentino.Diarra nel 2010 passò poi al Bellinzona, alla Honved in Ungheria e, come detto, al Chiasso. E proprio nel club rossoblù militava nel giorno in cui avvenne il fatto di Como poi segnalato alla Procura lariana.Vicenda nata da un tentativo di parcheggio di madre e figlio ostruito dall’auto di Diarra, una Bmw X3.Ne nacque un diverbio, con la donna e il ragazzo che intimarono al 23enne del Mali di spostare immediatamente l’auto per poter parcheggiare.Parole poi cresciute di intensità fino ad arrivare alle mani. La sintesi è ora compresa nel capo di imputazione approdato in aula di fronte al giudice Luciano Storaci. Al calciatore del Mali vengono contestate le accuse di lesioni (il figlio rimediò 30 giorni di prognosi per i pugni al volto ricevuti nello scontro) e minacce, mentre il ragazzo deve rispondere da solo di minacce, e in concorso con la madre di lesioni (anche il giocatore del Chiasso fu bersagliato con una testata e pugni, rimediando tre giorni di prognosi) e di danneggiamento per aver preso a calci l’auto di Diarra, rompendo il faro antinebbia. L’udienza è stata incardinata  in tribunale a Como per poi essere subito rinviata.

  • Botte in strada a un avvocato comasco. Le difese: «Una prognosi inusuale»

    Botte in strada a un avvocato comasco. Le difese: «Una prognosi inusuale»

    Una prognosi (35 giorni) definita dal consulente della difesa «inusuale», le celle telefoniche che – secondo un altro consulente – dimostrerebbero che almeno uno dei ragazzi coinvolti non era presente sul luogo dell’aggressione, una ex segretaria dello studio legale che ha testimoniato di non aver visto né stampelle, né collarini né braccia al collo della vittima il giorno successivo al fatto (come avrebbe dovuto essere stando al referto medico). La difesa ieri ha giocato le proprie carte nel processo a carico di quattro ragazzi accusati dalla Procura di essere i protagonisti del brutale pestaggio a un avvocato del Foro di Como avvenuto la sera del 26 febbraio 2016 intorno alle 18.45 tra via Bossi e via Oriani. Un quinto giovane è già stato giudicato (in Abbreviato) rimediando quattro anni in Appello.In aula ieri ha parlato proprio quest’ultimo giovane che ha ricordato la sua versione di quello che avvenne quella sera, in cui – a suo dire – furono i suoi amici ad essere aggrediti dall’avvocato.«Io mi spaventai per quello che stava avvenendo, rimasi pietrificato», ha detto. Salvo poi incassare la replica del pm, Antonio Nalesso: «Pietrificato? Ma non siete andati in pizzeria tutti insieme subito dopo?». Si torna in aula in gennaio per gli ultimi testi della difesa. Poi, dall’udienza successiva, dovrebbe prendere la parola l’accusa per la requisitoria conclusiva.

  • Botte in centro città, il processo. Si torna in aula a novembre

    «Siamo stati noi a essere aggrediti. E ancora oggi ci chiediamo il perché». Si sono difesi, ieri davanti al Collegio di Como, i quattro ragazzi accusati dalla Procura (un quinto è già stato giudicato in Abbreviato) del brutale pestaggio a un avvocato avvenuto la sera del 26 febbraio 2016 intorno alle 18.45.Quel giorno il legale, mentre rincasava passando tra via Bossi e via Oriani, stando al capo di imputazione fu aggredito da cinque ragazzi che gli causarono lesioni con una prognosi superiore ai 40 giorni, come testimoniato ieri in aula dal consulente del pm. Davanti ai giudici sono poi sfilati una serie di testimoni che hanno raccontato quello che videro quella sera, a partire da una passante che fu la prima a soccorrere l’avvocato: «Stavo andando in negozio da mio marito – ha ricordato – Vidi un gruppo di ragazzi che ne picchiava un altro. Mi misi a gridare dicendo di smetterla. Mi ricordo una sberla e anche una bottigliata che la vittima riuscì a parare con un braccio». Il legale scappò e fu soccorso da una seconda donna in auto che lo fece salire a bordo «mentre gli altri si allontanavano».I testimoni hanno raccontato in particolare di avere visto un paio di persone picchiare, non tutte e cinque. La Procura cittadina contesta anche la rapina, in quanto una cartelletta che il legale aveva con sé non fu più trovata. Dentro, secondo quanto riferito ieri da una collaboratrice dello studio legale, c’erano un atto di costituzione da presentare in tribunale a Monza, ma anche 300 euro in contanti e 450 euro in marche da bollo. Di quei documenti non se ne ha più notizia da quella sera.Ma ieri – come detto – è stata anche una udienza dedicata ai quattro imputati (assistiti da Rita Mallone, Mattia Mascaro, Daniela Vigliotti, Valentina Pillosio e Pasquale Iovino) che hanno fornito al collegio la loro versione dei fatti. Partendo dal fatto che non tutti e cinque erano presenti ma che al contrario, quando gli animi si accesero, due di loro si allontanarono e non presero parte alla lite.I rimasti hanno poi puntato il dito a loro volta contro l’avvocato dicendo che fu lui a iniziare: «Ci disse che lui faceva triathlon e che ci avrebbe spaccato tutti… Ce l’aveva con noi perché credeva che gli avessimo rivolto degli insulti quando invece stavamo parlando tra di noi». «Intervenne una signora e ci disse di smetterla – ha raccontato un imputato – L’avvocato si allontanò di una quarantina di metri, poi tornò indietro e mi puntò. A quel punto i miei amici sono intervenuti per allontanarlo». Gli imputati negano le botte e la bottigliata. L’udienza è stata rinviata al 15 novembre per sentire i testi della difesa.