Uno tra i punti del Giro di Lombardia più amati è la salita del Muro di Sormano, che verrà scalata subito dopo il passaggio del Colle del Ghisallo. Una ascesa durissima: pendenza media tra il 14 e il 15%, picchi del 27%, per passare in soli due chilometri da 820 a 1.124 metri di quota. Un tracciato famoso in tutto il mondo e che viene percorso quotidianamente sui pedali da amatori di ogni nazionalità. Sulla carreggiata si trovano l’altitudine, le frasi, i riscontri cronometrici dei ciclisti che lo hanno percorso negli anni ’60 e le indicazioni geografiche sui monti circostanti.
Fu lo storico patron delle gare ciclistiche italiane, Vincenzo Torriani, a “scoprire” il Muro e a inserirlo nel percorso del Giro di Lombardia nel 1960, nel 1961 e nel 1962, regalandogli la fama di salita più severa nell’ambito delle competizioni ciclistiche. Poi Rcs Sport ha deciso di far passare di nuovo il “Lombardia” nel 2012.
Gianni Torriani, figlio di Vincenzo, racconta come nacque l’idea di far passare la “classica” proprio dal Muro di Sormano.
«Avevamo una casa a Canzo – spiega – e le persone del posto avevano raccontato a mio padre di questa mulattiera sterrata che saliva alla Colma di Sormano. Lui si incuriosì e decise di andarla a vedere. Subito decise di inserirla nella corsa e andò a visionare il tracciato con Fiorenzo Magni, in rappresentanza dei corridori, e l’allora sindaco Angelo Testori che si impegnò a rendere agibile il percorso. Magni approvò e la Prefettura garantì per l’ordine pubblico. L’assenso fu generale».
Fu così consentito l’accesso ai ciclisti per la corsa e agli ApeCar, che avevano nel cassone le biciclette di scorta.
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