Le aziende e gli aspetti concreti

di Giorgio Civati

Altro passaggio abbastanza epocale, proprio da oggi, per questa nostra vita di convivenza forzata con il Covid, che dopo quasi due anni sembra sotto controllo ma non ancora domato. Oggi, infatti scatta l’obbligo di controllo dei Green Pass anche sui luoghi di lavoro: ciò significa che per le aziende, grandi o piccole che siano, c’è una incombenza in più. Da prendere per quello che è, cioè uno strumento faticoso e probabilmente anche costoso per evitare rischi, per rendere fabbriche e uffici luoghi un po’ più sicuri, per fare un altro passo verso la sconfitta di questa pandemia.

E se personalmente – per quel poco che conta – sono favorevole a questo obbligo, resto dubbioso su più di un aspetto concreto. Per cominciare, la regolamentazione sul cosa fare potrebbe essere ancora in evoluzione, e visto che già questa mattina è iniziata la verifica, magari sapere per bene e con chiarezza cosa fare sarebbe stato utile. Altra questione è quella della chiarezza: essendoci informati un po’ come tutti sulle procedure, abbiamo capito che i controlli andavano fatti all’ingresso, anzi prima dell’ingresso, poi però anche durante la giornata. Con una postilla che ha dell’inquietante per i datori di lavoro. Ed è più o meno questa: io, titolare di ufficio, azienda o altro posso anche fare le verifiche in reparto, e posso anche farle dopo un po’ che il dipendente è al lavoro.

Ma se qualcosa va storto, per esempio se scoppia un focolaio, posso essere ritenuto responsabile. Altra incertezza: controlli del Green Pass su tutti, tutti i giorni: ma anche a campione, per almeno il 20% dei presenti e a rotazione, con il medesimo corollario. Se qualcosa va storto, può esserne imputata la colpa all’imprenditore. Che ha fatto ciò che era consentito, ma, forse, magari doveva fare di più e meglio. Per questa incertezza generalizzata su un tema così importante ci sono molte spiegazioni, che fanno capo ai mali e alle storture tipiche italiane. Probabile per esempio che qualche pezzo di governo avrebbe voluto rendere obbligatori i vaccini. Semplice, anche se brutale, ed era finita lì.

Visto il panorama composito di partiti, correnti ed esponenti politici di cui si compone questa maggioranza, ci sono arrivati per vie traverse: Green Pass obbligatorio per pizza e aperitivi seduti prima, stessa obbligatorietà adesso per poter lavorare. È l’Italia, forse c’è poco da fare. L’ultima chicca di questa vicenda che potrebbe essere comica se non fosse così tragica per i morti e i danni causati dal Covid-19 è all’insegna della privacy.

E obbliga a controllare quotidianamente anche chi è vaccinato, anche se le punture sono per esempio di maggio e quindi fino a maggio 2022 la situazione resta uguale. Non si possono tenere fotocopie dei Green Pass, vietato anche fare elenchi delle scadenze, il tutto in nome della privacy. Che io però, almeno su questo, chiamerei stupidità.