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  • Frana di Argegno, i sindaci pronti a manifestare lungo la Regina

    Frana di Argegno, i sindaci pronti a manifestare lungo la Regina

    Il luogo in cui si è staccata la frana ad Argegno

    Un vero e proprio percorso a ostacoli. Un susseguirsi di semafori, inevitabili rallentamenti, cantieri aperti e altri in procinto di partire faranno da cornice all’estate 2018 sulla Regina. Ma i sindaci del lago, ormai esasperati, promettono battaglia se non si interverrà in maniera tempestiva. In vista anche una possibile manifestazione – ancora da vagliare nel dettaglio – per bloccare la statale Regina. La storia più recente è nota: una burocrazia pachidermica, ritardi e coincidenze mai così inopportune stanno trasformando una delle strade più belle che costeggiano il lago – croce e delizia per migliaia di turisti – in una lunga gimcana con punti critici a Carate Urio, dove a inizio maggio partirà un cantiere, e nell’ormai celeberrima Argegno, dove una frana caduta più di sette mesi fa sta per essere rimossa – la data di avvio degli interventi è però ancora un mistero – proprio con l’approssimarsi della bella stagione. Nelle ultime settimane il giorno di apertura del cantiere è cambiato una decina di volte ma adesso «sembra proprio che si parta il 7 maggio», dice il sindaco di Argegno, Roberto De Angeli. «Personalmente – precisa – non ho ancora avuto alcuna comunicazione ufficiale da Anas ma dovrebbe essere questo, salvo ulteriori slittamenti, il giorno prescelto. Intanto, in questo weekend, sono operativi i movieri». Ma i continui ritardi nelle operazioni di ripristino della carreggiata della statale e i disagi per chi lavora e si sposta sulla Regina non sono più tollerati in altri comuni. «O si parte la prossima settimana o faremo qualcosa. È una vergogna, dobbiamo agire altrimenti diventeremo lo zimbello di tutti – afferma, arrabbiato, il sindaco di Schignano, nonchè presidente della Comunità montana Lario Intelvese, Ferruccio Rigola – E quello che più rattrista noi e i nostri concittadini è che non si riesce a fare nulla. Se per una frana come quella di Argegno si devono attendere più di sette mesi, allora siamo impotenti. Adesso aprirà anche il cantiere di Carate Urio e la situazione non potrà che peggiorare. Ho già parlato con altri colleghi e stiamo valutando di fare una manifestazione lungo la Regina nel caso in cui la prossima settimana non succeda ancora niente». Dello stesso parere  il primo cittadino di Griante. «Ho sentito il collega Rigola e si è parlato di fare qualcosa – dice il sindaco Luigi Venini – Mi sembra doveroso se dovesse prolungarsi questa vicenda grottesca di Argegno. Una situazione che sarà resa ancor più difficoltosa dal transito a senso unico alternato a Carate Urio. Noi siamo aperti tutto l’anno, i turisti arrivano sempre e per chi viaggia e lavora in queste zone è sempre più complesso arrivare a destinazione senza incorrere in code, rallentamenti o disagi. Siamo pronti a scendere in strada per farci sentire».

  • Frana di Argegno: al via le opere preparatorie per il cantiere

    Frana di Argegno: al via le opere preparatorie per il cantiere

    I jersey che delimitavano i sassi caduti sono stati spostati. Sullo sfondo una gru e il furgone della produzione del programma “4 ristoranti”

    Lavori al via sulla statale Regina ad Argegno, nella zona della frana caduta sulla strada nello scorso mese di settembre. Lunedì sera – come testimoniano le immagini – sono iniziate le opere preparatorie al cantiere vero e proprio, con i movieri a regolare il traffico dei veicoli. Gru e camion sul posto; i jersey che delimitavano i sassi  sono stati spostati. Il bando dell’appalto prevede la conclusione  entro il 4 luglio.

    Mezzi al lavoro nella notte ad Argegno

    Una curiosità: il furgone che si intravvede nelle immagini è quello della produzione della trasmissione “4 ristoranti”, che nella giornata di ieri ha avuto come base proprio Argegno, dove sono state effettuate le prime registrazioni. Dopo il lavoro con lo chef Alessandro Borghese, la troupe stava tornando verso la città.

  • Landriscina: «Chi ha votato contro nella maggioranza, dovrà  renderne conto alla città»

    Landriscina: «Chi ha votato contro nella maggioranza, dovrà renderne conto alla città»

    Sulla stazione unica appaltante e soprattutto sul voto contrario di Forza Italia, arriva il commento del sindaco Mario Landriscina. «Sono sinceramente sorpreso per quanto accaduto. Forza Italia ha votato contro dicendo, tra le altre motivazioni, di non essere stata informata sul tema. Ma gli assessori di riferimento sapevano, c’è stata anche un’apposita commissione. Mi sembra strano. Spiace vedere che non è stata colta l’importanza tecnica della delibera ma si è sprecata un’occasione. Ma chi ha votato contro, specialmente nella maggioranza, dovrà ovviamente renderne conto alla città così come dovrò farlo io per le mie scelte».  Sulle voci di malumori derivanti dalle recenti nomine nelle società partecipate, il sindaco è categorico. «Confido che quanto accaduto non sia un messaggio indirizzato al sottoscritto dalle forze di maggioranza sul tema delle nomine. Spero insomma che non ci siano problemi più seri. Restano comunque dei punti oscuri sui quali dovrò riflettere».

  • Forza Italia ritira la delegazione di giunta. Palazzo Cernezzi sull’orlo della crisi

    Forza Italia ritira la delegazione di giunta. Palazzo Cernezzi sull’orlo della crisi

    Forza Italia lascia la giunta del Comune di Como. Lo ha deciso, con un voto unanime, nel tardo pomeriggio di ieri il gruppo consiliare, convocato d’urgenza nella sede del partito. Alla riunione erano presenti tutti gli eletti a Palazzo Cernezzi, gli assessori Francesco Pettignano e Amelia Locatelli, il presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi, il segretario cittadino Stefano Vicari e il coordinatore facente funzione Mauro Caprani. Proprio da Caprani e da Fermi sarebbe partita la proposta di ritirare la delegazione di giunta.Forza Italia non esce comunque dalla maggioranza di centrodestra e anzi, ne auspica il rilancio a condizioni però diverse. In buona sostanza, con un rimpasto che dia un differente equilibrio a una coalizione che in poco meno di un anno e mezzo ha visto al suo interno molti cambi di casacca.Un comunicato stampa è stato annunciato a tarda sera per confermare la notizia data però in anteprima ieri sera al tg di Espansione Tv.Il coordinatore lariano dei forzisti e sindaco di Barni, Mauro Caprani, raggiunto al telefono non ha voluto commentare limitandosi a ribadire il «voto unanime» a favore dell’uscita dalla giunta.In realtà, non tutti i partecipanti alla riunione di ieri pomeriggio si sono espressi nello stesso modo. L’assessore Francesco Pettignano ha infatti abbandonato il vertice prima che questo finisse e ha successivamente dichiarato ai microfoni di Etv di voler rimanere al suo posto nell’esecutivo cittadino del sindaco Mario Landriscina. «Nessuno può dirmi che cosa devo fare», ha sibilato Pettignano chiarendo in modo inequivocabile il suo dissenso dalla scelta del partito.Alle 21 di ieri sera il sindaco di Como non aveva in ogni caso ancora avuto alcuna comunicazione da parte del gruppo dirigente di Forza Italia.La decisione di rimuovere gli assessori azzurri che eventualmente non dovessero dimettersi è di sua competenza. Landriscina valuterà il da farsi, certo è che avere contro il gruppo più numeroso della maggioranza in consiglio comunale significa paralizzare del tutto l’attività della giunta.Di fatto, si apre una crisi che potrebbe risolversi in un rimpasto veloce oppure trascinarsi a lungo e avere esiti imprevedibili. La scelta di Forza Italia, almeno stando a quanto si è potuto capire, è stata la conseguenza «inevitabile» di una litigiosità eccessiva dentro il centrodestra. Una situazione che secondo alcuni non era più sostenibile.Non si può però escludere che abbiano avuto peso anche gli ultimi contrasti interni al partito forzista e, in particolare, il risultato clamoroso dell’elezione a presidente della Provincia di Fiorenzo Bongiasca, frutto avvelenato – dicono alcuni – dei veti incrociati tra correnti azzurre.

  • Butti (Fdi): «Forza Italia dica perché è fuori dalla giunta». Si ridisegnano gli equilibri in Comune

    Butti (Fdi): «Forza Italia dica perché è fuori dalla giunta». Si ridisegnano gli equilibri in Comune

    Il convitato di pietra siede – non al tavolo principale ma leggermente defilato – ascolta ma non parla. Neanche quando viene sollecitato direttamente. Si limita a ribadire che, a breve, dirà la sua “verità”, con un ghigno beffardo ma nulla di più. Francesco Pettignano “neo” assessore di Fratelli d’Italia, questa mattina è infatti comparso, nella sede cittadina del suo nuovo partito, alla presentazione delle proposte di Fratelli d’Italia sul decreto immigrazione. Parlano invece l’onorevole Alessio Butti e il segretario provinciale del partito Stefano Molinari. Parlano per dire che non di crisi si è trattato ma di semplice dialettica politica che spesso si traduce nella ricerca di un giusto compromesso. Frasi pronunciate con un certo, apparente distacco come se si trattasse di una fredda analisi politica ma che in alcuni passaggi denotano la voglia di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. E così la prima stoccata arriva da Alessio Butti. «Non mi sembra ci sia una frattura in seno alla maggioranza ma è solo un momento delicato vissuto da Forza Italia. Speriamo che rientrino in maggioranza (ad oggi gli azzurri a Palazzo Cernezzi hanno garantito l’appoggio esterno)», dice Butti che si lascia poi andare a un commento più pungente. «Scusate – spiega Butti – se Forza Italia non ci spiega perchè ritira la giunta, non ci dà nessuna motivazione politica, ritira gli assessori e non ne parla con la maggioranza – voci mi dicono che nemmeno il sindaco sapesse nulla – noi cosa dobbiamo dire?». Intanto con il passagio di Pettignano e di Antonella Patera in Fratelli d’Italia sale a 5 il numero dei consiglieri comunali (più due assessori) del partito della Meloni. Una nutrita compagine che potrebbe addirittura diventare più numerosa di quella di Forza Italia (5 consiglieri) se Antonio Tufano, ex azzurro oggi nel gruppo misto, dovesse passare anche lui, come si vocifera, in Fratelli d’Italia che così salirebbero a 6 consiglieri (come quelli della Lega). Il tutto con Forza Itala che – come detto – ha deciso di uscire dalla giunta e appoggiare dall’esterno il sindaco valutando singolarmente ogni proposta e con l’incognita che sarà proprio questo – ovvero il tema dei singoli provvedimenti – il campo di battaglia dove si potranno risolvere i conti tra i due schieramenti politici. «Noi andiamo avanti perchè fin da subito abbiamo discusso di metodo e non di uomini», dice il segretario provinciale Stefano Molinari. E anche Sergio De Santis, promotore dell’istituzione di una commissione speciale sulla sicurezza, tema che fece detonare la crisi con la Lega contraria spiega la sua versione. «Non ho mai cercato poltrone – dice De Santis – Adesso infatti si è deciso che sarà la commissione 1 a gestire questi argomenti senza procedere alla creazione di un nuovo organismo e a me va bene così. Anche perchè in quella commissione siedono personalità e competenze di altissimo livello. Alla fine, nonostante si siano sprecate tante parole inutili e si sia perso del tempo a discapito dei lavori del consiglio, siamo alla fine arrivati tutti a raggiungere un obiettivo condiviso».

  • Forza Italia contraria alla delibera sugli appalti, centrodestra in fibrillazione a Como

    Forza Italia contraria alla delibera sugli appalti, centrodestra in fibrillazione a Como

    Maggioranza di centrodestra di nuovo in fibrillazione nel capoluogo lariano.

    La delibera con cui si vorrebbe delegare alla Provincia la competenza in materia di appalti ha infatti aperto uno scenario inatteso, con Forza Italia decisa a votare contro.

    Lunedì sera è atteso il verdetto del consiglio comunale.

    Il no annunciato di Forza Italia ha ovviamente scatenato polemiche e fatto impazzire i pallottolieri del Palazzo. Senza i consiglieri azzurri la maggioranza è ferma a 14 voti, sindaco compreso.

    Approfondimenti e commenti sull’edizione di domani delCorriere di Como.

  • Forte vento e rischio incendi, allerta per tutta la giornata

    Forte vento e rischio incendi, allerta per tutta la giornata

    Allerta meteo diramata per la giornata di oggi da Regione Lombardia peril rischio di vento forte e incendi su Como e provincia. Fino amezzanotte l’allerta è in codice giallo, di criticità ordinaria, suLario e Prealpi occidentali. Anche 3B meteo annuncia per oggi unagiornata serena e ventosa. Anche nel giorno di Natale – spiega 3B – ci sarà bel tempo su Alpi, prealpi e pedemontane, con qualche nebbia in pianura specie al mattino in parziale assorbimento diurno. Sole anche il 26 dicembre, Santo Stefano.

  • Forno crematorio, l’impianto di Chiasso è off limits

    Forno crematorio, l’impianto di Chiasso è off limits

    Forno crematorio chiuso dal 2016, incertezza sul luogo dove costruire, se mai accadrà, un nuovo impianto e, nel frattempo, trasferte sempre più costose e lontane per i comaschi che devono cremare i loro cari. E che purtroppo non possono più utilizzare, come avveniva in passato, il forno crematorio di Chiasso.Il lungo peregrinare per riuscire a dare l’estremo saluto ai defunti, in assenza ormai dal 2016 di un forno operativo in città, aveva infatti spinto molti comaschi a utilizzare l’impianto di Chiasso. Ma ormai da diversi mesi tutto ciò non è più possibile.La segnalazione di un intoppo burocratico risale all’estate scorsa ma ad oggi nulla è cambiato nonostante l’assessore ai Cimiteri di Palazzo Cernezzi, Francesco Pettignano, avesse garantito di effettuare una verifica. Ma ecco che cosa è successo: nel cimitero della cittadina d’oltreconfine, a pochi minuti da Como, è attivo da più di un anno un nuovo impianto, gestito dall’Associazione Ticinese di Cremazione, un ente senza scopo di lucro che si occupa dell’intera procedura. Da mesi però, apparentemente senza una spiegazione, il Comune di Como rende difficile se non impossibile questa soluzione chiedendo, secondo quanto denunciato dall’Associazione ticinese, il passaporto mortuario, un documento che non è necessario in base agli accordi bilaterali e che allunga i tempi per poter procedere alla cremazione, creando gravi disagi alle famiglie e facendo in molti casi desistere le persone. E ad oggi nulla è cambiato. «Non abbiamo più avuto notizie da Como ma da quello che sappiamo attraverso le pompe funebri nulla è mutato e il Comune esige che si faccia il passaporto mortuario anche se non c’è la necessità secondo gli accordi bilaterali – spiega l’amministratore delegato Giorgio Valsangiacomo – È chiaro che la nostra associazione, che lavora a scopo non di lucro, non cerca “clienti” e quindi non vogliamo interferire con le decisioni di Como. Detto ciò, restiamo a disposizione per dare una mano in caso di necessità».In un anno, al cimitero di Chiasso sono state effettuate 800 cremazioni, delle quali circa 150 di defunti italiani. Il costo, per tutti, italiani e svizzeri, è di 800 franchi. L’Associazione ticinese di cremazione ha segnalato il problema al Consiglio di Stato del Canton Ticino per chiedere un possibile intervento. Da Como, nel frattempo, tutto tace e i cittadini sono sempre più spesso costretti a trasferte, da Biella a Varese fino a Trecate.

  • Forno crematorio, dubbi sulla gestione futura. Landriscina: «Puntiamo a essere operativi a inizio 2019»

    Forno crematorio, dubbi sulla gestione futura. Landriscina: «Puntiamo a essere operativi a inizio 2019»

    Ha davvero dell’incredibile la vicenda che riguarda, purtroppo da anni, il forno crematorio nel cimitero Monumentale di Como. Ieri mattina si è svolta sul tema una riunione urgente a Palazzo Cernezzi. L’oggetto della discussione: il bilancio comunale. Questo perchè fino ad oggi nessuna risorsa è stata stanziata per la gestione del forno. La spesa ammonterebbe tra i 270mila e i 300mila euro. «Le risorse economiche possono essere prelevate dal fondo stanziato per le opere pubbliche oppure attraverso una variazione al bilancio», spiega l’assessore ai servizi cimiteriali di Como, Francesco Pettignano. Quel che è certo che il bilancio va chiuso entro l’anno, il 31 dicembre, e nel caso in cui servisse una variazione al bilancio stesso la delibera dovrebbe essere portata in giunta nelle prossime settimane. Il Comune poi dovrà pensare anche a chi affidare la gestione. «Le soluzioni sono due – dice Pettignano – o un bando per trovare un soggetto che possa gestire l’impianto oppure assumere del personale e formarlo». Intanto la situazione del forno crematorio resta ferma: di martedì l’intoppo burocratico che comporterà ancora ritardi e lungaggini. «Entro la settimana invieremo alla Provincia la richiesta per l’autorizzazione dei fumi nell’atmosfera, e una volta ricevuta risposta possiamo provvedere al collaudo del forno crematorio», dice ancora Pettignano. Infine l’ultimo capitolo della saga: il passaporto mortuario che secondo il Comune sarebbe indispensabile per far cremare i propri cari oltre confine. «Se ne sta occupando la Prefettura», conclude l’assessore. Martedì sera a “Etg+Sindaco”, a intervenire sulla vicenda del forno crematorio è stato il sindaco Mario Landriscina: «Contiamo di risolvere questo annoso problema a inizio del 2019».

  • Forno crematorio di Como, un altro mese perso per la burocrazia

    Forno crematorio di Como, un altro mese perso per la burocrazia

    Per la riapertura del forno crematorio al Cimitero Monumentale di Como serve il collaudo sulle emissioni in atmosfera, emissioni che devono essere autorizzate dal settore Ambiente della Provincia. La richiesta, aveva spiegato l’assessore comunale Francesco Pettignano, è stata presentata in ottobre, un mese fa.Tecnicamente l’amministrazione provinciale ha 120 giorni di tempo per autorizzare lo scarico dei fumi nell’aria. Un mese è però già trascorso, quindi ne dovrebbero mancare tre. L’assessore ai Servizi cimiteriali Pettignano si era di recente pure sbilanciato in positivo, con un auspicio: «Confidiamo che con l’arrivo del nuovo presidente della Provincia, Fiorenzo Bongiasca, si snellisca l’iter per l’autorizzazione che l’ente deve concederci per le operazioni di collaudo dell’impianto».Quindi? La realtà dei fatti risulta, ancora una volta, ben diversa da quanto, diciamo, auspicato, dagli amministratori del capoluogo.La Provincia di Como ha infatti già bocciato la domanda stessa del Comune. Rispedita al mittente. La richiesta di autorizzazione allo scarico dei fumi nell’atmosfera non va bene. La motivazione lasci di stucco: “Modulistica inadeguata e carenza di elementi tecnici”.«Purtroppo abbiamo dovuto respingere l’istanza presentata da Palazzo Cernezzi – conferma Franco Binaghi, dirigente del settore Ecologia e Ambiente della Provincia di Como – Ci è stata inviata una domanda su carta, quando le disposizioni di legge sono ben diverse. Le istanze devono essere inviate esclusivamente per via informatica. Sinceramente siamo rimasti perplessi, quando ci siamo visti recapitare la richiesta di autorizzazione cartacea. Inoltre, nella domanda che è arrivata mancano tutta una serie di elementi tecnici necessari per richiedere una nuova autorizzazione».Un nulla di fatto che comporterà ancora ritardi e lungaggini burocratiche. Un mese gettato alle ortiche, visto che il 5 ottobre il Comune aveva trasmesso la richiesta per una nuova autorizzazione allo scarico dei fumi nell’atmosfera. Un provvedimento atteso da mesi.«Abbiamo inviato una nota al Comune lo scorso 10 ottobre, dando indicazioni su come presentare in modo corretto la richiesta di autorizzazione – spiega ancora Binaghi – Restiamo a disposizione degli uffici per qualsiasi chiarimento e quando arriverà la nuova richiesta corretta, daremo il via all’istruttoria, dando parere su quanto richiesto sicuramente ben prima dei 120 giorni a nostra disposizione», conclude il dirigente del settore Ecologia della Provincia.L’assessore ai Servizi cimiteriali ha detto, ieri a Etv, che avrebbe verificato la questione con gli uffici competenti. In serata è arrivata la dichiarazione di Pettignano. «La risposta della Provincia è arrivata ai nostri uffici solo il 31 ottobre – ovvero tre settimane più tardi rispetto a quanto ha invece riferito il dirigente Binaghi – In settimana faremo avere le correzioni e le integrazioni che ci hanno richiesto».Sarà questa la volta buona? Considerata la vicenda nella sua interezza rimane difficile ipotizzare una data di riapertura. Prima di questa diatriba, il via libera alle emissioni dei fumi da parte della Provincia sarebbe dovuta arrivare per febbraio. Ora, se tutto va bene, il conteggio dei 120 giorni dovrà ripartire a metà novembre e chiudersi a metà marzo.