PESCHERIE NEL PANICO TOTALE: “non può essere più venduto un solo grammo” | Addio al pesce degli italiani

Pescheria - CorrierediComo.it (Fonte Pixabay)
È allarme rosso: ritirate centinaia di tonnellate di prodotti ittici freschi, la contaminazione preoccupa anche le Istituzioni.
Che mondo sarebbe senza il pesce, protagonista di pranzi, cene e persino aperitivi in tutto il mondo? Questo alimento è da sempre considerato un alleato prezioso per la salute: ricco di proteine nobili, acidi grassi Omega 3, vitamine D e B12, iodio e selenio, esso favorisce la salute del cuore, del cervello e persino il tono dell’umore.
Il consumo regolare di pesce, inoltre, migliora le funzioni cognitive e contribuisce al mantenimento di una pelle giovane, tonica e luminosa, nutrendola dall’interno.
Ideale anche nelle diete ipocaloriche, il pesce regala un momento di pura estasi anche a chi desidera perdere qualche chiletto di troppo. Non a caso, esso rientra anche tra le specialità più richieste nei ristoranti, basti pensare agli spaghetti con le vongole, al fritto misto, alla pasta con il nero di seppia e all’impepata di cozze.
Tuttavia, non è tutto oro… quello che nuota. Il pesce rientra anche – ahinoi – tra gli alimenti più soggetti a richiami alimentari.
Pesce contaminato: quando dalla tavola si passa all’ospedale
Le principali cause dei richiami sono le contaminazioni microbiologiche – tra le più comuni Listeria monocytogenes o Salmonella – oppure eventuali residui di metalli pesanti, come mercurio e piombo, la presenza di parassiti ed errori di etichettatura.
Che si tratti di una svista, di anomalie nei processi produttivi o dell’interruzione della catena del freddo, poco cambia: il consumo di prodotti contaminati può avere conseguenze serie sulla salute, specialmente se i sintomi compaiono tardivamente, oppure nel caso vengano sottovalutati. E l’ultimo caso, francamente, ha dell’incredibile: gli addetti ai controlli hanno infatti rinvenuto quello che, a posteriori, potrebbe essere definito il “pesce di Chernobyl”.
Pesce radioattivo: gli italiani lo amano, gli americani si ammalano
Un esempio eclatante è quello dei gamberi radioattivi importati dall’Indonesia negli Stati Uniti, e successivamente ritirati. La Custom and Borders Protection avrebbe infatti rilevato, come riportato anche da Il Fatto Alimentare, la presenza dell’isotopo radioattivo cesio-137 nei container provenienti dall’azienda PT Bahari Makmur Sejati.
Tra i prodotti importati, lotti di gamberi panati e spiedini congelati, destinati alla vendita nei banchi frigo delle catene Kroger e Walmart. La portata del richiamo è stata ingente: ha infatti coinvolto ben 40 Stati americani. L’origine della contaminazione, al momento, non è stata resa nota, ma si sospetta che alcuni frammenti di metallo, provenienti da un sito industriale adiacente alla stabilimento, possano essere entrati in contatto con i prodotti ittici destinati agli USA. Attualmente, in Italia non è stato pubblicato alcun richiamo; vi consigliamo però di valutare bene l’acquisto di prodotti ittici pescati e confezionati in Indonesia.