Regaliamo un libro al nostro cervello

Regaliamo un libro al nostro cervello

di Mario Guidotti

Già che ormai il regalo si deve fare, già che ormai abbiamo
deciso di fare un oggetto, possiamo donare qualcosa che faccia stare bene
fisicamente la persona destinataria dello stesso? Da medico che si occupa di
cervello c’è un’unica risposta: un libro.

Certo, potrebbe seguire un pensiero più articolato tipo:
cominciamo a non fare regali che facciano male: insaccati, cibi salati, ricchi
di grassi saturi, alcoolici, superalcoolici ed attentati vari a tessuti ed
arterie. Poi si potrebbe dibattere di regali fisicamente virtuosi inerenti il
fitness: attrezzi da palestra, vestiario sportivo, racchette da tennis,
ciaspole, e via muovendosi. Ma se è il cervello l’organo primario che tutto
riceve e a tutto dà il via, è il libro il regalo migliore. Sì, certo, si
potrebbe discernere di strumenti tecnici stimolanti la memoria e la
cognitività, ma alla fine pur sempre di libri o similari si tratta. E poi il
libro è tutto per il cervello. Vediamo perché.

Innanzitutto è fonte di continua immaginazione. Che sia un
racconto, un romanzo, ed anche un saggio, ci costringe ad immaginare la realtà
descritta.  “Appendere”, cioè collocare,
un tema letto, nel tempo e nello spazio è un grande lavoro di creazione per il
nostro sistema nervoso. Per il bambino, per il giovane, è il modo migliore per
costruire le “mappe” cerebrali sulle quali poi applicare

i vari circuiti neuronali

alla base dell’intelligenza, dell’orientamento,
dell’immaginazione, dell’esecuzione, e tante altre funzioni cognitive
fondamentali per la vita che vanno ad affrontare. Al contrario, il film, lo
spettacolo visto per esempio in Tv, poco lascia all’immaginazione e quindi non
stimola la crescita neuro-biologica come fa un libro. Per chi è meno giovane
gli stessi principi servono per consolidare le funzioni neurologiche.

Se poi ben sfruttato il libro è fondamentale per stimolare
la memoria, una delle funzioni neurologiche più straordinarie e
sotto-utilizzate dalla razza umana. Leggere e ripetere, cioè studiare. Il
giovane lo fa, il meno giovane molto meno. Peccato, perché è la memoria che ci
lega al tempo, e cioè alla vita. Noi e tutto ciò che ci circonda, perché è solo
fino a quando siamo nel tempo che siamo vivi. Per poterlo gestire e semplificare
lo distinguiamo in passato, presente e futuro. Al primo ci lega solo la
memoria, che da breve termine si deposita in lungo termine, il presente lo
cogliamo con le percezioni (neurologiche ovviamente) ma basta il tempo di dirlo
ed è già diventato passato e se non lo afferriamo con la memoria l’abbiamo già
perduto per sempre. Il futuro di fatto non esiste, deve ancora venire.

Nessuno sa con certezza se e come finirà di leggere questo
barboso pezzo, possiamo solo immaginarlo, appunto con il cervello. È la nostra
immaginazione del futuro, sembra sin scontato, la nostra sopravvivenza di
singoli e di specie, e sarà tanto più valida quanto più l’abbiamo formata. Ma
qui entriamo nella filosofia, che è, unitamente alla Fede, il campo che cerca
di dare un senso a tutto. Non male alla fin fine per un semplice regalo di
Natale.