Zona gialla per i ristoratori e per i baristi significa innanzitutto poter riaprire e accogliere almeno a pranzo i clienti, oltre alla prosecuzione del servizio a domicilio. Un passo in avanti non da poco, anche se di certo non risolutivo, per cercare di risollevarsi, sebbene solo in parte, dai mesi di crollo totale del giro d’affari.
Ecco allora che la novità in essere da ieri mattina ha dato una spinta a quanti operano nel settore.
«Si tratta sicuramente di un passaggio significativo anche se ancora ci sono molte incertezze e dubbi – ha spiegato Massimiliano Tansini, presidente dei Cuochi di Como, ristoratore e formatore – Nelle ore scorse ho sentito molti colleghi che erano pronti e contenti di poter ripartire. Ci voleva. Detto questo, bisogna ancora evidenziare delle criticità».
Non tutti infatti riapriranno. «Ciò che sta pesando molto è ovviamente l’incertezza per il futuro. Sicuramente so che da oggi (ieri, ndr) molti ristoranti solitamente abituati a gestire la pausa pranzo, così come molti bar che accolgono quanti lavorano in città e consumano un pasto rapido, sono attivi. Situazione diversa, invece, per quei locali che solitamente fanno cassa sulla cena, quando la gente si concede il tempo per mangiare qualcosa di particolare, degustare e passare ore seduti a tavola. Per loro la ripresa è ancora tutta da venire», spiega Tansini. Anche perché prima di «acquistare derrate alimentari e prodotti particolari per i loro menù, andando così a riempire le dispense, ci vuole maggiore certezza». Il rischio incombente infatti è sempre lo stesso «ovvero quello di un nuovo declassamento tra pochi giorni», chiude Tansini.
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