UFFICIALE AGENZIA DELLE ENTRATE, raccomandate verdi recapitate in tutte le cassette delle lettere d’Italia | Vogliono i vecchi bolli

Raccomandate verdi - corrieredicomo.it
L’Agenzia delle Entrate sta mettendo alle strette i debitori: stanno chiedendo indietro migliaia di bolli auto non pagati.
Ci sono buste che ogni anno fanno tremare milioni di italiani: quelle lettere con la busta verde, da sempre sinonimo di guai in arrivo. Il problema nasce quando questa busta – la cosiddetta Market – contiene un ultimatum, un riepilogo della situazione e una richiesta, per certi versi minacciosa, di pagamento.
La si riceve, ma spesso la tentazione è quella di non firmare per paura delle conseguenze. Tuttavia, è bene sapere che il semplice recapito è sufficiente: da quel momento parte il conto alla rovescia, firma o meno.
È quello che sta succedendo a moltissimi proprietari di un mezzo proprio in questi giorni. Sempre più persone stanno segnalando l’arrivo di questi avvisi, come un temporale a ciel sereno. Ma di cosa si tratta esattamente? E quando conviene agire subito, distinguendo tra richieste valide e somme ormai prescritte – quindi non più dovute?
Il bollo auto non è eterno, ma all’Agenzia non lo dicono
Il bollo auto ha una data di scadenza, anche se molti enti locali fanno finta di dimenticarsene. In teoria – anzi, in pratica – dopo tre anni il debito si prescrive. Tradotto? Se il bollo era del 2020, il termine per riscuoterlo scade il 31 dicembre 2023 (salvo eventuali slittamenti legati all’emergenza Covid, che in alcuni casi hanno fatto slittare i termini di riscossione e sospeso i conteggi). Eppure, se nel frattempo arriva un sollecito, una comunicazione intermedia o un atto di accertamento, ecco che la prescrizione si resetta. Si riparte da zero.
Il risultato? Gente che pensava di aver scampato il pericolo si ritrova, anni dopo, con una raccomandata in mano e una richiesta che sembra ufficialissima. Spesso lo è. Ma non sempre è valida. E qui casca il fisco: perché se non si controllano le date, si rischia di pagare per qualcosa che in realtà non è più dovuto. Una beffa bella e buona, soprattutto se si era convinti di averla sfangata. Ma come capirlo? Ed entro quando farlo notare?
Come capire se devi pagare davvero (e cosa fare se non devi)
La regola è una: mai ignorare la busta verde (così come la bianca o qualsivoglia colore, s’intende), ma nemmeno trattarla come se contenesse la verità assoluta. Se si è in regola – cioè il bollo è stato pagato – basterà inviare la ricevuta tramite PEC all’ente competente. Se invece il bollo è vecchio, ma nessuno ha bussato nei tempi giusti, allora si può chiedere la cancellazione del debito per prescrizione.
Come? Con un’istanza di autotutela oppure con un ricorso. Entrambi devono partire entro 60 giorni dalla notifica, che – ricordiamolo – scatta anche se non firmiamo nulla. Quindi il classico “non ritiro la raccomandata, così sparisce” non funziona.
Il vero errore è fare finta di nulla. In questi casi il silenzio non è d’oro, ma potrebbe costare caro. La buona notizia? Difendersi si può, basta non farsi prendere dal panico e agire per tempo. E soprattutto, sapere che la legge è dalla nostra parte, almeno stavolta.