Secondo trimestre positivo per industria e artigianato nel Comasco, non per il terziario, quantomeno per il settore del commercio, mentre i servizi tengono maggiormente.Agosto, come da tradizione, è tempo di analisi e di dati sull’economia comasca. L’ultimo resoconto è stato inviato ieri ai media dalla Camera di Commercio di Como e Lecco. Si tratta dell’Analisi congiunturale del 2° trimestre 2019, relativa ai comparti di industria, artigianato, commercio e servizi.Dati che in alcuni casi stridono con gli ultimi indicatori occupazionali forniti dal sindacato e dalle associazioni di categoria.Per quanto riguarda il settore industriale, in provincia di Como, si tornano ad evidenziare cifre positive per la produzione e il fatturato (rispettivamente +0,8% e +2,5%, contro il -0,9% e +1,8% lombardi) mentre rimane negativa la variazione degli ordini (-1,2%). L’indice medio della produzione industriale comasca è però inferiore a quello lombardo, così come l’indice medio di fatturato e ordini.Nell’analisi dei segmenti industriali, sono cresciuti legno e meccanica rispetto al secondo trimestre del 2018 (rispettivamente +10,9% e +0,8%), mentre il tessile è in leggero calo (-1%). Scende, come già evidenziato di recente dall’analisi di Confindustria Como e in quella dalla Uil del Lario, l’occupazione, che si attesta a -0,6% contro il +0,4% lombardo.Anche nell’artigianato Como ha ottenuto un miglioramento rispetto al 1° trimestre dell’anno che era stato ben poco brillante. La produzione registra un +2,4%, terza piazza in Lombardia dietro Sondrio e Cremona, rispettivamente +6,6% e +5,2% (media regionale al +0,3%).In crescita anche il fatturato (+1,9%), mentre calano gli ordini (-3,5%). L’occupazione del comparto artigiano comasco è cresciuta più della media lombarda (+1,2% contro +0,8% regionale).Notizie meno positive, come anticipato, nel terziario. Per il commercio, a Como si evidenzia una variazione tendenziale negativa, che diventa positiva nei servizi (da -2,6% a +0,9%). La situazione si ribalda per i numeri dell’occupazione. Nel commercio, la variazione tendenziale del 2° trimestre 2019 è stata del +0,7%, (contro il +1,2% regionale), mentre si è registrato un calo nei servizi (-0,4%, contro il +1,5% lombardo).Se per industria e artigianato la provincia voltiana ha valori migliori rispetto alla terra manzoniana, il territorio lecchese vive invece una variazione del volume d’affari migliore per il commercio (+3,4%), mentre conferma il calo per i servizi (-0,4%).Nell’analisi sono presenti anche altri indicatori. In calo i fallimenti: a Como scendono da 70 a 40 unità (-42,9%), mentre a Lecco da 37 a 35 (-5,4%). Diminuisce l’importo complessivo dei protesti per entrambe le province: a Como da oltre 2,6 milioni di euro a poco più di 2 milioni (-22,1%); a Lecco da oltre 460mila a 344mila euro (-26,5%).Aumentano le ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps sul Lario. Tuttavia, si nota un andamento differenziato per le due province: a Como cresce sia la cassa straordinaria (+107,7%) sia l’ordinaria (+18,2%), ma non si è fatto ricorso alla cassa in deroga e. A Lecco cresce la cassa ordinaria, ma cala considerevolmente la straordinaria (-64,5%).A fine giugno 2019 le imprese registrate in provincia di Como erano 47.759 (per 60.803 unità locali) e il saldo tra imprese nate e cessate nei primi sei mesi dell’anno è negativo: -114 unità (-0,2% rispetto a fine giugno 2018).A Lecco le imprese registrate erano 25.743 (per 32.888 localizzazioni) e il saldo tra imprese nate e cessate è pari a -199 (-1,3%).Le previsioni per il prossimo trimestre degli imprenditori intervistati sono poco promettenti, anche in considerazione della pausa estiva.
Categoria: Economia
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Editoria e sgravi fiscali, il governo rinnoverà il “bonus pubblicità” per quotidiani e periodici
Il cosiddetto “bonus pubblicità”, che consente alle imprese
che investono in inserzioni sui quotidiani e i periodici di avere un
considerevole recupero fiscale dell’investimento, verrà rinnovato fino a fine
anno e anche per gli anni futuri. La notizia è stata data direttamente da
Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg, la Federazione italiana editori
giornali.«Soddisfazione per l’approvazione della norma che assicura,
per il 2019 e gli anni seguenti, la copertura degli oneri necessari per la
concessione del credito di imposta sugli investimenti pubblicitari incrementali
sulla stampa quotidiana e periodica – ha detto il presidente della Fieg dopo
l’approvazione della norma che prevede le modalità per finanziare
l’agevolazione fiscale per quest’anno e per quelli successivi – Diventa così
strutturale il finanziamento di una misura che incoraggia imprese e lavoratori
autonomi ad utilizzare i giornali per pubblicizzare prodotti e servizi».«Bisogna dare atto al Sottosegretario all’editoria, Vito
Crimi – ha aggiunto – di avere tenuto fede agli impegni assunti in risposta
alle richieste degli editori di rifinanziare una misura, anticiclica e positiva
per l’economia del Paese, che premia l’utilizzo di un mezzo di comunicazione
efficace ed autorevole come la stampa quotidiana e periodica. L’impegno del
Governo ad assicurare il finanziamento entro ottobre completa la misura
consentendo la sua operatività». -
Franco svizzero mai così forte da due anni. Nuovo record per la valuta elvetica nei confronti dell’euro
Prosegue inarrestabile il rafforzamento del franco svizzero sull’euro. Alla chiusura delle contrattazioni, venerdì sera, la valuta elvetica ha raggiunto il valore massimo degli ultimi 24 mesi, con un cambio attestato a 1,091 franchi per 1 euro. Era dal lontano luglio del 2017 che la moneta svizzera non toccava quota 1,09 nei confronti della moneta unica.Il franco viaggia dunque con sempre maggiore decisione verso la parità con l’euro, spinto dalle tensioni generate sui mercati finanziari mondiali dalla guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina sul fronte dei dazi. E siccome la moneta elvetica è tradizionalmente vista come un bene rifugio quando le acque della finanza internazionale si fanno agitate, gli investitori puntano sul franco preferendolo all’euro, che così perde terreno. A riprova di ciò, va ricordato che la valuta svizzera si sta rafforzando pure sul dollaro, che venerdì veniva scambiato a 0,98 franchi.Tornando all’euro, l’indebolimento della moneta unica nei confronti del franco è in atto da metà aprile. Era il 23 aprile quando il franco ha sfiorato quota 1,146 sull’euro per poi iniziare una costante discesa, arrivando a 1,11 all’inizio di giugno e raggiungendo la soglia di 1,10 franchi per 1 euro una decina di giorni fa. Un limite ora infranto, fatto che ha riposizionato la moneta elvetica ai valori di due anni addietro.Il rafforzamento del franco sull’euro, e pure quello sul dollaro, preoccupa le imprese svizzere che devono fare i conti con una minore concorrenzialità delle loro merci, visto che a parità di prezzi gli acquirenti esteri dovranno sborsare più euro o più dollari per comprare un prodotto elvetico rispetto al passato. Resta poi da capire se vi saranno riflessi sugli stipendi dei lavoratori frontalieri, che in teoria dovrebbero essere avvantaggiati dal fatto di ricevere uno stipendio calcolato sulla base di una valuta che si sta rafforzando sull’euro.Anche se, quando a metà gennaio del 2015 la Banca centrale svizzera comunicò all’improvviso la decisione di sganciare il franco da quota 1,20 sull’euro, spingendo in brevissimo tempo la valuta elvetica verso la parità con la moneta unica – una parità poi annullata dall’andamento dei mercati finanziari e ora ricomparsa all’orizzonte – molte imprese ticinesi ridussero le buste paga dei frontalieri con la scusa che il maggior valore del franco avrebbe lasciato inalterato l’ammontare di euro intascato dai lavoratori italiani. Ma allora, va precisato, lo scarto fu del 20%.Bisognerà anche capire se la Banca centrale di Berna deciderà di intervenire per tentare di frenare l’ascesa del franco che, come detto, rappresenta un freno alle esportazioni delle aziende elvetiche.
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Coregone in crisi, summit al Pirellino
Una ricerca presentata alla Regione da un team di pescatori dilettanti comaschi, il gruppo “Pescatori di Como Alpha” (presente anche su Facebook con centinaia di iscritti) evidenzia la grave crisi del pesce coregone (nei due ceppi lavarello e bondella) pescato nel lago, tra la fauna d’acqua dolce di maggior pregio ma con notevoli difficoltà di riproduzione spontanea. È dal 2014 secondo tale ricerca che si registra un notevole decremento del pescato del coregone sul lago di Como e le prospettive degli ultimi mesi non lasciano adito a speranze.Le cause sono più di una: «Livelli scostanti delle acque che non permettono alle uova di arrivare alla schiusa» si legge nella ricerca, ma c’è anche da considerare la qualità non eccelsa dell’acqua del lago, e il fatto che la pesca di lavarelli nella maggior parte dei casi avviene prima della riproduzione.Se ne parlerà in una riunione con l’assessore all’Agricoltura della Regione Fabio Rolfi al Pirellino, sede comasca della Regione di via Einaudi 1 a Como l’8 agosto alle 10 in un tavolo tecnico di confronto sul territorio.L’incontro ha lo scopo di raccogliere le indicazioni locali e di approfondire le relative problematiche al fine di orientare le politiche regionali. Ci saranno i pescatori (rappresentati dall’Aps. Associazione dilettantisca Provinciale Pescatori Sportivi con il suo presidente Luigi Guglielmetti) e il sottosegretario ai rapporti con il Consiglio Regionale, il comasco Fabrizio Turba.Tra le richieste del gruppo “Alpha” alla Regione, c’è il «ridimensionamento delle dimensione delle maglie delle reti atte alla cattura del coregone, per permettere al maggior numero di esemplari di riprodursi sino all’età di 3+ per il lavarello e di 4+ per la bondella, ovvero almeno due cicli riproduttivi)» e «l’ampliamento dell’area interdetta alla pesca professionale del primo bacino del lago di Como sino al tratto compreso tra il Comune di Torno e il Comune di Moltrasio» nonché l’«aumento della sorveglianza sulla pesca professionale ad oggi estremamente carente di personale».Inoltre a settembre ci sarà un incontro dei pescatori comaschi con l’assessore alla Sicurezza e alla Polizia locale di Palazzo Cernezzi Elena Negretti per ridefinire gli orari di libero accesso agli appassionati di pesca alle rive previsti dal nuovo piano sicurezza del Comune, ritenute insoddisfacenti. I pescatori contestano il divieto di pesca nel primo bacino su marciapiedi e strade attorno al lago, sulla diga foranea e al molo di Sant’Agostino. Una protesta era stata lanciata in giugno sul lungolago e sulla diga foranea “Caldirola” di Como con lo striscione “Giù le mani dai pescatori di Como”. Si contesta l’applicazione della norma regionale sulla base della quale verrebbe bandita la pesca nei porti, e dato che il primo bacino del lago verrebbe considerato tutto un porto la pesca sarebbe di fatto fortemente limitata.
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Emergenza cinghiali sul Lario. La Coldiretti: danni per 350mila euro
La fauna selvatica presenta il conto: 350mila euro di danni e 250 incidenti causati. Numeri che indicano la gravità del problema nelle province di Como e Lecco.
Secondo le ultime stime per il 2018 della Coldiretti interprovinciale il conteggio dei danni è salato e molti casi non vengono nemmeno più segnalati dagli imprenditori agricoli, amareggiati e delusi.
Ben 250, invece, gli incidenti stradali causati lo scorso anno da animali selvatici nelle due province lariane. E non sta andando meglio nei primi mesi del 2019. In questi giorni continuano a susseguirsi le segnalazioni, da un capo all’altro delle due province: dalla Valle Intelvi (dove cervi, cinghiali e caprioli devastano colture e prati a pascolo, pregiudicando in molti casi la raccolta del fieno) a Moltrasio, dove si segnalano distruzioni di muretti a secco.
In molte zone, i due problemi sono sovrapposti: i cinghiali, denuncia Coldiretti, scavano e, rivoltandole zolle, pregiudicano un successivo taglio di fieno di qualità, influendo sulla quantità del foraggio. Laddove i prati si sono salvati dall’invasione dei cinghiali, sono passati i cervi, nutrendosi a dismisura di ciò che servirebbe ad alimentare i bovini: al danno, si aggiunge quindi la beffa di dover acquistare esternamente il fieno.
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Aumentano i poveri, crescono i redditi medio-alti
L’analisi degli imponibili Irpef dal 2005 a oggi mostra una città spaccata in due(m.d.) I poveri diventano sempre più poveri. Il ceto medio, invece, regge e in molti casi migliora la propria situazione. I ricchi, poi, aumentano. È il ritratto della città che esce dalla dinamica dei redditi dei contribuenti residenti nel capoluogo dal 2005 al 2011. Da prima cioè che la crisi cominciasse a far sentire i suoi pesanti effetti ai giorni nostri, in cui l’uscita dalla lunga recessione è tutt’altro che vicina e scontata.I dati sono stati raccolti e diffusi dal consigliere
comunale della lista “Per Como”, Mario Molteni, all’opposizione a Palazzo Cernezzi.«In occasione dei dibattiti in consiglio comunale sugli incrementi delle tasse e dell’addizionale Irpef, ho chiesto alcuni dati per comprendere come si stia evolvendo in questi anni la situazione reddituale dei cittadini comaschi – spiega Molteni – Si tratta di dati che vanno dal 2005 al 2011, suddivisi per le varie fasce di reddito imponibile. Perché li ho chiesti? Dapprima per comprendere l’evolversi della situazione, da dove arriviamo e dove stiamo andando in termini di redditi, ma anche per fare un’analisi circa le povertà che stanno emergendo in città e per cercare di comprendere quali e quante forze mettere in campo per aiutare i più deboli».E proprio qui sta il punto. Perché andando a confrontare il numero di contribuenti che appartengono ai vari scaglioni di reddito, si scopre che tra il 2005 e il 2011 si è ridotta in particolare la fascia di popolazione che ha dichiarato redditi imponibili bassi, compresi tra i 3mila e i 20mila euro, con flessioni anche superiori al 30%.Molti, a causa della crisi che ha fatto saltare numerosi posti di lavoro, sono sprofondati nelle fasce più basse: i contribuenti che dichiarano meno di mille euro al mese sono per esempio cresciuti del 76,6% in questi ultimi anni, quelli che non superano i 2mila euro sono aumentati del 57,8%, coloro che non oltrepassano i 3mila sono diventati il 35,3% in più.Altri sono invece riusciti a migliorare la propria condizione economica, visto che anche le fasce di reddito che vanno dai 20mila euro in poi hanno registrato, tra il 2005 e il 2011, incrementi costanti nel numero di contribuenti. Per esempio, nello scaglione di reddito compreso tra i 33.500 e i 40mila euro, nel 2005 figuravano 2.153 cittadini, saliti a 2.892 nel 2011 (+34,3%). E il loro reddito annuo pro capite si è pure accresciuto, seppure di poco, passando da 33.996 a 34.557 euro.È aumentato anche il numero dei ricchi, di coloro cioè che al fisco hanno dichiarato redditi imponibili superiori a 100mila euro: erano poco più di un migliaio nel 2005, sono diventati 1.373 sei anni dopo. In questo caso, però, il reddito medio è calato: da 196mila euro a 171mila.La crisi, insomma, sembra aver spaccato in due la città, svuotando la fascia di cittadini con redditi bassi, facendo invece aumentare sia il numero dei poveri sia il numero dei contribuenti con redditi medio-alti.«Da questi dati emerge innanzitutto la crescita esponenziale in città delle persone con un reddito imponibile ben al di sotto della fascia di sopravvivenza», afferma Mario Molteni. Nella sua analisi, il consigliere della lista “Per Como” accorpa i contribuenti delle prime fasce di reddito, quelli cioè che arrivano fino a 4mila euro all’anno di imponibile Irpef. Il loro numero è cresciuto dal 2005 al 2011: erano 1.295, sono diventati 1.830, con un incremento del 41,3%. «E non soltanto sono diventati più numerosi, ma anche il loro reddito medio ha subìto un crollo significativo, dai 1.829 euro del 2005 ai 1.435 euro del 2011».Molteni non si ferma qui. «Se allargassimo la visuale alla fascia fino a 7.500 euro, potremmo vedere che il numero di contribuenti è cresciuto di 108 unità (+4%), passando da 2.789 a 2.897. Il loro reddito complessivo è però crollato del 20%, scendendo da 10.623.489 a 8.520.469 euro, con una media pro capite in calo addirittura del 22,7%, da 3.809 a 2.941 euro».Se si prende in considerazione la totalità dei contribuenti, il loro numero è calato di poco (-1,5%), ma il reddito complessivo è aumentato del 9,7% (da 1,2 a 1,3 miliardi di euro), mentre quello pro capite è salito dai 24.964 del 2005 ai 27.800 del 2011 (+11,36%).«Quest’ultimo sembra un dato ottimo – commenta Molteni – ma se consideriamo i sette anni trascorsi, possiamo osservare che la crescita è stata solo dell’1,6% all’anno: praticamente non ci siamo mossi in questo periodo».Un’ultima considerazione finale. «Purtroppo – afferma il consigliere di opposizione – la nostra Como ha visto, in questi 7 anni, aumentare le persone con redditi bassissimi: su questo dato bisogna riflettere per porre in essere adeguate misure di sostegno. Circa l’80% dei comaschi, inoltre, non supera i 33.500 euro di reddito, mentre un contribuente su due, il 53%, va dai 10mila ai 26mila euro annui».
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Cantù, da domani l’AgriMercato è a Villa Calvi
Chiuderà solo nei giorni a ridosso di Ferragosto, l’AgriMercato diCampagna Amicadi Coldiretti Como-Lecco a Cantù che si trasferisce momentaneamente da piazza Garibaldi (interessata dai lavori stradali) a Villa Calvi. Presenti tutti i produttori, con il consueto orario dalle 8 alle 13: in particolare, i cittadini potranno trovare miele, prodotti dell’alveare, fiori, piante, ortaggi, frutta, carne, salumi, formaggi, carne di coniglio, olio e molto altro. L’occasione del trasferimento dà anche lo spunto per stilare un bilancio, molto positivo, che vede un pubblico ormai fidelizzato all’appuntamento del martedì con i produttori di Campagna Amica come conferma la presidente dell’Associazione AgriMercato Francesca Biffi: “Siamo soddisfatti, i cittadini ci hanno testimoniato una grande fiducia e un grande consenso e ciò per noi rappresenta un importante obiettivo raggiunto. Anche a Cantù, i banchi gialli di Campagna Amica sono diventati sinonimo di qualità a tutela del vero made in Italy. Una crescita dal sapore a km zero, dove i produttori hanno portato il messaggio di una campagna viva, pulita, vicina alla gente”. Anche quest’anno, quindi, l’AgriMercato di Cantù resterà per tutta l’estate, “con la sola eccezione dei giorni a cavallo di ferragosto, in primis per garantire un servizio alle migliaia di persone rimaste a casa anche in queste settimane tradizionalmente consacrate alle ferie e alla ricerca di prodotti freschi e di stagione da portare in tavola con regolarità.
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Capodanno: i consigli degli chef per tutti i palati, Esauriti i posti in crociera; a Campione uno show stellare
Tradizionale, vegetariano o vegano? A casa o al ristorante? Che cenone sarà quello di fine 2016? E chi ci può aiutare nelle scelta di piatti e attrazioni? Il presidente dei cuochi comaschi, lo chef Cesare Chessorti, accetta di abbozzare un’ipotesi di menù per chi opterà per il fai-da-te, pur con l’aiuto dei banchi gastronomia di alimentari e supermercati.
«Nel cenone non possono mancare gli antipasti a base di pesce. Specialità del nostro lago, ma pure un po’di salmone affumicato. Piccoli stuzzichini – spiega lo chef – finger food di qualità». «Come primo, pasta o ravioli, oppure anche una lasagnetta leggera e sfiziosa ai frutti di mare, con gamberi o crostacei». E per secondo? «Un piatto importante, filettini di manzo o vitello, cucinati in vari modi, con salsa o in crosta». Nessun dubbio per il dessert. «Per finire l’anno serve il cioccolato. Senza esagerare però, perché dopo mezzanotte vanno serviti cotechino e lenti portafortuna. Per il brindisi dello spumante italiano». E se capitasse in casa un ospite vegano o vegetariano? «Nessun problema – interviene il presidente dei cuochi – Si potrà giocare con insalatine e frutta, sedano e mele. I vegetariani accettano anche cremine di formaggio. Il primo potranno essere ravioli farciti con verdure e come secondo delle torte salate».
Spaventati dalle difficoltà del menu? L’alternativa del ristorante è servita. Interpelliamo così un altro cuoco comasco famoso, Federico Beretta, già nello staff del programma di Rai1 “La prova del Cuoco”, condotto da Antonella Clerici. Cosa propone Beretta come piatto per salutare il 2017 nel suo locale? «Come primo ho scelto dei ravioli di salmerino affumicato con ginepro, grani di saraceno e spumoso di ramolaccio, una rapa bianca tipica di questo periodo – spiega Beretta – Ha dei colori che ricordano la neve e la montagna». E se volessimo ancora più del ristorante per festeggiare la fine dell’anno? Purtroppo sono già esauriti i biglietti per la crociera con cenone e musica a bordo, in partenza da Como. Si parte dal lungolago alle 20.30, rientro alle 3. Menu completo di vini a 140 euro, con in regalo un altro biglietto per un tour in battello da utilizzare entro la fine del 2017.
Ci sono invece ancora posti per La “Super Night”al Casinò di Campione. Presenta lo show Chiara Francini di “Domenica In”, con il mentalista Lyon Harvey, gli interpreti del musical “Be Italian” e le acrobazie degli Stardust. Biglietti ancora disponibili a 350 e 400 franchi.
Paolo Annoni
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Estate “bio” a chilometro zero. I mercatini del territorio: info e orari
Il “chilometro zero” agroalimentare del nostro territorio non va in vacanza. Infatti gli AgriMercati del circuito “Campagna Amica”, a cura di Coldiretti nelle due province di Como e Lecco restano “aperti per ferie”, a beneficio anche dei turisti.Nei mercatini è possibile acquistare frutta e verdura fresca di stagione, yogurt, formaggi di alpeggio, miele e prodotti da apicoltura, vino, salumi, tagli di carne, piante e fiori, marmellate e prodotti trasformati, a prezzi abbordabili.«Acquistando presso la rete di “Campagna Amica” si sostiene l’agricoltura made in Lario e si protegge l’ambiente ma, soprattutto, si è certi di portare a tavola un prodotto sano e proveniente dalla filiera agricola dei nostri territori – rimarca Francesca Biffi, presidente interprovinciale dell’Associazione AgriMercato – La qualità e l’origine dei prodotti sono garantiti dagli stessi agricoltori che ovviamente “ci mettono la faccia” e creano un rapporto di fiducia con la loro clientela se rispettano regole fondamentali come la presenza di produzione propria e la disponibilità a fornire al consumatore tutte le informazioni utili su ciò che mette in vendita. Anche quest’anno, quindi, abbiamo deciso di restare aperti per tutta l’estate, con la sola eccezione dei giorni a cavallo di ferragosto, in primis per garantire un servizio alle migliaia di persone rimaste a casa anche in queste settimane tradizionalmente consacrate alle ferie e alla ricerca di prodotti freschi da portare in tavola con regolarità».La mappaI mercatini sono attivi a Cantù (piazza Garibaldi) ogni martedì dalle 8 alle 12; a Erba (via Carroccio) ogni venerdì dalle 8 alle 12; a Giussano (via Alcide De Gasperi) ogni giovedì dalle 8 alle 12; a Limbiate (piazza Cinque Giornate) ogni venerdì dalle 8 alle 12; a Mariano Comense (parcheggio di Porta Spinola) ogni sabato dalle 8 alle 12; a Meda (piazza Cavour) ogni mercoledì dalle 8 alle 12;Gli AgriMercati periodici aperti per ferie nell’estate 2019 sono invece a Lomazzo (viale Somaini) nel secondo e quarto sabato del mese dalle 8 alle 12, a Mandello Lario (piazza Leonardo Da Vinci) la seconda domenica del mese dalle 8 alle 12, a Olgiate Comasco (piazza Mercato) il 1°, 3° e 5° sabato del mese dalle 8 alle 12 e a Porlezza (lungolago Matteotti) la prima domenica del mese dalle 8 alle 13.
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Allarme miele d’acacia, produzione a zero
“Produzione nulla” per
il miele d’acacia lariano, Coldiretti lancia l’allarme. Si
tratta della situazione più critica in tutta la Lombardia, dove le
perdite medie regionali sono comunque pari al -75%: una
terribile “annata nera”, quindi, che si riflette in perdite
ingentissime per tutte le imprese interessate, che in alcuni casi
superano le centinaia di migliaia di euro. Diversi i milioni di euro
persi a livello interprovinciale dalle nostre imprese.Le cause sono ormai
note: il riscaldamento globale
in atto. In particolare, nota Coldiretti di
Como e Lecco in un comunicato, “la
primavera fredda e piovosa che ha fatto seguito a mesi siccitosi si è
rivelata una miscela esplosiva che ha stremato le api e impedito loro
di raccogliere il nettare dei fiori di robinia. Non solo: il
violento caldo di giugno e luglio ha fatto il resto, indebolendo
ulteriormente le api che si preparavano a volare sulle fioriture di
castagno, altra produzione-chiave per il territorio”. “I
danni, come detto, sono pesantissimi. E non si tratta del solo
annullamento dei ricavi, ma anche delle perdite di intere “famiglie”
di api che non hanno retto la situazione, oltre ai costi che le
imprese hanno dovuto sostenere per alimentare le arnie
artificialmente, cercando in primis di salvare gli insetti”
commenta il presidente della Coldiretti interprovinciale Fortunato
Trezzi. “Per salvare la stagione, le
imprese hanno puntato tutto sulla raccolta del miele di castagno, ma
anche in questo caso i risultati sono stati sotto le aspettative”
commenta Fabio Villa dell’azienda Maggiociondolo di Casatenovo
(Lc). “Purtroppo le api sono arrivate stremate al secondo
importante appuntamento della stagione e, nonostante la buona
fioritura del castagno, i risultati sono stati molto al di sotto
della media, soprattutto in bassa collina dove le api hanno patito in
modo più marcato gli ulteriori sbalzi termici che si sono
verificati”. Ancora presto per le stime definitive sulla varietà
“castagno”, mentre è ormai accertato che nella sola Lombardia si
sono persi 3 vasetti di miele d’acacia su 4. E
ora si rischia anche l’invasione di prodotti dall’estero.
Come nota Coldiretti, nelle
nostre province esistono moltissime di varietà di miele a seconda
del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al
millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di tiglio a quello
di castagno (più scuro e amarognolo), e poi ancora quello di melata,
oltre a diverse altre tipologie. Nelle campagne lombarde – conclude
la Coldiretti lariana – ci sono circa 160 mila alveari curati da
oltre 6 mila apicoltori tra professionisti e hobbisti. In Italia,
invece, gli alveari sono 1,4 milioni mentre gli apicoltori sono
51.500 di cui 33.800 circa producono per autoconsumo (65%) e il resto
con partita iva che producono per il mercato (35).