Gli operatori economici di Campione: «Regole ad hoc per favorire gli investimenti»

In una situazione di incertezza quale è quella che caratterizza la comunità campionese dal fallimento del Casinò, le voci più disparate si rincorrono. Tra indiscrezioni, voci di corridoio e speranze. Nella prima categoria si può annoverare il presunto interessamento di una cordata di imprenditori del Nord Italia che punterebbe a riaprire la casa da gioco. Il condizionale è naturalmente d’obbligo. Più certa sembra invece l’imminente chiusura dell’ultimo negozio di abbigliamento cittadino e la comparsa, sempre più frequente, dei cartelli “vendesi” sulle ultime vetrine rimaste ancora illuminate. Chi cerca di allontanarsi per un attimo dall’importanza del Casinò, ovviamente mai negata per la vita del paese, è Massimo d’Amico, presidente dell’associazione degli operatori economici di Campione.«Stiamo vivendo una crisi economica gravissima e purtroppo non parte il rilancio che tutti auspicavamo. Il futuro dovrà ovviamente puntare su un nuovo Casinò ma non solo. Si dovrebbero creare i presupposti per permettere, a chi fosse interessato a investire, di avere condizioni simili a quelle esistenti, ad esempio, a Lugano. Di recente abbiamo assistito a una crescita enorme, con relativi investimenti, nel settore dell’intelligenza artificiale nella fascia tra Chiasso e Bellinzona. Una parte di queste aziende sarebbero potute venire a Campione se avessero trovato condizioni concorrenziali. Inoltre Campione è adesso anche nella direttive Ue e questo è un qualcosa in più».Una realtà complessa fatta di regole nuove e indicazioni che «l’ottimo lavoro dell’Agenzia delle Dogane sta rendendo comprensibili», spiega d’Amico.In Comune, a pochi passi dal Casinò, il commissario prefettizio Giorgio Zanzi non nasconde le difficoltà della comunità nonostante la notizia che lo Stato italiano salderà entro febbraio i debiti contratti da Campione con enti pubblici e privati svizzeri.