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  • Ludi, diesse del Como: «Lucidità e lavoro per rialzare la testa con la Pro Vercelli»

    Ludi, diesse del Como: «Lucidità e lavoro per rialzare la testa con la Pro Vercelli»

    «Non ci siamo esaltati e abbiamo pensato a lavorare quando le cose andavano bene; ora è giusto mantenere lucidità, capire cosa non è andato e cercare di migliorare fin dalla prossima gara, domenica al Sinigaglia contro la Pro Vercelli». Carlalberto Ludi, direttore sportivo del Como, legge così il momento della squadra azzurra: fase non facile per i lariani, reduci da Novara (2-1 il finale per i piemontesi) e con soli due punti conquistati negli ultimi quattro turni, peraltro nei derby casalinghi pareggiati con Lecco e Pro Patria. La squadra domenica è stata beccata dai tifosi.

    Per la prima volta in questa stagione il Como è peraltro fuori dalla zona playoff (dove accedono le formazioni piazzate dal secondo al decimo posto) anche se la distanza dalla zona-spareggi è soltanto di una lunghezza. «Ma questa è più che altro una soglia psicologica – sostiene ancora Ludi – Nel giro di quattro punti, da quota 18, la nostra, a 22, si trovano ben otto squadre. Sicuramente i playoff sono un nostro obiettivo: l’idea è di entrarci, consolidarci nella zona di classifica che conta e poi cercare di disputarli nel migliore dei modi, qualunque sia il nostro piazzamento e il successivo posizionamento nella griglia».

    Ora c’è da gestire uno stato di cose che certamente non è drammatico. Però, a voler utilizzare una parola come crisi, è necessario anche trovare il modo per uscirne. «Novara poteva rappresentare per noi la gara della svolta – afferma ancora il direttore sportivo – ed invece siamo usciti dal campo con una sconfitta. Non quello che ci aspettavamo ovviamente». Ci sono ovviamente aspetti che andranno rivisti. «La squadra anche a Novara ha avuto il giusto approccio, con la consueta determinazione. Poi siamo andati sotto, con un rigore quantomeno dubbio, e a quel punto non c’è stata più la stessa arrembanza. Abbiamo subìto il colpo, cambiando atteggiamento. Ecco, un passo di crescita importante sarà capire che nel calcio questo può succedere, ma poi ci si deve rimboccare le maniche e ripartire con consapevolezza, lucidità e determinazione, senza farsi prendere dal nervosismo. E a volte serve intraprendenza, la qualità che può risolvere le cose, scardinare le partite che non stanno andando come si vorrebbe».

    Come sempre in questi casi, l’allenatore finisce nel mirino. Su Marco Banchini Carlalberto Ludi afferma: «Ci si dimentica che questo Como è neopromosso e all’inizio della stagione c’erano una serie di incognite. Se sono state superate, lo si deve, oltre a quello della società, al lavoro di mister Banchini, un tecnico che quando vince pensa sempre come migliorare e che ha una notevole capacità di analisi quando le cose vanno meno bene». «Purtroppo le cose in questa fase non girano – conclude il direttore sportivo – e mi sento di dire che in questa stagione ci sono state decisioni arbitrali che ci hanno penalizzato, con il Monza, con il Renate e domenica scorsa con il rigore che ha portato in vantaggio il Novara. Ma non ci si deve far prendere dalla delusione. Nel mirino ci deve essere la partita con la Pro Vercelli, con la meta finale di una vittoria che dovrà dare gioia all’ambiente: ai tifosi, alla squadra e a noi tutti».

  • Lo spaccio ai giardini è la febbre dell’area

    Lo spaccio ai giardini è la febbre dell’area

    di Marco Guggiari

    Non sarà mai abbastanza deprecata la perdita dei finanziamenti già stanziati per il nuovo volto dei giardini a lago. Con questo flop il Comune di Como, che da tre giunte annuncia e progetta il rinnovamento dell’area senza poi dare un solo colpo di piccone, deve sempre più fare i conti con gli spacciatori che ammorbano l’area. Sì, perché un importante cantiere lì avrebbe “disturbato” in modo significativo il bozzolo all’interno del quale si annidano i venditori di hashish e marijuana nel bel mezzo del passeggio di mamme, bambini, pensionati e turisti. Con la coda di qualche rissa tra gli stessi pusher e gli acquirenti del loro fumo, che lascia attoniti gli ignari frequentatori di quei luoghi. Per di più, coloro che vorrebbero fare degli spazi intorno alla locomotiva un’enclave di extraterritorialità alla legge,  immune all’azione delle forze dell’ordine, pretendono anche di allontanare giornalisti e foto e video reporter vissuti come insopportabili ficcanaso e disturbatori dei loro loschi affari illeciti.

    Dopo otto arresti e due denunce a piede libero avvenute per lo stesso tipo di reato nel corso delle ultime due settimane, il prefetto di Como, Ignazio Coccia, ha annunciato per mercoledì prossimo una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza appositamente dedicato a questa emergenza. Una giusta iniziativa, accompagnata dalle condivisibili parole pronunciate dallo stesso rappresentante del governo: «È una delle situazioni che creano più allarme sociale». Un’iniziativa che ha un analogo e specifico precedente nel 2003, segno che, nonostante l’impegno profuso, il problema è irrisolto da oltre quindici anni, con i suoi picchi e con le sue fasi meno eclatanti.

    I responsabili del fenomeno sono stranieri senza fissa dimora, quasi sempre appartenenti al medesimo Paese di provenienza, spesso recidivi. Il prefetto ha sottolineato, in termini più generali, che la città e tutto il territorio esigono anche presidi di adeguata illuminazione pubblica (altra nota dolente a Como) e ulteriori telecamere di sorveglianza.

    Lo spaccio è una febbre. È tempo che l’area dei giardini a lago sia oggetto di un generale riordino. È nata un secolo e mezzo fa dalla bonifica di terreni paludosi frequentati nottetempo, come rilevava Alessandro Volta, da signorine (“falena notturne”) che esercitavano il mestiere più vecchio del mondo. Poi, progressivamente, tra il 1925 e il 1933, lì è nata una parte importante di città, con lo stadio, le associazioni sportive, i monumenti. E, nel 1958, grazie al Soroptimist, il parco giochi per i bambini.

    Quasi un secolo dopo, questa stessa città, che rimane ricca, dovrebbe compiere lo sforzo di uscire dallo stato di paralisi che l’attanaglia e rimodulare questo ambito affinché ritrovi pregio, nel senso sostanziale di qualità della vita.

  • La lite, le sprangate, l’agguato al bar. Ieri i primi testimoni dell’accusa per il delitto di Franco Mancuso

    La lite, le sprangate, l’agguato al bar. Ieri i primi testimoni dell’accusa per il delitto di Franco Mancuso

    «Stavano giocando a carte quando da una porta carraia sul retro, che immetteva direttamente sul cortile interno, arrivò un uomo robusto, con un casco integrale in testa e occhiali da sole. Esplose tre o quattro colpi poi scappò, scivolando. E in quel momento i presenti notarono che indossava dei mocassini senza calze». Quegli stessi mocassini che i carabinieri della stazione di Lomazzo, nel corso delle indagini, videro ripresi dalle telecamere di sicurezza del comune di Cadorago, ai piedi del killer che stava raggiungendo in moto il bar “Arcobaleno” di Bulgorello per uccidere Franco Mancuso. Era l’8 agosto del 2008. Il killer venne immortalato alle 17.27 ancora a Cadorago, poi alle 17.29 a Bulgorello. Alle 17.31 si allontanava in direzione di Socco. Mancuso è già a terra, colpito da più colpi di pistola, inutilmente soccorso dal 118. Ieri, in tribunale a Como, si è tenuta la seconda udienza di fronte alla Corte d’Assise, la prima con i testimoni a deporre. Si è partiti dagli uomini delle forze dell’ordine – i carabinieri – che condussero le indagini, poi passate dalla Procura di Como (pm Simone Pizzotti) alla Dda di Milano. «Emerse subito che non era un omicidio come un altro – ha testimoniato l’ex comandante del Nucleo Investigativo – Avvenne davanti a tutti, in pieno giorno, con altri clienti presenti». Già, i clienti. Erano in undici all’interno del bar, senza contare i titolari dell’esercizio. Sette ad un tavolo, dove si trovava Mancuso, «seduto per primo sulla destra appena usciti dalla porta che dava sul cortiletto interno». Con lui altri amici, alcuni incensurati, altri ben noti alle forze di polizia, «calabresi, con trascorsi giudiziari di un certo livello, alcuni già condannati per mafia».

    Eppure non fu quella l’unica via intrapresa nel corso delle indagini. Anche perché la vittima, 35 anni, autotrasportatore residente con la famiglia a Caslino al Piano, «era molto litigioso, e beveva spesso». Non mancarono insomma, in quei giorni, segnalazioni di dissidi. Ma una trovava tutti d’accordo nell’essere quella più importante di tutti, tanto che «in paese se ne parlava». Era la lite di fine maggio 2008 con Bartolomeo Iaconis, nato a Giffone, Reggio Calabria, 60 anni fa. Gestiva con la famiglia alcuni bar. E proprio in un suo bar era avvenuto il primo violento litigio con Mancuso. «Avvenne all’orario di chiusura – ha ricordato ieri un inquirente – Mancuso voleva da bere, Iaconis non voleva servirlo. Litigarono e lo buttò fuori dal locale. Mancuso si allontanò, prese una spranga e danneggiò l’auto di Iaconis». Poco tempo dopo i due si ritrovarono di nuovo di fronte, in una carrozzeria. «E litigarono di nuovo in modo violento». Per la Procura, questo sgarro sarebbe alla base dell’omicidio, maturato in un ambiente vicino alla malavita organizzata di stampo calabrese. Iaconis, per l’accusa, sarebbe il mandante. Luciano Rullo, 51enne di Como, l’esecutore materiale. Il bar Arcobaleno, quel giorno, era pieno di gente. «Ma dalle sommarie informazioni raccolte emerse ben poco», hanno raccontato in aula i carabinieri. Come del resto «nessuno denunciò la lite di maggio, e l’auto presa a sprangate». Però Mancuso si sentiva in pericolo, questo almeno ritengono gli inquirenti: «A noi risultava che potesse avere una pistola per difendersi alle minacce – ha testimoniato il vice comandante della stazione di Lomazzo – Facemmo due perquisizioni, trovammo i proiettili ma non la pistola». I sospetti – insomma – c’erano già su possibili coinvolgimenti per l’omicidio del 35enne. Poi, una sera di qualche tempo dopo, la prima svolta: «Eravamo in servizio a Rovellasca nell’ambito di una attività contro lo spaccio – ha ricordato il militare – Una fonte confidenziale molto fidata si avvicinò per riferire notizie sul delitto Mancuso. Ci disse che l’esecutore era stato Rullo, il mandante Iaconis». La Corte d’Assise proseguirà tra quindici giorni.

  • Incidente a Vertemate: ancora grave il 16enne

    Incidente a Vertemate: ancora grave il 16enne

    È ancora ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo il ragazzino di 16 anni coinvolto domenica in un incidente stradale a Vertemate con Minoprio. La prognosi resta riservata. Sulla dinamica dell’incidente sono in corso gli accertamenti dei carabinieri della compagnia di Cantù, intervenuti dopo lo scontro. L’incidente è avvenuto attorno alle 11.30 a Vertemate, all’incrocio tra le vie Canturino e Isonzo. Il 16enne, che viaggiava in sella alla sua moto, per cause non ancora chiarite si è scontrato frontalmente con una macchina sulla quale viaggiavano un uomo e una donna con un bambino di 12 anni. Un impatto violento. Il giovane motociclista ha riportato ferite e traumi purtroppo molto seri. Subito soccorso, è stato trasportato a bordo dell’elicottero del 118 all’ospedale di Bergamo. Sotto shock ma illesi i tre occupanti della vettura coinvolta.

  • Il fotografo Galimberti protagonista alle Gallerie d’Italia

    Il fotografo Galimberti protagonista alle Gallerie d’Italia

    Dal 20 novembre al 12 gennaio le Gallerie d’Italia-Piazza Scala, sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano, ospiteranno uno speciale progetto di Maurizio Galimberti, fotografo–ritrattista comasco di fama internazionale, con una trentennale esperienza nel mondo della fotografia, nominato “instant artist” per il suo utilizzo artistico della Polaroid e lo straordinario uso del “Mosaico Fotografico”, con il quale ha ritratto numerosi volti noti nel mondo del cinema, dell’arte e della cultura. Il progetto in mostra, curato da Denis Curti, è dedicato al capolavoro di Leonardo e realizzato in occasione dei 500 anni dalla morte del genio toscano e dei 180 anni dalla nascita della fotografia.

  • Il ciclismo piange Raymond Poulidor, scomparso a 83 anni. Salì due volte sul podio allo stadio Sinigaglia

    Il ciclismo piange Raymond Poulidor, scomparso a 83 anni. Salì due volte sul podio allo stadio Sinigaglia

    Ciclismo in lutto per la scomparsa di Raymond Poulidor, morto all’età di 83 anni. Poulidor è stato uno dei corridori francesi più popolari: non ha mai vinto un Tour de France, ma è salito per ben otto volte sul podio alla “Grande Boucle” (tre secondi posti e cinque terzi). Conquistò una Milano-Sanremo, una Freccia Vallone e una Vuelta di Spagna.

    La sua è stata una carriera caratterizzata da tanti piazzamenti importanti, al punto che era stato soprannominato “l’eterno secondo” per il fatto di essere arrivato spesso vicino a successi senza raggiungere l’obiettivo. Il suo rivale numero uno fu l’altro transalpino Jacques Anquetil.

    Una sorte che gli è capitata anche al Giro di Lombardia del 1966 e del 1967, terminato a Como, sulla pista dello stadio Sinigaglia. In entrambi i casi Poulidor concluse terzo. Nel 1966, nella foto, in volata fu superato da Felice Gimondi ed Eddy Merckx. Nel 1967 trionfò Franco Bitossi, andato in fuga; poi, al 31”, gli inseguitori furono regolati da Felice Gimondi e, appunto, da Raymond Poulidor.

  • I temi della serie A questa sera a “Il barbiere” su Espansione Tv

    I temi della serie A questa sera a “Il barbiere” su Espansione Tv

    Un turno di campionato che ha regalato una lunga serie di spunti interessanti che saranno come sempre al centro dell’attenzione questa sera nella trasmissione di Espansione Tv “Il barbiere”, con Furio Fedele e Melissa Mascetti, in onda dalle 21.20. Gli appassionati di calcio potranno intervenire in diretta chiamando il numero 031.33.00.655 o mandando un messaggio con WhatsApp al 335.70.84.396. I temi di discussioni riguarderanno le vicende più calde della serie A: la vittoria della Juventus con Cristiano Ronaldo furioso per la sostituzione ordinata da Sarri; la pesante situazione del Milan che è relegato nella parte bassa della classifica; le polemiche che riguardano il Napoli, con la possibile “epurazione” di Mertens e Callejon; la grintosa vittoria dell’Inter con un coriaceo Verona.

  • “Giustizia alternativa”, incontro all’Insubria con il professor Luiso

    “Giustizia alternativa”, incontro all’Insubria con il professor Luiso

    Un ospite speciale all’Università dell’Insubria: Francesco Paolo Luiso, già ordinario di diritto processuale civile all’Università di Pisa e Accademico dei Lincei, è il protagonista della «lettura annuale» del Cesgrem, Centro studi sulla giustizia riparativa e la mediazione, in programma giovedì 14 novembre alle 11 nell’aula magna del Chiostro di Sant’Abbondio, a Como. Luiso tiene una lezione aperta al pubblico   su «Giustizia alternativa e alternativa alla giustizia», occasione per riflettere su un tema di grande attualità per cittadini, imprese e istituzioni: gli strumenti di risoluzione delle controversie alternativi al ricorso alla giurisdizione, con una valutazione ad ampio raggio dei vantaggi e delle opportunità di tali strumenti, ma anche dei limiti a cui essi sono inevitabilmente soggetti. Luiso è anche autore di quattro monografie e di circa trecento lavori minori, nonché dei cinque volumi del manuale «Diritto processuale civile», giunto alla decima edizione, e del manuale «Istituzioni di diritto processuale civile», alla quinta edizione. Avvocato dal 1982, è iscritto all’albo delle giurisdizioni superiori; esercita la professione in Lucca. Il Cesgrem, nato nell’ambito del Dipartimento di Diritto, economia e ulture dell’Insubria, ha per scopo favorire la ricerca, la formazione e la diffusione di conoscenze nelle materie di cui si occupa, e creare anche occasioni di confronto con la società civile e le istituzioni, come la «lettura annuale». Lo dirige Grazia Mannozzi, ordinario di Diritto penale e docente di Giustizia riparativa e mediazione dell’ateneo.

  • Giovane molestata e chiusa in una doccia: imputati faranno lavori di pubblica utilità

    Giovane molestata e chiusa in una doccia: imputati faranno lavori di pubblica utilità

    Avevano costretto una ragazza 16enne a subire atti sessuali. La giovane, all’interno di una casa di Cantù in compagnia di altre amiche, era stata molestata da cinque giovani, tre maggiorenni e due minorenni, chiusa dentro a una doccia, palpeggiata, poi buttata sul letto e di nuovo toccata nelle parti intime. Per quella brutta vicenda che risale a un anno e mezzo fa (era il 14 luglio del 2018) il fascicolo è stato diviso in due parti, a seconda della maggiore età o meno dei protagonisti poi rintracciati e arrestati dai carabinieri dopo una indagine condotta dalla caserma di Rebbio. E ieri, in Tribunale a Como, i maggiorenni hanno definito la loro pena patteggiando due anni con la sospensione condizionata all’effettuazione di lavori di pubblica utilità, richiesta che era stata avanzata dagli avvocati Pierpaolo Livio, Daniela Danieli e Patrizia Chippari. Secondo il pm Giuseppe Rose – che ha curato il fascicolo – avrebbero giocato tutti «un proprio ruolo» in quanto successo.

  • Ecco i tesori d’arte sacra dei migranti comaschi

    Ecco i tesori d’arte sacra dei migranti comaschi

    Lario, storica terra di emigrazioni con importanti eredità. Il 15 e 16 novembre prossimi il Sistema Museale della Diocesi di Como e la Fondazione Centro studi “Nicolò Rusca”, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura di Como, organizzano un convegno internazionale sull’arte degli emigranti nella Diocesi di Como. Una presenza significativa all’interno del patrimonio artistico dell’antico territorio diocesano sono infatti i donativi di opere d’arte inviate da coloro che abbandonavano la patria e si trasferivano nei principali centri italiani ed europei alla ricerca di opportunità professionali. Questi donativi sono stati il tramite per la diffusione di particolari devozioni e iconografie, specchio di scambi e relazioni culturali. Il convegno sarà in due sessioni, una storica, per meglio contestualizzare il fenomeno, e una storico-artistica dedicata a fatti rappresentativi del territorio, scelti nei vari ambiti della pittura, della scultura, dell’oreficeria e dei tessili. Il 15, dalle 9.30 alla Fondazione Centro Studi “Nicolò Rusca”in via Baserga 81, Sala Giuseppe Re, parlerà ad esempio di “Migrazioni e montagne lombarde in Età moderna: peculiarità e uniformità territoriali, continuità e mutamenti temporali” lo studioso Guglielmo Scaramellini che terrà anche una relazione su “Emigrazione dalla Valchiavenna in Italia e in Europa (secoli XVI-XIX)”. Simonetta Coppa parlerà de “I tesori degli emigranti nell’arco alpino occidentale. Lo stato degli studi e alcune considerazione di metodo”. Il 16 dalle 9.30 il convegno si sposterà nella Pinacoteca di via Armando Diaz 84 a Como. Tra gli interventi, “Le oreficerie palermitane sei e settecentesche degli emigrati di Stazzona” di Rita Pellegrini, recente curatrice della mostra sui calici del Duomo di Como, mentre di “Emigrazione e committenza: il caso del Sacro Monte di Ossuccio” (nella foto) parlerà Paolo Vanoli. Ingresso libero, informazioni e programma completo su www.centrorusca.it.