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  • Omicidio Mancuso a Bulgorello: la svolta arriva dopo 10 anni. Due arresti

    Omicidio Mancuso a Bulgorello: la svolta arriva dopo 10 anni. Due arresti

    Il mandante e l’esecutore materiale. Dieci anni dopo l’omicidio di Franco Mancuso, autotrasportatore di 35 anni freddato con tre colpi di pistola in un bar di Bulgorello, frazione di Cadorago, all’alba di ieri i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per due persone accusate di essere i responsabili di quel delitto. Un’esecuzione di ’ndrangheta, secondo gli inquirenti, che sono certi ora di aver chiuso il cerchio, accertando anche il movente dell’assassinio, una punizione per uno sgarbo fatto dalla vittima a uno degli arrestati. L’operazione delle forze dell’ordine è scattata alle prime ore del mattino di ieri. I carabinieri del reparto operativo e del comando provinciale di Como hanno eseguito un’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano su richiesta della direzione distrettuale antimafia.I destinatari sono Bartolomeo Iaconis, 60 anni, originario di Giffone, in provincia di Reggio Calabria, già condannato per associazione di tipo mafioso e considerato uno degli esponenti di spicco del Locale di ’ndrangheta di Fino Mornasco e Luciano Rullo, comasco di 51 anni.Per l’accusa, Iaconis è il mandante del delitto e Rullo l’esecutore materiale.Il killer, come fanno sapere i carabinieri «era legato al mandante da datati rapporti di frequentazione e di solidarietà criminale».Franco Mancuso, padre di tre figli, residente con la famiglia a Caslino al Piano, era stato ucciso in pieno giorno, l’8 agosto 2008, mentre era seduto al tavolino del bar Arcobaleno e stava giocando a carte con alcuni amici.Un’esecuzione, con modalità tipiche di un agguato mafioso, che aveva sconvolto la comunità locale.Le indagini del reparto anticrimine di Milano, basate anche sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, hanno permesso di individuare il mandante e l’esecutore e di accertare il movente del delitto.Mancuso, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti aveva osato offendere pubblicamente, durante una lite, Bartolomeo Iaconis. Uno sgarro pagato con la vita.

  • Omar Pedrini a tutto campo fra musica,  gli anni passati in Brianza e il calcio con il ricordo di Borgonovo

    Omar Pedrini a tutto campo fra musica, gli anni passati in Brianza e il calcio con il ricordo di Borgonovo

    Un incontro piacevole, con l’alternanza di brani scelti dal suo libro biografico, “Cane sciolto”, l’esecuzione di qualche suo brano e il racconto di aneddoti e curiosità sulla sua carriera nel mondo della musica. E’ stato un Omar Pedrini a tutto campo, quello che ha partecipato ad un riuscito e applaudito incontro alla Fiera del Libro, ieri sera in piazza Cavour. “Per me è un po’ come tornare a casa – ha detto – visto che in passato ho vissuto per anni a Cantù e a Mariano Comense” riferendosi al periodo in cui era unito sentimentalmente con la conduttrice Elenoire Casalegno. Il cantante ha anche annunciato che presto uscirà un disco  dedicato ai tre decenni di vita dei Timoria, il gruppo che lo ha lanciato e fatto conoscere. Al termine non sono mancate le richieste di autografi e di foto con i suoi ammiratori di tutte le età.

    Lo stesso Pedrini al termine dell’incontro ha raccontato ai fans che si sono fermati con lui qualche aneddoto calcistico, da tifoso del Brescia, la squadra della sua città. “Mi ricordo quando sono venuto a vedere Como-Brescia nella stagione di serie B 1989-1990, partita che terminò 0-0. Io ne vidi solo una parte , visto che ci fu qualche problema con la polizia. Ma, al di là di questo, l’immagine più bella di questi confronti è quella degli stadi tutti biancoazzurri, visto che Como e Brescia hanno gli stessi colori”. Poi un ricordo dedicato a Stefano Borgonovo: “L’ho conosciuto nell’anno in cui ha giocato nel Brescia (era il torneo 1994-1995,ndr). Una grande persona: aveva il Como nel cuore. Mi aveva detto che gli sarebbe piaciuto tornare sul Lario  a fine carriera per vincere con la squadra azzurra. La voleva rivedere nei campionati maggiori. Poi ha iniziato ad allenare nel settore giovanile e sono sicuro che gli sarebbe piaciuto arrivare alla prima squadra per ottenere risultati importanti. Poi, purtroppo, sappiamo quello che è successo: eravamo amici e andavo a trovarlo a Giussano quando era ammalato”.

  • Omaggio all’artista Mimmo Rotella al Broletto

    Omaggio all’artista Mimmo Rotella al Broletto

    Omaggio a Mimmo Rotella dal 13 al 21 ottobre al Palazzo del Broletto in piazza Duomo, a Como. Nel centenario della nascita, un allestimento a cura dell’architetto Francesco Murano, celebrerà  il grande artista con un’opera esposta a Como nel 2005, in occasione di una mostra che vide l’ultima presenza in pubblico del maestro prima della sua scomparsa.

    Mimmo Rotella (Catanzaro, 7.10.1918-Milano, 8.01.2006) è considerato una delle figure più significative del panorama artistico della seconda metà del XX secolo. La sua ricerca si snoda dalle esperienze informali degli anni ’50, alla relazione con ilNouveau Réalismedi Pierre Restany, alle tangenze con la Pop Art. Sono numerose le inziative in corso per celebrarne il centenario della nascita, tra le quali imminente è la grande retrospettivaMimmo Rotella Manifestoche si inaugura a Roma alla Galleria Nazionale il 30 ottobre.

    Anche nella nostra città, grazie alla collaborazione del Comune di Como-Assessorato alla Cultura, si rende omaggio al grande maestro con un’ esposizione a lui dedicata, curata da Francesco Murano, architetto, docente elight designer, che conserva di Rotella il ricordo di un amico:

    “A Roma, nel 2011 a Palazzo Cipolla, ho illuminato anche le opere di Mimmo Rotella presenti nella mostra “Gli irripetibili anni 60” curata da Luca Massimo Barbero – ricorda Murano -. Ogni volta che do luce ad un’opera entro in contatto con l’artista che l’ha realizzata, un contatto ovviamente mediato dal capolavoro che ho davanti; ma Mimmo Rotella, però, lo conoscevo di persona…Lo conoscevo per via dell’amicizia di Marcello Sèstito: con lui e Pierre Restany avevo trascorso parecchie serate… Proprio insieme a Marcello, nel 1987 a Spinetta Marengo vidi per la prima volta la grande sovrapittura intitolataI luoghi dell’industria, agganciata all’ingresso della casa che Sèstito aveva progettato per la firma del trattato che i Nobel della chimica sottoscrissero allora, impegnandosi a non svolgere più ricerche belliche.

    Mi innamorai subito di quel grande telo che poi riuscimmo ad avere insieme ai provini a contatto che mostrano Mimmo Rotella mentre realizza la sovrapittura. Ricordo la felicità che provai, anni più tardi, quando qui a Como vidi insieme l’artista e l’opera: fu nel maggio del 2005, in occasione della mostra che a Mimmo dedicò la galleria Comoarte. Non potevamo sapere che quella sarebbe stata la sua ultima apparizione in pubblico, in Italia, prima della sua scomparsa pochi mesi dopo”.

    E proprio questa opera,I luoghi dell’industria(decollage con sopvrapittura, 1988, cm 377 x cm 372.Archivio Fondazione Mimmo Rotella n°0668 SP988/000), sarà di nuovo protagonista nell’allestimento al Broletto, intitolato appunto “Omaggio a Mimmo Rotella”.

    Nella splendida sede del Broletto, il grande telo di questa sovrapittura di Rotella rinasce ora grazie all’intervento di lighting di Murano, accompagnata dalle immagni che mostrano l’artista in azione e dalla voce narrante dello stesso Mimmo Rotella, che recita alcune della sue poesie fonetiche.

    “Un mio omaggio a Mimmo Rotella che diviene parte attiva di un racconto corale, spaziale, visivo, sonoro e poetico dedicato ad un amico e a un maestro, passato per Como e che ora vi ritorna, idealmente, con questa mostra”, conclude Murano.

  • Omaggio a Volta dal Museo della Seta al parco tecnologico di Lomazzo

    Omaggio a Volta dal Museo della Seta al parco tecnologico di Lomazzo

    Passeggiata culturale dal Museo della Seta di Como al villaggio operaio di Lomazzo sabato 1 settembre dalle 14.

    La quarta iniziativa del ciclo “Sulle orme di Volta 2”, promosso da Fondazione Alessandro Volta con l’associazione Sentiero dei Sogni, porterà da Como a Lomazzo, seguendo il filo che lega l’inventore della pila con il mondo del tessile lariano e l’innovazione. Si partirà dal Museo della Seta di Como in via Castelnuovo 9 (foto), dove sono conservati diversi cimeli legati alle celebrazioni voltiane del 1899 e del 1927, per raggiungere (in treno) l’ex cotonificio a Lomazzo, oggi sede di ComoNExT – Innovation Hub. Ritrovo sabato 1 settembre alle ore 14 al Museo della Seta di Como (via Castelnuovo 9), 100 posti disponibili. Biglietto per la tratta di Trenord Como-Lomazzo (5 euro andata e ritorno) a carico dei partecipanti.

  • Oltrona, tragico scontro con un camion, muore motociclista

    Oltrona, tragico scontro con un camion, muore motociclista

    Ancora sangue sulle strade della provincia di Como. Un tragico incidente è avvenuto questa mattina a Oltrona San Mamette. Uno scontro tra una moto e un’autocisterna, che non ha lasciato scampo al motociclista.

    L’incidente si è verificato poco dopo le 11.30 sulla Lomazzo-Bizzarone. Nell’impatto ha perso la vita il centauro, un uomo di 49 anni. Portato al Sant’Anna con ferite lievi l’autista del camion, un 51enne.Sono in fase di accertamento cause e dinamica del sinistro. Sul posto sono intervenute l’ambulanza del Sos di Appiano e l’automedica del 118. Per il centauro non c’era già più nulla da fare. Presenti anche i carabinieri di Cantù e di Appiano Gentile.

    I vigili del fuoco hanno infine fatto verifiche su eventuali sversamenti dal serbatoio dell’autocisterna e messo in sicurezza la carreggiata.

    Il dramma di oggi conferma il tragico autunno sulle strade. A fine ottobre il territorio aveva registrato ben tre lutti. Proprio a Oltrona San Mamette era stata investita e uccisa una donna di 32 anni, Michela Russo, di Arcisate, travolta sulla Lomazzo Bizzarone. Un morto anche sulla Regina, a Gravedona, un pensionato travolto da un’auto.

    Un drammatico incidente in moto, in Toscana, aveva strappato la vita invece a Roberto Draghi, 54 anni, presidente del Moto Club Galliano Cantù, che stava partecipando a un raduno con altri appassionati.Dopo un problema alla sua moto, era salito sulla due ruote di un amico.

    La lunga scia di sangue era proseguita in novembre, con la scomparsa di un 72enne di Lezzeno finito fuoristrada con l’auto e di un 44enne, Davide Balossi, ucciso nello scontro con un camion a Sorico. L’ultimo decesso in ordine cronologico era stato invece quello dell’architetto e docente, Daniela Porta di Cavallasca, 48 anni, vittima di un incidente il 14 di novembre, mentre era in moto con il marito.

  • Olindo Romano, la nuova intervista tv. «Non credo di morire in carcere»

    Olindo Romano, la nuova intervista tv. «Non credo di morire in carcere»

    Si sono tornati ad accendere i riflettori su Olindo Romano, l’omicida di Erba, condannato per la strage dell’11 dicembre 2006, in via definitiva, insieme con la moglie Rosa Bazzi per quattro omicidi. “Quarto Grado”, il programma di Retequattro ha trasmesso una lunga intervista esclusiva con Olindo Romano, realizzata in presa diretta, al telefono dal carcere di Opera, dal conduttore, il giornalista Gianluigi Nuzzi. L’ex netturbino risponde su tutto.A volte lucido, altre invece più confuso, si limita a chiedere ai giudici “di andare in profondità”.Ecco alcuni stralci dell’intervista, con le domande di Nuzzi.Morirà dietro le sbarre?«No, penso di no. Penso che riusciremo a uscire».Qual è la chiave che potrebbe aprire la sua cella?«Di preciso non saprei dire quale sia la chiave. Però penso che bisognerebbe partire dall’analisi dei reperti rimasti. Sarebbe un buon inizio».Alcuni giudici però hanno detto che l’analisi di quei reperti non può cambiare la storia di questo processo.«Fino a quando non saranno analizzati questo non si può sapere».Dopo 13 anni continua a essere sotto i riflettori. È giusto così o vorrebbe essere dimenticato dai media?«Non saprei dire. Da una parte va bene così, non so come sarebbe se non ne parlassero. Però le cose vanno così e lasciamole andare così».Perché il pubblico di “Quarto Grado” dovrebbe credere che lei e sua moglie avete subito un’ingiustizia?«È un po’ difficile da spiegare. Comunque, basta andare a rivedere tutti i fascicoli e vedere come si è svolta la storia e si capisce».Secondo lei chi ha sbagliato in questa storia?«Mi sa che siamo in tanti ad avere sbagliato in questa storia. Degli errori li ho fatti anche io, logicamente. Se no, non sarei qui».Quindi il suo errore è stato confessare?«Sì, quello è stato un errore. Ma è stato tutto un insieme di cose».Dedica mai qualche preghiera per le vittime?«Sì, ogni tanto prego. Anche per me».Sfogliando la sua Bibbia che aveva in cella, c’erano delle frasi di colpevolezza. E queste frasi scritte da un cattolico, sulla Bibbia, hanno un valore profondo. Non crede?«Beh, bisogna vedere l’interpretazione che ciascuno gli attribuisce. Io usavo la Bibbia per scrivere ma più che altro la usavo per passare il tempo. Avevo la Bibbia e ci ho scritto sopra».Lei e Rosa avete dato molti particolari della dinamica dell’omicidio. Come facevate a conoscerli?«Li sapevamo tramite i giornali e tramite le cose che vedevamo e leggevamo. E per quello che ci hanno detto».E sull’arma usata? Non c’erano le fotografie, come facevate a conoscerla?«Non glielo so dire».E la macchia di sangue trovata sul battente dell’automobile?«L’ha portata qualcuno che è salito sull’auto».No, perché il consulente ha detto che è una macchia di sangue pura, che è stata portata da contatto diretto e non da qualche operatore delle forze di polizia.«Adesso questo non me lo ricordo più. Non so se fosse una macchia pura o no ma non so proprio come sia potuta finire lì».Quando è stata l’ultima volta che ha visto Rosa?«Settimana scorsa. È andata bene, abbiamo avuto sempre il solito colloquio di un’ora. Non è vero che siamo in crisi e che abbiamo litigato, siamo ancora insieme. Siamo legati dall’amore».Vuole fare un appello ai giudici, professando la sua innocenza?«Un appello non serve perché i 26 giudici che ci hanno condannato sono rimasti sempre in superficie, senza andare a scavare in fondo. Ogni giudice seguiva l’altro. Quindi quello che mi auguro è trovare un giudice che si metta lì e ricominci tutto da capo. Vorrei un colpo di fortuna, fare un appello non so quanto possa servire».

  • Olgiate, auto ribaltata, ferito un 40enne

    Olgiate, auto ribaltata, ferito un 40enne

    Un 40enne è rimasto ferito questa mattina in un incidente stradale. L’uomo era alla guida della sua auto, un’Audi lungo la centrale via Della Repubblica, quando il veicolo si è ribaltato.

    Le cause dell’incidente sono al vaglio delle forze dell’ordine, così come l’eventuale coinvolgimento nel sinistro di altri fattori e mezzi.

    L’uomo è stato portato all’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia in codice giallo da un’ambulanza del Sos di Malnate.

    Per liberare il ferito dall’auto e riportare il veicolo sulle sue ruote è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco.

  • Oggi l’assegnazione dei migranti della Diciotti

    Oggi l’assegnazione dei migranti della Diciotti

    La Caritas di Como interviene anche sui senzatetto: «Serve una soluzione»

    È attesa per oggi la comunicazione alla Caritas di Como sul numero di migranti sbarcati a Catania dalla nave “Diciotti” dopo un lungo braccio di ferro tra il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e l’Unione Europea.

    La Diocesi di Como, attraverso la Caritas, ha dato disponibilità per accogliere tre dei poco più di cento giovani somali ed eritrei attualmente ospitati dalla struttura “Auxilium” della Cei, ad Ariccia (Roma). Proprio la Conferenza episcopale italiana ha stretto un accordo con il Ministero per farsi carico dell’accoglienza dei migranti della Diciotti.

    «Abbiamo presentato richiesta insieme alle altre Diocesi (una trentina) – spiega il direttore della Caritas diocesana, Roberto Bernasconi – Il termine per le assegnazioni scatta domani (oggi per chi legge ndr). C’è stata una bella e grande disponibilità, un’offerta maggiore del fabbisogno di ospitalità».

    Bernasconi tocca anche l’altro argomento caldo del momento, ovvero la presenza dei senzatetto tra San Francesco e il Tribunale.«Si tratta di un problema importante e anche noi stiamo facendo alcune considerazioni – spiega Bernasconi – È vero che non ci si può sostituire alle istituzioni, ma diamo la nostra disponibilità ad affrontare la questione con il Comune, in un incontro che si potrebbe svolgere già nei prossimi giorni».

    Quella sotto i portici di San Francesco, senza alcun servizio essenziale, non è insomma un’accoglienza sostenibile. «Ripeto, si tratta di una situazione complessa – dice sempre Bernasconi – Tante volte non basta la voglia di dare una mano. È sempre più significativo comprendere il tipo di aiuto che si deve dare a queste persone. Si tratta di situazioni che si possono incancrenire anche in modo pericoloso. Chi viene aiutato arriva a perdere la volontà di uscire da questa situazione. Per sopravvivere a volte basta un minimo, una protezione e qualcosa da mangiare. Si tratta di un diritto di tutti, ma così va a finire che nessuno ha più la spinta per prendere in mano la sua vita».

    Aiutare dunque, ma con la volontà di rispettare la dignità delle persone a cui si tende la mano.E anche chi dorme e bivacca tra l’ex chiesa di San Francesco e il Tribunale c’è questa esigenza: «Hanno perso la voglia di lottare e di uscire da questa situazione – dice ancora Roberto Bernasconi – siamo a un vero e proprio bivio, anche loro devono fare un passo, con tutta la diffidenza che ci può essere. Con l’inverno verranno riallestite tutte le strutture dell’Emergenza Freddo, questo è già sicuro, ma la situazione da risolvere è adesso, è ora. Nei prossimi giorni ci metteremo a un tavolo con le istituzioni per affrontare questo problema, di non facile soluzione», conclude il direttore della Caritas lariana.

  • Oggi ad ascoltare sono solo telefoni e auto

    Oggi ad ascoltare sono solo telefoni e auto

    di Agostino Clerici

    La comunicazione è la cifra del nostro mondo. Eppure la malattia sociale più diffusa oggi è una sorta di sordomutismo di ritorno. Diventando adulti, cioè, si perde poco a poco quella qualità che contraddistingue l’uomo: la parola. Mi direte: ma se il mondo è un vociare unico, una babele di suoni che s’intrecciano e si sovrappongono! Esatto, proprio così. Manca la parola, ovvero quella dinamica dialogica in cui il parlare ha bisogno dell’ascoltare. Nell’itinerario educativo si spendono molte risorse per insegnare a parlare (magari in più di una lingua) ma si ha poca attenzione alla pedagogia dell’ascolto. E i risultati si vedono. Basta assistere ad uno dei tanti talk-show televisivi (con qualche eccezione, sia chiaro) per accorgersi che ciascuno dei partecipanti ha da urlare all’altro la sua verità e l’altro lo interrompe quasi subito e urla a sua volta la sua verità e, se anche sta in silenzio, non ascolta per niente, perché, quando l’interlocutore comincia a dire la sua, egli sta già pensando a come e cosa rispondere.

    Si dice che un bambino impara a parlare proprio ascoltando le parole che sente dire dagli altri, a cominciare da quelle pronunciate dalla mamma e dal papà. Se è sordo, fatalmente sarà anche muto. Ma questo sordomutismo è ancora più grave quando, appunto, è una malattia sociale di ritorno, che colpisce persone adulte che non sono state educate all’ascolto. La relazionalità – ovvero la facoltà di entrare in dialogo con gli altri – è una dimensione decisiva per costruire tessuti di umanità. La sua mancata realizzazione nella trama della vita genera personalità isolate, che sono da considerarsi socialmente sordomute, anche se individualmente dotate di un fiume di parole a senso unico.

    Leggevo nei giorni scorsi un articolo che presentava i dati di incremento dell’utilizzo sui telefonini delle app che permettono di registrare e soprattutto di dare comandi vocali evitando la digitazione. Proprio negli stessi giorni ascoltavo la pubblicità di una casa automobilistica che promuoveva il nuovo optional presente sulla sua macchina: la capacità di parlare, rispondendo alla voce e alle domande del guidatore. Paradossale: proprio mentre gli uomini rischiano di perdere la loro vocazione dialogica, ecco che a parlare e ad ascoltare sono strumenti come i telefoni e le automobili.

    Non voglio certo nascondere l’utilità in alcune occasioni di queste applicazioni, ma dà da pensare questo trasferimento agli oggetti della qualità umana per eccellenza dei soggetti. Devo confessare che un certo sviluppo della robotica mi preoccupa. Mi ha impressionato il disegno di un bambino delle elementari che ho visto su una rivista, in cui al posto della cattedra nell’aula scolastica c’era un grande computer parlante, con tanto di occhi e bocca (ma senza orecchi!), il che rendeva inutile la presenza dell’insegnante.  Sarà frutto della fantasia di uno dei nostri piccoli cresciuti a pane e tablet, ma è una prospettiva drammatica. Ancora una volta, però, a segnare la differenza con una voce metallica c’è la ricchezza dell’ascolto che sa rendere la parola umana bella e imprevedibile.

  • Odontoiatria e Giurisprudenza, il Censis premia la didattica dell’Insubria

    Odontoiatria e Giurisprudenza, il Censis premia la didattica dell’Insubria

    Buone notizie per la didattica dell’Università degli Studi dell’Insubria arrivano dallaclassifica annualedel Censis.

    Il corso di Laurea magistrale in Odontoiatria e protesi dentaria, infatti, è risultato il migliore tra tutte le Università d’Italia, totalizzando un punteggio di 99.0 e piazzandosi così primo su 32 corsi di laurea.

    Ottimi risultati anche per il corso di Laurea magistrale in Giurisprudenza, che con il suo punteggio di 88 arriva sesto in Italia (su 48) e primo in Lombardia e per i corsi dell’area socio-politica (che raggruppa, tra l’altro, Scienze del turismo e Scienze della comunicazione) e vede l’Insubria sesta in Italia su 40 e seconda in Lombardia dopo Pavia.

    Infine, spiccano il gruppo linguistico (nel quale rientra anche Mediazione linguistica) con un 12.esimo posto su 41 (terzo in Lombardia) e il gruppo scientifico (nel quale rientrano anche le scienze e tecnologie fisiche, informatiche e matematiche) che vede l’Insubria al 15° posto su 41 e al secondo in Lombardia.