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  • I presunti casi di lavoro nero nelle casette della Città dei Balocchi

    I presunti casi di lavoro nero nelle casette della Città dei Balocchi

    In attesa di verifiche, si prepara un codice etico

    «Ad oggi nulla ci è stato comunicato su eventuali accertamenti dell’autorità giudiziaria. Se dovesse cambiare qualcosa saremo in prima linea, pronti a fare la nostra parte per intervenire».

    La dichiarazione preliminare, ieri sera in consiglio comunale, è dell’assessore al Commercio Marco Butti in risposta a una richiesta di chiarimenti del capogruppo del Pd Stefano Fanetti su presunti casi di lavoro nero nelle casette della Città dei Balocchi.

    «Il Consorzio – spiega Butti – ha fatto delle verifiche tra gli stand per capire che cosa potesse essere successo e comunque, in attesa di eventuali sviluppi da parte degli organi giudiziari, si è impegnato per il prossimo anno – scelta da me condivisa – a realizzare e far sottoscrivere agli espositori un codice etico». Il tutto era nato dalla segnalazione di alcuni giovani al lavoro nelle casette, che avevano raccontato di presunti episodi di lavoro nero e sfruttamento di manodopera a basso costo.

  • I partiti non sono mutande

    I partiti non sono mutande

    di Mario Rapisarda

    C’era una volta, nella Prima Repubblica, la corrente. E cioè una sorta di piccolo schieramento all’interno del partito stesso. Tutti, grandi e piccoli, avevano le loro correnti. In particolare la Democrazia Cristiana, la forza più imponente a quel tempo, era il simbolo di queste suddivisioni interne, che portavano anche alla spartizione del potere (da destra a sinistra, nessuno escluso). Ma erano, prima di tutto, luoghi di pensiero. Per questo nascevano: rappresentavano ideologie e idealità, al netto di tutto quello che ha poi imputridito la politica nel corso degli anni. Comunque la si pensi, però, hanno contribuito a far nascere intelligenze e portare avanti ragionamenti, progetti, idee.

    Morti e sepolti quei partiti, una cosa simile si è in qualche modo riproposta nelle forze politiche nate dalle ceneri delle precedenti. Con una specificità, purtroppo, ben diversa: non sono più – almeno nella maggior parte dei casi – correnti di pensiero, ma vere e proprie fazioni.

    Hanno ereditato solo il peggio di quel che c’era prima.

    A Palazzo Cernezzi, oggi, si stanno consumando pesanti lotte tra queste frange. Con un’aggravante: aver trasferito nelle istituzioni, e quindi sulle spalle dei cittadini, tali giochi di poltrone e di potere. Una sorta di Vietnam, di guerra nella boscaglia senza esclusione di colpi. Nulla sembra più contare alcunché. Forza Italia decide di ritirare gli assessori dalla giunta ma garantisce l’appoggio esterno. Uno dei due – Amelia Locatelli – si dimette subito, ma l’altro – Francesco Pettignano – si imbullona alla poltrona già spalmata di colla a presa rapida e lascia a sua volta il partito azzurro.

    Il capogruppo, Antonio Tufano,  lo segue a ruota. Un bailamme totale, insomma. Un caos nel quale, lo abbiamo già scritto domenica e lo ribadiamo, soltanto il sindaco può tentare di mettere ordine imponendo una presa di coscienza collettiva. Dovrebbe sbattere i pugni sul tavolo e fare piazza pulita dei cattivi maestri, dei suggeritori occulti che ammorbano il clima del palazzo e relegarli nelle segrete stanze dei loro partiti. Oppure rimandare tutti a casa e tornare al voto.

    I partiti, a loro volta, devono smettere di usare il Comune capoluogo come camera di compensazione delle loro faide interne e risolvere i problemi lontano dalle istituzioni, dove dovrebbero sedersi donne e uomini eletti dal popolo e non burattini delle segreterie.

    Da ultimo mi permetto un richiamo alla coerenza: da tempo ormai assistiamo nella politica italiana all’andirivieni di persone iscritte a un partito che cambiano schieramento con la stessa frequenza con cui si cambiano le mutande. E questo sta avvenendo (a causa delle faide di cui sopra) con una frequenza imbarazzante anche alle nostre latitudini.

    Ma i partiti, è bene ricordarlo, non sono mutande: se si viene eletti con una forza politica, o lì si resta, oppure si lascia sia lo schieramento sia lo scranno.

    È una questione di serietà. Sempre che tale sostantivo abbia ancora un senso, oggi, in politica.

  • I nuovi totem turistici sollevano il dibattito fra le guide. Gaddi: «Non si leggono»

    I nuovi totem turistici sollevano il dibattito fra le guide. Gaddi: «Non si leggono»

    «Voi siete qui», detto con scritte e cartine bianche su fondo nero. Il Comune di Como l’estate scorsa ha presentato la nuova cartellonistica per il centro. La nuova immagine coordinata da fornire a visitatori e cittadini per orientarsi tra le meraviglie d’arte e storia, i trasporti e i servizi di prima necessità, che è andata a sostituire quella varata dalla giunta Bruni, è stata firmata dall’architetto comasco Sergio Beretta. Non tutte le guide turistiche cittadine sono però d’accordo sull’efficacia dei nuovi totem appena installati nei punti strategici.«Elegantissimi, è indubitabile, ma si leggono poco. E il colore nero crea distacco. E siamo in tanti a pensarla così», dice una guida critica sull’esito finale dell’operazione. Che aggiunge: «Li preferivo nella versione precedente».«I primi criteri della cartellonistica devono essere semplicità e chiarezza, senza usare colori violenti. Questi non parlano a tutti ma a pochi» commenta un’altra guida.Chi ha problemi di vista, aggiungono altri, potrebbe faticare a leggere le scritte piccole in alcune parti dei totem. Un’altra guida, che preferisce l’anonimato, accusa invece i precedenti totem di essere «inguardabili» e «privi di una vera e propria mappa della città», mentre la cartellonistica attuale «fornisce molti particolari ed è l’esito di un lavoro di approfondimento e di ricerca». «C’è stato un grande gioco di squadra – aggiunge – con riunioni e scambi di idee tra il progettista e le associazioni delle guide turistiche, che hanno fornito suggerimenti sulle informazioni essenziali da aggiungere. Chi si lamenta oggi avrebbe dovuto farsi valere mesi fa durante il progetto».Da parte sua l’ex assessore alla Cultura e al Turismo di Como, Sergio Gaddi, artefice delle grandi mostre di Villa Olmo dal 2004 al 2012,commenta icasticamente di fronte a un nuovo totem: «Mamma mia. Non si leggono». Le nuove mappe prevedono percorsi tematici (ad esempio su Razionalismo, spazi espositivi, eredità voltiana, la Como romana).

  • I numeri premiano la truppa di Pashutin: Cantù è la migliore squadra nei rimbalzi

    I numeri premiano la truppa di Pashutin: Cantù è la migliore squadra nei rimbalzi

    Pallacanestro Cantù  al lavoro per le prossime sfide. I brianzoli sono infatti attesi da due trasferte consecutive. Domenica prossima è in programma la gara di Brindisi; il successivo 11 novembre sarà la volta di una “classica” del campionato italiano, in trasferta con la Virtus Bologna.Il ritorno sul parquet amico di Desio nel posticipo di lunedì 19 novembre, quando i canturini riceveranno Desio.Nella domenica successiva, nuova gara fuori casa, con l’impegno di Trieste, il cui orario è stato cambiato per esigenze televisive. Le due formazioni scenderanno in campo alle 12.Cantù, intanto, si gode i suoi ottimi numeri. I tifosi italiani, su un sondaggio promosso dalla LegaBasket, hanno votato Tony Mitchell come migliore giocatore del quarto turno. Un exploit che nella seconda giornata era toccata a Ike Udanoh e nella terza a Davon Jefferson.La squadra non partiva così bene dalla stagione 2013- 2014, quando sulla panchina brianzola sedeva coach Stefano Sacripanti. Al suo fianco, come vicecoach, c’era Nicola Brienza, che ora svolge lo stesso ruolo con Evgeny Pashutin. Quell’anno i brianzoli chiusero al terzo posto in regular season.In questa striscia di vittorie – tre consecutive contro Trento, Cremona e domenica scorsa con Reggio Emilia – il dato a farla da padrona è sicuramente quello relativo ai rimbalzi: 43,5 di media.I biancoblù sono in testa alla classifica dei rimbalzi catturati davanti a Sassari, seconda con 42,5, mentre terza è Cremona, 40,8.La Red October è ben piazzata anche nella graduatoria nei punti realizzati, seconda soltanto all’Olimpia Milano.Tony Mitchell e compagni ne segnano oltre 90 a partita (90,5), contro i 98,8 della squadra campione d’Italia in carica. Cantù meglio di Cremona, Venezia e i prossimi avversari di Brindisi, rispettivamente in terza, quarta e quinta posizione.Ulteriore exploit. Gli uomini di coach Evgeny Pashutin sono nei primi posti del torneo di serie A anche alla voce assist, con 19 a partita. Meglio di Cantù soltanto Venezia (22,3), Avellino (20,3) e Reggio Emilia (19,5).Molto bene anche le statistiche di squadra dall’arco dei tre punti: la Red October si trova in sesta posizione con la percentuale del 38%.

  • I numeri “horror” dei treni ad inizio dicembre: il 75% dei convogli  in ritardo

    I numeri “horror” dei treni ad inizio dicembre: il 75% dei convogli in ritardo

    Tre treni su quattro viaggiano in ritardo (la percentuale è del 75,2%); meno di un treno su cinque arriva in orario (con percentuale, anche in questo caso, del 18,5%); il resto, sono convogli soppressi (6,3%). È questo il bilancio, decisamente poco confortante, dei primi dodici giorni di dicembre sulla linea Chiasso-Como-Milano-Rho.Anche ieri mattina, del resto, non sono mancati disagi per i pendolari comaschi. Ancora una volta a far saltare appuntamenti di lavoro, lezioni universitarie e coincidenze varie, sono stati i ritardi e le cancellazioni dei treni.Il convoglio 25219, partito da Chiasso e diretto a Rho alle 7.17 ha registrato un ritardo di circa mezz’ora. La conseguenza: il convoglio corrispondente, da Rho delle 7.43 diretto oltre confine, è partito con 20 minuti di ritardo.Disagi in parte dovuti ai lavori di potenziamento alle infrastrutture nella stazione di Chiasso e nella tratta ferroviaria tra Chiasso e la stazione Como San Giovanni.Nei primi dodici giorni di dicembre i treni in orario sono stati, come detto, soltanto 79, 322 i convogli in ritardo e 27 quelli soppressi. Per consultare i dati è sufficiente collegarsi al sito trenipendolari.it, inserire alla voce “storico ritardi treni” la linea S11 e scegliere il periodo da analizzare.Dal primo dicembre ad oggi sono stati oltre 2 mila e 500 i minuti di ritardo totali registrati dai treni sulla linea Chiasso-Como-Milano-Rho. Numero, anche questo, poco confortante per chi ogni giorno deve recarsi in stazione. A mobilitarsi contro le politiche di Regione Lombardia sul trasporto ferroviario sono i giovani del Pd lombardo.È previsto per oggi infatti a partire dalle 9.30 un presidio di protesta sotto al palazzo del Pirellone dove sarà chiesto al presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana «un cambiamento di rotta» su quella che hanno definito una «Trenord horror story».

  • I mitici Decibel a Biasca il 31 agosto

    I mitici Decibel a Biasca il 31 agosto

    1974, Milano: in un deposito di pellami quattro ragazzi tra i 15 e i 17 anni passano i pomeriggi a suonare. Silvio Capeccia ed Enrico Ruggeri amano la stessa musica, Lou Reed, Bowie, i Roxy Music. Dopo tre anni, Enrico viene travolto dal ciclone punk e fonda una nuova band che chiama Decibel. Nel 1980 sbarcano nella Città dei Fiori con Contessa, poi inclusa nell’album Vivo da re. Il successo di critica e di pubblico è travolgente ed Enrico continuerà da solo. Ma i ragazzi non si perdono mai di vista, tanto che insieme partecipano all’ultima edizione del Festival di Sanremo con il brano Lettera dal Duca. Enrico Ruggeri e i suoi Decibel saranno in concerto il 31 agosto a Biasca, Canton Ticino, in piazza Centrale.  Inizio concerto alle 21,  prezzo del biglietto in prevendita 32 franchi, prezzo alla cassa serale 39 franchi.Prevendita:biglietteria.ch.

  • Al Dariosauro i migranti e lo scontro tra Lega e sindaci

    Al Dariosauro i migranti e lo scontro tra Lega e sindaci

    Lo scontro tra i sindaci e il ministro dell’Interno sui migranti cresce di ora in ora. Mentre sono già tre le Regioni che hanno deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale contro il decreto Salvini.

    Il tema dei migranti continua a tenere banco. E a dividere l’opinione pubblica.

    Se ne parla stasera alDariosauro, trasmissione condotta dal giornalista delCorriere di ComoDario Campionee in onda suEspansione Tva partire dalle 21.20. Ospite in studio il sindaco leghista di Ceriano Laghetto,Dante Cattaneo.

    Come sempre protagonista sarà il pubblico che potrà intervenire in diretta chiamando il numero031.3300655o inviando messaggiWhatsAppal numero335.7084396. Sui canali social è anche attivo l’hashtag#dariosauro.

  • I live di De Sfroos partono da Lecco

    I live di De Sfroos partono da Lecco

    Sabato 29 dicembre ripartirà il viaggio live del cantautore e scrittore Davide Van De Sfroos (foto): sarà in concerto al Teatro Cenacolo Francescano di Lecco per la prima data del “Tour de nocc”, il nuovo tour teatrale che vedrà in scaletta, oltre ai brani più famosi del suo repertorio in veste totalmente rivisitata, alcune ballate inedite mai eseguite prima. L’artista darà vita ad un grande e unico spettacolo in grado di ricreare una suggestiva atmosfera teatrale notturna con sfumature swing e jazz.

  • I giudici confermano l’assoluzione per gli ex vertici della Ca’ d’Industria

    I giudici confermano l’assoluzione per gli ex vertici della Ca’ d’Industria

    Assolti anche in Appello i quattro imputati, accusati di turbativa d’asta e peculato, per la vicenda della gara per l’assegnazione a un’azienda esterna del servizio di ristorazione della Ca’ d’Industria. Il collegio del Tribunale di Milano ha confermato la sentenza di primo grado – assoluzione per tutti gli imputati – contro la quale aveva presentato ricorso il pubblico ministero Mariano Fadda.Nel processo d’appello, l’accusa ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado e alla richiesta si sono associate le difese. Al termine di una camera di consiglio durata poco più di un’ora è arrivata la sentenza, con l’assoluzione per tutti gli imputati. Ca’ d’Industria si è costituita parte civile. Gli imputati erano accusati di aver sottratto quasi 900mila euro alla Fondazione Ca’ d’Industria nella procedura di gara per l’assegnazione all’esterno della mensa. Servizio finito nelle mani della società milanese Fms. Sotto accusa erano finiti Domenico Pellegrino, ex presidente della casa di riposo, Mario Peloia e Flavia Farina, consiglieri di amministrazione nonché componenti della speciale commissione istituita per valutare le offerte e William Fabbro, amministratore della Fms. Per l’accusa, gli imputati avrebbero favorito la Fms, anche se la società non aveva presentato l’offerta più vantaggiosa. Questa scelta avrebbe portato ad un aumento dei costi per Ca’ d’Industria.Accuse non recepite dai giudici, che hanno assolto gli imputati a Como, in primo grado e ora anche in appello.

  • I genitori “numerati” tornano padre e madre

    I genitori “numerati” tornano padre e madre

    di Agostino Clerici

    Corsi e ricorsi. Anche la fredda burocrazia ha un’anima, una sorta di filosofia o etica di riferimento, che ispira il legislatore. Cambia l’orientamento, si modificano le disposizioni. La questione della firma sui documenti o sui moduli era rimasta ferma per decenni ad una formula, che conosco bene sin dalla mia infanzia: «Firma del padre (o di chi ne fa le veci)». Poi la parola “padre” (con l’aggiunta di “madre”) era stata sostituita con “genitore” (o “genitori”) ed era venuto meno ciò che stava tra parentesi. Ad un certo punto alla formula classica – visto l’evolversi velocissimo dei costumi e delle leggi – ci si vide costretti ad una aggiunta: «Nel caso di genitori separati/divorziati è prevista la firma di entrambi i genitori». Prodromo ad un ulteriore “aggiornamento della terminologia parentale”, con il famoso “genitore 1” e “genitore 2” che tanto ha fatto discutere.

    Proviamo a disquisire sulla parola “genitore”. Essa viene a sostituire i termini “padre” e “madre”, considerati portatori di una chiara (e forse imbarazzante) differenza sessuale, che viene così ridotta ad una mera funzione svolta da due persone, il “genitore 1” e il “genitore 2”. L’etimologia pare a prima vista univoca: “genitore” deriva da un verbo latino (geno) e prima ancora greco (gennao), che indica l’azione del generare, del procreare, del dare la vita, in una accezione biologica. C’è addirittura un termine femminile caduto un po’ in disuso – “genitrice” – che ha lo stesso significato.

    In un senso lato, però, la parola “genitore” va oltre la sfera biologica, identificando una “genitorialità sociale” (concetto e parola che nel vocabolario Treccani entra tra i neologismi solo nel 2008) che allarga la prospettiva sulla conseguenza del generare, che è l’allevare, il crescere, l’educare, il curare, azioni che rientrano, più che nel “dare alla luce”, nel variegato mondo del “dare la luce”. E qui la parola genitore s’avvicina molto al significato che è meglio espresso dai termini “padre” e “madre”, più consoni ad indicare un’azione che si prolunga nel tempo, e non puntuale come l’atto generativo biologico. Ci può essere un padre che non è genitore, magari proprio perché c’è stato un genitore che non ha saputo o voluto essere padre.

    È di questi giorni la notizia che dalla carta d’identità dei minorenni dovrebbe presto sparire la dicitura «genitori», sostituita da «madre» e «padre». Il cambiamento, voluto fortemente dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, è già stato approvato dal ministero della Pubblica amministrazione e da quello dell’Economia e delle finanze e attende il via libera dal Garante della privacy. È vero che, nell’epoca in cui si danno più combinazioni tra donazione di sperma e utero in affitto, 1 e 2 rischiavano di essere troppo pochi per garantire che tutte le possibili genitorialità naturali e sociali entrassero in gioco. È pure vero che “padre” – “madre” suona indubbiamente meglio rispetto all’asettico “genitore 1” – “genitore 2”. Speriamo, però, che tutto non si risolva solo in un cambiamento di vocabolario. Firmare come padre e madre è soprattutto un’assunzione di responsabilità più grande.