La storia – Tra una settimana lo stop di due mesi imposto dal cambio delle carrozzeParla Amatore Albisetti: trent’anni di lavoro tra Brunate e ComoDi quel “trenino” colorato che fa la spola tra Como e Brunate sa tutto. Trent’anni della sua vita coincidono con la vicenda della funicolare. Amatore Albisetti, classe 1945, accetta di ripercorrerne un tratto a una settimana dalla chiusura dell’impianto imposta dalla sostituzione delle due vetture. Da lunedì prossimo al 20 luglio le carrozze non potranno arrampicarsi dalla città alla collina.L’appuntamento è alla stazione d’arrivo, a monte, un pomeriggio di cielo azzurro e sole splendente
. Tutt’intorno c’è aria d’altri tempi. Lo dichiarano anche le panchine scavate nella pietra, dove s’immagina la pausa di generazioni di “viaggiatori” che si sono inerpicati fino qui.Albisetti è tuttora di casa alla funicolare. Il suo linguaggio è semplice, ma le cose che mostra hanno fascino. Dalla cabina di regia, oggi ultramoderna e dotata di nove monitor, il panorama sul lago, proprio di fronte a Borgovico e a Villa Olmo, è mozzafiato. «Ho avuto la fortuna di lavorare a contatto con la natura – dice quest’uomo in pensione da ormai 13 anni – Quando ho iniziato non esisteva lo smog. Se c’era vento – aggiunge scrutando l’orizzonte – si vedevano la Mole di Torino, e il Monte Penice, sopra Piacenza». Coglie sorpresa nello sguardo di chi ascolta e, allora, aggiunge quasi tra sè: «D’inverno, quando sembra che a Como stia piovendo, qui c’è il sole. Davvero. La gente non lo immagina nemmeno».S’improvvisa cicerone e mostra vari tipi di funi («L’attuale – spiega sicuro – ha uno spessore di 40 millimetri»), basamenti, volani. Entriamo nella sala macchine e va diritto al modellino di funicolare, dipinto di fresco. È grigio. Accanto alla carrozza c’è uno scomparto aperto destinato ai bagagli e al conduttore. «Questa era la prima vettura».Scendiamo una scala e siamo nella gola della funicolare, dov’è in funzione l’argano. Due carrozze vanno avanti e indietro trainate da un cavo unico che passa tra due “testate”: una a Como e l’altra a Brunate. Meno di sette minuti per coprire l’intero percorso, oggi come cent’anni fa. Il meccanismo si mette in funzione e il frastuono impedisce di udire. Usciamo. Amatore Albisetti racconta la sua storia. «Ho iniziato come cantoniere. Ogni mattina, alle 4.30, percorrevo a piedi la linea. Verificavo che la fune e lo scambio fossero a posto. Che gli anelli non fossero consumati. Mezz’ora di cammino, in discesa, qualsiasi tempo facesse, anche se nevicava o tirava vento. Aprivo io la stazione di Como. Alle 5 e 20 mi toccava poi la prima corsa di prova».Basta un pizzico di fantasia e lo si vede, come in un film d’altri tempi, intabarrato e assorto nei pensieri mentre scende a valle. «Non mi pesava – sorride un po’ sornione, precedendo la domanda – Di tanto in tanto, lungo i gradini, incontravo una faina».Dopo sei anni di questa vita, Albisetti divenne conduttore: addetto alle carrozze. Biglietti da controllare, passeggeri da far salire a bordo, segnali da inviare. «Adesso ci pensano le parabole. Allora si usava il “troller”, che spediva segnali elettrici». E poi le fermate da stabilire, soltanto due: Carescione e Como Alta, dov’era la casa cantoniera, abitata.Il nostro uomo, in seguito, ha cambiato ancora incarico: macchinista, quindi capo officina e, da ultimo, vicecaposervizio: finalmente niente più turni. «Il meglio era macchinista – ammette oggi – sì, un bel mestiere, sempre al caldo e niente scalini…».I ricordi si affollano. La gente incontrata. Nei giorni feriali tanti operai, diretti in fabbrica, già pronti per la corsa delle 5.30. Al sabato e alla domenica i turisti: «Oggi arrivano, si guardano intorno, scattano qualche foto, restano di stucco per il panorama del Monte Rosa e se ne vanno. Un tempo andavano alle baite. Alle 6 del mattino la funicolare traboccava già di gente. Sono arrivato fino a 114 corse al giorno».Richiesto di un episodio, pensa un po’ e poi attacca: «Ricordo la grande nevicata del 1985. Spazzammo neve per tre giorni e due notti allo scambio dove le vetture s’incrociano. Non sapevamo più dove metterla; la caricammo sulla funicolare. Il nostro fu l’unico servizio regolarmente funzionante in tutta la Lombardia».E il giorno del pensionamento di Amatore Albisetti? «Offrii un banchetto ai miei colleghi. Mi regalarono un portachiavi d’oro. E la direzione dell’azienda mi donò una targa con la scritta “Trent’anni di servizio”. La diedero solo a me».
Marco Guggiari
Lascia un commento