Ultim’ora: è morta l’azienda con più dipendenti del Nord Italia | SMS DEL CAPO: andate a casetta a piangere

Addio alla storica azienda - CorrierediComo.it (Fonte X)
Nuova (e tremenda) batosta al comparto occupazionale del Belpaese: centinaia di posti di lavoro a rischio dopo il recente passaggio di testimone.
Nonostante i timidi accenni di ripresa, a fine 2025 l’Italia fatica ancora a uscire dalle sabbie mobili della crisi industriale. Tra chiusure di stabilimenti, serrande abbassate, delocalizzazioni e transizioni produttive spesso poco trasparenti, ogni giorno emergono notizie sempre più allarmanti.
Si tratta di un’impasse trasversale, che coinvolge tanto il settore tessile quanto l’automotive, senza risparmiare neppure il comparto enogastronomico e quello dei semilavorati. L’unico ambito che galleggia ancora, seppur a fatica, è il turismo, nonostante le ricorrenti polemiche sulle concessioni ai balneari e sulla maggiorazione dei prezzi nella ristorazione e nei servizi, di anno in anno più esosi.
In questo contesto, il caso dello stabilimento Beko di Siena rappresenta una delle casistiche più delicate e simboliche del momento.
Uno dei siti produttivi più storici del marchio, infatti, affronta da mesi momenti di tensione, e il recente passaggio a un’altra società potrebbe minare il futuro dei suoi dipendenti.
Beko, un colosso dai piedi di argilla
La multinazionale turca Beko, attiva e conosciuta in tutto il mondo nel settore degli elettrodomestici, ha annunciato lo stop alla produzione nel suo stabilimento di viale Toselli, a Siena, entro il 31 dicembre 2025.
Una decisione che ha messo in allarme i circa 300 lavoratori regolarmente assunti, e già provati da anni di cassa integrazione e precarietà. La situazione è giunta al punto di rottura quando i proprietari dello stabilimento, la Duccio Immobiliare Srl, ha deciso di cedere la struttura a Invitalia. Un passaggio che potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase di reindustrializzazione, ma che non placa i timori della forza lavoro.
L’intervento del Ministro Adolfo Urso
Il rogito è stato recentemente firmato a Roma, e il giorno successivo Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha compiuto una visita allo stabilimento di viale Toselli per consegnare ufficialmente le chiavi alla nuova proprietà. Urso si è inoltre impegnato a supervisionare il futuro dell’impianto, sottolineando l’importanza di garantire un lavoro stabile ai dipendenti rimasti e, possibilmente, anche alle potenziali nuove leve.
Un’ispezione che è stata accolta favorevolmente dai sindacati, che hanno però ribadito la necessità di tempistiche certe e di solidi investitori. Nel frattempo, Invitalia avrebbe già preso contatti con una decina di imprenditori interessati al sito ma, nonostante l’ottimismo istituzionale, la tensione tra i lavoratori resta alta. Circa 40 di essi, infatti, hanno già aderito agli incentivi per le uscite volontarie, sebbene il sindacato Uilm di Siena punti a mantenere almeno 200 unità per garantire la reindustrializzazione dello stabilimento.