di Mario Guidotti
Che cosa sta succedendo per quanto riguarda l’infezione da
nuovo Coronavirus? Quello che ci aspettavamo. La malattia si sta diffondendo
nel mondo, non poteva essere diversamente nonostante le eccezionali misure di
contenimento messe in opera, e mantiene livelli di contagiosità medio-elevati,
come c’è da aspettarsi da un’infezione che si trasmette per via respiratoria.
Fortunatamente, anche se si fa ovviamente per dire quando questo è il destino,
presenta tassi di mortalità relativamente bassi, tra il 2 ed il 3%. Questo ad
oggi, non è molto diverso da quanto comunicato un mese fa, e speriamo non ci
siano spiacevoli novità, perché quando si parla di Medicina la prudenza delle
previsioni deve essere massima in quanto gli andamenti dipendono da una serie
di variabili biologiche assolutamente imprevedibili. Ci piacerebbe che questo
fosse stampato nella pietra, anche dei Tribunali.
Come previsto, non era della comunità cinese che si doveva
avere paura, ma di chiunque venisse dalle zone di focolaio epidemico. Ma qual’è
la novità che ci inquieta tanto?
Che ci sono i primi contagi avvenuti sul suolo italiano.
Cioè la trasmissione del virus è avvenuta nei nostri ambienti e c’è stato un periodo “finestra” durante il
quale gli attuali ammalati non sapevano di essere infetti e quindi hanno
vissuto: giocato, fatto sport, lavorato, viaggiato, mangiato, parlato con tante
altre persone. E quindi, che pericoli ci
sono per tutti noi? La premessa è che allo stato attuale non ci sono cure
specifiche per chi se ne ammala. Certo, si fanno antivirali (aspecifici),
antibiotici (per prevenire sovra-infezioni batteriche), ossigeno, sostegno
generale della persona, e se serve ventilazione artificiale (per coloro che
attualmente sono in Terapia Intensiva).
Un eventuale vaccino è allo studio, ma nella migliore delle
ipotesi sarà pronto tra 8-12 mesi, quindi non certo per la pandemia in essere.
Il migliore presidio è il contenimento, che vuol dire isolamento, quarantena,
sorveglianza attiva. Tutte misure che sanno di medioevo, pestilenze manzoniane,
lanzichenecchi e anni bui. Ma tant’è.
Non è una cattiva lezione per l’uomo tecnologico,
globalizzato, del 21° secolo, che credeva di governare tutto, di avere una
soluzione per tutto. Telemedicina, nanomolecole, trapianti, farmaci biologici,
anticorpi anti-tutto, fino al capodanno scorso la razza umana si sentiva
invincibile. È arrivata la lezione da un microbo che si vede a malapena con
super-microscopi. Ne avremmo fatto volentieri a meno. Che cosa fare? Quello che
dicono le Autorità Sanitarie.
Chi non ha contattato persone a rischio continui la propria
vita. Ci saranno limitazioni in certi ambienti, vedi per esempio gli aeroporti,
o i Pronto Soccorso e gli ospedali che hanno alzato il livello di attenzione.
Al minimo dubbio, cioè in casi di sintomi influenzali e respiratori in chi ha
avuto recenti contatti sospetti, stare a casa e chiamare i servizi di Emergenza
e Urgenza.
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