Categoria: Territorio

  • La Grande Guerra nel ricordo dei sardi e dei carabinieri

    La Grande Guerra nel ricordo dei sardi e dei carabinieri

    Il Calendario Storico dei Carabinieri

    Sono quasi 200 e rivendicano con orgoglio l’appartenenza alla propria terra. Sono i soci e i simpatizzanti del “Circolo culturale ricreativo sardi” di Como, con sede in via Isonzo 30, che lanciano una nuova iniziativa aperta alla cittadinanza. In collaborazione con il Comune di Como, la Fasi (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) e la Regione Autonoma della Sardegna, più l’associazione sarda Amsicora di Lecco, il circolo ospiterà il 26 Maggio alle ore 17,00 presso il salone d’onore del Collegio Gallio in via Gallio 1 un evento celebrativo dedicato all’anniversario della fine della Grande guerra.

    La serata dedicata all’Anima Sardanel conflitto sarà all’insegna della storia nel ricordo di Emilio Lussu, fondatore del Partito Sardo d’Azione e del movimento “Giustizia e libertà”, antifascista, che prese parte come ufficiale alla prima Guerra Mondiale. Questa esperienza ispirò a Lussu il capolavoro per il quale è principalmente noto, Un anno sull’altipiano del 1937: si tratta di un’importantissima memoria, di un prezioso documento sulla vita dei soldati italiani in trincea che, per la prima volta nella letteratura italiana descrive la follia della guerra e la durezza della disciplina militare in uso al tempo. A seguire un ricordo della gloriosa Brigata Sassari  e del  contributo sardo nel conflitto. Sarà presentato  per l’occasione il Calendario Storico dell’Arma dei Carabinieri  tradotto in Sardo.  Interverranno il professor Aldo Accardo per la parte storica, il colonnello Andrea Torzani comandante provinciale  dell’arma dei Carabinieri e il Coro Alpino Lecchese con i canti dei soldati al fronte. Seguirà un rinfresco  con al promozione di prodotti tipici sardi e tradizionali. Ingresso libero, ampio parcheggio gratuito.Informazioni alnumero 031.506 269 oppure al cellulare370-1351305,emailcircolosardegna.como@tiscali.it.

  • La “guerra” dei tavolini: nessun accordo davanti al giudice

    La “guerra” dei tavolini: nessun accordo davanti al giudice

    Attesa per la decisione del giudice del Tribunale di Como sulla contesa per i tavolini di piazza De Gasperi. Causa indetta da un cittadino e volta ad ottenere sia l’inibitoria all’emissione dei rumori da parte dei locali notturni, sia un eventuale risarcimento del danno. Ieri mattina, in un’udienza a tratti accesa ma corretta, il residente che chiede la chiusura dei locali alle 22, il Comune e gli esercenti hanno ribadito le loro posizioni. Punti di vista che sono rimasti distanti, tanto che non è stato possibile trovare quell’accordo che lo stesso giudice aveva auspicato per evitare lo scontro in aula.La decisione del Tribunale sarà resa nota nei prossimi giorni, probabilmente già entro lunedì. E la decisione riguarderà per ora il provvedimento cautelare d’urgenza in merito ai rischi per la salute del cittadino. Il residente di piazza De Gasperi infatti aveva ha chiesto un intervento immediato, denunciando un rischio serio per la salute a causa del rumore eccessivo provocato dai clienti dei locali della piazza, attestati da una relazione di un perito del Tribunale.Nel mirino sono finiti soprattutto i tavolini all’aperto. Il Comune di Como ha contestato in parte la stessa perizia del tecnico nominato dal Tribunale, che il prossimo 12 luglio sarà sentito per spiegare alcuni aspetti dei suoi rilievi e della sua relazione.Perizia a parte, Palazzo Cernezzi e gli esercenti hanno comunque avanzato una possibile soluzione con la realizzazione di una sorta di protezione che ridurrebbe i rumori. Il progetto però dovrebbe ottenere il via libera – non scontato – della Soprintendenza al paesaggio e non sarebbe in ogni caso realizzabile in tempi brevi.Un’ipotesi alternativa sarebbe la riduzione di parte dei tavolini e la posa di barriere fonoassorbenti e fioriere per limitare il disagio. Anche in questo caso, però, la proposta sarebbe stata respinta dal residente per i tempi incerti e i dubbi sugli effettivi risultati in termini di riduzione del rumore.La parola ora spetta al giudice, che dovrebbe rendere noto in tempi brevi la decisione. Il Tribunale, come detto, deve pronunciarsi sulla richiesta cautelare, quindi sull’intervento urgente chiesto dal residente per evitare potenziali danni alla salute.

  • La lettera di Forza Italia a Landriscina. «Via dalla giunta, non siamo cortigiani»

    La lettera di Forza Italia a Landriscina. «Via dalla giunta, non siamo cortigiani»

    Una lunghissima premessa a una conclusione “aperta”. Dentro cui sono state disseminate considerazioni politicamente pesanti.La lettera che Forza Italia ha spedito venerdì sera al sindaco di Como, Mario Landriscina, non si discosta da un modello già visto in passato. È un atto d’accusa, certo. Ma dai toni sfumati. Sancisce uno strappo con in mano però ago e filo. Gli azzurri sono pronti a ricucire, insomma, sempre che qualcosa cambi.Un qualcosa che rimane tuttavia inespresso. O soltanto abbozzato. Laddove si parla di «una difficoltà oggettiva di organizzazione ed incisività all’interno di una struttura complessa quale è l’amministrazione comunale».Lo strappo, si diceva. C’è e arriva nelle ultime tre righe: «riteniamo di continuare motivatamente e lealmente a sostenere la Sua Giunta senza però la nostra delegazione, almeno fino a quando non si stabiliranno dei punti fermi ed imprescindibili di metodi ed azioni condivise tra tutti». Forza Italia se ne va dalla giunta ma rimane in maggioranza. E nel frattempo chiede di cambiare «metodi e azioni».La decisione di ritirare gli assessori è stata presa dal gruppo consiliare e dai dirigenti azzurri all’apice di uno scontro interno al centrodestra non più sostenibile. Questo almeno sostengono i diretti protagonisti: «Non capiamo come le piccole ambizioni personali o di “potere” possano essere costantemente madri di polemiche sterili, inutili e sciocche di cui faremmo volentieri e di cui, soprattutto, farebbero volentieri senza i nostri cittadini», si legge nella lettera. Il riferimento è molto chiaro e non circoscritto alla sola vicenda della commissione sicurezza.L’attacco è ad alcuni assessori accusati di eccessivo protagonismo. Prime fra tutti la leghista Alessandra Locatelli e la civica Elena Negretti.«Continuiamo a ritenere la Politica quell’ambito che ha l’onore di mantenere il fondamentale ruolo di guida per i cittadini e non, viceversa, quello di rincorrere il singolo problema quotidiano da utilizzarsi come strumento di raccolta del consenso – dice Forza Italia al sindaco – Continuiamo, in altre parole, a credere che il nostro ruolo debba guardare ad una azione amministrativa rivolta al futuro della nostra città e non esclusivamente concentrata sulla raccolta dell’effimero consenso figlio delle difficoltà che i nostri concittadini vivono quotidianamente su plurimi aspetti».La distanza con la Lega, in particolare, sembra accentuarsi molto. Almeno nell’analisi che viene condotta quando si guarda al destino dell’Italia: «Non ci siamo candidati e non siamo stati eletti per contribuire, anche noi ed in salsa nostrana, ad un perdurante e preoccupante declino del Paese. Declino che non vogliamo coinvolga anche la nostra Città».Forza Italia marca una distanza. Traccia un solco profondissimo, soprattutto quando sottolinea di volere sottrarsi alla «nuova moda politica concentrata sui “click”, sui videomessaggi, sugli annunci via Web». E chiede di cambiare registro. Sollecita «al comandante di turno», ovvero direttamente al sindaco, uno «scatto in avanti».E, soprattutto, un modo diverso di amministrare. «è tempo che chi ha o chi si sente investito di responsabilità nei confronti della Città pensi ai Cittadini e non alle prossime elezioni», scrive Forza Italia. Perché diversamente, si rischia di «cadere nell’irrilevanza amministrativa».Di qui la scelta di ritirare la propria delegazione in giunta. «Riteniamo di essere una compagine consiliare non cortigiana, mossa da passione ed esperienze e che vorrebbe essere di supporto vero». Come dire: non alziamo la mano a comando. Soldati sì, ma non ciecamente fedeli.

  • La Piccola Casa Ozanam chiama la città. Le iniziative di Natale

    La Piccola Casa Ozanam chiama la città. Le iniziative di Natale

    Tornano gli appuntamenti natalizi aperti alla città organizzati dalla Piccola Casa Federico Ozanam di Como. “Un momento di aggregazione e condivisione per scambiarsi i più sinceri auguri di Buon Natale” spiega una nota dell’ente.

    Il primo appuntamento è per domani, martedì 18 dicembre, alle ore 18.30 presso la Cappella della Piccola Casa Federico Ozanam di via Cosenz con la celebrazione della Santa Messa da parte del vescovo di Como Monsignor Oscar Cantoni aperta agli ospiti della casa, agli amici e a tutti i cittadini.

    Segue, giovedì 20 dicembre alle ore 21 nel salone di Villa Olmo, il tradizionale concerto natalizio con l’esecuzione della Banda Baradello. L’evento è organizzato in collaborazione con l’Associazione Nazionale Alpini, Famiglia Comasca ed è patrocinato dal Comune di Como. Al termine, brindisi e auguri natalizi con vino brulè per tutti.

    Novità di quest’anno sono le due giornate di “porte aperte”: venerdì 21 e sabato 22 dicembre dalle ore 17 tutti i cittadini sono invitati a visitare gli spazi della Piccola Casa Federico Ozanam. Saranno gli ospiti stessi, insieme agli educatori, a illustrare le attività di Ozanam e a mostrare gli spazi interni alla Casa. “Accanto alla tradizionale attività di accoglienza presso le nostre strutture di via Cosenz e di via Leoni – dichiara Enrico Fossati, Presidente di Ozanam, abbiamo ulteriormente intensificato gli sforzi messi in campo per cercare di offrire ai nostri sfortunati amici una concreta prospettiva di ripresa della “normalità”, soprattutto attraverso l’inserimento in ambito lavorativo”.

    La Piccola Casa Federico Ozanam accoglie e assiste da più di 80 anni bisognosi senza fissa dimora, in via prevalente uomini anziani e soli, in difficoltà economiche. Inizialmente definito dormitorio oggi Ozanam, con sede in via Cosenz a Como, è una vera e propria “Casa di Accoglienza” che negli anni – grazie alla generosità di privati, associazioni, enti pubblici, istituzioni varie – ha incrementato qualità e quantità degli aiuti offerti: refezione serale, distribuzione di biancheria e vestiario, interventi di riavvicinamento alle famiglie, conseguimento pensioni di invalidità, ricoveri ospedalieri o presso case di riposo, ricerca di posti di lavoro per i giovani.

  • La piscina di Muggiò riapre fra dieci giorni

    La piscina di Muggiò riapre fra dieci giorni

    Il 26 novembre atleti e frequentatori potranno tornare a nuotare nella piscina olimpionica comunale di Muggiò, presso Como. Lo ha confermato oggi l’assessore allo Sport di Palazzo Cernezzi, Marco Galli. “I dirigenti hanno lavorato molto bene e in fretta per riaprirla”, spiega.  Oggi è iniziato il riempimento delle vasche. “Servirà una settimana per completare il riempimento e il riscaldamento”, conclude l’assessore.L’impianto era stato chiuso dopo il cedimento di una parte del controsoffitto. Atleti e frequentatori erano stati costretti a trovare soluzioni alternative per potersi allenare. Una buona notizia in un panorama di strutture cittadine  che necessitano di manutenzione e cantieri ancora in corso. A inizio settembre sono iniziati i lavori per il rifacimento delle vasche della piscina interna al centro sportivo di Casate. Il cantiere, da programma, durerà 150 giorni. La riapertura non avverrà prima del gennaio del prossimo anno.

  • La  proposta: autosilo a un piano nell’area Ippocastano

    La proposta: autosilo a un piano nell’area Ippocastano

    Mentre entro fine luglio Palazzo Cernezzi dovrà decidere sulla proposta della Nessi & Majocchi di riqualificare l’area di sosta di viale Varese e deve fare i conti con le oltre mille firme contrarie al progetto, ecco che si apre un nuovo fronte caldo. Più che caldo, diciamo caldissimo per la storia di Como: parliamo infatti dell’area dell’Ippocastano. Si parla della primavera 1990 e della mobilitazione per salvare una pianta con oltre due secoli di storia dal progetto di un autosilo. Vengono raccolte 9mila firme contro l’abbattimento dell’albero. In maggio duecento manifestanti invadono Palazzo Cernezzi e costringono il sindaco Angelo Meda a lasciare il Municipio scortato dalla polizia. Il procuratore della Repubblica, Mario Del Franco, decide per la sospensione dell’abbattimento dell’albero.Ora, 28 anni dopo, l’assessore ai Lavori pubblici, Vincenzo Bella, torna alla carica con un progetto per 150 posti auto in più alle porte del centro. Il Comune di Como, l’anno prossimo, intende raddoppiare i posteggi nell’attuale spazio dell’Ippocastano.L’annuncio è stato dato martedì sera, in diretta su Etv, dell’assessore, con tanto di particolari.L’esponente della giunta di Como ha risposto alla sollecitazione di un cittadino che chiedeva di rispolverare il progetto di un autosilo all’Ippocastano.«Sull’area – ha risposto l’assessore Bella – abbiamo in programma il raddoppio dei parcheggi, ma non attraverso la realizzazione di un autosilo, intervento lungo, costoso e complesso. Nel piano delle opere pubbliche abbiamo previsto un altro intervento: gli uffici hanno pensato a una struttura metallica per ricoprire l’attuale posteggio e aggiungere così 100-150 posti auto in più».«Aumentare l’offerta di sosta dell’Ippocastano – ha aggiunto l’assessore Bella – sarebbe importante, poiché la zona è strategica: vicina al mercato, al centro storico, alla stazione ferroviaria e all’università». Una struttura simile a quella di Tavernola, e non si parla di abbattere alcun albero per il progetto.Il Comune vorrebbe predisporre, sempre nella stessa area, anche un punto di noleggio bici.

  • La tragedia sulle Alpi svizzere: tra le vittime anche un infermiere di Lurate Caccivio e la moglie di Castiglioni

    La tragedia sulle Alpi svizzere: tra le vittime anche un infermiere di Lurate Caccivio e la moglie di Castiglioni

    Mario Castiglioni e la moglie Kalyna Damianova

    Sei vittime, tra le quali due comaschi e la moglie di uno di loro. È il drammatico bilancio della tragedia avvenuta sui monti svizzeri, nel Canton Vallese, tra Chamonix e Zermatt. Le autorità elvetiche hanno confermato il nome dell’ultimo degli alpinisti morti che è stato identificato. È Andrea Grigioni, 45 anni, infermiere di Lurate Caccivio.Tra le vittime anche il capofila della spedizione che si è trasformata in tragedia, la guida alpina comasca Mario Castiglioni, 59 anni, da tempo residente in Svizzera. Con lui è morta anche la moglie, Kalina Damyanova, 52enne bulgara. La donna era stata indicata inizialmente tra i dispersi, ma le speranze di salvezza erano minime e ieri è stata comunicata anche la morte della 52enne.

    La tragedia è avvenuta sulle Alpi del Canton Vallese, in Svizzera, nella zona di Pigna d’Arolla. A causa di una tempesta, la comitiva non è riuscita a raggiungere la propria meta – la Capanna Vignettes – ed è stata costretta a trascorrere la notte all’addiaccio, con temperature scese sotto zero: una situazione che si è

    Mario Castiglioni (foto da Facebook)

    rivelata fatale. Tra i ricordi dedicati a Castiglioni, quello delle Guide alpine italiane, firmato da Cesare Cesa Bianchi, presidente nazionale, e da Fabrizio Pina, responsabile regionale. Ecco il loro documento.

    Mario Castiglioni (foto da Facebook)

  • La storia del sindacato tessile a Como raccontata nel libro “Dal filo alla rete”

    La storia del sindacato tessile a Como raccontata nel libro “Dal filo alla rete”

    Presentazione del libro “Dal filo alla rete” nell’aula magna dell’università dell’Insubria

    Un volume per riflettere sul passato e immaginare come potrà essere il futuro del comparto tessile lariano. Il libro in questione si chiama “Dal filo alla rete. Il sindacato tessile comasco e il governo del cambiamento” ed è stato scritto dal ricercatore Claudio Critelli. Partendo da quest’opera ieri mattina si è svolto il convegno organizzato dalle segreterie della Filctem (Federazione Italiana Lavoratori Chimica Tessile Energia Manifatture) Cgil Lombardia e di Como nell’Aula Magna dell’Università dell’Insubria. Presenti lavoratori e aziende storiche del comasco, per fare il punto sulla storia del settore tessile assieme a quella del sindacato. «Il sindacato esistente in questa zona ha saputo mantenere quel filo importante delle relazioni e dei rapporti che lo hanno fatto diventare sempre più autorevole – spiega l’autore del libro – Un atteggiamento dunque molto costruttivo per la crescita del comparto». Nella ricostruzione di Critelli spazio anche agli accordi aziendali che riflettono la variegata realtà tessile comasca: alcuni di tipo tradizionale, altri innovativi dal punto di vista della gestione degli orari e del salario, e legati a obiettivi di produttività e qualità. Un esempio è l’accordo a ciclo continuo adottato dalla Saati, multinazionale con base ad Appiano Gentile operante nel settore tessile chimico. «Stiamo parlando del lontano 1987. Al tempo Saati aveva fatto degli investimenti per acquisire nuovi impianti e macchinari come dei nuovi telai. Aveva dunque la necessità di incrementare la propria capacità produttiva e per un miglior sfruttamento degli impianti – ricorda Simona Mattiussi, Saati – si decise di introdurre una turnazione a ciclo continuo che prevedeva non solo i 5 giorni lavorativi su tre turni ma anche i 7 giorni lavorativi su tre turni di lavoro». Delle novità dunque che modificarono e introdussero un nuovo modo di intendere il lavoro e che poi nel corso degli anni vennero usate anche in altri situazioni.

  • La storia infinita del forno crematorio di Como: si allungano ancora i tempi della riapertura

    La storia infinita del forno crematorio di Como: si allungano ancora i tempi della riapertura

    Si allungano ancora i tempi per la riapertura del forno crematorio del cimitero Monumentale di Como, la cui funzionalità resta purtroppo ancora un miraggio.Sempre più spesso, negli ultimi anni, il malfunzionamento dell’impianto ha costretto gli utenti a spostarsi in altre città per adempiere alle volontà dei propri cari.

    Tra rimpalli di responsabilità, assenza di un bando per la gestione e lavori di manutenzione in corso da mesi, la cremazione nella struttura del cimitero Monumentale è di fatto impossibile. E probabilmente tale rimarrà ancora per molto.

    Il forno doveva essere restituito alla città a giugno, ma l’ennesimo ritocco al cronoprogramma ha fatto slittare la riapertura. Terminati i lavori di manuntenzione, i tecnici avrebbero dovuto procedere alla fase di collaudo. Fase che a oggi non sarebbe ancora iniziata. Il Comune fa riferimento alla Provincia, ma Villa Saporiti dice che la competenza è della Regione e che al momento nessuna richiesta di autorizzazione allo scarico dei fumi nell’atmosfera sarebbe stata presentata.

    Difficile, a questo punto, ipotizzare una data di riapertura. Sull’altro fronte, quello di un possibile nuovo impianto a Camerlata, nei giorni scorsi era arrivata la conferma dell’intenzione di valutare un progetto da parte dell’assessore Francesco Pettignano. A breve dovrebbe esserci un sopralluogo per verificare le modalità di costruzione e il luogo idoneo a far nascere la nuova struttura.

    Nel frattempo, però, il forno esistente al cimitero Monumentale rimane chiuso e la difficoltà nel garantire la cremazione resta uno dei nodi più difficili da sciogliere per il governo del capoluogo.

  • Ladri bucano un muro all’Aclichef e rubano la cassaforte

    Ladri bucano un muro all’Aclichef e rubano la cassaforte

    Un colpo da film nella notte tra domenica e lunedì all’Aclichef di via Tentorio. Spettacolare il modo di agire dei ladri che si sono introdotti nel locale caldaia della cooperativa di ristorazione dove non era presente alcun allarme. Prima di accedere hanno oscurato i lampioni esterni che puntano sull’ingresso. Una volta dentro, i malviventi hanno fatto un buco nella parete che dal locale caldaia conduce in un magazzino confinante con gli uffici dell’amministrazione.

    Anche in questo caso, negli spazi adibiti a dispensa non era in funzione alcun allarme, presente invece nel corridoio principale. L’ultimo passaggio, dopo aver forzato un vetro divisorio, ha condotto i ladri in amministrazione dove è stata tolta dal muro la cassaforte esistente e contenente 600 euro. Da qui, pronti alla fuga, i ladri hanno utilizzato il corridoio principale facendo partire l’allarme ma all’arrivo dei responsabili di Aclichef non c’era più nessuno. Ieri la denuncia in Questura.