Due lunghe interviste televisive, concesse a distanza di poche ore ai microfoni di Etv. Ma un unico concetto chiave: sarò io a decidere sulla tenuta della maggioranza di centrodestra.Mario Landriscina è sotto assedio. Lo sa. Se ne rende conto ogni minuto che passa. Il reintegro lampo dell’assessore Francesco Pettignano non è piaciuto a molti. E alla domanda sul perché di questa scelta, la risposta è sempre la stessa: una lunga e tortuosa riflessione sul «bene della città e sulle cose da fare».L’uomo è abituato allo stress e a «governare la tensione». Ma ammette di essere «molto stanco. La tentazione di dimettermi è forte – dice Landriscina nella diretta telefonica con i cittadini – ma c’è anche un senso della dignità» altrettanto solido.Motivo per cui ogni scelta è rinviata a una riflessione ulteriore. «Se i partiti decideranno di scaricarmi lo facciano – sibila il sindaco – ma c’è anche l’eventualità opposta. Indubbiamente, il punto di tensione è stato raggiunto». C’è chi intravvede la possibilità «di andare al potere dopo un inseguimento durato anni: beh, non vorrei dargli una delusione. Magari chiudo e poi ricomincio. Chissà».Mai come adesso, continua la riflessione del sindaco, «mi sento pro tempore. E mi chiedo: ci vuole più coraggio a restare o ad andarmene?». La risposta «non è semplice, perché implica valutazioni sulla responsabilità e sulla riconoscenza. Siamo in una fase delicata, c’è da votare l’assestamento del bilancio, non mi va di tradire la fiducia di chi ha lavorato seriamente per portare avanti i bisogni della città. Certo, ho visto comportamenti che non mi sono piaciuti e per me sarebbe molto più facile tirare una riga. Ma poi?».Landriscina non può nascondere il fastidio di dover gestire «una situazione che mi sono trovato addosso per scelte unilaterali dei partiti della coalizione. Sono combattuto – dice – faccio fatica a riconoscermi in questa politica. Certo è che non potrò continuare nell’incertezza».Nei giorni scorsi lo stesso sindaco aveva avviato un percorso di «verifica», naufragata però quasi subito con il grottesco via-vai di Pettignano in giunta. «Adesso mi consulterò con i partiti singolarmente perché non ci sono i presupposti di una riunione collegiale – spiega ancora il sindaco – se emergeranno posizioni trancianti sarò io a prendermi la responsabilità di chiudere. Il lavoro mi ha insegnato che si arriva a un punto in cui ci si confronta con il momento decisivo. Quello nel quale si sceglie se provare a rianimare oppure no. Finché c’è speranza bisogna provarci, poi se non si può fare nulla si stacca la spina». E la spina, fa capire chiaramente Mario Landriscina, ce l’ho in mano io. Nessun altro.«Sto provando con tutte le mie forze a portare avanti il Comune – ribadisce – ma è evidente che non dev’esserci accanimento terapeutico. Diversamente, mi farò da parte».Minaccia? Promessa? Sfida? Si capirà nelle prossime ore, leggendo le reazioni dei partiti e dei singoli consiglieri comunali. L’impressione, però, è che stia finendo anche la pazienza.«Se andiamo avanti – dice il sindaco – sarò costretto a dire cose che potranno piacere o non piacere». Una sorta di prendere o lasciare. Che in politica è sempre un azzardo. La chiosa finale ripete il concetto già espresso: «Come sempre, la politica è l’arte del compromesso e io cercherò di trovarlo, questo compromesso. Per il momento la partita non è ancora finita. Ascolterò tutti, a partire da quelli che mi danno un sacco di consigli. Però, ancora una volta rivendico di voler ragionare con la mia testa e di voler trarre io una conclusione».
Categoria: Territorio
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Lo scrittore greco Petros Markaris sabato prossimo a Como
Petros Markaristorna a Como.
Lo scrittore greco, noto soprattutto per i romanzi che hanno come protagonista il commissario Kostas Charitos, sarà nella città lariana sabato prossimo, 7 luglio, alle 18, ospite della libreria Ubik di piazza San Fedele. Durante l’incontro con il pubblico dialogherà con il giornalista delCorriere di ComoDario Campione.
Nato a Istanbul nel 1937, Markaris è anche traduttore e sceneggiatore cinematografico. Ha più volte collaborato con Theo Angelopoulos scrivendo tra l’altro il copione diL’eternità e un giorno, Palma d’Oro a Cannes nel 1998.
A Como Markaris presenterà il suo ultimo romanzo,L’università del crimine. La nuova indagine del commissario Kostas Charitos, edito da La Nave di Teseo.
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Locatelli (Lega): «ll campo di via Regina doveva essere e sarà temporaneo»
In attesa di capire se sarà il ministero dell’Interno ad acquistare i 50 container oggi sistemati nel centro di via Regina, rimane ferma una certezza. «Il campo doveva essere e sarà temporaneo – spiega il vicesindaco è deputata lariana della Lega, Alessandra Locatelli – È nata per essere una struttura a tempo e così dovrà essere (nonostante sia ormai operativa da tre anni)». Il tema è tornato di stretta attualità perchè in base all’ultimo aggiornamento, il bando per identificare il soggetto per il «servizio di noleggio dei monoblocchi dal 1° luglio al 31 dicembre» è stato revocato. Questo non perché si è prossimi allo smantellamento della struttura, ma, come richiesto dal ministero dell’Interno, affinché si valuti la possibilità di provvedere all’acquisto dei moduli abitativi. Il precedente bando prevedeva il servizio fino a fine 2018, con la facoltà, da parte della Prefettura, «di prorogare il servizio per un periodo di sei mesi, qualora necessario».Le intenzioni dunque non sono ancora chiare. «Con ogni probabilità, ma non ne ho certezza, il ministero potrebbe acquistare per non doverli noleggiare ancora. Ma ciò non significa che il campo rimarrà aperto ma solo che, finito il loro utilizzo a Como, rimarranno nella disponibilità del ministero che li utilizzerà magari su altri fronti emergenziali», spiega sempre Alessandra Locatelli. E del campo di via Regina si è parlato anche nei giorni scorsi quando il ministro dell’Interno Matteo Salvini è arrivato in città. «Come detto in quell’occasione – conclude il vicesindaco Locatelli – la struttura di via Regina è uno dei dossier aperti sul tavolo del ministro che verrà sicuramente analizzato non appena ci sarà il tempo necessario anche per affrontare questo problema».
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Lombardia-Ticino, la commissione fantasma. Finora una sola riunione
Che fine ha fatto la commissione speciale della Regione Lombardia per i rapporti con la Svizzera? La domanda è più che legittima, dato che dal suo insediamento la commissione si è riunita una sola volta e per discutere la proposta di aggiornamento del bilancio regionale.Una riunione di fatto obbligatoria, con un ordine del giorno identico a quello di tutte le altre commissioni del Pirellone.«Finora siamo fermi alle liturgie», dice Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd e componente dell’ufficio di presidenza della stessa commissione speciale. E viene da chiedersi se sia utile tenere in piedi un organismo istituzionale che non fa ciò che dovrebbe.Già nella scorsa legislatura la commissione speciale per i rapporti con la Svizzera aveva ridotto in modo sensibile le sue attività. Nel 2017 si era riunita in tutto 3 volte, per un totale di 75 minuti appena.L’attuale presidente, il leghista Roberto Mura, eletto nel collegio di Pavia e con alle spalle una lunga esperienza parlamentare, afferma di voler partire da novembre con un calendario regolare dei lavori. «Sinora abbiamo effettivamente riunito soltanto un ufficio di presidenza (il 27 settembre scorso, ndr). La nostra non è stata inerzia, abbiamo avuto qualche difficoltà a lavorare districandoci nel calendario molto fitto delle altre commissioni e dell’aula». Tra le tante questioni emerse dalla discussione nell’ufficio di presidenza, sembra che la prima ad essere affrontata dalla commissione speciale sarà quella relativa al prezzo della benzina nelle aree di confine.Orsenigo ha proposto pure di portare subito al tavolo del dibattito il tema della grave crisi di Campione d’Italia, mentre sullo sfondo restano altri problemi quali il frontalierato o i trasporti internazionali (Alptransit).
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L’Open Day al termovalorizzatore di Acsm Agam
Porte aperte oggi al termovalorizzatore di Acsm Agam Ambiente a Como, che ha celebrato il mezzo secolo di vita con una giornata speciale. Questa mattina era in programma il convegno ad inviti “Dal forno inceneritore al termovalorizzatore – Il valore dell’innovazione”. Ha raccontato l’evoluzione del presidio, «che non si limita alla distruzione dei rifiuti ma ne realizza la valorizzazione energetica», ha sottolineato la responsabile dell’impianto Donatella Celsi.
Tutte al completo le visite guidate organizzate a gruppi nel pomeriggio. Con i caschetti in testa, decine di persone, accompagnate dai tecnici, sono andate alla scoperta dell’impianto lariano.Il termovalorizzatore smaltisce fra le 80 e le 85 mila tonnellate di rifiuti l’anno, produce una quantità di energia elettrica pari al consumo di circa 8500 famiglie e una quantità di calore, alimentando la rete comasca del teleriscaldamento, pari al consumo di circa 1600 famiglie.
«Per i 50 anni, Acsm Agam, – ha detto l’amministratore delegato Pier Paolo Torelli – ha voluto dare l’opportunità di conoscere da vicino il termovalorizzatore, gioiello di tecnologia e uno degli elementi chiave delle nostre politiche ambientali».
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Luciano Fontana, direttore del “Corriere della Sera”, atteso in città
Come si è arrivati all’attuale situazione politica del dopo elezioni? Chi ha portato l’Italia sull’orlo di un burrone e da dove nasce la frammentazione che ha reso come si è visto difficilissimo per il presidente Sergio Mattarella dare l’incarico per il nuovo governo?C’è un libro che lo spiega, in modo chiaro e comprensibile a tutti, anche a chi è a digiuno di politica e a chi ne ha fatto indigestione.Un viaggio lungo venticinque anni, un quarto di secolo, che dal suo osservatorio privilegiato di direttore delCorriere della Sera, il maggior quotidiano italiano, Luciano Fontana, racconta nel nuovo libro edito da LonganesiUn paese senza leader.Luciano Fontana parlerà del suo libro, alla luce delle ultime novità politiche, domani, mercoledì 6 giugno, alle 18 a Como, ospite del “Premio Città di Como” fondato da Giorgio Albonico, alla libreria Ubik di piazza San Fedele 32. Con Albonico lo presenterà il giornalista Francesco Cevasco, già responsabile delle pagine culturali del “Corriere della Sera”. A seguire, Fontana sarà ospite di una conviviale del Lions Club nella Sala Bianca del Teatro Sociale.
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Lugano paradiso fiscale degli italiani. In un libro la storia dei “colletti sporchi” del Canton Ticino
Mezzo secolo di storia giudiziaria. I crac bancari degli anni ’70 del Novecento, il fiume di narcodollari che si riversò in Svizzera poco tempo dopo.
Questo (e molto altro) racconta Francesco Lepori inIl Ticino dei colletti sporchi(Armando Dadò Editore, pagine 256, euro 20), cronaca minuziosa ma scorrevole di una quarantina tra i processi più importanti celebrati nel Cantone. Processi che direttamente o indirettamente hanno anche coinvolto centinaia di risparmiatori italiani.
Paolo Bernasconi, oggi avvocato a Lugano, è stato uno dei protagonisti di quella stagione giudiziaria avendo diretto per vent’anni la Procura della città ticinese. Fu proprio lui a condurre le inchieste che portarono alle condanne in gran parte dei processi descritti nel libro.
Avvocato, è servito a qualcosa tutto quel lavoro?
«Certamente sì, anzitutto per le vittime, poiché il processo penale spesso è l’unico strumento che permette di sequestrare il bottino ricavato dai truffatori. E quando questi ultimi abbiano nascosto o dilapidato tutto, si può comunque procedere contro la banca negligente ed ottenere il rimborso».
Pochi giorni fa il Parlamento svizzero ha tra l’altro approvato la Legge sugli istituti finanziari che prevede proprio un sistema di mediazione fra il cliente danneggiato e il suo gestore patrimoniale, allo scopo di rendere il rimborso più veloce e meno costoso.
«La stragrande maggioranza delle vittime degli operatori bancari condannati nei processi descritti nel libro era italiana. Come si spiega?
La stragrande maggioranza dei patrimoni danneggiati, dilapidati o male amministrati, non era dichiarata al fisco. Pertanto, molte vittime hanno rinunciato al processo, temendo ricadute fiscali negative. Più grave però l’atmosfera di generale clandestinità, che per 40 anni ha caratterizzato questi rapporti professionali, permettendo agli operatori finanziari disonesti di giustificare la mancata consegna di rendiconti bancari, che invece veniva sostituita da documenti poco attendibili. In altre situazioni i clienti non li avrebbero mai accettati per buoni».
Il sistema bancario e finanziario svizzero è migliorato?
«Sicuramente. C’è l’obbligo non solo per le banche, ma per tutti gli operatori finanziari, di denunciare alle autorità antiriciclaggio qualsiasi sospetto di origine criminosa. Ciò che ha molto facilitato la scoperta di malversazioni. Inoltre, i controlli dell’autorità di vigilanza bancaria sono più efficaci e diffusi».
Tuttavia dalle cronache giudiziarie italiana emergono in continuazione fiduciari ticinesi coinvolti in inchieste di varie Procure. Come si spiega?
«Sul territorio continua ad operare qualche fiduciario di pessima categoria assieme a faccendieri fuori da ogni controllo. Anche nel Canton Ticino la prevenzione è ferma a 40 anni fa, quando promossi una legge speciale sulla vigilanza riguardante i fiduciari. Purtroppo per coloro i quali esercitano questa professione senza autorizzazione le multe sono ridicole. Questi bracconieri sono ancora a caccia sul territorio italiano, dove continuano a trovare investitori di piccola e media importanza che affidano loro denaro. Se un funzionario di banca è disonesto, la banca risarcisce. Chi affida il suo denaro a questi bracconieri, non sarà mai più risarcito».
Le inchieste giornalistiche internazionali hanno scoperto migliaia di società buca-lettere con sede in paradisi fiscali, ma che operano indisturbate in territorio svizzero. Come mai?
«Già nel 1969, primo anno della mia funzione giudiziaria, scrissi che le società buca-lettere andavano bandite da tutte le piazze finanziarie internazionali. Le inchieste giornalistiche non hanno scoperto proprio nulla che le autorità svizzere, italiane, tedesche, americane e di tutti i Paesi già non sapessero: esistono dovunque fabbriche di società buca-lettere che immancabilmente vengono a galla nelle inchieste contro truffatori, corruttori, riciclatori e simili. Proprio in questi giorni in Svizzera è stato varato un progetto di legge che estende gli obblighi antiriciclaggio anche a tutti coloro che aiutano a costituire, amministrare e gestire società buca-lettere straniere e svizzere. Le multe per i contravventori rimarranno comunque ridicole e quindi l’effetto di prevenzione sarà nullo. Tocca alle banche, finalmente, chiudere tutti i conti intestati a società buca-lettere, non solo in Svizzera, bensì in tutti i Paesi che aderiscono agli sforzi di organizzazioni internazionali, come l’OCSE».
La Svizzera e gli altri paradisi fiscali in Europa hanno ormai aderito allo scambio automatico di informazioni. Il suo libro pubblicato alcuni anni fa, intitolatoAvvocato, dove vado?, aveva avvertito sui rischi di trasferimento del patrimonio in Paesi senza tradizione bancaria. Quali sono gli sviluppi?
«Continuo ad assistere a difficili tentativi di recupero da parte di società e persone italiane, svizzere e di altri Paesi, che hanno trasferito il loro patrimonio a Dubai o nell’Europa dell’Est (Repubblica Ceca, Serbia, Montenegro), dove i loro soldi sono spariti e dove le possibilità di successo giudiziario sono minime. Ma ora sugli evasori fiscali funziona anche la rete delle autorità nazionali antiriciclaggio, che ricevono comunicazioni spontanee da paesi esotici verso l’Italia e verso la Svizzera, che poi danno luogo a procedimenti fiscali e penali».
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L’Università dell’Insubria festeggia i suoi primi 20 anni. E punta ad ampliare gli spazi
I festeggiamenti imminenti per i vent’anni dell’Insubria, che si preannunciano in grande stile, non faranno che rinsaldare la rotta in vista del futuro. E guardando in avanti, gli obiettivi dell’ateneo sono chiari: ampliare gli spazi e puntare a un’ulteriore crescita, seppure contenuta, degli studenti. Sul fronte degli spazi il rettore Alberto Coen Porisini e il prorettore Giuseppe Colangelo, entrambi in scadenza di mandato – le elezioni si terranno proprio nei giorni precedenti il ventennale – hanno le idee chiare: “impossessarsi” degli spazi lasciati liberi dal Politecnico e progettare un allargamento della sede di Sant’Abbondio. Entro breve intanto sarà firmata la convenzione con la Provincia di Como che ne detiene la proprietà «per l’uso degli spazi in via Castelnuovo, così da poter utilizzare, oltre alle nostre, anche le strutture e le aule che in passato venivano utilizzate dagli studenti del Politecnico», spiega il rettore dell’Insubria. Passaggio già annunciato nelle settimane scorse ma ormai al traguardo. Decisamente più vicina la possibilità per l’Insubria di «gestire e utilizzare l’aula magna del Politecnico in via Castelnuovo. Decisione già affrontata in giunta a Como e prossima dunque al via libera – spiegano Porisini e Colangelo – Si tratta solo, da parte del Comune di rientrare in possesso dell’aula, verificare la situazione e concederla a noi». Argomento più delicato ma già sul tavolo della trattative è invece l’utilizzo della struttura di via Valleggio (al 60% di proprietà dell’Insubria e per il 40% del Politecnico). «Nostra intenzione, e ne stiamo già parlando è acquisire il restante 40%. Si tratta di un’operazione che avrà un costo e per questo va ponderata – spiega il rettore – ma che ci vede convinti dell’operazione». Conquistati dunque gli spazi del Politecnico, l’intenzione è poi anche un’altra. «Stiamo ragionando anche sull’ampliamento dell’offerta formativa, ipotizzando magari dei corsi che prima erano del Politecnico ma che anche da noi, per competenze e professori, hanno cittadinanza. Si pensava così a un corso targato Insubria proprio di informatica o ingegneria informatica magari coinvolgendo anche professori un tempo a Como», dice il rettore. L’allargamento della sede di Sant’Abbondio potrebbe invece passare «o tramite un progetto futuro che vedrà la possibilità di utilizzare la Santarella oppure procedendo con un allargamento degli spazi qui a Sant’Abbondio, strada questa forse più complessa visti i vincoli architettonici a cui è sottoposta l’ara. L’intento è però di accorpare tutti i servizi in questi due poli. E così ad esempio si punta a portare qui la biblioteca che ora a è in via Oriani». I
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Lutto a Como, è morto l’architetto Emilio Terragni
Emilio Terragni
L’architetto Emilio Terragni è morto ieri all’età di 89 anni. Professionista molto apprezzato, nipote di Giuseppe Terragni, in passato svolse anche attività politica. Nel 1998 infatti sfidò nella corsa alla poltrona di sindaco Alberto Botta. Fece inoltre parte della commissione per la revisione del Piano regolatore di Como nel 1960 e della Commissione Edilizia del Comune di Como dal 1966 al 1968 e dal 1981 al 1985. Dal 1992 al 1997 è stato nominato presidente dell’Ordine degli Architetti di Como e si occupò del restauro dell’Asilo Sant’Elia. I funerali si svolgeranno domani alle 14 nella chiesa di San Fedele
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Lutto nella politica e nella cultura comasca, è morto Ettore Adalberto Albertoni
È morto oggi a 82 anniEttore Adalberto Albertoni, uno dei più noti esponenti comaschi della Lega. Fu presidente del consiglio regionale dal 2006 al 2008,consigliere di amministrazione della Rai e componente del Consiglio superiore della magistratura.
Il presidente del consiglio regionale, Alessandro Fermi, lo ha ricordato in una lunga nota diffusa oggi pomeriggio. Albertoni, ha detto Fermi, «è stato uno dei veri padri e promotori del percorso lombardo verso l’autonomia, ed è triste che ci abbia lasciato oggi proprio quando questo percorso sta trovando concretezza e comincia finalmente a far intravedere la possibilità di raggiungere i primi risultati. Albertoni è stata una persona verso cui ho sempre nutrito stima, affetto e ammirazione e a cui sono stato legato da profonda amicizia, espressione tra le migliori di quel territorio lariano da cui provengo».
Albertoni, che è stato anche assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia, era laureato in Giurisprudenza ed era stato professore ordinario di Storia delle politiche, oltre che avvocato civilista. Ha diretto l’Istituto giuridico della facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano e ha ricoperto il ruolo di decano della facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi dell’Insubria.
Martedì prossimo, 10 luglio, in apertura della seduta di Consiglio regionale il presidente Fermi ricorderà la figura di Albertoni durante un momento di commemorazione.