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  • In viale Masia transenne e sacchi di sabbia da sei mesi

    In viale Masia transenne e sacchi di sabbia da sei mesi

    Il Comune è in attesa dei fondi regionali per la pista ciclabile

    “In Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio” scriveva Giuseppe Prezzolini. A Como, da sei mesi, ovvero dall’inizio di febbraio, il passaggio pedonale di viale Masia è segnalato con new jersey di plastica, sacchi di sabbia e strisce gialle.

    L’intervento era stato ordinato, con urgenza, dalla giunta comunale. Troppi incidenti su quelle strisce. In più di un’occasione, come aveva spiegato la polizia locale, gli automobilisti erano stati abbagliati dal sole. Quattro investimenti, tutti più o meno alla stessa ora. Uno con esito mortale. Il settore Viabilità di Palazzo Cernezzi era così corso ai ripari, con una strozzatura per costringere i veicoli a rallentare e una migliore segnalazione del passaggio pedonale.

    Da febbraio le strisce sono diventate sicure, non vi sono stati più incidenti. Risultato ottenuto, ma riguardo alla forma e al decoro urbano, strisce gialle e new jersey provvisori sarebbero dovuti poi sparire per un nuovo arredo. I lavori erano stati inizialmente programmati per aprile, poi per giugno. A metà agosto è ancora tutto fermo.

    La questione, come spiegano dal Comune di Como, è un po’ complessa, a livello burocratico. La riqualificazione dell’attraversamento pedonale di viale Masia fa infatti parte di un progetto più ampio, finanziato dalla Regione Lombardia, che prevede la realizzazione di una pista ciclopedonale che collega la stazione di Como San Giovanni a viale Puecher e quindi alla passeggiata di Villa Olmo, fino a Cernobbio. Un maxi-progetto, che l’attuale giunta ha ereditato dall’ex assessore alla Viabilità, Daniela Gerosa. Si parla di opere per 2,7 milioni di euro, con un milione e mezzo già messo a disposizione attraverso fondi europei sulla mobilità dolce che dovranno essere veicolati, come detto, dalla Regione. L’opera dovrebbe essere conclusa entro il 2019, ma la speranza è che si possa iniziare proprio dal passaggio pedonale di viale Masia e da quei sacchi di sabbia.

  • In viaggio per le vacanze: code e caos sull’A9 e in Svizzera

    In viaggio per le vacanze: code e caos sull’A9 e in Svizzera

    Primo assaggio di esodo estivo ed è subito caos sulle strade: code e rallentamenti in autostrada a Grandate e alla dogana di Brogeda.Traffico congestionato sull’autostrada A9 in direzione Nord, soprattutto alla barriera di Grandate dove in mattinata si è formata una lunga coda di auto, il sito di Autostrade per l’Italia segnalava una colonna fino a 9 km. Alla dogana di Brogeda si sono accumulati 5 chilometri  tra Como Centro e Chiasso. Non solo: problemi e rallentamenti in uscita a Como Monte Olimpino provenendo da Lainate. Situazione difficile anche sull’autostrada svizzera. Poco dopo l’alba al portale nord del San Gottardo la colonna di auto raggiungeva già gli undici chilometri di coda, con attese di circa due ore.

    Autostrade per l’Italia, per andare incontro agli automobilisti, ha diramato il calendario estivo con le previsioni del traffico segnalando i giorni da bollino nero (i peggiori per mettersi in viaggio) e quelli da bollino rosso. Il primo weekend “a rischio” per le partenze è proprio quello in corso. I prossimi giorni da tenere sotto controllo sono la mattina di sabato 4 agosto da bollino nero seguita da un pomeriggio con bollino rosso. Stesse previsioni anche per sabato 11 agosto, unica altra giornata considerata a rischio paralisi per quanto riguarda quest’estate 2018.

  • In Regione l’obiettivo è rivedere il sistema dei trasporti

    In Regione l’obiettivo è rivedere il sistema dei trasporti

    «Bisogna fare un mea culpa. Troppo spesso infatti Comuni e province utilizzano le loro partecipazioni nelle società per fare cassa. Investendo gli utili, visti i pesanti vincoli di spesa che gravano sugli enti, in lavori urgenti sul territorio. Andrebbe rivisto il sistema nel complesso». Il caso Asf – la società di trasporto locale al 51% a maggioranza pubblica che negli ultimi 4 anni ha ridistribuito il 75 % degli utili ai soci – è deflagrato a livello politico. E le prime parole di Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd, alzano il velo su un sistema forse da rivedere. «Un primo passo importante per garantire un servizio sempre migliore sarebbe quello di riorganizzare gli orari. Faccio un esempio: perchè far passare in agosto una corsa a Figino Serenza (Orsenigo è stato sindaco del paese) la domenica pomeriggio alle 15, quando non c’è nessuno, e invece non prevederne una a Sormano, meta anche turistica? È solo un caso che però vuole essere un pretesto per spingere a un impegno sempre maggiore nel migliorare il servizio, visto che gli utili ci sono», aggiunge Orsenigo. Sensibile al tema trasporti e all’ambiente è il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Raffaele Erba. «Purtroppo il rischio è che si guardi solo agli utili. Giusto magari per i soci privati, ma assolutamente sbagliato se ci sono di mezzo dei servizi pubblici essenziali e azionisti pubblici di maggioranza come nel caso di Asf», dice Erba, che poi si concentra su un altro aspetto. Dalle prime analisi dei numeri presentati da Asf per fornire la propria versione dei fatti, emerge come il 56% del parco mezzi sia ancora con standard inferiori all’Euro 5, quindi bus non propriamente modernissimi in fatto di emissioni nell’aria.

    «Questo ad esempio è un tema prioritario. Gli utili andrebbero investiti in un rinnovo radicale dei mezzi. Anche perchè ogni anno ben sappiamo quanti sono i giorni di sforamento dei limiti del PM10 nel Comasco. Situazione che causa danni all’ambiente e che ha inevitabilmente ricadute anche sociali, visto che porta più persone a dover fare ricorso ai servizi sanitari. A ciò si collega poi la necessità di rivedere la mobilità globalmente, non valutando solo il trasporto su gomma ma inserendo, in un contesto complessivo, anche quello ferroviario e lacuale», chiude Raffaele Erba. «Il sistema dei trasporti va rivisto. E la Regione in tale ambio sta lavorando – interviene Fabrizio Turba, sottosegretario regionale della Lega – I problemi non sono solo quelli relativi al trasporto su gomma. Certo un punto di partenza deve essere rappresentato dal fatto di reinvestire gli utili per migliorare i servizi offerti alla clientela. Sarà poi decisivo ragionare con i Comuni su come utilizzare questi soldi. Il difficile, in casi come quello di Asf, è capire quale è il limite tra un utile giusto e quello che invece rappresenta solo un arricchimento». Infine il sindaco di Como, Mario Landriscina. «Voglio avere informazioni dettagliate sui numeri che riguardano Asf».

  • In provincia mancano più di 10 milioni per gli investimenti sulla rete viaria: la preoccupazione del presidente Livio

    In provincia mancano più di 10 milioni per gli investimenti sulla rete viaria: la preoccupazione del presidente Livio

    «Risorse improprie». Così il dirigente Bruno Tarantola ha definito le somme su cui Villa Saporiti può contare per il settore Viabilità e quindi anche per la manutenzione di ponti e viadotti. E in effetti così è. Conti alla mano infatti nel 2019, su 17 milioni di euro di investimenti previsti da Villa Saporiti in opere, «per le strade e il settore, avremo circa 4 milioni e 400mila euro. Per poter coprire adeguatamente le necessità e adempiere nel migliore dei modi a controlli e manutenzioni avremmo bisogno di tutti i 17 milioni a bilancio», dice Maria Rita Livio, presidente della provincia di Como. Un tema questo, tornato tristemente d’attualità dopo la tragedia di Genova. «Purtroppo è la realtà che contraddistingue la nostra come molte altre provincie lombarde e non solo. In cassa c’è poco – spiega Maria Rita Livio – E siamo distanti ancora anni luce da quanto si poteva spendere in passato». Anche in questo caso le cifre servono a fare maggiore chiarezza. «Giusto per fare un esempio, se oggi a bilancio possiamo contare, come detto, su 17 milioni di euro alla voce “opere pubbliche”, una decina di anni fa la somma si aggirava sui 50 milioni. Un taglio drastico che a pioggia ricade sui vari settori come quello della manutenzione di ponti e strade. Nonostante ciò gli enti provinciali hanno sempre fatto in modo di garantire un livello adeguato di controlli e di interventi di manutenzione», spiega il presidente Livio, che non nasconde dunque le difficoltà in questo settore così come in altri.

    E la realtà italiana non si discosta molto da quella lombarda e comasca. «Di recente l’Upi (l’unione delle province italiane), ha fatto uno studio dal quale sono emersi dati significativi – precisa Maria Rita Livio – Innanzitutto come in Italia siano ad oggi chiusi 5mila chilometri di strade, compresi ponti e viadotti, per frane o perché ritenuti insicuri. Ma soprattutto sul 50% della rete viaria gestita dalle province il limite di velocità è stato fissato fra i 30 e i 50 chilometri orari. Questo come misura di prevenzione considerata la scarsa sicurezza o affidabilità delle infrastrutture. Tutte valutazioni che hanno spinto l’Upi nazionale a chiedere un incontro urgente con il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli per fare il punto della situazione e capire come poter intervenire adeguatamente».

    Infine, rientrando sempre in provincia di Como, va ribadito come siano circa 600 i ponti di varie dimensioni e i viadotti sotto costante monitoraggio da parte dell’ente – solitamente con una periodicità di sei mesi – sul territorio. Due i viadotti maggiormente analizzati: a Ponte Lambro e a Merone.

    «In questo secondo caso abbiamo già previsto per il 2019 ulteriori interventi – dei lavori vennero eseguiti anche nel 1994 – che comporteranno una spesa di 400mila euro», conclude l’analisi il presidente della Provincia Maria Rita Livio.

  • «In provincia 400 nuovi clandestini»

    «In provincia 400 nuovi clandestini»

    «Solo nella nostra provincia il decreto sicurezza renderà clandestine 400 persone». Questa la denuncia del direttivo di +Europa Lario, firmato dal presidente, Luca Monti e dal coordinatore Luca Perego.

    «Il decreto li spinge tra le braccia della criminalità perché li condanna, con un tratto di penna, all’illegalità – aggiunge il comunicato di +Europa – Malgrado la tanta propaganda, espulsioni non ne vengono effettuate. Comunque non è possibile effettuarne in numero tale da compensare quanti saranno resi clandestini».

    +Europa Lario si dice a fianco di quei sindaci delle province di Como e di Lecco e dei cittadini che chiedono di contrastare gli effetti del decreto “sicurezza” sul loro territorio. «Sarà sufficiente bloccare con iniziative comunali supplementari gli effetti negativi delle conseguenze, d’impatto immediato» spiegano.

  • In primavera la nuova Coop di via Cecilio. La struttura sarà su un’area di  1.500 metri quadrati

    In primavera la nuova Coop di via Cecilio. La struttura sarà su un’area di 1.500 metri quadrati

    Via Cecilio a Como: un nuovo supermercato cittadino aprirà probabilmente nella prima metà del prossimo anno.L’area, una volta occupata da un concessionario Mercedes, è stata acquistata dalla Coop.Bloccata dalla precedente amministrazione, Coop ha ottenuto il via libera dalla giunta guidata dal sindaco Mario Landriscina a inizio anno. Lo schema votato dall’esecutivo di Palazzo Cernezzi prevede la demolizione dei fabbricati esistenti e la ricostruzione con la stessa volumetria, circa 30mila metri cubi. La nuova struttura dovrebbe essere di 1.500 metri quadrati adibiti al commercio di prodotti alimentari e non, anche con un diverso marchio commerciale. Nelle casse del Comune, Coop dovrebbe versare circa 550mila euro di oneri di urbanizzazione e 280mila di contributo sul costo di costruzione.È già stato demolito e smaltito l’amianto. Negli accordi è previsto che il posteggio sia ad uso pubblico, e che all’interno della proprietà passi una pista ciclopedonale.

  • In nodi del 2019: Tangenziale di Como

    In nodi del 2019: Tangenziale di Como

    Se per la Variante della Tremezzina il 2018 è stato un anno sicuramente positivo e nei prossimi mesi l’iter dovrebbe portare la questione dalla carta alle ruspe, sul fronte autostradale è difficile auspicare schiarite nel breve periodo. Pedemontana e Tangenziale di Como rimangono due incompiute che tagliano il territorio comasco.Per quanto riguarda il secondo lotto della Tangenziale, a inizio dicembre la questione era tornata sul tavolo di Regione Lombardia. La proposta dei sindaci era per modificarne il tracciato e portare i costi stimati dagli oltre 800 milioni di euro iniziali a 670 milioni. Rimane aperta anche la questione del pedaggio: l’ex governatore lombardo, Roberto Maroni, e il suo successore, Attilio Fontana, avevano entrambi garantito la gratuità della tangenziale, che i comaschi continuano invece a pagare. Il sottosegretario della Lega alla presidenza del consiglio regionale, Fabrizio Turba, ha dato recenti rassicurazioni su un iter ancora in corso. Che il 2019 sia l’anno buono? Difficile essere ottimisti, così come sul prossimo completamento di tutta la Pedemontana.12. Fine

  • In Lombardia oltre 8.200 agenti di polizia locale. A Como uno ogni 928 abitanti

    In Lombardia oltre 8.200 agenti di polizia locale. A Como uno ogni 928 abitanti

    Un agente di polizia locale ogni 928 abitanti.

    È il dato statistico che emerge, nel capoluogo lariano, dal censimento regionale 2017 degli operatori in servizio nei comandi lombardi di polizia locale lombardi.

    Lo scorso anno, erano 8.271 i vigili urbani al lavoro negli oltre 1.500 comuni della regione. L’indice di copertura media regionale era, nel 2017, di un operatore ogni 1.211 abitati contro un operatore ogni 931 abitanti del 2004.

    Elevata l’anzianità anagrafica media: 48 anni e 4 mesi per gli agenti e 52 anni e 11 mesi, per gli ufficiali (con una media complessiva di 49 e 2 mesi).

    I dati aggregati per provincia hanno evidenziato un indice di copertura in relazione alla popolazione molto differenziato: dai 751 abitanti per operatore nella Città metropolitana di Milano ai 2.160 abitanti per operatore nella provincia di Sondrio.

    Anche nei capoluoghi questo indice oscilla vistosamente:

  • In Lombardia i manager d’impresa più giovani

    In Lombardia i manager d’impresa più giovani

    Oltre la metà (57%) dei circa 106mila dirigenti di imprese italiane ha più di 50 anni.

    L’età media più alta è in Molise (73%), la più bassa in Lombardia e in Trentino Alto Adige.

    È quanto emerge da un’analisi di Das, compagnia di Generali Italia su dati Istat 2016.

    Secondo quanto rilevato da Das, dopo il Molise c’è la Sardegna (69%), quindi l’Umbria e la Valle d’Aosta (67% ciascuna).

    Al contrario i dirigenti che non superano i 49 anni sono più numerosi in Lombardia (47%) e Trentino Alto Adige (43%). Seguono le Marche (42%) e, con una quota del 40% ciascuna, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Piemonte.

    Dall’analisi di Das si evince che meno dell’1% (0,89%) dei lavoratori dipendenti delle imprese italiane sono manager, con una concentrazione più elevata in Lombardia (1,6%, quasi 48 mila), Lazio (1,1%, oltre 16 mila) e Piemonte (1,04, poco meno di 10 mila), più bassa in Calabria (0,12%), Basilicata e Molise (0,13 ciascuno).

    Das ha inoltre rilevato che quasi la metà (45%) dei dirigenti lavora in Lombardia e poco più del 15% nel Lazio. La loro presenza è significativa anche in Emilia-Romagna (9%) e Veneto (7%).

    Nel nostro Paese solo il 15% dei dirigenti è donna, la percentuale sale al 19% in Basilicata e si attesta al 17% in Lombardia e nel Lazio.

  • In fiamme l’ex oratorio femminile di Vighizzolo

    In fiamme l’ex oratorio femminile di Vighizzolo

    Fiamme nel pomeriggio di oggi a Vighizzolo di Cantù, nell’ex oratorio femminile, struttura in disuso da molti anni. I vigili del fuoco sono intervenuti dopo la segnalazione di un incendio all’interno dell’edificio di via Pasubio.

    In fiamme alcuni arredi rimasti nei locali. I vigili del fuoco hanno spento rapidamente il rogo. Ancora da chiarire l’origine delle fiamme che potrebbero essere state appiccate volontariamente. A Vighizzolo sono giunti anche i carabinieri di Cantù.