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  • Bimba di un anno chiusa nell’auto

    Bimba di un anno chiusa nell’auto

    Paura questa mattina per una bambina di appena un anno che è rimasta chiusa all’interno di un’auto. I vigili del fuoco – chiamati dalla madre spaventata – sono intervenuti in viale Rosselli.

    Vigili del fuoco

    L’allarme alle 16.20. La piccola avrebbe azionato accidentalmente la chiusura delle portiere rimanendo bloccata all’interno con la mamma all’esterno e senza chiavi. La bambina, in buone condizioni, non ha avuto bisogno di alcun controllo al pronto soccorso.

  • Biagio Antonacci lariano sull’ultimo “Vanity Fair”

    Accompagnato dal lancio del nuovo singoloMio fratello, il cantante Biagio Antonacci regala al Lario l’ennesimo gradito spot promozionale. In un video comparso sulla sua pagina Facebook e realizzato in occasione di una intervista esclusiva concessa al settimanaleVanity Fair, eccolo in posa in scenografie di lusso del nostro lago tra cui il Gran Hotel Tremezzo, a bordo piscina con le Prealpi sullo sfondo, e su un motoscafo vintage per incarnare l’immagine di lusso ed esclusività che sempre più porta con sé il Lario.

    L’intervista aVanity Fairè una lunga confessione in cui Biagio Antonacci si mette a nudo, sulla soglia dei 55 anni e reduce da un disco e da un tour trionfali: «Ai miei figli dico sempre di rispettare gli altri, ma di provare a essere liberi con loro stessi e con i loro desideri», ha dichiarato al settimanale di moda, musica e attualità in edicola fino al 18 luglio prossimo. Spazio anche ai ricordi: «Vengo da un ghetto alle porte di Milano in cui noi ragazzi, una tribù, ci sentivamo alternativamente i protagonisti della Via Pál di Molnár o i Greasers della 56a strada raccontati da Francis Ford Coppola». Poi, il successo. Ma lui non è cambiato: «Non sono una star, giro in motorino, sono contento così».

  • Bassone, troppi detenuti e poco personale. Oggi la festa della polizia penitenziaria

    Bassone, troppi detenuti e poco personale. Oggi la festa della polizia penitenziaria

    Il carcere del Bassone

    Organico insufficiente in una delle carceri più affollate d’Italia, alle prese anche con carenze strutturali. La festa per l’anniversario numero 201 della polizia penitenziaria è stata l’occasione per un bilancio sulla situazione del Bassone di Como, dove ci sono circa due detenuti per ogni posto disponibile e gli agenti in servizio sono meno di 200 a fronte di un organico previsto che dovrebbe invece essere di 236. Nell’ultimo anno, ogni giorno si sono registrati circa 2 ingressi di detenuti. Gli agenti della polizia penitenziaria hanno gestito 86 episodi di autolesionismo e 53 colluttazioni e liti tra detenuti. Al servizio di sorveglianza si aggiungono molteplici altre attività, dagli spostamenti dei carcerati, 557 in un anno, a compiti nuovi come la realizzazione della banca dati del Dna dei detenuti, con già 570 prelievi.Numeri che così vengono commentati da Cristina Maria Cobetto Chiggia, Comandante polizia penitenziaria Como. «Abbiamo sicuramente delle difficoltà di carenza di organico -spiega il Comandante – e di aumento della tipologia del lavoro. Giusto per fare un esempio è cresciuto molto l’utilizzo del personale per servizi esterni e per le traduzioni. Un altro elemento decisivo riguarda la nostra pianta organica nel suo complesso che non tiene conto del fatto che ci sono anche quelle persone che lavorano negli uffici». Dunque è la carenza di organico a essere importante. «Mancano inoltre molti sottufficiali e ad oggi, ad esempio, io sono l’unico funzionario in sede per cui quando mi assento il mio ruolo da comandante viene assorbito da un ispettore facente funzioni che ovviamente ha anche altri compiti e mansioni da effettuare durante il servizio».E le situazioni critiche da dover affrontare sono sempre all’ordine del giorno. «In aggiunta agli uomini insufficienti non si può non sottolineare come anche la struttura del carcere sia molto vecchia e necessiti di continui interventi e di manutenzione. Ma anche in questo caso non sempre sono operazioni fattibili viste le scarse risorse di cui disponiamo», dice sempre Cristina Maria Cobetto Chiggia.  «Nonostante i numeri siano quelli forniti, va detto come il personale riesca a far fronte con grande abnegazione a tutte le situazioni di emergenza. E rispetto al passato gli eventi critici sono contenuti nonostante si viva in questa situazione precaria», chiude il comandante della polizia penitenziaria di Como.

  • Aggressioni a bordo: pugni e schiaffi a due capotreno a Lambrugo e Carimate

    Aggressioni a bordo: pugni e schiaffi a due capotreno a Lambrugo e Carimate

    Violenza sui treni. Due aggressioni in poche ore sui convogli di Trenord, a Lambrugo e a Carimate. Due capotreno, un uomo di 46 anni e una donna di 22, sono stati picchiati dai passeggeri, nel primo caso da un gruppo di ragazzi rimproverati dall’uomo e nel secondo da un 50enne domenicano al quale era stato chiesto il biglietto.

    Il primo caso di violenza è accaduto poco prima delle 20 di ieri a Lambrugo, sulla linea Asso-Erba-Milano. Quattro ragazzi, come confermato dall’ufficio stampa di Trenord, hanno aggredito un capotreno che li aveva rimproverati perché impedivano la chiusura delle porte del vagone, probabilmente perché stavano fumando. L’operatore è stato colpito con un pugno e ha avuto bisogno di cure mediche. E’ stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale di Erba e medicato, mentre in stazione sono intervenuti i carabinieri.

    Nuovo allarme questa mattina attorno alle 9 a Carimate, sul treno partito da Porta Garibaldi e diretto a Como San Giovanni, lungo la linea Chiasso-Como-Milano. Un passeggero di 50 anni, dominicano, alla richiesta della capotreno di mostrarle il biglietto avrebbe detto di essere un abbonato ma di non avere con sé la ricevuta del biglietto. Sarebbe dunque nata una discussione e l’uomo ha dato due schiaffi alla giovane operatrice di Trenord. Il treno è stato bloccato, la donna è stata soccorsa e sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Cantù. Il 50enne è stato denunciato per interruzione di pubblico servizio, violenza a pubblico ufficiale e anche porto ingiustificato di oggetti atti a offendere perché i militari dell’Arma hanno accertato che nascondeva un taglierino.

    Il tema della sicurezza sui treni, per i passeggeri e per gli stessi operatori che lavorano sui convogli resta di stretta attualità. Le aggressioni sono all’ordine del giorno e FerrovieNord – società controllata da Fnm, gruppo che con Trenitalia ha dato vita a Trenord per gestire le linee ferroviarie in Lombardia – sta varando un progetto di videosorveglianza che prevede anche l’utilizzo di bodycam, telecamere digitali che capotreno e controllori potranno indossare durante il servizio.

  • Aggressione agli autisti Asf, braccio di ferro in aula

    Aggressione agli autisti Asf, braccio di ferro in aula

    Nuova udienza ieri mattina nel processo a carico dei quattro migranti accusati di aver picchiato due autisti della Asf mentre erano in sosta in piazza Vittoria.Violenze che sarebbero nate dalla richiesta di mostrare i biglietti di viaggio. Vicenda che è finita nei giorni scorsi sulle prime pagine dei quotidiani nazionali. In aula sono sfilati i testimoni della accusa – tra cui gli autisti che hanno raccontato quanto avvenne quel giorno riconoscendo gli aggressori – ma anche due testi della difesa portati dai due stranieri, che hanno sempre negato ogni coinvolgimento con quanto avvenuto e che non sarebbero mai stati ripresi dalle telecamere della zona. Uno di questi, un parroco di un Comune della sponda Est del lago, ha testimoniato che uno dei due stranieri (ospite presso le strutture della sua parrocchia) non usava mai l’autobus e che si muoveva sempre in bicicletta. L’autobus, tra l’altro, sarebbe stato diretto dalla parte opposta rispetto a dove il migrante viveva, ovvero a Tavernola, sponda Ovest del lago.Una seconda testimone ha poi riferito di aver visto uno degli accusati alla stazione di Como San Giovanni alle 20.47 di quella sera e che questi gli disse che stava andando a fare la spesa per il Ramadan. Ricordiamo che l’aggressione sarebbe avvenuta in piazza Vittoria alle 20.25 di martedì 5 giugno. Anche questo secondo straniero non risulterebbe residente a Tavernola (dove era diretto il bus della linea 11) ma a Rebbio dai Comboniani. Gli autisti invece hanno confermato il loro racconto, girandosi poi verso gli imputati e indicandoli senza esitazioni come i responsabili dell’aggressione. L’udienza è stata poi rinviata a luglio per le discussioni.

  • Abbondino d’Oro, la città ha espresso 16 candidature

    Abbondino d’Oro, la città ha espresso 16 candidature

    Si sapranno domani  i nomi delle 16 candidature presentate come da regolamento entro il 30 giugno scorso a Palazzo Cernezzi per l’edizione 2018 dell’Abbondino d’Oro, la benemerenza civica che premia i cittadini che in qualsiasi modo abbiano giovato a Como, sia rendendone più alto il prestigio attraverso il loro impegno e talento, sia mettendosi a servizio delle istituzioni con dedizione e senza ritorno personale.

    L’approfondimento sul Corriere di Como in edicola mercoledì 3 luglio

  • Abbondini, candidata anche la polizia di Stato

    Abbondini, candidata anche la polizia di Stato

    C’è anche la polizia di Stato, candidata dai Rotary Como e Baradello, tra i soggetti – in tutto sono 17 – in gara per l’Abbondino d’Oro 2018, la civica benemerenza conferita ogni anno dal Comune di Como.

    Ulteriori candidature potranno essere proposte anche successivamente dalla commissione comunale, che dovrebbe riunirsi a Palazzo Cernezzi entro il mese di luglio.

  • A piedi da Anzano in Nuova Zelanda: Moja aggredito in Bosnia

    A piedi da Anzano in Nuova Zelanda: Moja aggredito in Bosnia

    Claudio Moja, 25 anni, di Anzano del Parco

    La premessa è doverosa: Claudio Moja ora è in un albergo di Zalom, in Bosnia Erzegovina ed è tranquillo. Ma la giornata non è stata facile per il giovane di Anzano del Parco  che in tre anni conta di arrivare a piedi in Nuova Zelanda. Lo hanno scritto i collaboratori del suo staff, che sono costantemente in contatto con il 25enne partito dalla Brianza lo scorso 15 aprile. Moja, dopo aver camminato fra Lombardia, Veneto, Friuli, Slovenia e Croazia ora è, come detto, in Bosnia Erzegovina. Un Paese che lo aveva accolto bene – come lo stesso Claudio aveva raccontato nelle sue seguitissime dirette – ma che oggi, dopo la partenza da Mostar, non è stato molto accogliente.

    La partenza di Claudio Moja lo scorso 15 aprile

    “Più persone si sono avvicinate a lui cercando di rubargli il carretto e i suoi averi, qualcuno ha cercato di attaccarlo dandogli del terrorista (gli hanno detto che barba e carretto fanno proprio pensare a questo), qualcuno ha cercato di trascinarlo via insieme al suo zaino – è stato scritto sulla sua pagina Facebook – Si è molto spaventato e ha detto che ha pauraad attraversare questa e le prossime cittadine. Su invito della polizia, dopo una breve perquisizione, è stato costretto a fermarsi in un albergo dove passerà la notte, nonostante avrebbe preferito dormire sotto alle stelle come piace a lui, lontano da possibili persone pericolose. Nonostante questo, sta bene e ci tiene a rassicurarvi. È arrivato a Zalom e domani ripartirà e proseguirà il viaggio senza paura”.

    A piedi dalla Brianza alla Nuova Zelanda. Iniziato il viaggio di Claudio Moja. Le foto della partenza

  • Richiesta di contributi per beneficenza, la Polizia cantonale ipotizza una truffa

    Richiesta di contributi per beneficenza, la Polizia cantonale ipotizza una truffa

    Ipotesi di reato di truffa per un 36enne e un 17enne di origine romena  che ieri a Lugano-Cassarate, in Canton Ticino,  sono stati fermati dalla Polizia cantonale. I due – secondo quanto comunicato dalle forze dell’ordine elvetiche – avrebbero chiesto ai passanti  contributi spontanei per un’associazione benefica a sostegno di persone non udenti e disabili, facendo poi firmare una petizione. L’ipotesi di reato è quella di truffa, spiega appunto la Polizia ticinese.“Per evitare sgradite sorprese, si invita la popolazione a mantenere una sana diffidenza verso questo genere di richieste di solidarietà – termina il comunicato –  Lo scopo è infatti unicamente quello di ottenere un profitto individuale e non a favore di una fondazione o un’associazione benefica”.

  • Partorire oggi, la voce delle mamme comasche

    C’è chi ha paura del dolore e chi dell’anestesia per eliminarlo, chi teme di non essere abbastanza forte e chi si dichiara pronta a sopportare tutto, chi è condizionata da esperienze precedenti e chi è spaventata perché non sa cosa l’aspetti. Alla fine, qualunque sia stato il percorso, il viaggio si conclude, per dirla con Osho Rajneesh, «con la nascita di un bambino e con la nascita di una madre, che non è mai esistita prima».

    Le esperienze di oltre 600 di queste mamme sono state raccolte e analizzate in modo dettagliato e inedito da un’ostetrica dell’ospeda – le Valduce, Lucrezia Romiti, che ha effettuato una ricerca «per dare voce alle donne e per comprendere più a fondo quale sia il vissuto di coloro che decidono di richiedere l’analgesia epidurale in travaglio».

    Un’indagine che non ha tanto fini statistici, ma si propone soprattutto, partendo proprio dalla testimonianza diretta delle mamme, «di indirizzare e correggere l’assistenza ostetrica», come spiegano la stessa autrice dello studio e la capo-ostetrica Cristina Pezzin. Un primo risultato concreto è stata l’introduzione, da parte degli anestesisti, di una nuova tecnica per la somministrazione dei farmaci durante il travaglio, innovativa rispetto a quella tradizionalmente utilizzata.

    Il questionario ha coinvolto 608 donne che hanno partorito al Valduce tra gennaio e novembre dello scorso anno. Oltre il 90% delle future mamme conosce le tecniche di partoanalgesia, anche se meno della metà ha fatto la visita pre-parto con l’anestesista. Rimane una quota consistente di donne che sceglie di ricorrere a tecniche non farmacologiche – dalla musicoterapia al massaggio – per alleviare il dolore. Tra chi sceglie di affidarsi all’epidurale, la soglia del dolore indicata nel questionario scende da 8 a 2. La ricerca evidenzia tra i vari aspetti il ruolo determinante delle ostetriche non solo nel parto naturale ma, sempre più, anche accanto alle donne scelgono di affidarsi all’analgesia.

    Anna Campaniello