Categoria: Notizie locali

  • Il mister con il coltello fra i denti

    Il mister con il coltello fra i denti

    Calcio – Intervista all’allenatore Giovanni Colella alla vigilia di Como-Pro Vercelli

    «Partiamo dalle parole di Maradona? Speriamo che siano di buon auspicio per noi». Scherza Giovanni Colella, allenatore del Como, alla vigilia della gara con la Pro Vercelli, parlando delle frasi che Diego Armando Maradona, in visita alla “Gazzetta dello Sport”, ha dedicato proprio alla società lariana. «Una volta era impossibile pensare di andare a vincere per 5-0 a Como» ha affermato il campione argentino.Un Como – e il discorso torna alla stretta attualità – che in casa non ha mai

    perso. Anzi, ha sempre vinto, e una settimana fa, imponendosi a Cremona, ha anche superato il tabù trasferta.«Il nostro bilancio? È positivo, ma poteva anche essere più positivo – spiega mister Colella – Ma quelli che abbiamo fatto in questa prima parte di stagione sono stati tutti passaggi obbligati».«Ci possono stare – aggiunge il tecnico – partite che meriti di perdere o gare in cui fai tanto non conquisti punti. Ma quello che stato è stato, perché io non sono uno che si volta indietro, ma per abitudine guarda avanti».Il calendario dice che alle porte c’è la partita casalinga con la Pro Vercelli, formazione che guida la classifica del girone A. «La mia mentalità è quella che bisogna pensare a una partita alla volta – dice Colella – e il calendario ci mette di fronte una squadra sicuramente forte e solida. Non voglio dire una delle più toste, perché in questo campionato ogni squadra che troveremo di fronte sarà tosta».«E poi si tratta di un incontro di grande fascino – sostiene ancora l’allenatore dei lariani – perché di fronte ci sarà una squadra che nella sua storia vanta sette scudetti. A me le partite contro formazioni che hanno una bella tradizione piacciono».E il Como come arriva a questo match? «Noi stiamo facendo un nostro cammino – spiega ancora il mister – e abbiamo grandi margini di miglioramento. Le vere potenzialità di questo gruppo non sono state ancora scoperte». A Cremona c’è stato comunque un bel passo avanti: «Sicuramente. Diciamo che siamo riusciti ad allargare il nostro elastico. Ora dobbiamo ripartire dal punto in cui l’abbiamo tirato e cercare di allungarlo ancora di più».Un campionato particolare, quello che stanno giocando i lariani, senza retrocessioni. «Molto equilibrato – dice l’allenatore – dove le posizioni in classifica non contano, perché ogni avversario può dire la sua, come hanno testimoniato i risultati di questa prima parte della stagione».E ai suoi, il tecnico dei lariani chiede grinta, la stessa che mette lui che è talmente preso dal suo ruolo, da essere il primo ad arrivare a Orsenigo e l’ultimo alla sera a lasciare il centro sportivo.«Io sono fatto così – dice Giovanni Colella – E ai miei giocatori chiedo la stessa cosa, l’impegno massimo durante la settimana, il crederci sempre. Perché il cuore va messo ogni giorno, non soltanto quando c’è la partita. Io voglio gente che abbia quotidianamente il coltello fra i denti: questo è un concetto che deve essere chiaro».«Io e i miei collaboratori siamo sempre molto attenti – afferma l’allenatore – Quindi se qualcuno è in forma e lavora bene, sarà valorizzato. Ma ovviamente vediamo chi magari mette un po’ meno impegno negli allenamenti, e poi tiriamo le conseguenze al momento di fare ogni scelta».Un’unica domanda relativa a un singolo: ci sono grandi aspettative per Sebastian Gallegos, il giovane uruguaiano arrivato a campionato iniziato. «Deve lavorare molto e capire la nostra mentalità – spiega Colella – ma sono sicuro che verrà il suo momento: anche perché quando giocava nelle nazionali giovanili dell’Uruguay gli davano sempre il numero 10. E in Sud America non lo assegnano a caso, quel numero ha un valore quasi sacro. Se ti danno il 10 vuol dire che hai qualcosa in più. E non dimentichiamo che vanta presenze con il Penarol, una delle più importanti formazioni del suo Paese».«Sebastian per vari motivi si era un po’ perso negli ultimi anni – conclude il mister degli azzurri – ma tutti assieme stiamo lavorando per far vedere di che pasta è fatto».

    Massimo Moscardi

  • Il nuovo partito è pronto

    le porte della ormai imminente scissione.In realtà, la componente ciellina del partito personale del Cavaliere non ha mai smesso di lavorare.Soprattutto in Lombardia – terra di fortissimo insediamento sociale per i seguaci di don Luigi Giussani – molti amministratori locali ed ex dirigenti di Forza Italia e Pdl hanno continuato a produrre politica, in forme diverse dal passato ma non per questo meno efficaci.La nuova situazione che si è creata in queste ore trova quindi terreno fertile. E la conferma giunge dall’uomo probabilmente più rappresentativo della galassia formigoniana sul Lario: l’ex sindaco del capoluogo, Stefano Bruni.Raggiunto al telefono del suo studio di commercialista, lavoro su cui si è nuovamente tuffato a tempo pieno dopo la lunga esperienza amministrativa, Bruni commenta con la solita lucidità gli avvenimenti delle ultime ore.«Berlusconi ha fatto bene a tornare sui propri passi – dice – Ha capito come insistere sulla strada che portava dritto contro un muro non sarebbe servito, anzi: sarebbe stato dannoso». Il passo indietro del leader è stato dettato e quasi imposto dai dissidenti, i quali – spiega l’ex sindaco di Como – «hanno fatto bene a forzare. Era certamente una valutazione difficile, ma di fronte a quanto accaduto in questi giorni non si poteva far finta di nulla».Bruni non accetta la convenzionale lettura «in politichese». La rottura con Berlusconi si è consumata, a detta dell’ex primo cittadino del capoluogo lariano, «sul tema del bene comune, che è parso calpestato. E non è stata soltanto Cielle a cambiare posizione. Forse non si poteva più traccheggiare, direbbe Bersani».Cambio di marcia, quindi. E cambio di direzione. Anche piuttosto brusco. Una virata che potrebbe portare presto alla nascita di un nuovo partito.Su questo punto, Stefano Bruni non offre molte certezze, ma dà indicazioni chiare. «In questo momento – dice – c’è un partito nuovo o ricostituito (Forza Italia, ndr). Sbaglia quindi chi afferma che si è aperto un vuoto. Peraltro, il vuoto in politica non c’è mai. Il punto è comprendere che cosa debba o possa essere questo nuovo movimento politico».L’auspicio dell’ex sindaco di Como va nella direzione di una «formazione centrista e più democratica, in cui Berlusconi abbia un ruolo diverso dal passato. Nessun altro ha il carisma del Cavaliere, ma oggi pesano molto anche l’età e i problemi che tutti conoscono». Insomma: Silvio Berlusconi padre nobile di un partito diverso, più aperto e democratico e meno personale, direttamente ispirato ai valori dei Popolari Europei.Intanto, però, così come confermato ieri sera dallo stesso Roberto Formigoni su La 7, a Otto e mezzo, «in dissenso politico» stanno comunque nascendo nuovi gruppi parlamentari, dai quali è facile immaginare che possano gemmare presto gruppi dirigenti locali e regionali «eletti democraticamente».«Noi non abbiamo mai smesso di fare politica – dice adesso Stefano Bruni – abbiamo continuato a fare un’attività molto sotterranea, tenendo insieme amministratori locali e altre persone, anche in contatto con realtà analoghe». Un lavoro finalizzato a «essere pronti» qualora dovesse «arrivare il nuovo soggetto politico».Pronti, quindi, a mettersi in gioco con un movimento diverso da Forza Italia. Che abbia caratteristiche diverse dal partito che in queste ore si sta sfaldando. E qui Bruni si toglie un piccolo, grande sasso dalla scarpa.«In questo momento il partito locale è più bulgaro che mai – afferma – Ciò avviene a causa del sistema di governo del Pdl in Lombardia che è stato un po’ settario. In pochi hanno capito quanto pochi fossero i falchi fuori dai palazzi romani».«Siamo pronti e aspettiamo», aggiunge l’ex sindaco di Como. Che intanto annuncia per le prossime settimane la nascita di una scuola di formazione politica in città. Una scuola che è stata organizzata dall’associazione “L’Incontro” (di cui lo stesso Stefano Bruni è presidente) e rivolta a una trentina di giovani.

    Da. C.

  • Il rock va a  caccia di nuovi talenti

    Il rock va a caccia di nuovi talenti

    Via alle iscrizioniAttrae tradizionalmente anche molti comaschi il concorso “Rock Targato Italia” giunto quest’anno alla ventiseiesima edizione. Sono già aperte le iscrizioni, mentre si tirano le fila del contest del 2013 che è giunto alla finale.

    Si tratta del più importante rock contest nazionale, che ha contribuito a far nascere una delle scene musicali tra le più prestigiose dell’ultimo ventennio. Ha infatti lanciato gruppi del calibro di Timoria, Marlene Kunz, Subsonica, Negramaro, Litfiba. Ai vincitori sarà pubblicato un brano

    sulla prestigiosa compilation della manifestazione e sarà data la possibilità di partecipare in qualità di ospiti al “Rock Targato Italia tour” nei rock club nazionali nella edizione successiva. A tutti i partecipanti è garantita la possibilità di pubblicare un brano con importanti distributori digitali internazionali (iTunes e Spotify). Per partecipare, informazioni sono reperibili sul sito ufficiale www.rocktargatoitalia.com e su www.rocktargatoitalia.net, oltre che al numero di telefono 02.58.31.06.55.Le finali nazionali della venticinquesima edizione sono già in programma dal 12 al 14 settembre a Milano, al Legend Club. Nel corso delle tre serate, musicisti provenienti da ogni parte d’Italia eseguiranno solo brani inediti e saranno giudicati da una giuria di esperti del settore. Un’occasione dove i veri protagonisti sono esclusivamente gli artisti emergenti con la loro musica, perché “Rock Targato Italia” accende i riflettori sui palchi dello Stivale per illuminare le “emozioni in musica” dei talenti del Terzo Millennio.L’obiettivo assoluto e principale della manifestazione è quello di cercare, scovare, trovare, sostenere e promuovere i talenti che si celano in ogni angolo nascosto del nostro Paese.

  • Il Sap già in febbraio criticava il numero unico di emergenza: «Livellamento al ribasso»

    Il questore replica: «Disagi terminati»

    Numero unico per le emergenze osservato speciale.A poche ore dal tragico errore commesso ieri dal 112, inevitabilmente, crescono i dubbi sul funzionamento del servizio. Dubbi non nuovi, del resto. Più di un uomo delle forze di polizia, in via confidenziale, aveva raccontato in passato dei problemi legati soprattutto alla gestione dell’ordine pubblico.C’è chi racconta infatti di un intervento richiesto in una nota discoteca della provincia, ma di cui l’interlocutore del 112 – che

    ricordiamo ha sede a Varese – non aveva la più pallida idea dell’esistenza. Con la conseguenza di ritardare notevolmente i soccorsi. E potremmo continuare con molti altri episodi. Nessuno, però, poteva pensare ad un fatto come quello avvenuto martedì mattina a Como. Già lo scorso febbraio, comunque, il sindacato Autonomo di Polizia di Como (il Sap) aveva espresso le sue perplessità in un comunicato stampa, parlando di «standardizzazione di procedure con livellamento al ribasso delle qualità operative».Pur riconoscendo l’esigenza di accorpare le centinaia di sale operative, infatti, il Sap aveva criticato l’applicazione delle procedure standard dell’emergenza sanitaria agli interventi soprattutto di polizia, aggiungendo come si fosse giunti a «sterilizzare un sistema che invece aveva equilibri delicati, dal punto di vista pratico e giuridico, che le forze dell’ordine riuscivano a mantenere grazie all’esperienza» maturata con il lavoro sul territorio e grazie alla sua conoscenza. Dubbi sul metodo, dunque, che tornano in mente all’indomani del tragico episodio anche se secondo il questore di Como, Michelangelo Barbato – che riferendosi al caso specifico parla di «errore umano» – non esistono, in quanto il sistema funziona.«Finora non abbiamo riscontrato problemi del genere – ha spiegato ieri Barbato a Etv – Anzi, da quando esiste il nuovo 112 c’è una selezione a monte delle telefonate che aiuta a velocizzare i nostri interventi, perché sappiamo che ogni chiamata in arrivo è sicuramente diretta a noi».Non è stato, però, sempre così. «Ci sono stati dei problemi all’inizio – confessa il questore cittadino – perché nella zona sud della provincia di Como alcuni Comuni non erano coperti dal numero unico, ma risultavano sotto Milano. Con l’estensione del servizio agli altri territori però i disagi sono terminati».

    M.Pv.

  • In Lombardia calano contagi e vittime, in provincia di Como 13 nuovi casi

    I dati del contagio di oggi in Lombardia: sono stati effettuati 12.427 tamponi, che hanno permesso di riscontrare 210 nuovi casi positivi, pari all’1,7% dei test.Il totale complessivo dei positivi in Lombardia dall’inizio della pandemia a oggi è 88.968, dei quali circa 21mila (20.996) attualmente ancora positivi.

    Calano ricoverati in in terapia intensiva (170, due in meno di ieri) e nei reparti ordinari (3.131, 176 in meno di ieri)

    I decessi nelle ultime 24 ore sono stati 33, per un totale complessivo dall’inizio della pandemia – nella sola Lombardia – di 16.112

    La divisione dei casi per provincia vede in cima al numero dei contagi giornalieri i territori di Brescia e Bergamo con 44 e 43 casi. Segue Milano (+32, 13 nella sola città).Tutte le altre province, ad eccezione di Varese (25), sono sotto quota 20.In provincia di Como si contano 13 nuovi casi per un totale di 3.853 tamponi positivi dall’inizio della pandemia.

  • In tilt il centralino telefonico dell’ospedale

    l’inconveniente e le linee sono state ripristinate poco dopo mezzogiorno.

  • In un anno sul Lario confiscati 61 beni alle varie mafie

    Il convegnoSono già 12 in un anno gli immobili del Comasco confiscati alle mafie e assegnati ai Comuni per nuove destinazioni. In tutto, quelli sequestrati sul Lario sono 61. La nostra è la quarta provincia della Lombardia nell’invidiabile classifica. I numeri sono stati forniti ieri da Antonio Cananà, viceprefetto dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie, al convegno organizzato in città nella sede dei giovani dottori commercialisti.Leggi l’articolodiPeverelliinCRONACA

  • In Valtellina l’addio a don Roberto. Il vescovo: «Ora ciascuno faccia la sua parte»

    «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me»: il passaggio della toccante pagina del vangelo secondo Matteo, che ha ispirato la vita stessa di don Roberto Malgesini, viene letto anche per l’ultimo saluto al “sacerdote degli ultimi”, ucciso martedì mattina da un senzatetto in piazza San Rocco.Il funerale è stato celebrato nel pomeriggio di oggi, venerdì 18 settembre, nella chiesa di Sant’Ambrogio, parrocchiale di Regoledo di Cosio, in provincia di Sondrio. Con le disposizioni di contenimento del Covid vi stanno un centinaio fedeli. In mezzo all’unica navata, la semplice bara di legno di don Roberto, con una sua bella fotografia. Davanti all’altare, due carabinieri in alta uniforme, sono le uniche autorità civili in veste ufficiale. In quella chiesa don Roberto è stato battezzato. All’oratorio è cresciuto con i fratelli Mario, Caterina ed Enrico. Ora vi giocano i nipoti, Tommaso, Maddalena, Ettore e Ismaele. In quei luoghi, un giovane Roberto Malgesini ha maturato la sua vocazione sacerdotale. Verrà ordinato presbitero nel 1998, della sua formazione si occuperà anche monsignor Oscar Cantoni, che ieri ha ricordato anche quei gironi. Ora Oscar Cantoni è il vescovo che celebra il funerale, con una rappresentanza dei sacerdoti che hanno accompagnato don Roberto anche nella sua missione, tra Gravedona, Lipomo e soprattutto tra i poveri della città di Como.

    I canti, le letture, l’intercalare dei celebranti, accompagnano la funzione con tatto e umanità. Tante volte si sentono le parole «angeli» e «martiri». La «famiglia di Dio è stata duramente provata» ricorda il vescovo, ma anche «teneramente amata». «Siamo qui a pregare per don Roberto e per noi stessi nell’esempio del nostro fratello sacerdote» dice il vescovo, che poi ricorda «si salverà in eterno chi perde la sua vita per Cristo».La missione di don Roberto viene citata più e più volte durante l’omelia del vescovo, che per sgombrare il campo a qualsiasi retropensiero, afferma con forza che lui «ha scelto col consenso e in comunione col vescovo, di prendersi cura degli ultimi, singolarmente presi, di accettare anche le loro fragilità, offrendo in cambio accoglienza piena e amorevolezza, con una delicata “attenzione d’amore” ai singoli, subito attratti dalla sua singolare disponibilità ad accogliere tutti con gratuità e senza giudizio».Un riferimento anche alle parole di papa Francesco «Siamo chiamati a scoprire Cristo nei poveri». Quindi l’invito, anzi, l’ordine di non disperdere il messaggio d’amore che don Roberto ha incarnato con disarmante semplicità. «Una nuova primavera di grazie ci prepara il Signore attraverso il martirio di don Roberto: non sciupiamo questa straordinaria, immeritata occasione e… ciascuno faccia la sua parte!» conclude il vescovo.Molti fedeli attendono sul sagrato e negli altri spazi dell’oratorio. Circa quattromila spettatori seguono la diretta dal canale Youtube del settimanale della Diocesi. Alle 18.05 la funzione è conclusa. Sono i familiari più stretti di don Roberto a stringersi attorno alla bara e a sospingerla lungo il corridoio fino alla bianca luce dell’esterno. È questa anche l’ultima immagine di un funerale che rimarrà a lungo nella coscienza di molti, non solo a Como.

  • “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” per l’Atlante del Lake Como Film Festival

    “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” per l’Atlante del Lake Como Film Festival

    In attesa dell’agognata riapertura delle sale cinematografiche il prossimo 15 giugno, con la forte probabilità che la visione sarà soprattutto all’aperto, il sito del “Lake Como Film Festival” tiene viva la fascinazione del cinema di paesaggio con il suo “Atlante cinematografico”. Sfogliando le pagine delle 7 edizioni del festival, vengono proposti quei film che indagano le grandi contraddizioni del rapporto tra umano e natura nel mondo, di ieri e di oggi. Questa settimana viene riproposto il bellissimo film di animazione“La famosa invasione degli orsi in Sicilia,diretto dal fumettista Lorenzo Mattotti e tratto dal romanzo omonimo di Dino Buzzati. La storia adatta a grandi e piccoli è un vero e proprio poema a fumetti, una metafora straordinaria della natura umana. Questa la trama: Leonzio, il Grande Re degli orsi, nel tentativo di ritrovare il figlio Tonio e per sopravvivere al freddo dell’inverno, decide di condurre il suo popolo di orsi dalle montagne fino alla pianura, dove vivono gli esseri umani.

    Ogni proposta è accompagnata da brevi presentazioni e dalle indicazioni della modalità per la visione in streaming. È anche cliccabile la mappa interattiva che rileva le ambientazioni geografiche dei film, e che va a comporre un suggestivo atlante cinematografico. Info su lakecomofilmfestival.com.

  • La Fiera di Sant’Abbondio si concentra in un solo giorno

    La Fiera di Sant’Abbondio si concentra in un solo giorno

    Quest’anno la storica fiera di Sant’Abbondio si svolgerà in una forma inedita a causa del Covid e delle misure tutt’ora in vigore per il contenimento dei contagi.La manifestazione si concentrerà infatti in un unico giorno, domenica 30 agosto, nell’area mercatale di viale Cesare Battisti e viale Cattaneo.

    Sarà previsto un mercato occasionale agricolo con vendita di prodotti agroalimentari tipici e tradizionali di qualità provenienti dal territorio provinciale e aree circostanti, prodotti a km 0 delle imprese agricole locali, la degustazione d’asporto di piatti tipici, proposte gourmet legate al territorio, vini e birre locali.

    Immancabile inoltre la tradizionale fiera zootecnica: Como sarà inoltre la prima città a organizzarne una dall’inizio dell’emergenza sanitaria.Completano il programma le attese celebrazioni religiose per il patrono, le visite guidate al complesso della basilica di Sant’Abbondio e alla chiesa dei santi Cosma e Damiano, nonchè il tradizionale concerto di Sant’Abbondio.

    «Anche quest’anno festeggeremo insieme il patrono della nostra città – commenta l’assessore alla Cultura, al Turismo e agli Eventi del Comune di Como Livia Cioffi – nonostante le note difficoltà legate all’emergenza sanitaria. Il tradizionale appuntamento con la Fiera di Sant’Abbondio rappresenta un momento significativo di incontro della comunità con il territorio ed era troppo importante per rinunciare senza aver sondato prima tutte le possibilità. Per queste ragioni l’amministrazione comunale grazie anche alla grande partecipazione degli uffici si è impegnata fino a trovare delle modalità che ci permetteranno di realizzare comunque la Fiera nella piena sicurezza di tutti»