È la luce splendida di
Cristo, «luce che illumina il mondo», quella evocata dal vescovo di Como
Monsignor Oscar Cantoni durante la sua omelia della vigilia di Natale. Passaggi
significativi che hanno fatto stringere insieme i comaschi. «Il popolo che
camminava nelle tenebre ha visto una grande luce. Ben si addice questa frase
del profeta Isaia, proclamata in questa notte santa, quale immagine che mette a
fuoco la situazione in cui tutti ci sentiamo coinvolti in questo periodo. Anche
noi camminiamo nelle tenebre, espresse dalle varie forme di povertà, dalle
guerre, dalla miseria causate dalle ingiustizie sociali, dalla violenza, a
volte, anche solo verbale, per via telematica. Eppure Dio non ci lascia vagare
nel buio delle nostre notti interiori, personali o collettive. Dio non si
stanca, viene di nuovo a cercarci. Non permette che vincano le ombre della
notte, cioè l’aggressività, il pessimismo, l’orgoglio, la rabbia: le vince e ci
mette nelle condizioni di superarle», ha detto il vescovo. «Attraverso il
figlio Gesù, Dio padre viene a liberarci da una vita colma di tensioni, di
paure e di peccati, quando la speranza sembra essere soffocata. Le luci che in
questo periodo abbagliano tutta la città non sono che una pregustazione della
luce divina che in questa notte santa irrompe nelle tenebre e che vivifica il
nostro animo mediante questa celebrazione eucaristica. È la luce splendida del
Cristo, luce che illumina il mondo, luce che non si spegne, anche quando
verranno meno tutte le altre luci», questi alcuni dei passaggi carichi di
significato, pronunciati dal vescovo che nella mattinata della vigilia ha anche
celebrato messa al carcere del Bassone. Intanto il prossimo appuntamento è
quello fissato per il 31 dicembre alle 17 con la Santa Messa Pontificale in
ringraziamento per l’anno trascorso e canto del Te Deum
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Il Vescovo invoca la luce di Cristo. Durante l’omelia del 24 la città si è unita in preghiera
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Il vescovo e Mariella Enoc festeggiano l’ospedale Valduce
Proseguono gli appuntamenti per celebrare i Cinquant’anni di attività tondi tondi per il “nuovo” Ospedale Valduce, ovvero il monoblocco tra via Dante Alighieri e via Santo Garovaglio inaugurato il 1° luglio 1968.Un appuntamento quello in programma giovedì pomeriggio che riveste una duplice importanza. Due le personalità attese, il vescovo di Como, Oscar Cantoni e la procuratrice speciale dell’ospedale, la manager Mariella Enoc, giunta sul Lario alla fine del 2012.Il programma della giornata prevede alle 16.30 la messa celebrata da monsignor Cantoni, quindi il discorso di Mariella Enoc dal titolo “Il passato e futuro dell’Ospedale Valduce”.L’approfondimento sul Corriere di Como in edicola mercoledì 26 settembre
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Il vescovo Cantoni celebra la Virgo Fidelis. Ieri la messa per la patrona dell’Arma dei carabinieri
Il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, ha celebrato ieri mattina nella parrocchia di San Giuseppe a Como la messa in onore della Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dei carabinieri. Con la “Virgo Fidelis” ricorre il 77° Anniversario dell’eroica difesa del caposaldo di Culqualber, che il 21 novembre 1941 si sacrificò in una delle ultime cruente battaglie in terra d’Africa. Alla cerimonia hanno partecipato le autorità civili e militari di Como e del territorio provinciale (a partire dal sindaco Mario Landriscina) e l’Associazione Nazionale Carabinieri.In occasione della Virgo Fidelis il Centro artistico culturale “Carlo Mira” di Cernobbio, presieduto da Mario Minatta, ha donato alla locale caserma dell’Arma dei carabinieri ventidue dipinti realizzati dai soci. La consegna delle opere è avvenuta nel corso di una cerimonia ufficiale tenuta nell’aula consiliare del Comune. Il Centro Carlo Mira svolge la sua attività nella cittadina rivierasca da oltre trent’anni e trae origine dalla prestigiosa scuola di disegno sorta a Rovenna all’inizio del secolo scorso.La “Virgo Fidelis” ricorda, come detto, l’anniversario della difesa di Culqualber da parte del 1° Battaglione Carabinieri e Zaptiè mobilitato, che il 21 novembre 1941 si sacrificò in una delle ultime battaglie africane. Per quel fatto d’armi alla Bandiera dell’Arma fu conferita la seconda Medaglia d’Oro al Valor militare.
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Il truffatore del cellulare aveva già colpito
L’uomo denunciato si appostava a lato della strada, urtava lo specchietto dell’auto e chiedeva i danni. Altre vittime si sono presentate ai carabinieri in questi giorni
È un truffatore seriale il milanese di 46 anni scoperto e denunciato il 29 giugno scorso dai carabinieri della stazione di Como per la cosiddetta truffa dello specchietto o del falso incidente.Dopo la notizia dell’intervento dei militari dell’Arma, altre vittime si sono fatte avanti per segnalare presunti raggiri. Sono almeno tre i casi contestati all’uomo.L’uomo, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, colpiva sempre seguendo lo stesso copione. Si appostava sulla strada, fingeva di essere stato urtato da un’auto di passaggio e di aver rotto il cellulare nell’impatto.In almeno tre casi, il milanese sarebbe riuscito nel raggiro, facendosi consegnare dalle vittime la somma di 250, 200 e 170 euro in contanti.Dopo la prima denuncia, altre potenziali vittime si sono presentate dai carabinieri per segnalare possibili raggiri. Al momento, sono dunque tre i casi contestati al 46enne milanese. Le indagini dei carabinieri procedono e chiunque pensasse di potere essere incappato in una truffa di questo tipo è invitato a rivolgersi alle forze dell’ordine.I militari dell’Arma rilanciano l’appello a prestare la massima attenzione per evitare di cadere in truffe di questo tipo, sempre più frequenti. Tra i copioni più utilizzati dai truffatori, i carabinieri ricordano quello del falso nipote, con la richiesta di denaro, al telefono o di persona, presentandosi soprattutto a persone anziane come un familiare o parente lontano che ha bisogno immediato di soldi oppure fingendo di dover consegnare un pacco ordinato da un figlio o nipote della vittima predestinata. Sempre più diffusi poi anche i tentativi di truffa messi in atto da finti funzionari di compagnie dell’acqua, dei telefoni o della rete elettrica ma anche da falsi carabinieri o sedicenti avvocati.I militari dell’Arma mettono in guardia i cittadini e invitano a segnalare al 112 qualsiasi episodio sospetto.
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Il Tour de France ricorda Fabio Casartelli. La cerimonia sul Col du Portet. LE FOTO
Sergio e Rosa Casartelli ospiti del Tour nel ricordo del figlio Fabio, in occasione dell’arrivo della tappa del Giro di Francia sul Col du Portet, il luogo in cui il corridore di Albese perse la vita il 18 luglio 1995, nella frazione che portava da Saint-Girons a Cauterets.Nella zona in cui avvenne l’incidente, dove si trova il monumento dedicato al figlio, Sergio e Rosa Casartelli hanno deposto dei fiori con il direttore generale della corsa Christian Prudhomme e hanno incontrato l’ex ciclista transalpino Raymond Poulidor e il giovane Fabio Jakobsen, neoprofessionista olandese, come documentato dalle immagini diffuse dalla Fondazione dedicata al ciclista comasco. I genitori di Jakobsen lo chiamarono Fabio proprio nel ricordo dello sfortunato ciclista di Albese con Cassano.Pochi giorni fa, dunque, il 23° anniversario dalla scomparsa del corridore comasco. Tra una settimana, invece, sarà ricordato il giorno più bello della sua carriera sportiva, la vittoria alle Olimpiadi di Barcellona, il 2 agosto 1992.Fabio Casartelli conquistò l’oro sul traguardo di Sant Sadurnì d’Anoia, sobborgo della capitale catalana.Gli italiani, quel giorno, erano i grandi favoriti: oltre a Fabio, la Nazionale azzurra schierava infatti Mirco Gualdi, campione del mondo nel ’90, e Davide Rebellin, viceiridato nel ’91. Fabio era meno conosciuto e per questo meno temuto e osservato. Era stato preferito al toscano Michele Bartoli e la scelta aveva suscitato non poche polemiche, all’epoca.La corsa si svolse come nei piani tattici dello stratega azzurro Giosuè Zenoni. Gualdi attaccò da lontano mettendo così in difficoltà le squadre avversarie e permettendo, in questo modo, a Casartelli e Rebellin di restare tranquilli nella pancia del gruppo.Fabio ebbe il merito di cogliere il momento giusto per la fuga decisiva con l’olandese Erik Dekker e il lettone Dainis Ozols, per poi superarli in una appassionante e indimenticabile volata, con tutti e tre felici ad esultare, indipendentemente dal piazzamento. E per chi ha voluto bene a Fabio e ha apprezzato lo sfortunato ciclista comasco, è bello ricordarlo così.
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Il toro di Vitali atteso in libreria
Tra i libri più attesi del 2019 c’è un nuovo romanzo dello scrittore lariano Andrea Vitali. Un toro semina il terrore nella sua Bellano: è la storia raccontata inCerte fortune(Garzanti): un cornuto e feroce bovino noleggiato per ben altri scopi, a causa di una maliziosa imprudenza semina feriti come piovesse. Il toro si chiama Benito, milleduecento chili di peso, centosettanta centimetri al garrese. La storia si svolge in pieno fascismo, luglio 1928. ConCerte fortunetorna sulla scena lariana allestita da Andrea Vitali il maresciallo Ernesto Maccadò. Uscita prevista fine febbraio. E si vocifera di un nuovo libro di Vitali in uscita da Einaudi sempre nel corso dell’anno.
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Il ticinese Nessi secondo a “PontedilegnoPoesia”
Giancarlo Pontiggia conIl moto delle cose(Mondadori) ha vinto il premio nazionale PontedilegnoPoesia 2018, che vede in giuria il comasco Vincenzo Guarracino ed è riservato a opere di poesia edita. Al secondo posto lo svizzero del Canton Ticino Alberto Nessi, con la raccoltaUn sabato senza dolore(Interlinea), al terzo Nina Nasilli con la raccolta di poesie in dialetto venetoTasighe!(Book Editore). La poetessa padovana si è aggiudicata il premio intitolato a Papa Paolo VI e scaturito dalla votazione del pubblico. Dei 56 poeti che hanno preso parte a questa edizione 2018, gli altri tre finalisti erano Lorenzo Chiuchiu’, Vincenzo Mascolo e Baldo Meo (piazzatosi subito dopo la Nasilli nelle preferenze del pubblico).“Con Il moto delle cose – si legge nella motivazione, letta dal presidente della giuria Giuseppe Langella – Giancarlo Pontiggia riprende e rinnova il respiro cosmico della nostra poesia, l’antica tradizione dei poemi sulla natura delle cose e sul loro incessante movimento”.Il Pontedilegno 2018-MirellaCultura, consegnato dal sindaco Ivan Faustinelli e dal presidente del premio Andrea Bulferetti, ha riservato un premio alla carriera a Luciano Luisi e un riconoscimento speciale alla Associazione Nazionale Alpini per l’impegno sociale. Lo ha ritirato il presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero.
Ecco la motivazione del secondo premio a Nessi scritta dal critico Guarracino: “È da sempre un attraversare amabile e discreto di storie della quotidianità, la poesia di Alberto Nessi, che qui, inUn sabato senza dolore(Interlinea, Novara 2016), fa vivere i suoi personaggi come in una sorta di dimessa Spoon River, con un dire affabile e comunicativo, che non teme di costeggiare la prosa: coerente sempre con se stessa, fin dagli esordi (negli anni ’60), la sua poesia predilige un mondo di “umili”, inscritto entro un teatro periferico e georgico, il suo Canton Ticino, eletto a vero e proprio luogo dell’anima.”
Nella foto, la fotografa Viviana Nicodemo con i finalisti del premio Alberto Nessi (da sinistra), Giancarlo Pontiggia, Vincenzo Mascolo, Nina Nasilli, Baldo Meo e Lorenzo Chiuchiù.
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Il testa a testa fra Como e Mantova. Nel prossimo turno due gare sulla carta a senso unico
Nessun favore dalla Caronnese. Il Como, in fondo, ci sperava. Invece la situazione in vetta al girone B di serie D rimane inalterata, con i lariani e il Mantova primi a 48 punti e destinati a proseguire fino alla fine la volata per la conquista del primo posto e quindi della promozione in C.Domenica gli azzurri si sono imposti per 2-0 a Scanzorosciate, mentre il Mantova ha ottenuto i tre punti sul terreno della Caronnese vincendo per 2-1.Il solco rispetto alla terza, la Pro Sesto, è sempre più largo, visto che le prime sono a quota 48, i milanesi a 40.Una situazione abbastanza diffusa nei vari gironi di serie D, dove in soli tre casi si registra una formazione che di fatto pare aver già consolidato la prima posizione.Nel gruppo A comanda il Lecco (pure a 48) a +10 da Savona, Casale e Unione Sanremo. Nel C, l’Adriese è a +6, margine ancora recuperabile, da Arzignano, Unione Feltre e Campodarsego. Nel gruppo D c’è più equilibrio, con la Pergolettese a 41, a +2 dal Modena e a + 4 dalla Reggiana. Stesso discorso nel girone E, con Tuttocuoio e Ghiviborgo in testa alla pari a 41, seguite da Ponsacco a 39, Montevarchi a 38, Pianese a 37 e Seravezza Pozzi a 36.Cesena lanciato nel gruppo F, avanti di 7 lunghezze sul Matelica e di 13 su Sangiustese e sulla Virtus San Nicolò.Sfida più aperta nel G: Lanusei a 45, Latte Dolce a 43, Trastevere a 42 e Avellino (una delle tante “nobili decadute” della D) a 40.Nell’H si contendono il vertice Picerno (41), Audace Cerignola (40) e Taranto (36), mentre nell’I il Bari di Aurelio De Laurentis non ha rivali: biancorossi avanti a 49 a +12 dalla Turris e +18 dal Marsala.Tornando a Como e Mantova – che si affronteranno allo stadio Sinigaglia il prossimo 10 febbraio – per domenica prossima il calendario prevede due partite da “1 fisso”. Il Como riceve l’Olginatese, ultima in classifica, mentre i virgiliani attendono lo Scanzorosciate, penultimo.Una Olginatese che comunque, domenica ha pareggiato 0-0 con il Ciserano e ha ottenuto il quarto risultato utile consecutivo, con in panchina un ex dei lariani, Simone Boldini, al Como sia da giocatore che come allenatore.«Per quanto mi riguarda quella con l’Olginatese è una partita difficile e non scontata – sostiene Federico Gentile, capitano degli azzurri – contro una formazione che comunque continua a fare punti. Noi lavoreremo in ogni caso per il nostro solito obiettivo, che è quello di portare a casa i tre punti».«Domenica scorsa a Scanzorosciate nel primo tempo abbiamo patito la gara spezzettata contro un avversario roccioso – afferma ancora il centrocampista – poi siamo riusciti a scardinare la porta avversaria e a portare a casa altre tre punti preziosi».La prima rete è arriva con Enrico Celeghin al 13’′ del secondo tempo; raddoppio di Alessandro Gabrielloni al 22’ (che dieci minuti prima aveva sostituito Tommaso Bonanno). Lo stesso era successo sette giorni prima al Sinigaglia contro l’Ambrosiana, con il gol del definitivo 2-1 di Manuel Cicconi, che era subentrato a Silvano Raggio Garibaldi.«Questo è un dato di grande rilievo – conclude Gentile – Quando capita spesso di vedere gol di giocatori partiti dalla panchina è il segno che tutti sono pronti, coinvolti e si allenano al meglio. Questi sono i risultati».
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Il tessile lariano ha qualcosa in più
di Giorgio Civati
Qualche giorno fa la Como del tessile e della cultura ha dato prova di essere viva, vivace, orientata al futuro. Dopo venticinque anni di attività e di apprezzamento anche internazionali, Miniartextil da evento e associazione ha cambiato pelle, è cresciuta, si è data un futuro dopo un passato comunque già importante e si è “evoluta” nella Fondazione Bortolaso – Totaro – Sponga. Miniartextil si è insomma data un assetto più stabile, più definito e definitivo. Ed è proprio da qui, dalle fondazioni legate al tessile e alla cultura del tessile, che pensiamo possa partire una riflessione.
Il territorio vede infatti presenti e attive alcune fondazioni strettamente legate – intrecciate trama e ordito, verrebbe da dire – alla seta, ai tessuti e all’industria serica comasca. Pensiamo alla Fondazione Antonio Ratti, a quella del Setificio, aggiungendoci anche quello splendido Museo della Seta cui manca ancora e da sempre una sede più dignitosa ma non mancano certo reperti, “pezzi” della storia industriale tessile comasca, così come non mancano passione e impegno di parecchi. E poi il Setificio stesso con l’associazione degli ex allievi, il primo fucina di nuove competenze e di personale per le aziende e la seconda “legame” culturale indissolubile tra giovani e meno giovani, nel segno di una istruzione e di una formazione comuni. Miniartextil, insomma, ha sottolineato un fatto, per niente ovvio o comunque troppo trascurato.
Questa Como per molti versi acciaccata e trascurata e questo distretto serico che deve fare i conti quotidianamente con sempre nuovi e più agguerriti competitor mondiali, hanno dalla loro un plus: una storia e un passato, una cultura tessile e artistica, fattori evidenziati dalle iniziative citate ma anche da altre e che rappresentano una solida base di conoscenza e di esperienza. Un “valore aggiunto” che poche realtà nel mondo possiedono. Forse nessuna. Siamo convinti che anche in un’epoca di globalizzazione esasperata, di economie di scala e di business prima di tutto a fare la differenza sia anche una qualche cultura del fare, che applicata al tessile significa appunto anche fare perno sulla cultura legata a un pezzo di stoffa, a una stampa, a uno jacquard. E il fatto che Como veda qualche vecchio nome tra le Fondazioni – Ratti e Setificio – e uno nuovo che si è aggiunto proprio in questi giorni, quella Fondazione Bortolaso – Totaro – Sponga di recentissima creazione, insieme alla galassia di iniziative citate, lascia ben sperare: il made in Como ha una base solida, unica, fatta anche di cultura tessile oltre che di business.
Vero, in passato c’erano più soldi a disposizione: oggi è tutto più difficile. Ma coordinare le varie iniziative di cultura e di arte legate al tessile, dando il massimo risalto a ogni evento, è una grande opportunità per il made in Como della seta e per il territorio.
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Il tesoro di Como rimarrà in città. Le monete d’oro sarebbero servite per pagare i soldati
Il tesoro di via Diaz, il più grande ritrovamento di monete d’oro d’epoca romana effettuato in Italia, rimarrà in città, in un museo. Le circa trecento monete d’oro zecchino trovate mercoledì all’interno di uno scavo per realizzare una vasca di accumulo dell’acqua per l’antincendio, sarebbero probabilmente servite per finanziare una campagna militare. Per pagare i soldati. Questa almeno una delle ipotesi più accreditate al momento.Di sicuro valore, e materia di studio archeologico, anche un’epigrafe ben conservata e trovata poco lontana dalle monete e lo stesso contenitore del tesoro. Non si tratta infatti di un’anfora di terracotta come si era inizialmente pensato, bensì di un recipiente con manico e coperchio, simile a un grossa teiera, realizzato in pietra ollare, la pietra scura della Valmalenco in Valtellina. Il contenitore, insomma, poteva resistere al fuoco e veniva utilizzato per probabilmente già allora come bollitore. Il tesoro sarebbe stato nascosto dal suo proprietario per qualche motivo, quindi, in qualche modo, dimenticato. Dopo la demolizione della dimora patrizia di via Diaz, erano stati costruiti altri edifici, compreso il Teatro privato Cressoni a fine Ottocento, poi diventato Cinema Centrale e chiuso nel 1997.Per secoli il tesoro è così rimasto protetto dal suo contenitore e da meno di un metro e mezzo di terra e macerie. La notizia dell’oro di Como intanto ha fatto il giro d’Italia e del mondo. Ieri, in centro non si parlava d’altro. Di quelle monete. Incontrati davanti al cantiere il progettista del Palazzo Cressoni, architetto Giovanni Sammartano e l’amministratore unico di Officine Immobiliari, Saba Dell’Oca, spiegano di aver sottoscritto con il Ministero l’impegno a non diffondere particolari sulla scoperta sensazionale.«Da comasco che investe sul territorio – dice Dell’Oca – posso solo auspicare che le monete restino a Como e che la nostra amministrazioni sappia valorizzare una scoperta sensazionale».«Da tre mesi – spiega Sammartano – siamo affiancati per lo scavo da una società specializzata in archeologia, la Sap, grazie anche a un importante investimento economico». Proprio grazie agli archeologi presenti durante lo scavo, mercoledì, dal ritrovamento al trasporto delle monete a Milano, sono passate solo quattro ore. La responsabile dell’area per la Soprintendenza, Barbara Grassi, una volta a Como, si è accorta immediatamente della portata della scoperta. Le monete d’oro d’epoca romana rappresentano un oggetto mitico per qualsiasi archeologo. In meno di dieci minuti, il Ministero ha dato il suo benestare al trasporto del tesoro, effettuato dal nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale di Monza.Il cantiere proseguirà regolarmente già dai prossimi giorni. Curiosamente, nell’idea originale dell’imprenditore Saba Dell’Oca, la vasca di accumulo dell’acqua sarebbe dovuta essere una piscina collocata sull’attico. «Negli Stati Uniti sarebbe andata bene, ma qui in Italia ci è stato chiesto di fare lo scavo – dice Dell’Oca – e così è venuto alla luce il tesoro».Tesoro, che tornerà poi a Como, per venire musealizzato, con un grande ritorno culturale per la città.