Carenza di personale a bordo, continui ritardi, soppressioni programmate, fino a 20 ogni settimana, infrastrutture carenti, coincidenze non rispettate. Il 2018 è stato un anno nero per i pendolari della linea Como-Lecco così come di altre tratte lombarde.Legambiente ha presentato ieri, alla stazione di Brenna-Alzate, il Rapporto Pendolaria, che riguarda lo stato del trasporto ferroviario in Italia.Sono molte, secondo la denuncia dei pendolari, le stazioni non a norma, senza i minimi requisiti che permettano a tutti l’accesso ai treni.Il luogo dell’incontro non è stato casuale: la struttura, infatti, è stata recuperata dal degrado e riaperta da quattro anni da Legambiente, che l’ha trasformata in sede di attività di educazione ambientale.«I disagi per i pendolari sono ancora troppi – dice Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – e vanno dai ritardi alle carrozze fatiscenti. Problemi che sono stati accentuati dai nuovi orari, con corse che sono state sostituite dagli autobus, che comunque utilizzano le normali strade, con tempi allungati, soprattutto nelle ore di punta del traffico».«È una situazione che abbiamo denunciato più volte, come Legambiente – aggiunge la responsabile regionale – e abbiamo chiesto alla Regione Lombardia di fare qualcosa, di intervenire, perché i pendolari meritano di avere un servizio all’altezza e di essere ascoltati. La richiesta di utilizzare il mezzo pubblico è sempre più alta e il treno si adatta perfettamente agli spostamenti casa-lavoro-scuola». Un particolare da non sottovalutare: «La ferrovia gravita su tutte le città e può dare un contributo notevole anche alla limitazione dell’inquinamento atmosferico, soprattutto durante il periodo invernale».Cristina Vaccani, in rappresentanza dei pendolari della tratta Como-Lecco, ha spiegato: «I disagi riguardano i ritardi, l’alto numero di soppressioni tra 2017 e 2018 – spiega – e il mancato rispetto della coincidenza a Molteno, che crea problemi alle persone che arrivano da Lecco. Sicuramente anche le stazioni andrebbero risistemate: a Rogeno c’è un salto di 40-50 centimetri, con anziani in difficoltà che hanno rinunciato a prendere il treno».«Da oltre dieci anni – afferma ancora Vaccani – chiediamo la valorizzazione della linea Como-Lecco. Già nel 2008 abbiamo organizzato una raccolta di firme e abbiamo contattato tutte le istituzioni proprio a questo scopo».Dal canto suo, Graziella Erba, di Legambiente Cantù, sostiene: «Il nostro obiettivo è attirare nuova utenza e puntare sul trasporto pubblico. Ce lo chiedono anche i giovani, che vogliono un futuro diverso e noi vogliamo sicuramente dar loro una mano».
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Il confronto: Varese è in fuga, Como invece arranca. Problemi comuni, soluzioni differenti
Le mura scrostate e cadenti della vecchia caserma Garibaldi, nella centralissima piazza Repubblica, non si vedono più. Da mesi sono interamente ricoperte da un pannello multicolore con impressa una scritta a caratteri cubitali che recita “Varese è ripartita”. E proprio questa zona, all’ombra della collinetta dove sorge l’Università dell’Insubria, sarà uno degli snodi nevralgici della crescita della città giardino. Dentro l’immenso compendio, acquistato nel 2007 dal Demanio ma poi abbandonato a sé stesso per una decina d’anni, nascerà infatti un ampio polo culturale. Al suo interno troverà spazi adeguati alle proprie necessità l’ateneo varesino, verrà trasferita la biblioteca comunale e ci sarà forse posto anche per un teatro. Ma soprattutto all’ultimo piano – 1200 metri quadrati – verrà ospitato l’Archivio del Moderno di Mendrisio, “scippato” alcuni mesi fa a Como. Un luogo di cultura importantissimo a livello internazionale, per cui erano in lizza, oltre Como, anche grandi città come Venezia. Si tratta della raccolta di alcuni degli archivi più importanti di architetti moderni svizzeri e italiani.A meno di 30 chilometri di distanza, in riva al Lario, da anni si attende invece di sapere cosa ne sarà della Caserma De Cristoforis, di proprietà demaniale. Negli ultimi mesi l’assessore competente Vincenzo Bella ha infatti preso contatto proprio con il Demanio per sondare la fattibilità, in un futuro prossimo, di una cittadella dei servizi là dove un tempo c’erano i militari. Per adesso ci sono stati solo alcuni incontri esplorativi che, si spera, possano essere l’inizio di un qualcosa di più costruttivo. Nel frattempo a Varese il progetto definitivo con oggetto la caserma è passato in giunta pochi giorni fa e a breve arriverà il piano esecutivo delle opere che porterà, in autunno, al cantiere vero e proprio, della durata di 2 anni. L’accordo di programma, siglato nel 2015 da Regione, Comune e Provincia è da poco entrato – con il passaggio recente in giunta – nella sua fase operativa. Ma le analogie tra i due centri non si fermano qui, anche se differenti sembrano essere i risultati. Un altro nome evocativo – sia a Varese che in riva al lago di Como – è quello del “Politeama”. In entrambi i casi è associato a un cinema e teatro, e in entrambi i casi si tratta di 2 strutture chiuse da anni. Ma se a Como lo storico Politeama, sempre più in decadimento, sta confusamente cercando di capire quale potrà essere il suo futuro (lo stabile è per l’81,6% di proprietà comunale e per il resto della Società Politeama che da poco all’unanimità, ha approvato il piano proposto dal liquidatore per mettere sul mercato l’ex cineteatro), a Varese invece già si parla della sua possibile destinazione. Lo stabile è di proprietà della Fondazione Molina, il cui consiglio d’amministrazione viene nominato anche dal Comune. Si sta analizzando l’ipotesi – dopo i necessari lavori di ristrutturazione – di trasformarlo in un teatro (la sala ha una capienza di mille posti). O magari, vista la presenza in città del Teatro di piazza Repubblica, in uno spazio dove organizzare eventi o in auditorium adatto ai concerti. Altro capitolo doloroso per Como, quello delle Grandi mostre. Passati i fuochi d’artificio e i tanti biglietti strappati nell’era Gaddi, archiviate le esposizioni dal profilo basso (non per qualità ma per scarso appeal sul pubblico) di Luigi Cavadini, ex assessore dell’era Lucini, si è approdati all’attuale stagione senza mostre. La giunta Landriscina – che ha dovuto di recente scontare anche l’addio dell’assessore alla cultura, prontamente sostituito – non ha infatti messo in cantiere alcun evento. A Varese invece da maggio e fino a dicembre – a Villa Mirabello – andrà in scena l’anticipazione di quella che sarà la grande mostra del prossimo anno, dedicata a Renato Guttuso. Sei mesi per ammirare venti opere del maestro di Bagheria che per molti anni visse a Velate – un quartiere cittadino immerso nel verde – ai piedi del Sacro Monte, dove è visibile dal 1983 l’affresco “Fuga in Egitto”. Quelle in mostra da maggio comporranno solo una parte dell’evento del 2020, al quale si sta già lavorando per far arrivare opere da tutto il mondo.
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Il barista non gli serve da bere e scatena il caos: arrestato in viale Lecco
Ore agitate e un arresto in viale Lecco: un 30enne dello Sri Lanka, residente a Meda, è stato fermato (non senza fatica e dopo una colluttazione) dalle volanti della Questura. L’uomo era andato in escandescenze dopo che un barista, vedendolo ubriaco, si era rifiutato di servirgli da bere.
Un rifiuto che ha innescato la reazione dello straniero che se l’è presa anche con altri avventori. Gli agenti delle volanti sono dunque intervenuti per calmarlo: il 30enne è stato arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale dopo aver colpito i poliziotti con calci e pugni.
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Fugge al posto di blocco e investe tre carabinieri: canturino in manette
Si è rifiutato di scendere dalla propria Renault Clio dopo essere stato fermato per un controllo da una pattuglia dei carabinieri della caserma di Cantù. Non contento, all’avvicinarsi dei militari, ha innestato più volte la marcia in avanti e poi quella indietro, colpendo un militare all’addome, mandando in frantumi lo specchietto retrovisore e infine urtando un terzo carabiniere che, in borghese, era intervenuto per prestare soccorso.
Il bilancio della folle serata di domenica a Cantù è di tre carabinieri feriti con prognosi non gravi per traumi contusivi, distorsioni ed escoriazioni a mani, ginocchio, braccio e bacino. In manette, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate, è finito un 41enne nato a Monza e residente nella “Città del mobile”. L’episodio nella notte, intorno all’una, in via San Giacomo.
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Cantù, cuore e orgoglio a Milano: l’Acqua S.Bernardo vicina al successo nel derby
L’Acqua S.Bernardo Cantù sfiora la vittoria sul campo della capolista. Alla vigilia del derby del Forum contro Milano, il futuro presidente Davide Marson aveva chiesto una grande prestazione e così è stato, anche se il risultato alla fine non ha sorriso ai brianzoli.
Cantù ha disputato una delle migliori partite della stagione, controllando nel punteggio per gran parte del match e venendo rimontata soltanto nel finale quando l’Olimpia ha messo la freccia, imponendosi per 98-91. Da segnalare una eccezionale prestazione di Frank Gaines, autore di ben 44 punti.
Canturini al nono posto in classifica a quota 24 punti alla pari con Sassari, Virtus Bologna (che dall’anno prossimo giocherà il derby con la neopromossa Fortitudo) e Brescia. E proprio Brescia, domenica alle 20.45, sarà il prossimo avversario della squadra brianzola.
«Cosa rimane della partita di oggi? La consapevolezza che possiamo fare questo tipo di prestazioni – ha detto alla fine coach Nicola Brienza – Lo abbiamo fatto in casa con Bologna e Brindisi e lo abbiamo fatto oggi. Siamo al Forum, contro l’Olimpia e, se per 39 minuti siamo stati in grado di giocare questa pallacanestro, vuol dire che possiamo farcela anche nelle rimanenti sei partite della stagione. Ad oggi, credo davvero che possiamo giocarci i playoff. Ce lo meritiamo, per come è andata la stagione e per come ne siamo usciti. Questo è l’atteggiamento che dobbiamo avere. Ovviamente arrivare a Milano e assaporare la vittoria lascia tanto amaro in bocca ma questo è il basket e va così».
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Bosco di Casnate, bivacco della droga smantellato dai carabinieri
I carabinieri di Fino Mornasco hanno scoperto e smantellato un bivacco nel bosco di Casnate con Bernate dove si spacciava droga. Nella tenda sono stati trovati più involucri per un totale di 1,2 grammi di hashish e 18,6 grammi di eroina. Il bivacco è stato rimosso.
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Richiedenti asilo in calo a Como. I leghisti esultano, Magatti frena
Quasi 600 richiedenti asilo in meno oggi sul territorio comasco rispetto al 2016. Emerge dai dati ufficiali diffusi dalla Prefettura di Como. Tre anni fa, sul Lario, si è arrivati a quota 1911 domande di richieste di asilo da parte dei migranti accolti, che oggi sono 1321.Per il sottosegretario del ministero dell’Interno Nicola Molteni, si tratta del risultato ottenuto grazie alle politiche messe in atto da Matteo Salvini.«Siamo passati dalle parole ai fatti – commenta Molteni – Cinque mesi fa abbiamo chiuso il centro di accoglienza di via Regina a Como, che costava 2 milioni di euro all’anno, mantenendo le promesse e gli impegni con i cittadini. Come ministero – prosegue – con il decreto sicurezza e immigrazione abbiamo razionalizzato i costi dell’accoglienza e migliorato i servizi risparmiando oltre un miliardo e mezzo che abbiamo investito in sicurezza, ordine pubblico e forze dell’ordine. Il territorio comasco, 7 Comuni in particolare, ha beneficiato di oltre 370mila euro in progetti di videosorveglianza».Non è d’accordo con l’analisi di Molteni il capogruppo di Civitas in consiglio comunale ed ex assessore della giunta di centrosinistra Bruno Magatti: «Non è il caso di millantare successi, il fenomeno della migrazione non si risolve chiudendo i centri come quello di via Regina. Sarebbe invece il caso di domandarsi se sono stati messi in atto tutti i processi legati alla costruzione della nuova città di Como che vede in maniera sempre più massiccia la presenza di cittadini provenienti da altri mondi. La città è di fatto plurale, non è più quella di vent’anni fa e la Lega non se ne è ancora accorta. Solo a Como vivono 11mila persone che vengono da Paesi diversi dal nostro e questo fa crollare di fatto la favola del Carroccio che sogna un ritorno alla purezza dell’originario popolo italico, mentre la realtà è del tutto diversa e richiede che non si costruiscano ghetti e muri ma occasioni di integrazione».
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Rally 1000 Miglia. Corrado Fontana ritirato dopo una toccata
Ritiro per Corrado Fontana al Rally 1000 Miglia, corsa che ha aperto il Tricolore Wrc 2019. Il pilota comasco, affiancato da Nicola Arena, sulla Hyundai i20 della Bluthunder Racing nella discesa della quinta prova speciale, verso Gardone Riviera, ha perso il posteriore della sua vettura e ha pizzicato il muro, staccando ruota e sospensione posteriore sinistra. Fino a quel punto Fontana e Arena occupavano la quinta posizione nella classifica generale della gara.
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Mini-abbonamenti per i tifosi lariani: vendute 20 tessere
Sono stati venti i mini-abbonamenti che sono stati sottoscritti ieri nella sede del Como dai tifosi azzurri, che hanno deciso di aderire alla proposta della società, che ha lanciato l’iniziativa per le cinque gare interne che mancano da qui alla fine del campionato.Con un prezzo agevolato i tifosi potranno comunque seguire le sfide con Pro Sesto (domenica prossima), Seregno (17 marzo), Darfo Boario (31 marzo), Sondrio (14 aprile) e Virtus Bergamo (28 aprile).La tessera 40 euro per la curva (25 i ridotti). Per quanto riguarda la tribuna laterale, il costo è di 65 euro (35 ridotto). La vendita è scattata ieri e andrà avanti fino a sabato, alla vigilia della delicata gara interna con la Pro Sesto, terza in classifica.Gli azzurri, nel frattempo, hanno ripreso il lavoro dopo la vittoriosa trasferta sul terreno della Salus Legnago (chiusa con un secco successo per 4-0).Buone notizie per mister Marco Banchini, che recupera il difensore Martino Borghese, che ha saltato il match con i veronesi per un problema fisico. Le condizioni del difensore che ha segnato la rete decisiva con il Mantova sono migliorate e il giocatore sarà a disposizione per la gara con i milanesi. Non sono attese squalifiche e quindi l’allenatore lariano avrà la rosa praticamente al completo.All’andata sul campo di Sesto San Giovanni il Como vinse per 3-2. Una sfida che viene ricordata anche per il ritardo di 37 minuti del fischio d’inizio: proprio Borghese, infatti, aveva dimenticato a casa i documenti. Decisivo, per i lariani, un rigore di Simone Dell’Agnello segnato al 40’ del secondo tempo.
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Maltrattamenti all’asilo: un’escalation durata venti giorni
Il primo episodio monitorato, degli 11 contestati, è del 26 febbraio alle 12.15. L’ultimo è recentissimo, del 18 marzo, tra le 13.51 e le 13.53. Appena tre settimane dopo. In mezzo, tra la stanza adibita a locale dormitorio e la mensa, una lunga serie di maltrattamenti ai bambini del reparto lattanti dell’asilo nido di Cernobbio.Negli atti della Procura di Como, spicca l’escalation che ha portato il pubblico ministero Daniela Moroni a fermare tutto, chiedendo il gip Laura De Gregorio l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari a carico della maestra Maria Grazia Viganò, 58 anni appena compiuti.Una progressione che aveva portato a monitorare, grazie alle telecamere nascoste, due episodi il 26 febbraio, uno il 27, due il 28, uno il 1 marzo, uno il 5 marzo, due l’11 marzo e due il 18 marzo. A testimonianza della «assoluta abitualità» nelle condotte, con cadenza «pressoché giornaliera», che ha portato la Procura, in collaborazione con i carabinieri di Como e di Cernobbio, a chiedere la misura restrittiva della libertà personale.Secondo l’accusa, «la ripetitività dei comportamenti lesivi» consentirebbe di escludere «che si sia di fronte alla debolezza di un momento», in quanto l’educatrice si relazionava in maniera «normalmente aggressiva» con i bambini piccoli – dai 3 ai 18 mesi – di cui invece doveva prendersi cura. Il tutto in un quadro di «assoluta indifferenza» rispetto ai possibili rischi nel trattare, strattonare, sbattere sui lettini, forzare nel mangiare, bambini tanto piccoli.L’indagine che ha sconvolto la provincia di Como nella giornata di giovedì, è tuttavia ancora lontana dall’essere conclusa.Alcuni elementi ancora devono essere spiegati e, a tal riguardo, un passaggio importante potrebbe essere l’interrogatorio di fronte al gip che ha firmato l’ordinanza, in calendario mercoledì mattina.La donna, assistita dall’avvocato Livia Zanetti, rimane ai domiciliari e – secondo quanto riferito dal legale – sarebbe molto provata dall’accaduto. Tra le cose che dovrà spiegare al magistrato c’è anche il perché, nelle riprese video, sarebbe stata immortalata più volte a fotografare i bambini solitamente quanto si trovavano nella culla. Negli atti dell’indagine è finito anche il verbale di una nonna che aveva deciso di ritirare il proprio nipote dall’asilo nido di Cernobbio – in anticipo rispetto alla fine dell’anno scolastico – perché aveva notato manifestazioni di «estremo disagio», esternato con «pianti inconsolabili», quando si trovava in asilo, comportamenti che cessarono quando il bambino fu trasferito nel nuovo istituto scolastico.