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  • Crisi Canepa, via libera del Tribunale al concordato

    Crisi Canepa, via libera del Tribunale al concordato

    Il Tribunale fallimentare di Como, in composizione collegiale (giudice delegato Marco Mancini), ha emesso ieri mattina un decreto per accogliere la richiesta di concordato preventivo in “bianco” (o con riserva) avanzato dalla Canepa spa, azienda serica di San Fermo della Battaglia con 437 dipendenti. Il dottor Pasquale Borello è stato nominato pre-commissario giudiziale con compiti di vigilanza sull’attività della società.In pratica, il Tribunale ha concesso 120 giorni per poter mettere nero su bianco un piano finanziario definitivo volto al rilancio dell’azienda. Un piano che verrà valutato nel corso di una udienza che è già stata fissata per il mese di maggio. Non è nemmeno escluso che per quel giorno possa essere data una proroga per altri 120 giorni. Sulla base di questo piano verranno poi decise le mosse future. In questo lasso di tempo, gli atti di straordinaria amministrazione dovranno essere autorizzati dal Tribunale.Intanto, sulla vicenda della Canepa spa ieri è intervenuta anche la deputata comasca del Pd Chiara Braga. «Ho presentato questa mattina (ieri, ndr) un’interrogazione in Commissione Attività produttive per sollecitare un intervento urgente del ministro dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle Politiche sociali, che affronti al più presto la situazione di grave crisi di Canepa spa – ha comunicato la deputata lariana – Ho chiesto al ministro Di Maio l’attivazione di un tavolo di crisi presso il Ministero per far fronte all’emergenza occupazionale che coinvolge gli oltre 400 lavoratori del Gruppo Canepa, per chiarire le motivazioni dell’ingiustificato e repentino cambiamento di strategia adottato a soli sette mesi dalla presentazione di un piano di rilancio aziendale che prevedeva 19 milioni di euro di investimenti a fronte di una riorganizzazione aziendale di 5 milioni».«Sarà mia cura già in questi giorni – ha concluso Braga – chiedere un incontro con la segreteria del ministro Di Maio. Non possiamo permetterci di perdere tempo perché con la crisi di Canepa il territorio comasco rischia di perdere una delle più importanti e innovative industrie della produzione serica di alta gamma, vanto e orgoglio del “Made in Como”, e di mettere in grave difficoltà il destino occupazionale e familiare dei lavoratori».

  • Crisi Canepa, mercoledì doppio vertice in Regione. Centinaia di dipendenti fuori dai cancelli dell’azienda

    Crisi Canepa, mercoledì doppio vertice in Regione. Centinaia di dipendenti fuori dai cancelli dell’azienda

    Politici, sindacalisti e lavoratori, tutti uniti fuori dai cancelli della Canepa per capire come poter arginare una crisi che sta mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro. Questa mattina, sotto un sole gelido, complice un thermos di caffè bollente preparato dai dipendenti, si è fatto il punto della situazione. E così il presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi, dopo aver parlato con chi, in azienda lavora da decenni, ha tracciato un programma da seguire.La storica azienda tessile di San Fermo della Battaglia – va ricordato – ha chiesto il concordato preventivo in Tribunale. Nella procedura vengono coinvolti 450 dipendenti. Tutto questo a distanza di pochi mesi dall’ingresso nel capitale, come socio di maggioranza del Fondo DeaCapital che aveva invece annunciato un piano di rilancio. «Il prossimo mercoledì abbiamo fissato in Commissione Attività produttive di Regione un’audizione urgente con le organizzazioni sindacali, l’associazione di categoria, il comune e un rappresentante dell’azienda. A seguire – dice Fermi – è stato fissato un ulteriore incontro al quale dovrà partecipare anche la storica proprietà e qualche rappresentanza del Ministero per lo Sviluppo Economico per capire da chi oggi detiene la maggioranza delle quote, quali sono la situazione reale e gli obiettivi nel breve tempo».

    Tutto per scongiurare una crisi che avrebbe un impatto devastante su centinaia di famiglie. «Il comparto è in sofferenza e anche per il personale non sarebbe facile trovare una nuova collocazione. Questa crisi potrebbe avere effetti devastanti. Bisogna preservare l’azienda nel suo insieme e evitare che si smembri in tante piccole parti che magari potrebbero essere appetibili per altre realtà del settore». Presente anche il consigliere regionale del Pd, Angelo Orsenigo.

    «È fondamentale la tempistica. Bisogna muoversi rapidamente e in maniera compatta. Questo per evitare che i fornitori e i clienti si lascino scoraggiare dalla situazione di crisi. Regione e Governo devono lavorare d’intesa», dice Orsenigo. «I due tavoli previsti per mercoledì sono un primo decisivo passo per affrontare la crisi – dice il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Raffaele Erba – Bisogna avere ben presente quante famiglie sono coinvolte da questa crisi». Fuori dai cancelli anche il sindaco di San Fermo sul cui territorio sorge l’impresa. «La Canepa per noi è l’azienda. Qui tantissimi concittadini lavorano da generazioni – dice il sindaco Pierluigi Mascetti – Dobbiamo fare anche l’impossibile».

    La parlamentare della Lega e vicesindaco di Como Alessandra Locatelli ha inoltre ribadito come sia stata presentata, sul tema, un’interrogazione parlamentare. «A breve incontrerò anche il sottosegretario Dario Galli che si sta interessando della crisi. È un’azienda importante anche fuori dal comasco, visto che c’è un distaccamento anche nel Salento», dice la Locatelli. Compatti anche i rappresentanti sindacali.

    «È fondamentale l’intervento della politica compatta. Noi abbiamo dimostra anche oggi la nostra coesione – dicono Doriano Battistin (Filctem Cgil), Serena Gargiulo (Uiltec Lario) e Costantino Armando Femca Cisl dei Laghi – Attendiamo lo stipendio di novembre e a dicembre riceveremo solo un parte della paga. Ma ciò che vogliamo è chiarezza sul nostro futuro».

    La Foto Gallery della manifestazione by Antonio Nassa

  • Crisi Canepa. Dipendenti in ansia, intere famiglie a rischio

    Crisi Canepa. Dipendenti in ansia, intere famiglie a rischio

    Rabbia, preoccupazione per il futuro ma soprattutto sorpresa. Un’amara sorpresa è infatti quella che accomunava la gran parte dei dipendenti presenti ieri mattina fuori dai cancelli della Canepa.Quanto accaduto negli ultimi mesi, durante i quali si sono rapidamente succeduti piani di rilancio annunciati dai nuovi soci fino ad arrivare alla crisi attuale, ha profondamente segnato i lavoratori. E sono tanti quelli assunti nell’azienda tessile da decenni. Intere famiglie devono il loro reddito alla Canapa e naturalmente sono in ansia. «Lavoro qui ormai da 26 anni – esordisce Eros Tettamanti – E come tutti sono stupito, non comprendiamo bene cosa sta accadendo. Adesso è necessario che la politica compatta si impegni per intervenire in fretta».Ieri mattina i lavoratori firmavano anche una lettera aperta al Fondo che gestisce l’azienda. «Dopo avere positivamente accolto il vostro arrivo nella società Canepa solo pochi mesi fa, dopo avere letto i vostri proclami di rilancio ed esserne rimasti positivamente colpiti – inizia la missiva – dopo avere accettato il vostro piano di rilancio fatto di tagli (129 esuberi, ridotti a 105 grazie alla trattativa sindacale), piano accettato con grande dolore, ma con la consapevolezza di avere un interlocutore di cui fidarsi…, ci sentiamo traditi da chi ci aveva dato speranza, speranza spesa in tante parole, che poi ci hanno illuso e deluso nei fatti». Ma c’è anche chi vuole avere fiducia e spera nel futuro come Ghebreieslis Legesse. «Lavoro alla Canepa da 32 anni. Sono colpito da quanto sta accadendo ma continuo a essere fiducioso nell’azienda. Qualcosa deve cambiare. Noi siamo uniti e abbiamo voluto essere tutti presenti. Tutta la mia famiglia lavora qui e dunque per noi è fondamentale superare questa crisi». Sentimento analogo quello di Roberta Sala, da 33 anni in Canepa. «Sono veramente amareggiata. In pochissimo tempo è cambiato tutto e siamo rimasti sbalorditi. Purtroppo quello che ci spaventa è la mancanza di prospettive future e come lavoratrice non posso che vivere con apprensione questa situazione». E ieri in solidarietà dei dipendenti Canepa sono arrivati da altre province lombarde lavoratori della Uil per solidarizzare. «Arrivo da Monza e Brianza e con me ci sono persone da Lecco e Sondrio. Il nostro è un modo per far sentire la vicinanza», dice Egidio Pennati.

  • Crisi Canepa, arrivano capitali freschi dal Fondo. Prossimo passo creare un tavolo con il Mise

    Crisi Canepa, arrivano capitali freschi dal Fondo. Prossimo passo creare un tavolo con il Mise

    Crisi Canepa, qualcosa sembra muoversi. I rappresentanti del fondo azionista di maggioranza DeA Capital Alternative Funds Sgr Spa (che detiene il 67% delle quote societarie) Vincenzo Manganelli e Sara Bertolini, questa mattina in Regione Lombardia, hanno confermato l’immissione «al buio e di propria iniziativa» di nuovo capitale per 2 milioni di euro, che si aggiungono così ai 5 già emessi, come si legge nella nota ufficiale. Questa una delle prime novità emerse al termine dell’incontro tecnico di ieri pomeriggio sulla situazione della Canepa che si è svolto subito dopo l’audizione in Commissione Attività produttive, alla presenza anche dell’Assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro Melania Rizzoli e di tutti i consiglieri regionali comaschi. All’incontro, promosso e presieduto dal Presidente Alessandro Fermi, hanno partecipato anche i rappresentanti di Polis Lombardia, il Sindaco di San Fermo della Battaglia Pierluigi Mascetti e i rappresentanti sindacali. «Dobbiamo attivare e insediare subito il tavolo tecnico con il Mise, alla luce anche di quanto avviato da Regione Lombardia in questi giorni, sollecitando la proprietà a esprimersi con chiarezza su che tipo di concordato vuole, un concordato che non può essere in bianco ma deve essere di continuità. Da parte di tutti serve quindi un atto di fiducia: i rappresentanti del fondo DeA Capital intervenuti in commissione hanno confermato l’immissione di nuovo capitale per 2 milioni di euro (i dipendenti però attendono gli stipendi da novembre), un atto che certo non risolve il problema ma resta sicuramente significativo di quello che dovrebbe essere l’impegno dell’azionista di maggioranza nel cercare di garantire la continuità produttiva di Canepa. Dobbiamo continuare a ogni livello, compresi quelli politici e istituzionali, a esercitare le dovute e necessarie attenzioni per fare capire al mercato e alla stessa proprietà che è volontà comune di tutti garantire un futuro all’azienda di San Fermo». All’audizione in commissione, presieduta da Gianmarco Senna (Lega) erano assenti i rappresentanti della famiglia Canepa. «Stiamo monitorando la situazione. In via informale abbiamo preso contatti con il Mise per la costituzione di un eventuale tavolo», ha detto Raffaele Erba (M5S). «Adesso auspichiamo che la proprietà faccia un passo avanti decisivo. Grande il lavoro dei sindacati per tutelare i 450 dipendenti a rischio. Ci rassicura in parte il fatto che i rappresentanti del fondo abbiano confermato l’immissione di capitale per 2 milioni di euro. Non sono risolutivi ma rappresentano un segnale non di poca importanza», ha detto il consigliere del Pd Angelo Orsenigo.

  • Crisi a Palazzo Cernezzi, ufficiali le dimissioni di Amelia Locatelli dalla giunta

    Crisi a Palazzo Cernezzi, ufficiali le dimissioni di Amelia Locatelli dalla giunta

    L’assessore Amelia Locatelli si è dimessa dalla giunta di Como. La conferma è arrivata nel tardo pomeriggio di oggi. L’oramai ex assessore ha scelto di seguire la linea tracciata dal suo partito. Nei giorni scorsi Forza Italia aveva infatti annunciato il ritiro della delegazione nella giunta Landriscina, composta da due assessori: Amelia Locatelli e Francesco Pettignano.Locatelli, medico con delega alle Politiche educative, aveva già annunciato che avrebbe seguito le indicazioni del partito e fatto un passo indietro, rimettendo la delega di assessore nelle mani del sindaco Mario Landriscina. Dalle parole oggi l’ex assessore è passata ai fatti, formalizzando l’addio. Sembrerebbe invece rifiutare gli ordini di scuderia l’altro forzista di Palazzo Cernezzi, Francesco Pettignano.

  • Crisi a Palazzo Cernezzi. Gli assessori di Forza Italia restano in stand by

    Crisi a Palazzo Cernezzi. Gli assessori di Forza Italia restano in stand by

    Due posizioni diametralmente opposte, quelle degli assessori di Forza Italia prossimi, forse, a lasciare gli incarichi assegnati all’interno della giunta guidata da Mario Landriscina. Come noto il partito ha deciso di ritirare i suoi esponenti – Francesco Pettignano e Amelia Locatelli – che ora, evidentemente, dovranno – dovrebbero – fare un passo indietro. Nel frattempo però il loro atteggiamento mostra, in maniera evidente, come l’intera vicenda, che sembra ben lungi dall’avviarsi a una rapida conclusione, possa presentare mille sfaccettature. Sicuramente insolite o forse ben rappresentative della confusione in atto, le dichiarazioni di Francesco Pettignano. «Non posso parlare del nulla. Fino a oggi nessuno mi ha chiamato. Io non ho alcuna notizia ufficiale da parte del sindaco Landriscina o di Mauro Caprani o di Alessandro Fermi – spiega l’assessore Pettignano – Quindi per me non ha senso discutere di dimissioni o altro. Non ho letto la lettera, non ho indicazioni e non vedo perchè commentare». Tutto ciò nonostante fosse presente alla riunione di giovedì pomeriggio, dalla quale era emersa la singolare decisione.«Ero presente ma sono andato via presto per motivi familiari. E fino ad allora non esisteva alcuna lettera ufficiale o altro. Oggi di sicuro non mi dimetto, non ne avrei ragione», aggiunge sempre Francesco Pettignano.Nel frattempo fa discutere anche la situazione dell’assessore al Turismo Simona Rossotti, che non è stata in alcun modo coinvolta dalla discussione in essere nonostante sia riconducibile all’area di Forza Italia, pur essendo arrivata a Como in quota Landriscina. Il suo nome, per ora, è infatti rimasto ai margini della bufera politica che sta scuotendo nel profondo le fondamenta di Palazzo Cernezzi. Decisamente più chiara invece la posizione di Amelia Locatelli. «Mi atterrò alle scelte del partito – dice l’assessore Locatelli – con un po’ di rammarico, non lo nego, questo perché abbiamo avviato lavori e iniziative. Nelle prossime ore formalizzerò la decisione. Non è mai piacevole arrivare a simili tensioni, ma questo mi sembra il gesto più elegante possibile».

  • Crisi a Campione, altri due giorni di sciopero

    Crisi a Campione, altri due giorni di sciopero

    Altri due giorni di sciopero, i prossimi 26 e 27 novembre. E un nuovo, accorato appello, affinché le istituzioni si interessino realmente del caso Campione d’Italia.Una delegazione sindacale è stata ricevuta ieri a Palazzo Lombardia dall’assessore regionale all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro Melania De Nichilo Rizzoli. All’incontro hanno partecipato anche il sottosegretario alla presidenza della Regione, Fabrizio Turba e alcuni dirigenti e funzionari incaricati di seguire la vicenda dell’enclave. «Abbiamo ancora una volta sottolineato l’urgenza di un intervento risolutivo – dice Vincenzo Falanga, segretario della Uil Funzione pubblica di Como – i dipendenti del Comune non ricevono lo stipendio da nove mesi, la situazione non è drammatica: di più».Dal 9 novembre scorso è anche efficace la delibera sulla riduzione della pianta organica votata dopo la dichiarazione di dissesto del municipio. «Il commissario prefettizio può decidere in qualunque momento di mandare il personale in esubero in disponibilità – dice ancora Falanga – anche per questo abbiamo proclamato un nuovo sciopero: due giorni, il 26 e 27 novembre prossimi. Pensiamo anche a una manifestazione nella Capitale. Vogliamo portare centinaia di persone a Roma».Dalla riunione di ieri è emersa come proposta l’istituzione di una zona franca o a economia speciale. «È l’unico strumento immediato che può dare fiato a Campione d’Italia», conclude Falanga.

  • Costringe una ragazza a prostituirsi: in manette ragazzo di Lurate Caccivio

    Costringe una ragazza a prostituirsi: in manette ragazzo di Lurate Caccivio

    Botte, minacce di morte, il tutto per costringere una ragazza di 36 anni a prostituirsi per poi consegnare l’intero incasso dell’attività, utilizzato per comprare cocaina.È la terribile storia che è stata scoperta dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Cantù e dai colleghi della stazione di Lurate Caccivio.Nei giorni scorsi, con l’accusa di induzione e sfruttamento della prostituzione, i militari hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare in carcere chiesta dal pubblico ministero Simona De Salvo e firmata dal giudice delle indagini preliminari di Como. In manette è finito un 28enne di Lurate Caccivio, ora detenuto al Bassone.I fatti contestati risalgono ad un periodo compreso tra il mese di maggio del 2018 e i giorni scorsi, quando cioè è stata eseguita l’ordinanza.La vittima, 36 anni, era costretta a prostituirsi per una cifra tra i 30 e i 40 euro per prestazione, per poi consegnare l’intero incasso al proprio aguzzino. Contante che veniva riutilizzato per comprare della cocaina di cui faceva uso anche la ragazza. Nell’attività di indagine i carabinieri hanno raccolto una serie di referti medici della vittima, oltre a riscontri basati sulle testimonianze.

  • Corso di difesa personale per gli agenti di polizia: lezioni di arti marziali in collaborazione con il Coni

    Corso di difesa personale per gli agenti di polizia: lezioni di arti marziali in collaborazione con il Coni

    Il Comune di Como in collaborazione con il Coni ha organizzato un corso di difesa per le Forze dell’ordine destinato alla Polizia locale e la Polizia di Stato. Questa mattina a Palazzo Cernezzi la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa. Per la difesa personale delle forze dell’ordine sono necessari dei metodi particolari, e in questo caso sono stati individuati istruttori che seguono il metodo Mga (di fatto una sintesi delle varie arti marziali). Il Comune e la Direzione scolastica Como centro hanno messo a disposizione la palestra della scuola di via Perti che sarà dedicata al corso due volte a settimana per cinque settimane.

    Il piano prevede un primo corso con la Polizia di Stato e un secondo con la Polizia locale all’inizio dell’anno prossimo. In entrambi i casi sono coinvolti una ventina di agenti. La finalità è fornire agli agenti un metodo che consenta loro di tutelare se stessi e di immobilizzare delle persone senza provocare loro danni importanti.

    «Sono contenta di poter dare a quaranta agenti tra la nostra Polizia locale e la Polizia di stato – afferma l’assessore alla Polizia locale Elena Negretti – la possibilità di partecipare a questo corso di autodifesa. Si tratta anche di un’occasione ulteriore per unire le forze e le risorse lavorando insieme per il bene della città, coinvolgendo più assessorati del comune in collaborazione con la Polizia di stato e con il Coni».

    «La collaborazione con il Coni – sottolinea l’assessore allo Sport Marco Galli – ancora una volta ci ha permesso di ottenere un ottimo risultato. Tutto quello che è formazione è un’occasione da sfruttare nell’interesse della città e questa esperienza può diventare un modello da adottare anche in altri ambiti».

  • Corpo nel lago: è un 21enne dello Yemen. Non sarebbe omicidio

    Corpo nel lago: è un 21enne dello Yemen. Non sarebbe omicidio

    È un ventunenne originario dello Yemen l’uomo trovato senza vita nelle acque del lago, nella zona del Tempio Voltiano, la sera di domenica scorsa. Il corpo era stato notato da alcuni passanti, che avevano allertato le forze dell’ordine.I vigili del fuoco avevano poi recuperato il cadavere, che dalle prime analisi sembrava potesse essere in acqua già da alcuni giorni. I carabinieri di Como, che stanno indagando sulla vicenda, avrebbero già escluso l’ipotesi di un omicidio.I militari dell’Arma hanno avviato subito le indagini per dare un nome all’uomo recuperato nel lago, che non aveva alcun documento.Grazie alla collaborazione tra il personale specializzato del nucleo investigativo dei carabinieri di Como e i colleghi della sezione di dattiloscopia preventiva del raggruppamento investigativo scientifico di Roma, è stata accertata l’identità della vittima. Si tratta appunto di un giovane nato nel 1997 nello Yemen. La sua presenza in Italia, ma non nel Comasco, era stata accertata il mese scorso. Il giovane risultava essere un richiedente asilo in Austria.Resta ancora da chiarire la causa e la data della morte del ragazzo. I carabinieri però, dopo i primi accertamenti hanno escluso un evento violento.