Categoria: Cronaca

  • Interrogazione parlamentare sul Casinò di Campione. Braga, Pd: «Subito l’intervento del governo»

    Interrogazione parlamentare sul Casinò di Campione. Braga, Pd: «Subito l’intervento del governo»

    «La situazione di Campione d’Italia richiede un’assunzione di responsabilità da parte di tutte le istituzioni. Mi ha stupito leggere nei giorni scorsi lo scarno e “pilatesco” comunicato del sottosegretarioNicola Molteni, ma non voglio fare polemica. Penso che su una questione così preoccupante, come il rischio della perdita del posto di lavoro per oltre 600 persone, e così complicata, come il destino della Casa da Gioco di Campione, sia indispensabile lavorare a tutti i livelli per individuare una via d’uscita che metta al primo posto la salvaguardia dell’occupazione». Lo ha detto oggi la deputata comasca del Partito Democratico,Chiara Bragafirmataria di un’interrogazione urgente presentataai due vicepresidenti del ConsiglioMatteo SalvinieLuigi Di Maio, rispettivamente ministro dell’Interno e ministro del Lavoro, competenti per materia.

    Nell’interrogazione Braga chiede di «convocare al più presto un tavolo di confronto e di trattativa con tutti i soggetti coinvolti, compresi i rappresentanti dei lavoratori, per affrontare l’emergenza occupazionale e valutare ogni possibile soluzione per consentire la continuità dell’attività della casa da Gioco.È nota a tutti la particolarità della situazione di Campione e certamente la soluzione di un problema così complesso non è semplice; ma i 492 lavoratori del Casinò, oltre ai lavoratori dell’indotto, che rischiano di perdere il posto di lavoro, i 102 dipendenti del Comune che da febbraio non percepiscono lo stipendio, i dipendenti della scuola materna già licenziati e l’impossibilità di erogare un servizio fondamentale alle famiglie dal prossimo mese di settembre, ci dimostrano che siamo in presenza di una crisi di sistema e l’impatto sociale, oltre che occupazionale, di questa condizione merita la massima attenzione anche da parte del governo nazionale».

    La deputata del Partito Democratico si augura che la sua richiesta «trovi orecchie attente nel governo, a partire dal sottosegretario Molteni che conosce bene la situazione di Campione e proprio per la sua responsabilità nel ministero dell’Interno, titolare del rilascio della concessione dei giochi, potrà facilmente farsi promotore di un tavolo interministeriale».

  • Inverigo, investì un pedone: a processo

    Inverigo, investì un pedone: a processo

    Processo per lesioni personali gravissime a carico di un 68enne di Inverigo. L’uomo, il 28 giugno 2016, investì un uomo che stava attraversando la strada nel Comune di Inverigo. «Stavo sorpassando una fila di auto ferme sulla destra, rimanendo nella corsia sulla sinistra – ha detto ieri in aula – Il semaforo era diventato verde e tutti si stavano riavviando. Il pedone non l’ho visto, credo sia sbucato tra due auto in colonna».

    Il ferito rimase in coma per diversi giorni, ferito in modo molto grave. L’automobilista arrivava da Erba. «Me lo trovai sul cofano, un’ombra nera sul parabrezza ma non vidi da dove era arrivato. A quanto andavo? Credo a 60 chilometri all’ora».

  • Investimento mortale a Guanzate, caccia al pirata. Al setaccio le telecamere della zona

    Investimento mortale a Guanzate, caccia al pirata. Al setaccio le telecamere della zona

    L’indagine è passata nella mani dei carabinieri della compagnia di Cantù.Stiamo parlando della caccia al pirata della strada che, nella mattinata di giovedì in un parcheggio di Guanzate, ha travolto e ucciso un 67enne del paese, Mario Papaluca.La zona dell’investimento poi risultato fatale – in un primo momento il ferito era riuscito a parlare con i soccorritori – non è videosorvegliata, ma i militari dell’Arma hanno comunque acquisito le immagini delle telecamere presenti nella zona nella speranza di riuscire a individuare almeno l’auto incriminata. Si tratterebbe di una Fiat Punto di colore grigio, guidata forse da una donna.Questo, almeno, è quello che sarebbe riuscito a dire il ferito prima che il proprio quadro clinico peggiorasse fino alla morte. Decesso avvenuto durante il trasporto al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna di San Fermo.Intanto oggi dovrebbe essere affidato l’incarico per l’autopsia sul corpo dello sfortunato 67enne che, al momento dell’investimento, aveva appena parcheggiato l’auto nella stessa area di sosta.Il fascicolo sull’accaduto è affidato al pubblico ministero di turno in Procura a Como, il dottor Simone Pizzotti. Anche la dinamica dell’accaduto è ancora tutta da ricostruire. Non si sa, ad esempio, se il 67enne sia prima caduto per venire poi travolto dall’auto che stava manovrando nel parcheggio, oppure se sia caduto proprio in seguito all’impatto con la vettura. L’incidente risale alle 10.30 di giovedì, in un’area di parcheggio a pochi passi dal Municipio di Guanzate. Il ferito era riuscito a parlare all’inizio con i soccorritori, salvo poi perdere conoscenza. Fatale il politrauma dovuto all’impatto con la vettura che si è poi data alla fuga. Difficile ipotizzare che chi era al volante possa non essersi accorto dell’impatto.

  • Irruzione in un appartamento di Cermenate: in manette una coppia di spacciatori

    Irruzione in un appartamento di Cermenate: in manette una coppia di spacciatori

    Due arresti anche a Cermenate nell’ambito di attività di indagine contro lo spaccio di sostanze stupefacenti. A finire nei guai sono stati due conviventi, un uomo di 44 anni e la sua compagna di 26 anni. L’operazione è stata condotta dai militari della stazione dei carabinieri di paese.

    L’appartamento della coppia era tenuto monitorato da un po’ di tempo, così nella nottata tra domenica e lunedì i carabinieri sono entrati in azione, hanno fatto irruzione e hanno perquisito i locali di via Turati a Cermenate. L’uomo e la donna sono stati sorpresi in possesso di 105 grammi di hashish, 24 grammi di cocaina, 7,20 grammi di eroina ma anche diverse migliaia di euro e franchi svizzeri, oltre ad un bilancino di precisione e altro materiale per il confezionamento delle dosi.

  • La beffa: alghe nel lago, vietati pure i tuffi

    La beffa: alghe nel lago, vietati pure i tuffi

    Il sindaco Landriscina firma il divieto temporaneo di balneazione

    Il danno e la beffa. L’estate 2018, una delle più calde del terzo millennio, a Como non verrà certo ricordata per le nuotate rigeneranti.Il Lido di Villa Olmo è chiuso, ma lo spicchio di lago proprio davanti al lido era, almeno fino a ieri, l’unico tratto del Lario, nel territorio del comune di Como, in cui era consentita la balneazione.Da qualche tempo sono iniziati i campionamenti dell’Ats anche nella zona del Tempio Voltiano, dove però i bagni sono ancora vietati.Ebbene, ieri, è stata firmata dal sindaco di Como, Mario Landriscina, un’ordinanza con il divieto temporaneo di «balneazione nell’area antistante il lido di Villa Olmo».Fare il bagno nella zona non era proprio semplice, a causa della chiusura del Lido, ma tecnicamente i tuffi e le bracciate erano, fino a martedì, consentiti.Nell’ultimo campionamento dell’Ats Insubria, nell’acqua è stata però rilevata «un’elevata presenza di alghe potenzialmente tossiche». Valori superiori ai limiti previsti dal decreto ministeriale del marzo 2010. Così, ecco il divieto, fino «a nuovo ordine», si legge nel documento firmato dal sindaco. Landriscina nell’ordinanza ribadisce che sul resto del territorio comunale il divieto di balneazione è permanente. Tutti i giorni, nonostante i cartelli, ci sono invece diversi turisti in ammollo, soprattutto tra il Tempio Voltiano e l’area di Villa Geno. Una vera beffa, il nuovo divieto, anche per chi aveva sperato che nei prossimi giorni venisse quantomeno riaperta la spiaggia del Lido di Villa Olmo, pur tenendo chiusa la zona delle piscine.«Considerate le caratteristiche microbiologiche non idonee alla balneazione – si legge nella nota di Palazzo Cernezzi – a scopo cautelativo e fino a nuova comunicazione, con ordinanza contingibile e urgente è stata vietata temporaneamente la balneazione anche nella località “Lido Villa Olmo”, l’unica precedentemente esclusa dal divieto permanente sul territorio comunale».

  • La campagna: Mercato coperto, cartoline contro il degrado

    La campagna: Mercato coperto, cartoline contro il degrado

    Confesercenti Como chiede di scrivere al sindaco di Como, Mario Landriscina. Butti apre le porte alla gestione consorziale: «È di stretta attualità»

    Una cartolina da Como. Meglio, dal mercato coperto della città. Destinatario, il sindaco Mario Landriscina, invitato a prendersi cura di uno dei luoghi più frequentati dai comaschi. Spazi che necessitano però di interventi urgenti secondo Confesercenti che ha messo la sua firma sull’iniziativa delle cartoline.

    «Como merita un mercato coperto al passo con i tempi e pulito costantemente. Per questo – afferma il presidente di Confesercenti Claudio Casartelli – avvieremo la campagna “Una cartolina per il Mercato coperto di Como” e nelle giornate di domani (mercoledì 25 settembre), giovedì 27 e sabato 29 settembre agli ingressi del mercato avvieremo una sottoscrizione tra i cittadini delle cartoline in cui vengono richiesti sei punti precisi di intervento».

    Le cartoline potranno «essere richieste e consegnate anche agli operatori del mercato tutti i giorni a partire da martedì: provvederemo poi a raccoglierle e a consegnarle al sindaco. La sottoscrizione può avvenire anche online sul sito di Confesercenti Como». Cosa chiede Confesercenti al Comune? La richiesta comprende sei punti. Cinque riguardano la manutenzione, ovvero si chiede l’imbiancatura dei padiglioni, bonifica dai piccioni, ingressi automatizzati, un piano giornaliero di pulizia generale e la ristrutturazione e pulizia dei bagni.

    Nell’ultimo punto si chiede l’affidamento in gestione del mercato a un consorzio di operatori.

    «In tema di manutenzione parlerò in giunta con il sindaco e l’assessore Vincenzo Bella, che è competente – spiega l’assessore al Commercio, Marco Butti – Sul discorso della gestione consortile è invece un aspetto interessante e di grande attualità. Passero sicuramente al mercato coperto nei giorni della campagna».

  • La Caritas di Como si oppone alla chiusura del centro migranti in via Regina

    Dopo alcuni giorni di silenzio, la Caritas dice “no” alla chiusura del campo di via Regina. Il trasferimento di decine di ospiti in altre strutture italiane e la notizia sempre più pressante di un imminente smantellamento del campo, hanno provocato una chiara presa di posizione. «Non riteniamo giustificata la chiusura del campo per i migranti di via Regina, siamo sconcertati. I fatti di questi giorni hanno messo alla prova la fiducia nelle istituzioni». La Caritas di Como rompe il silenzio dopo l’annuncio dello smantellamento, entro fine anno, del centro di accoglienza di Como.In un appello, sottoscritto da numerosi enti e associazioni, contesta una «decisione presa senza alcun coinvolgimento di chi in questi due anni ha collaborato con persone e mezzi per rendere più umana la vita al Campo».Con o senza campo, per la Caritas, «considerata la collocazione geografica di Como continuerà l’arrivo di migranti». Una considerazione dettata dall’analisi dei fatti. «Negli ultimi due anni dalla città sono transitati circa 60mila richiedenti asilo e il centro di via Regina Teodolinda ha accolto quasi 8mila persone fra le quali oltre un migliaio di minori non accompagnati», viene sempre specificato nella nota diffusa dalla Caritas. «I migranti continuano ad arrivare – prosegue la lettera – e senza un reale impegno globale all’accompagnamento umano dei flussi, in un luogo di frontiera come il nostro è logico che i passaggi non siano destinati a esaurirsi». Quindi l’appello conclusivo, accompagnato però anche da un attacco polemico. «Il centro è stato e può essere una risorsa per il territorio pur conservando la sua temporaneità – scrivono i vertici della Caritas – Riteniamo ipocrita sfruttare le competenze di cittadini, associazioni e volontari, quando serve. Per poi invece ignorarli, non interpellarli e non ascoltarli prima di operare scelte che intaccano la vivibilità della stessa città». Parole senza possibilità di fraintendimenti. «Il campo può restare e diventare risposta a tante altre forme di povertà presenti in città, legate al fenomeno migratorio e non solo, e per le quali le istituzioni stanno sempre più delegando al solo Terzo Settore la gestione ordinaria e straordinaria», si legge.La Caritas ricorda l’appello ad «imparare a vedere l’altro» fatto dal vescovo di Como monsignor Oscar Cantoni in occasione di Sant’Abbondio. Chiediamo alle istituzioni di non vanificare le collaborazioni fin qui maturate – è la chiusura della lettera – Chiediamo che il Campo continui dunque a svolgere il suo servizio e che sia sempre desta l’attenzione a tutti i bisogni della città e di chi la vive». Il tutto mentre le notizie, oem noto, parlano di una dismissione totale del campo entro i prossimi mesi.

  • La comasca Marianna Sala guiderà il Corecom

    La comasca Marianna Sala guiderà il Corecom

    L’avvocato Marianna Sala, 40 anni, milanese, ma di origini comasche (il padre è Giuliano Sala, ex assessore regionale) è stata indicata dal presidente della Regione, Attilio Fontana e dal presidente del consiglio regionale, Alessandro Fermi quale presidente del Corecom, Comitato Regionale per le Comunicazioni.

    Gli altri eletti sono Daniele Bonecchi, Mario Cavallin, Claudia Perin e Gianluca Savoini. Anche Savoini è noto in città per una recente collaborazione con il Calcio Como.

  • La crisi del comune di Cantù, le minoranze insorgono

    La crisi del comune di Cantù, le minoranze insorgono

    «La situazione è drammatica. Siamo guidati da una classe dirigente che si sta letteralmente sfaldando». Non usa giri di parole il capogruppo del Partito democratico nel consiglio canturino, Filippo Di Gregorio a poche ore dall’ennesima fuoriuscita di un membro della giunta Arosio. L’addio di Alessandro Brianza infatti viene giudicata come la conferma di una città in disfacimento, sul fronte amministrativo. «Si tratta di persone che stanno guidando una città alla cieca. Molto meglio sarebbe l’arrivo di un commissario prefettizio. Non è possibile andare avanti in questo modo. Si tratta di un gruppo politico che in un anno è andato totalmente in pezzi. Dovrebbero francamente fermarsi e capire che non è più possibile proseguire. Hanno fallito», aggiunge Di Gregorio. «La situazione per il nostro territorio è a rischio. Non possiamo più affidarci a queste persone, è bene che lo capiscano in fretta anche quelli che li hanno votati», chiude il consigliere del Pd. Altrettanto categorico è anche il consigliere Francesco Pavesi (Lavori in corso). «Bisogna distinguere le due vicende. Se per le dimissioni del vicesindaco Maspero abbiamo deciso di non dire nulla, visti i motivi personali e di salute addotti come giustificazione, adesso non è più ammissibile andare avanti così. Altre dimissioni a poche ore di distanza significano che l’esperienza Arosio deve fermarsi qui», spiega Pavesi. «Non abbiamo ancora analizzato bene la vicenda Brianza e non si riesce a capire chi o cosa ci possa essere dietro il suo abbandono ma in ogni caso è necessario fare in modo che si arresti questa situazione di emergenza», aggiunge sempre Pavesi che sottolinea «l’incertezza e la preoccupazione che ci accompagnano ormai da tempo e che non può che proseguire, visti gli ultimi sviluppi. Una situazione che per noi si è trascinata troppo. Bene avrebbe fatto il sindaco Edgardo Arosio a lasciare mesi fa senza proseguire imperterrito», chiude sempre Pavesi.E anche sul web, subito dopo la notizia, si sono immediatamente susseguiti i commenti da parte di cittadini sbalorditi per il rapido succedersi delle dimissioni da apre di assessori della giunta.C’è anche chi, su una pagina Facebook di natura ironica identifica quello di ieri come l’ennesimo “dimissioni day” in una città sempre più in stato di confusione.

  • La crisi di  Campione a “Report”, Salmoiraghi: «Non sono responsabile»

    La crisi di Campione a “Report”, Salmoiraghi: «Non sono responsabile»

    Riflettori di “Report”, la trasmissione di inchieste sull’attualità di Rai3, puntati sul caso Campione, con la crisi del municipio e il fallimento della casa da gioco.Una spirale perversa simbolo dei Comuni italiani alle prese con il dissesto economico, a dieci anni dall’introduzione del federalismo fiscale e a dieci anni dalla crisi economica.

    Ma il viaggio di “Report” nell’enclave è partito da assai più lontano. Correva infatti il 2000 quando le telecamere andarono a fare le pulci al Comune comasco sul Ceresio, allora in vetta alla classifica delle località più ricche del Paese.E già allora trovarono sulla poltrona di primo cittadino Roberto Salmoiraghi, che rieletto nel 2017 ha di recente dato le dimissioni.«Dal Casinò arrivano al Comune circa 60 miliardi di lire all’anno – dichiarò allora a “Report” – Tutti soldi che spendiamo sul territorio».

    «Salmoiraghi ha abbracciato la chitarra della cicala abbandonando la mollica della formica», ha chiosato Sigfrido Ranucci, che ha il mano il timone di “Report” che fu a lungo di Milena Gabanelli.Diciotto anni dopo quel servizio, le telecamere sono tornate a Campione d’Italia, dove hanno trovato tutt’altri colori ad accoglierle: dall’oro al nero pece: casinò fallito e aria di “rien ne va plus”. Sì, perché in un gioco dove regola aurea è che il banco vince sempre «al casino municipale il banco è riuscito a perdere 130 milioni di euro»: inizia così il servizio di Manuele Bonaccorsi che ha dato voce a sindacalisti, come Vincenzo Falanga (Uil), ma anche ai campionesi, 800 famiglie in ginocchio là dove c’erano i 2000 italiani più ricchi del Paese a inizio XXI secolo: «Siamo disperati, vogliamo lavorare, amiamo il nostro paese e non vogliamo che muoia». Il Casinò incassava fino a 123 milioni di euro l’anno nel 2002, poi le entrate calano a 90 milioni di euro per la concorrenza del gioco online, e da allora è stato impossibile versare ogni 10 giorni 700mila euro nelle casse del comune come prescrive la legge. Un gorgo, un buco nero, il Casinò nel servizio di Rai3, ma anche «una mucca da mungere» anche se «tutti avevano capito che era destinata alla macellazione». Il servizio dà voce anche all’ex sindaco Maria Paola Rita Piccaluga, che ha sottolineato il caso esuberi nei dipendenti del casinò negli anni. «Nel 2012 abbiamo definito 220 esuberi: ho trovato 250 persone sotto casa mia con le mazze da baseball in mano».

    «Si sente un po’ responsabile di questa situazione?» chiede l’intervistatore al dimissionario.Risposta: «No». L’ultima parola l’avrà la Procura di Como che indaga sul drammatico e per ora irrisolto crac.