Inseguimento nella serata di martedì per le strade del Triangolo Lariano. Due uomini di Lissone, di 34 e 39 anni (uno noto alle forze dell’ordine, l’altro incensurato), sono stati arrestati dai carabinieri all’interno del territorio del comune di Asso.Tutto era nato da un controllo dei carabinieri della stazione del paese. L’auto individuata non ha però accennato a fermarsi, tentando la fuga. Ne è nato così l’accennato e rocambolesco inseguimento. I due, prima di essere fermati, avrebbero tentato di lanciare una busta dall’auto. Contenitore che è poi stato recuperato dai militari dell’Arma. All’interno c’erano un chilo e 300 grammi di sostanza stupefacente del tipo marijuana. La droga è stata sequestrata. I due uomini a bordo dell’auto sono stati arrestati e condotti nel carcere del Bassone.L’accaduto è stato segnalato al pubblico ministero di turno in Procura, la dottoressa Simona De Salvo. Nelle prossime ore i due uomini di Lissone verranno sentiti dal giudice delle indagini preliminari di Como.
Categoria: Cronaca
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Egiziano arrestato in Questura: era stato espulso nel 2006 con un nome differente
Si è presentato in Questura, allo sportello dell’ufficio immigrazione, per la procedura di identificazione con l’obiettivo di regolarizzare la sua posizione in Italia. Gli agenti hanno scoperto che su di lui, che all’epoca utilizzava un altro nome, pendeva un decreto di espulsione notificato il 15 aprile 2006. Per questo un egiziano di 42 anni è stato arrestato.
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Arrestato a Lipomo trent’anni dopo l’omicidio
Ottobre 1988. A Gela, in Sicilia, città industriale tra Licata e Vittoria, un uomo viene ucciso nel suo bar di via Cadorna, in pieno centro storico, subito dopo l’apertura.Si chiama Giuseppe Failla, 50 anni, incesurato. Il corpo, crivellato di colpi, viene trovato dietro il bancone dai primi clienti che entrano per fare colazione nel locale al quale si accede da una piccola stradina.Trent’anni, all’alba di oggi, i carabinieri hanno arrestato i due presunti responsabili dell’omicidio, Cataldo Terminio e Angelo Bruno Greco, fermati uno a Lipomo e l’altro a Torino. L’operazione è stata condotta dalla sezione di Caltanissetta del Ros, il reparto operativo speciale dei carabinieri, ed è stata coordinata dai magistrati della direzione distrettuale antimafia della città siciliana.La svolta è avvenuta grazie ad alcuni collaboratori di giustizia. L’inchiesta si è infatti avvalsa delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. L’omicidio di Failla, secondo quanto spiegato oggi dagli inquirenti, era avvenuto nell’ambito di una faida tra una storica famiglia di mafia di San Cataldo (Caltanissetta) e un gruppo di fuoriusciti.In quel periodo, in quella zona gli omicidi furono addirittura un’ottantina. Failla, uno dei fuoriusciti, sarebbe stato ucciso per vendetta.L’uomo arrestato a Lipomo è Angelo Bruno Greco, 52 anni. Da tempo era residente nel Comasco, dove si era trasferito dalla Sicilia con la moglie per essere poi raggiunto anche dal figlio. Greco è stato rinchiuso in carcere al Bassone.Cataldo Terminio, come detto, è stato invece fermato a Torino, città nella quale viveva da alcuni parenti dal 2018, dopo un lungo periodo trascorso in carcere.Soddisfazione per la svolta è stata espressa dagli investigatori siciliani.
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Forza il posto di blocco dei carabinieri, l’accusa è di tentato omicidio
Nel tentativo di eludere un posto di blocco, aveva cercato per ben due volte di investire i carabinieri che gli avevano intimato l’alt, rischiando tra l’altro di travolgere anche alcuni passanti.Il fatto risale al 21 gennaio scorso: il protagonista della vicenda, un uomo di 44 anni residente nel Comune di Luisago, era riuscito in un primo momento a fuggire. Ma al termine di una ininterrotta attività d’indagine è stato rintracciato e quindi arrestato con l’accusa di tentato omicidio.Procedendo a velocità elevata, in via Monte Caprino, a Como, l’uomo – che era a bordo di un’Audi A3 – si era scontrato con un furgone che viaggiava in senso opposto.I carabinieri di Rebbio, impegnati in un posto di blocco, gli avevano intimato di scendere dall’auto, ma anziché eseguire l’ordine il conducente era ripartito in retromarcia, rischiando di investire i militari dell’Arma.I due carabinieri erano riusciti a rifugiarsi nell’auto di servizio, anch’essa speronata dal 44enne.Dopo la fuga, l’uomo aveva poi abbandonato la sua macchina a poca distanza.La vettura era risultata intestata a uno straniero, non ancora identificato. Dopo una lunga indagine, i carabinieri sono tuttavia riusciti a scoprire chi fosse alla guida della macchina pirata.L’identificazione del conducente è stata possibile anche grazie alla presenza nell’auto di un cane. Proprio l’animale, trovato con una donna alla quale era stato affidato, ha permesso ai militari di capire con certezza chi fosse il guidatore. Gli elementi così raccolti dai carabinieri sono sfociati in un’ordinanza di custodia cautelare, eseguita nelle scorse ore dagli stessi militari.Il 44enne è stato quindi arrestato e trasferito in carcere al Bassone in attesa dell’interrogatorio di garanzia.
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Cade da 20 metri mentre pota le piante. Tragedia sul lavoro a Olgiate Comasco
Una caduta spaventosa da un’altezza di venti metri, dopo aver perso l’equilibrio ed essere precipitato dal cestello in cui si trovava.È morto così un 68enne di Albiolo, chiamato questo pomeriggio ad effettuare la manutenzione e la potatura delle piante di alto fusto di una proprietà privata, in quel di Olgiate Comasco in via dei Canali. Il dramma si è verificato alle 16.L’uomo stava lavorando in cima alla pianta, mentre un altro giardiniere si trovava a terra. Quest’ultimo non si sarebbe accorto di quanto stava avvenendo, avrebbe solo udito il tonfo trovandosi poi di fronte al corpo privo di conoscenza del 68enne. Inutile ogni tentativo di intervento da parte dei medici del 118 usciti in codice rosso: hanno potuto solo constatare il decesso del giardiniere. A Olgiate Comasco sono giunti anche i carabinieri della stazione del paese. Le verifiche sono in corso per cercare di ricostruire la dinamica dell’accaduto.L’articolo completo sul Corriere di Como in edicola domani, martedì 9 aprile
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Controlli del territorio: 14 provvedimenti di espulsione
Quattordici provvedimenti di espulsione, 13 persone segnalate per possesso di stupefacenti e relativo sequestro di marijuana, hashish e cocaina; 53 multe per violazioni al codice della strada, una denuncia per guida sotto l’effetto di alcol. È il bilancio, relativo alla settimana scorsa, dell’attività di controllo straordinario del territorio avviata dal Prefetto di Como, Ignazio Coccia, che vede coinvolte tutte le forze dell’ordine. In tutto sono state impegnate 83 pattuglie per un totale di 207 operatori. Controllati oltre 400 veicoli, identificate più di 800 persone. Il maxi servizio si è svolto nell’Erbese, nell’Olgiatese, nel Canturino e in molti altri comuni della provincia.
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Forno crematorio, in arrivo il bando
Bando per la gestione del forno crematorio del cimitero Monumentale di Como, finalmente c’è una data. «Domani, mercoledì 10 aprile sarà pubblicata la gara per affidare la manutenzione dell’impianto», ha detto l’assessore ai servizi cimiteriali di Como, Francesco Pettignano.La vicenda infinita potrebbe, il condizionale resta d’obbligo, trovare finalmente un epilogo. Lungaggini burocratiche, errori di comunicazione e tempi biblici da anni accompagnano le sorti dell’unico forno crematorio ad oggi presente nella città di Como.L’amministrazione comunale aveva fatto sapere che il bando per affidare la gestione della struttura sarebbe stato pronto in contemporanea con l’autorizzazione all’emissione dei fumi nell’atmosfera da parte della Provincia. Così però non è stato.Lo scorso 18 gennaio la Provincia di Como ha dato il via libera ma del bando ancora nessuna traccia, almeno fino a domani.La ditta che si aggiudicherà l’appalto dovrà occuparsi della pulizia e della manutenzione del forno, chiuso dal 2016. La speranza è che l’impianto possa tornare a funzionare, soprattutto per i molti comaschi che, optando per la cremazione dei defunti, sono costretti a peregrinare per le altre province lombarde o ad andare nel vicino Canton Ticino.
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Il direttore della Dia Giuseppe Governale in visita a Cantù
Le infiltrazioni mafiose sono una realtà anche nel territorio comasco. Ormai da tempo, E gli ultimi recenti e drammatici casi di Cantù hanno spinto Giuseppe Governale, direttore della Dia « passare proprio da Cantù, prima di arrivare a Como per l’intitolazione a Paolo Borsellino», ha detto Governale. «La realtà della provincia di Como non è paragonabile al sud dove le organizzazioni mafiose controllano il territorio. Qui non accade ma agiscono infiltrandosi e cercando di fare affari. Quello che è importante è reggere l’urto infiltrazione affermando il senso civico», ha spiegato Governale. «E se Cosa Nostra sta vivendo un momento di minore vitalità invece l’ndrangheta è sempre più melliflua con affiliati insospettabili come avvocati e professionisti».
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L’auto finisce sul contatore del gas
Un’auto fuoristrada senza conseguenze per gli occupanti, ma con possibili effetti collaterali da non sottovalutare.
I vigli del fuoco di Dongo sono stati chiamati questa mattina a Gravedona ed Uniti, in via San Carlo, la strada che sale nell’omonima frazione del paese dell’Altolario e lambisce la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
L’auto, una Fiat Panda, dopo aver affrontato una curva è infatti finta proprio sul contatore del gas di un’abitazione. I pompieri hanno messo in sicurezza lo scenario dell’incidente, l’auto è stata poi recuperata.
Nelle foto, l’intervento dei vigili del fuoco.
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Incastrato da una lattina. Sette anni per la rapina ad Inverigo
Fatale è stata la lattina sorseggiata prima di entrare a fare la rapina e abbandonata sul posto. Grazie a quell’elemento apparentemente insignificante ma individuato dai carabinieri della compagnia di Cantù nel corso del sopralluogo, un 47enne di Giussano è stato prima individuato poi processato e infine condannato alla pena di 7 anni. La decisione è stata presa dal collegio del tribunale di Como, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Simona De Salvo.
Il fatto fa riferimento all’assalto al punto vendita In’s di Inverigo avvenuto alle ore 13 del 19 giugno 2018.Un rapinatore armato di coltello aveva minacciato la cassiera ed era scappato con mille euro. I militari, intervenuti per il sopralluogo, notarono la lattina, che era stata bevuta dal rapinatore poi entrato in azione, sbadatamente abbandonata dal malvivente e la recuperarono.Una modalità che – tra l’altro – il 47enne aveva già utilizzato in un precedente colpo sempre in un supermercato del territorio della compagnia di Cantù. Elementi che, con i successivi riscontri, hanno condotto all’arresto e al processo concluso con la condanna a sette anni.