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  • Il Pd: «La Regione accrediti la Rosa Blu di Grandola ed Uniti»

    Il Pd: «La Regione accrediti la Rosa Blu di Grandola ed Uniti»

    «La Regione Lombardia sostenga con specifici finanziamenti la contrattualizzazione dellaRosa Bludi Grandola ed Uniti». Lo chiedeAngelo Orsenigo, consigliere regionale del Partito Democratico, con un ordine del giorno all’assestamento di bilancio che verrà discusso al Pirellone lunedì 30 e martedì 31 luglio.

    Orsenigo spiega il motivo della richiesta: «Il polo unico integrato per la fragilità e la disabilità di Grandola ed Uniti rappresenta un progetto innovativo e sperimentale di gestione pubblico-privato ed è regolato da una convenzione sottoscritta tra Anffas Onlus Centro Lario e Valli e le Comunità montane del territorio. L’obiettivo del polo unico è offrire alle persone fragili una struttura polifunzionale capace di rispondere in modo appropriato ai diversi gradi di protezione richiesti, mettendo in comune i servizi sociosanitari offerti dalla Residenza sanitaria disabili (Rsd) di Grandola ed Uniti con quelli a disposizione dellaRosa Blusecondo un’ottica di massimizzazione delle possibili risposte diurne, ambulatoriali, domiciliari e residenziali, prevedendo un’offerta territoriale flessibile e diversificata».

    Secondo Orsenigo «il territorio non offre nulla del genere per i disabili o per le persone con necessità di riabilitazione post-traumatica e post-ospedaliera. Perciò, chi si trova ad aver necessità di questo tipo di servizio ha nella struttura una risposta che permette di non doversi spostare. Quando venne istituita l’Ats della Montagna si erano assicurate maggiori risorse a disposizione del territorio».

  • Il parlamentare leghista Zoffili: «Il centro migranti  va chiuso, andiamo avanti»

    Il parlamentare leghista Zoffili: «Il centro migranti va chiuso, andiamo avanti»

    «La chiusura del centro di accoglienza era nel nostro programma elettorale e stiamo rispettando gli impegni presi con i comaschi. Se qualcuno all’interno del centrodestra non è d’accordo, non è un nostro problema. Noi andiamo avanti».Prosegue in modo serrato il dibattito politico sulla chiusura del centro migranti di via Regina a Como: interviene Eugenio Zoffili, erbese, deputato leghista. Nelle scorse settimane il ministero dell’Interno, per voce del sottosegretario nonché parlamentare leghista comasco Nicola Molteni, ha annunciato che entro fine anno il centro governativo di via Regina a Como verrà chiuso.Il campo era stato aperto nel 2016 per fronteggiare un’emergenza che, evidentemente, ora il ministero dell’Interno ritiene superata.L’annuncio ha innescato polemiche. Le associazioni di volontariato che hanno contribuito alla gestione del centro – Caritas in testa – hanno lamentato di non essere state coinvolte nel processo decisionale.Le opposizioni in consiglio comunale hanno presentato una mozione per chiedere che il campo resti aperto.E anche all’interno del centrodestra c’è chi preferirebbe che il campo non venisse chiuso. Fratelli d’Italia, ad esempio, ritiene che il centro aperto possa fronteggiare un’eventuale nuova ondata migratoria e aiutare i senzatetto che vivono in città.«Noi stiamo con i comaschi, che mi sembra siano d’accordo con la nostra azione politica – dice Zoffili – quando ci siamo candidati abbiamo detto che uno dei nostri impegni, per Como, sarebbe stata la chiusura del centro migranti. Quindi stiamo semplicemente tenendo fede agli impegni presi prima del voto. Al di là dell’aspetto politici – dice il deputato leghista – dietro l’annuncio della chiusura del centro di via Regina c’è anche una riflessione tecnica del ministero dell’Interno che bisogna rispettare. Stupisce anche che all’interno del centrodestra alcune forze politiche, come Forza Italia o Fratelli d’Italia, siano contrarie alla chiusura del centro o nutrano perplessità. Noi non perdiamo tempo. Andiamo avanti, anche perché abbiamo la netta percezione che i comaschi condividano la nostra azione».

  • Palio del Baradello 2018:  torna la “corsa delle lavandaie”

    Palio del Baradello 2018: torna la “corsa delle lavandaie”

    Un impegno economico di 50/60mila euro coperto da sponsor privati e dall’aiuto comunale (14mila euro), mille persone che sfilano e partecipano ai vari eventi (tutti gratis) in cartellone nel corso di tre settimane e uno staff di un centinaio di volontari al lavoro tutto l’anno. Questa la carta d’identità numerica del Palio del Baradello, «contesa medievale tra borghi e comuni» giunta alla 38ª edizione e con notevoli ambizioni di espansione. «Ci siamo organizzati sempre meglio e vogliamo essere più internazionali con una festa che è anche un momento di cultura» annuncia la presidente Laura Bordoli.Saranno dieci i borghi e i comuni che si sfideranno per la conquista del Drappo, dipinto quest’anno dalla pittrice Nicoletta Brenna. Il palio inizierà il 30 agosto per concludersi il 22 settembre con il pomeriggio dedicato alle famiglie. Il 16 settembre ci sarà il grande corteo storico che secondo tradizione consolidata attraverserà le strade della città.Tra le novità di quest’anno, il ritorno dopo anni di assenza nel cartellone di una tradizione “rosa”, la “Corsa delle Lavandere” per riportare alla memoria la vita quotidiana del quartiere di Sant’Agostino e la sfilata storica con due famiglie nobili della città, i Rusca e i Del Pero. Ieri mattina in Comune la presentazione dell’evento è stata caratterizzata da una sorpresa: l’arrivo in Sala Stemmi dell’imperatore Barbarossa in persona, ruolo interpretato da un trentennio dall’ex bancario Fabio Facchinetti, in compagnia dell’imperatrice Beatrice di Borgogna: non c’era per impegni di lavoro l’interprete storica Silvia Venturi, sostituita dall’archeologa Mimosa Ravaglia.E si pensa già al futuro, come detto con la voglia di alzare l’asticella degli impegni: «Per il quarantennale nel 2020 vogliamo coinvolgere sempre più i bambini – ha detto ieri Laura Bordoli – Intendiamo chiedere fin dal prossimo anno scolastico la partecipazione di scuole e docenti, speriamo anche per organizzare gare specifiche per i piccoli. E dobbiamo coinvolgere i turisti che frequentano sempre più Como: vorremmo ospitare i palii medievali scozzesi, austriaci e tedeschi. Tutto dipenderà dal budget: non spendiamo un euro se non è in cassa. Oggi il turismo è alle stelle a Como, ma non dobbiamo dormire sugli allori».In ottobre per lanciare il “Baradello” Como sarà ospite della “Bit” dei palii medievali, il “Festival del turismo medievale” in Trentino. «Il turismo “esperienziale” è una carta vincente» ha detto l’assessore a Turismo e Cultura di Como Simona Rossotti, che durante il palio sfilerà in costume d’epoca.«Un plauso all’entusiasmo contagioso con cui i volontari danno vita al Palio – questo ieri il saluto in conferenza stampa del sindaco Mario Landriscina – Sono cittadini che ci invitano ad appartenere alla storia facendola rivivere, con fatica e impegno. Spero che questo entusiasmo contagi tutta la città, le farà bene e ne ha bisogno».Il Palio anche quest’anno sarà raccontato e presentato da un fascicolo illustrato in italiano e in inglese.

  • Il Palaghiaccio riapre al pubblico: pista disponibile per il pattinaggio

    Il Palaghiaccio riapre al pubblico: pista disponibile per il pattinaggio

    Il Palaghiaccio di Casate apre al pubblico. La pista – dopo il via libera agli atleti delle società sportive – torna disponibile anche per gli appassionati e gli amanti del pattinaggio. Un impianto dove peraltro negli anni sono cresciuti campioni della specialità, capitanati dall’iridata Anna Cappellini.Da oggi, dunque, lo stadio del ghiaccio sarà aperto al pubblico per la stagione sportiva 2018-2019 nella fascia oraria dalle 14.30 alle 18. I giorni di apertura sono il sabato, la domenica e il venerdì.Ma non soltanto. Al centro sportivo cittadino proseguono i lavori alla piscina. A inizio settembre è cominciato il cantiere per il rifacimento delle vasche dell’impianto che si trova all’interno della struttura di Casate, gestita da Como Servizi Urbani.Le opere in programma comprendono la demolizione e il rifacimento del solaio e del piano vasca, con sostituzione di una parte dei sottoservizi e in particolare delle tubazioni per la distribuzione del trattamento dell’aria.I lavori, da programma, dureranno 150 giorni. La riapertura non avverrà prima di febbraio.«Le opere procedono – spiega Marco Benzoni, direttore di Csu – la speranza è riuscire a terminare prima della scadenza per riuscire così a riaprire l’impianto. Ritardi si potrebbero accumulare solo per aspettare che il calcestruzzo si asciughi, ma al momento il cantiere va avanti: siamo sostanzialmente in linea con il cronoprogramma».

  • Il nuovo ospedale Sant’Anna compie otto anni. Oggi i festeggiamenti a San Fermo. Presentata anche una nuova training room

    Il nuovo ospedale Sant’Anna compie otto anni. Oggi i festeggiamenti a San Fermo. Presentata anche una nuova training room

    Una torta da 13 chili per festeggiare l’ottavo compleanno dell’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia.Le attività sono iniziate questa mattina con le dimostrazioni delle manovre di rianimazione cardiopolmonare con gli istruttori di Asst Lariana in cui sono state coinvolte oltre 50 persone. Poi è stata la volta della presentazione della Training Room della Formazione. Infine i festeggiamenti. Di sicuro interesse la nuova Training Room dove si svolgono corsi per personale interno ed esterno tenuti da istruttori dell’Asst Lariana durante i quali vengono utilizzati manichini e simulatori elettronici e telecamere per la videoregistrazione delle esercitazioni. Lo spazio, è stato presentato ieri mattina in occasione delle iniziative organizzate per l’ottavo compleanno della struttura di via Ravona alla presenza della Direzione e degli operatori. L’allestimento della Training Room e della sala per l’osservazione ha comportato un impegno economico di 20mila euro a cui si aggiungono 25mila euro per l’acquisto del simulatore per l’emergenza in sala parto dotato di modulo espulsivo e server per le registrazioni e di 20mila euro per l’acquisto del simulatore per la rianimazione dell’adulto.«Si tratta di un’area che crea le condizioni per una modalità formativa innovativa – ha sottolineato Marco Onofri, direttore generale dell’Asst Lariana – e consente una trasmissione del sapere moderna ed efficace. Il patrimonio di conoscenze dei nostri istruttori certificati potrà a breve essere messo a disposizione anche di altre aziende per formare anche i formatori». L’implementazione di questa attività di addestramento si è concretizzata grazie all’acquisizione di due simulatori computerizzati che consentono di apprendere specifiche competenze con la simulazione di scenari prossimi alla realtà. È anche previsto uno spazio dedicato agli osservatori che nella stanza attigua, tramite monitor possono seguire in tempo reale le diverse esercitazione.

  • «Il nuovo lungolago stupirà i comaschi». Landriscina e il progetto che verrà presentato  in ottobre

    «Il nuovo lungolago stupirà i comaschi». Landriscina e il progetto che verrà presentato in ottobre

    «Il progetto per il completamento delle paratie stupirà in positivo i comaschi visto sia dal lago sia dalla città, anche per l’ampiezza del nuovo lungolago». Parole del sindaco di Como, Mario Landriscina, che non nasconde la soddisfazione per il proseguimento dello spinoso iter per il nuovo lungolago cittadino.

    Lunedì 8 ottobre, sarà l’assessore regionale agli Enti locali, Massimo Sertori, a presentare ufficialmente il “Progetto per la difesa della città di Como dalle esondazioni del lago”, predisposto su incarico della giunta regionale da Infrastrutture Lombarde. «Sono soddisfatto – dice Landriscina – per diversi motivi. Innanzitutto perché l’assessore Sertori e la Regione, con i suoi uffici, sono stati di parola. È stato avviato un lavoro ed è stato predisposto un iter che non ha subìto interruzioni, passo dopo passo».

    Un lavoro, che, ci tiene a sottolineare il sindaco, non ha svolto la Regione in autonomia, ma sempre comunicando con il Comune di Como passaggi cruciali e decisioni. «Siamo stati naturalmente coinvolti dal primo giorno – dice Landriscina – e abbiamo potuto fornire alcune indicazioni anche su quelle che potevano essere le criticità del progetto sulla vita quotidiana dei comaschi».

    Quali preoccupazioni avete sollevato ai tecnici della Regione? «Si tratta di un cantiere importante e non in una zona qualsiasi di Como – dice il sindaco – Noi abbiamo chiesto certezze sui tempi dei lavori e fornito alcune indicazioni sull’impatto che le opere potrebbero avere sul traffico. Indicazioni che sono state prontamente recepite». Anche i comaschi avranno modo di dire la loro sul progetto. Questo non potrebbe rallentare però l’iter del progetto? «Si tratta di una soluzione di prestigio e credo che questo verrà riconosciuto da tutti – dice Landriscina – allo stesso modo è indispensabile che il progetto venga condiviso dalle varie anime della città. Avranno modo di esprimersi durante i vari incontri, già nel primo incontro pubblico e in seguito in quelli, dedicati, anche con le categorie economiche».

    Al sindaco il progetto piace, anche a livello visivo. «Il profilo del lungolago cambierà rispetto a come siamo abituati a vederlo – spiega – le fasi sono state naturalmente già condivise da Regione Lombardia con chi ha competenza a livello paesaggistico. Dal suo insediamento, l’assessore Massimo Sertori ha sposato la causa di Como e compreso l’importanza di completare le paratie per il territorio». Progetto che spinge Landriscina a guardare avanti. «Noi pensiamo naturalmente al collegamento tra Villa Olmo e Villa Geno, ragionando anche sul prossimo intervento che interesserà tutti i giardini della fascia a lago».

    Lunedì 8 ottobre, le anticipazioni del sindaco potranno essere confermate o disattese. L’assessore incontrerà prima le autorità locali, quindi la conferenza stampa alle 16 nella sede di Como di Regione Lombardia e la sera, alle 20.30, la presentazione pubblica in Biblioteca di Como. Per quanto riguarda i tempi, la Regione lascerà una quarantina di giorni per le osservazioni. A livello di comunicazione, sarà prevista la possibilità di comunicare online e seguire “step by step”tutti i passaggi. A novembre dovrà essere predisposto il bando per i lavori. Si tratta di opere per oltre trenta milioni di euro, da assegnare attraverso una gara internazionale. L’apertura del cantiere dovrebbe quindi avvenire tra un anno, dopo l’estate 2019.

  • Il nuovo disco dei Sulutumana mixato agli studi Abbey Road

    Il nuovo disco dei Sulutumana mixato agli studi Abbey Road

    Il nuovo album dei lariani Sulutumana, sesto lavoro di inediti della band di Gian Battista Galli, è composto da dodici nuove canzoni raccolte sotto il segno di una delle imprecazioni più popolari della Lombardia.Un “Vadavialcù” che nasce spontaneo come uno starnuto: quando sta per esplodere non puoi trattenerlo. E così i Sulutumana, come sempre poco avvezzi alle ragioni commerciali, hanno sentito il dovere di farsi portavoce di questo caloroso invito rivolto prima di tutto a se stessi.L’album è stato registrato nel luogo in cui da sempre si sentono più a loro agio, la loro sala prove, ed è stato mixato negli storici Abbey Road Studios di Londra, dove sono nati tanti dischi storici di gruppi entrati nel mito come i Beatles e i Pink Floyd. Un emozione in più da condividere. Il nuovo disco “Vadavialcù” verrà presentato in concerto sul palco del live club All’1&35circa di via papa Giovanni XXIII a Cantù il 3, 4 e 5 dicembre sempre alle 21.

    M.Prat.

  • Il Natale in città è un grande business. Il sindaco: «Il privato può fare lucro»

    Il Natale in città è un grande business. Il sindaco: «Il privato può fare lucro»

    Da Mario Landriscina un giudizio «positivo» sulle edizioni degli anni scorsi

    Un giudizio «positivo» sulle attività svolte negli anni precedenti e l’ammissione che sì, «il privato» organizzatore degli eventi natalizi «può fare lucro». Le piazze e le strade di Como che da novembre a gennaio di ogni anno si riempiono di mercatini e di persone pronte a spendere i loro soldi non sono quindi figlie di un mecenatismo fuori moda, né l’iniziativa di un gruppo di innamorati del capoluogo lariano che tirano fuori dalle loro tasche il denaro necessario a inondare di luci e paillettes la città e i suoi straordinari monumenti.

    Piuttosto sono un classicissimo e ovvio business. Un gigantesco affare. Sul quale il Comune di Como dovrebbe vigilare forse in modo più attento rispetto a quanto fatto negli ultimi anni.Dopo le dichiarazioni molto nette rilasciate ieri al Corriere di Como dal consigliere comunale Alessandro Rapinese sul bisogno di trasparenza nei conti della kermesse natalizia, oggi è la volta del sindaco Mario Landriscina. Che seppure preso da molte faccende (compresa la riunione di giunta) ha trovato il tempo di rispondere brevemente ad alcune domande e ad alcuni rilievi sollevati da questo giornale e relativi in particolare al profilo economico-finanziario di un evento di cui non si conoscono i bilanci in dettaglio.

    «Occorre specificare che la procedura di gara per l’affidamento della concessione non è ancora conclusa, dal momento che la commissione si riunirà nei prossimi giorni», premette il sindaco. E in effetti, le manifestazioni del Natale in città non hanno ancora un “padrone”, sebbene una sola offerta sia giunta in municipio: quella, si pensa, del Consorzio Como Turistica, lo storico organizzatore della Città dei Balocchi.

    Sindaco, come si fa a stabilire il valore della concessione, che il Comune ha fissato in 400mila euro annui?«Il valore è stimato dall’ufficio turismo di Palazzo Cernezzi sulla base di quanto disposto dal cosiddetto Codice dei Contratti» (il decreto legislativo 50 del 2016, ndr).

    Se si scoprisse che il valore della concessione è superiore a quello indicato, che cosa succederebbe?«La procedura della concessione è valida sino ai 2,5 milioni di euro».Al privato è concesso fare lucro? E fino a quanto?«Sì, l’organizzatore della manifestazione, ovvero chi riceve la concessione, può fare lucro, ma deve dichiarare fino all’ultimo centesimo».In che senso?«È previsto nel capitolato di gara, all’articolo 8, l’obbligo entro due mesi di presentazione di un rendiconto finanziario dettagliato e analitico dell’iniziativa, controllato e convalidato da un revisore dei conti».Molto si è discusso, negli anni scorsi, sul caos che eventi del genere causano alla viabilità cittadina, normalmente già molto congestionata. Proprio dal capitolato emerge che gli interventi sulla viabilità a carico del concessionario sono quasi nulli. Perché questa scelta?«Sulla viabilità abbiamo ritenuto importante una massiccia attività di comunicazione su tutte le modalità di arrivo in città con i vari mezzi di trasporto».Come considera la qualità degli eventi proposti negli ultimi anni dagli organizzatori della Città dei Balocchi?«Il mio giudizio sugli anni passati è positivo».

  • Il naso rotto di Luciano e i medici divenuti nemici

    Il naso rotto di Luciano e i medici divenuti nemici

    di Mario Guidotti

    Luciano era un solidissimo infermiere di Pronto Soccorso. In dieci anni di carriera ne aveva viste di ogni. Da lì passano tutte le miserie umane, arrivano i corpi sfaldati e le anime malate. Ma anche solo chi ha fame, freddo e persino chi, millantando presunte malattie, in realtà non cerca altro che curare la propria solitudine.

    Così quel venerdì pomeriggio particolarmente affollato di umanità varia che chiedeva aiuto gli pareva ordinaria amministrazione. Anzi, proprio perché era noto per i suoi nervi d’acciaio, veniva mandato lui a tranquillizzare malati, parenti ed accompagnatori che da ore aspettavano il proprio turno per essere visitati.

    Si sa, i Pronto Soccorso sono diventati delle vere e proprie bolge dantesche, e non solo per la sofferenza umana che ti entra attraverso tutti i sensi, persino l’odore, ma anche perché i tempi di attesa sono diventati oggettivamente insopportabili. Già scritte le cause: autopresentazione eccessiva, territorio che non filtra abbastanza la malattia, disagio sociale, acutizzazione delle tante cronicità, invecchiamento inaspettato, servizi sanitari con liste d’attesa interminabili, ansia, ipocondria, sindrome del venerdì tardo pomeriggio (sì, esiste anche quella).

    Fatto sta che c’erano tre codici rossi (pericolo di vita) in gestione, due gialli e dodici verdi. In questi casi gli ultimi rischiano di attendere delle ore, e badate bene che questo colore di codice contiene al proprio interno anche patologie degnissime, molto fastidiose e poco sopportabili seduti per ore in una sala d’attesa, dove vanno e vengono soggetti umani di ogni genere, spesso anche molesti.

    Insomma, quando Luciano è andato a dire che era arrivato il quarto codice rosso in ambulanza e l’attesa si sarebbe allungata, il figlio di un signore anziano si è avvicinato con fare minaccioso, reclamando l’attenzione dei sanitari per il proprio padre. Luciano ha mantenuto la calma, ha spiegato gli eventi in essere e per tutta risposta si è preso una violenta testata sul naso. Un male della miseria, un lago di sangue ed un parapiglia indescrivibile. A parte il dolore, la violenza del gesto, l’insensata aggressione, lo sconcerto veniva dall’essere considerato un intralcio, un responsabile di disagio, dolore e disservizio, nonostante anni dedicati ad alleviare il dolore degli altri, con turni massacranti, per stipendi più che modesti.

    L’aggressione di Luciano fa il paio con le ambulanze prese a sprangate, con malati ricoverati che fumano nei reparti, con parenti che ti insolentiscono non rispettando non solo gli orari di visita ma neanche gli inviti a non usare i bagni e persino i letti dei degenti. È un imbarbarimento generale o il mondo sanitario ha perso autorevolezza e riconoscimento? Quando è successo che siamo diventati i nemici e non più gli alleati dei malati, dei sofferenti nella lotta contro la malattia? Arriveranno le guardie negli ospedali. Peccato, pensavamo fosse l’ultimo luogo sacro per il sostegno e la solidarietà tra le persone.

  • Il ministro degli Esteri Cassis: «Campione svizzera? Si può»

    Il ministro degli Esteri Cassis: «Campione svizzera? Si può»

    «Immaginabile». L’idea che la Svizzera si prenda Campione d’Italia è «immaginabile». E a dirlo non è uno sprovveduto qualunque in una discussione da bar, ma il ministro degli Esteri della Confederazione in un dibattito parlamentare.La crisi politico-finanziaria in cui è precipitata l’enclave italiana si fa ogni giorno più grave. Anche sul fronte dei rapporti con il cantone e il governo di Bellinzona. Il “sistema” Campione dipende in parte da aziende pubbliche e private ticinesi e i mancati pagamenti delle fatture hanno aperto una nuova voragine debitoria. Sui cui i “vicini” di casa cominciano a insistere con una certa forza.Il presidente del governo di Bellinzona, Claudio Zali, rispondendo a un’interrogazione di un deputato Udc, ha detto che il debito dell’enclave verso il Cantone sfiora ormai il milione di franchi svizzeri, mentre la Città di Lugano vanta addirittura un credito di 1,9 milioni. Un altro milione e mezzo di franchi deve essere pagato a imprese private, tra cui quella che provvede alla raccolta dei rifiuti. Su questa base, forse in modo un po’ provocatorio, il deputato federale Marco Romano, esponente del Partito Popolare Democratico (Ppd) di Mendrisio, aveva interrogato il governo di Berna lo scorso 11 settembre per sapere quali «scenari» si potessero «ipotizzare per mitigare i danni» subìti sin qui da parte della Svizzera.Lunedì scorso, durante il botta e risposta in aula con il ministro degli Esteri Ignazio Cassis, Romano ha posto una domanda precisa che trascriviamo dal resoconto stenografico: «Alla luce della difficoltà nel trovare delle soluzioni, è immaginabile che la Confederazione, nell’ambito delle trattative con l’Italia, avvii anche una discussione di possibile cessione di questo territorio (Campione d’Italia, ndr) alla Svizzera?»E Cassis ha risposto, senza alcun apparente imbarazzo, ventilando uno scenario da “secessione”: «È immaginabile, ma evidentemente ci dovrebbero essere delle proposte dell’autorità competente cantonale in tal senso. […] Dopodiché quella federale farà le sue riflessioni a proposito». Insomma: annettersi Campione d’Italia non è poi così lontano dalla realtà. Se il Ticino lo chiedesse, Berna potrebbe avviare con l’Italia una trattativa.Lo stesso Cassis, nella prima parte del suo intervento al Parlamento federale, aveva anche spiegato di essere «a conoscenza della situazione di grave dissesto economico che affligge l’enclave di Campione d’Italia, come pure della conseguente situazione debitoria creatasi nei confronti del canton Ticino, del Comune di Lugano e dei vari enti prestatori di servizi».Secondo il ministro degli Esteri della Confederazione Elvetica, «in virtù della Dichiarazione di cooperazione tra il Ticino e il Comune di Campione d’Italia firmata nel 2011, compete in primo luogo al consiglio di Stato ticinese condurre le discussioni con le autorità campionesi. Il consiglio federale è tuttavia in regolare contatto con le autorità italiane e ticinesi e reputa che la situazione attuale comporta un serio rischio per la comunità campionese». Occorre quindi «considerare il quadro complessivo della situazione politica e sociale di Campione, in modo particolare nelle sue ripercussioni transfrontaliere e locali».Non è la prima volta che la Svizzera tenta di “integrare” il territorio campionese nel proprio. Tra il 1512 e il 1521, tutto l’attuale Ticino venne occupato dai Cantoni svizzeri. Ma Campione mantenne il suo stato giuridico di feudo imperiale concesso agli abati ambrosiani.Nel 1797 l’enclave fu incorporata nella Repubblica Cisalpina. Poi, all’inizio dell’Ottocento, i Cantoni svizzeri iniziarono a rivendicare il territorio dell’enclave, ma un referendum respinse l’annessione. Sempre nel XIX secolo la Svizzera propose invano lo scambio di Campione con il villaggio di Indemini, situato tra il Lago di Lugano e il Lago Maggiore, mentre nel 1814 il Ticino chiese alla Dieta federale di discutere – al congresso di Vienna – il passaggio di Campione alla Svizzera. Nel 1848 furono invece i campionesi a chiedere di diventare Svizzera, ma il Consiglio federale rifiutò.