di Giorgio Civati
Partendo dalla festa promozionale di Dolce & Gabbana, passando per il film Netflix “Murder Mystery” con Jennifer Aniston e Adam Sandler, fino ad arrivare alla celebrazione del fidanzamento della figlia del magnate indiano Mukesh Ambani, questa estate è stata per Como e dintorni qualcosa di unico. In bene o in male, ciascuno la pensi come vuole; quel che appare evidente è comunque la risonanza per il territorio e la promozione in tutto il mondo del Lario grazie alle tre iniziative citate. Che, va detto, hanno raccolto anche tante critiche. E di questo forse è il caso di ragionare. Tralasciamo bilanci e conti, meriti e colpe. A quelli si sono dedicati in molti e molti altri lo faranno ancora. Quel che ci appare ancora una volta evidente è invece che, oggi, esternare opinioni e pareri è ormai facilissimo. Addirittura troppo facile: un click, e un pensiero qualunque è in Rete. Ufficializzato, distribuito, sparato nel web. Semplice e veloce, senza filtri, spesso senza nemmeno il tempo per una rilettura o una riflessione. Troppo facile, appunto, perché anni addietro per dire la propria opinione serviva quantomeno alzare il telefono e trovare dall’altra parte del filo qualcuno disposto ad ascoltare, o magari scrivere una lettera a un giornale o all’amministratore pubblico di turno. Oggi no, non si fa (quasi) più così: commenti, post, blog sono diventati la finestra affacciata sulla piazza di Internet. Sempre aperta, senza limiti e, aggiungeremmo, senza ritegno. Internet è sempre di più un “luogo” dove le regole civili e un minimo di educazione paiono non essere valide. È così anche qui, a Como e dintorni, e per questi eventi recenti ci pare che il web abbia assunto il ruolo di megafono del malcontento. Un megafono facile da utilizzare e per di più impiegato quasi sempre da chi è “contro”. Villa Olmo a Dolce & Gabbana? Uno scempio. La città murata bloccata per un film? Assurdo. I fuochi artificiali fino alle 5 di mattina per la bella figlia del ricco magnate indiano? Uno schiaffo a chi vuole dormire. E via di questo passo. Intendiamoci, ogni critica è lecita, nessuno invoca censure e certamente qualcosa per regolamenti e concessioni sugli spazi pubblici della città e sui beni cui i comaschi sono affezionati può essere migliorato. Però guardare alle sole critiche è limitativo. A fronte di molte bocciature, quanti avranno invece apprezzato? E quanti, apprezzando o comunque tollerando in nome di interessi superiori di promozione e di guadagni, non hanno spedito una mail, postato un parere, comunicato a mezzo social? Personalmente siamo convinti che anche di questi tempi esista un numero molto elevato di persone che probabilmente non usa o utilizza poco il web per far valere le proprie ragioni. Quindi anche dare troppa importanza alle critiche senza “pesarle” rispetto all’intera comunità può essere un errore.