È ancora ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo il ragazzino di 16 anni coinvolto domenica in un incidente stradale a Vertemate con Minoprio. La prognosi resta riservata. Sulla dinamica dell’incidente sono in corso gli accertamenti dei carabinieri della compagnia di Cantù, intervenuti dopo lo scontro. L’incidente è avvenuto attorno alle 11.30 a Vertemate, all’incrocio tra le vie Canturino e Isonzo. Il 16enne, che viaggiava in sella alla sua moto, per cause non ancora chiarite si è scontrato frontalmente con una macchina sulla quale viaggiavano un uomo e una donna con un bambino di 12 anni. Un impatto violento. Il giovane motociclista ha riportato ferite e traumi purtroppo molto seri. Subito soccorso, è stato trasportato a bordo dell’elicottero del 118 all’ospedale di Bergamo. Sotto shock ma illesi i tre occupanti della vettura coinvolta.
Categoria: Cronaca
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La lite, le sprangate, l’agguato al bar. Ieri i primi testimoni dell’accusa per il delitto di Franco Mancuso
«Stavano giocando a carte quando da una porta carraia sul retro, che immetteva direttamente sul cortile interno, arrivò un uomo robusto, con un casco integrale in testa e occhiali da sole. Esplose tre o quattro colpi poi scappò, scivolando. E in quel momento i presenti notarono che indossava dei mocassini senza calze». Quegli stessi mocassini che i carabinieri della stazione di Lomazzo, nel corso delle indagini, videro ripresi dalle telecamere di sicurezza del comune di Cadorago, ai piedi del killer che stava raggiungendo in moto il bar “Arcobaleno” di Bulgorello per uccidere Franco Mancuso. Era l’8 agosto del 2008. Il killer venne immortalato alle 17.27 ancora a Cadorago, poi alle 17.29 a Bulgorello. Alle 17.31 si allontanava in direzione di Socco. Mancuso è già a terra, colpito da più colpi di pistola, inutilmente soccorso dal 118. Ieri, in tribunale a Como, si è tenuta la seconda udienza di fronte alla Corte d’Assise, la prima con i testimoni a deporre. Si è partiti dagli uomini delle forze dell’ordine – i carabinieri – che condussero le indagini, poi passate dalla Procura di Como (pm Simone Pizzotti) alla Dda di Milano. «Emerse subito che non era un omicidio come un altro – ha testimoniato l’ex comandante del Nucleo Investigativo – Avvenne davanti a tutti, in pieno giorno, con altri clienti presenti». Già, i clienti. Erano in undici all’interno del bar, senza contare i titolari dell’esercizio. Sette ad un tavolo, dove si trovava Mancuso, «seduto per primo sulla destra appena usciti dalla porta che dava sul cortiletto interno». Con lui altri amici, alcuni incensurati, altri ben noti alle forze di polizia, «calabresi, con trascorsi giudiziari di un certo livello, alcuni già condannati per mafia».
Eppure non fu quella l’unica via intrapresa nel corso delle indagini. Anche perché la vittima, 35 anni, autotrasportatore residente con la famiglia a Caslino al Piano, «era molto litigioso, e beveva spesso». Non mancarono insomma, in quei giorni, segnalazioni di dissidi. Ma una trovava tutti d’accordo nell’essere quella più importante di tutti, tanto che «in paese se ne parlava». Era la lite di fine maggio 2008 con Bartolomeo Iaconis, nato a Giffone, Reggio Calabria, 60 anni fa. Gestiva con la famiglia alcuni bar. E proprio in un suo bar era avvenuto il primo violento litigio con Mancuso. «Avvenne all’orario di chiusura – ha ricordato ieri un inquirente – Mancuso voleva da bere, Iaconis non voleva servirlo. Litigarono e lo buttò fuori dal locale. Mancuso si allontanò, prese una spranga e danneggiò l’auto di Iaconis». Poco tempo dopo i due si ritrovarono di nuovo di fronte, in una carrozzeria. «E litigarono di nuovo in modo violento». Per la Procura, questo sgarro sarebbe alla base dell’omicidio, maturato in un ambiente vicino alla malavita organizzata di stampo calabrese. Iaconis, per l’accusa, sarebbe il mandante. Luciano Rullo, 51enne di Como, l’esecutore materiale. Il bar Arcobaleno, quel giorno, era pieno di gente. «Ma dalle sommarie informazioni raccolte emerse ben poco», hanno raccontato in aula i carabinieri. Come del resto «nessuno denunciò la lite di maggio, e l’auto presa a sprangate». Però Mancuso si sentiva in pericolo, questo almeno ritengono gli inquirenti: «A noi risultava che potesse avere una pistola per difendersi alle minacce – ha testimoniato il vice comandante della stazione di Lomazzo – Facemmo due perquisizioni, trovammo i proiettili ma non la pistola». I sospetti – insomma – c’erano già su possibili coinvolgimenti per l’omicidio del 35enne. Poi, una sera di qualche tempo dopo, la prima svolta: «Eravamo in servizio a Rovellasca nell’ambito di una attività contro lo spaccio – ha ricordato il militare – Una fonte confidenziale molto fidata si avvicinò per riferire notizie sul delitto Mancuso. Ci disse che l’esecutore era stato Rullo, il mandante Iaconis». La Corte d’Assise proseguirà tra quindici giorni.
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Como-Inter, il bilancio della serata di follia: due poliziotti feriti e tre tifosi in ospedale
Scontri tra ultras prima e dopo il match amichevole. Il momento più delicato alla fine dell’incontro. Un supporter lariano accoltellato a una gamba
{youtube}xQJCqk4lGNA|600|400{/youtube}E’ di cinque persone ferite, due uomini delle forze dell’ordine e tre tifosi, il bilancio della serata di follia che ieri sera ha guastato la festa di sport del Sinigaglia. Tensioni tra ultras dell’Inter e del Varese da una parte, e supporter del Como dall’altra, che hanno fatto passare in secondo piano il bagno di folla (oltre 7 mila presenze) che nonostante il periodo estivo non hanno voluto mancare alla prestigiosa amichevole chiusa con il successo dell’Inter per 3-2. I tafferugli tra ultras sono andati in scena sia prima sia, soprattutto, dopo il match.
Il primo momento di tensione intorno alle 19, quando il corteo di ultras ospiti è calato sul Sinigaglia dalla stazione. Qui però la polizia è riuscita a evitare che le tifoserie venissero in contatto. Un agente è tuttavia rimasto ferito dopo essere stato colpito con l’asta di una bandiera. La situazione è precipitata però dopo la gara, quando una cinquantina di tifosi (o meglio, pseudotifosi) dell’Inter è riuscita a mischiarsi tra la folla, abbandonando il Sinigaglia da una uscita diversa da quella degli altri ultras. Il gruppo, nascosto tra normali tifosi, ha così raggiunto l’incrocio tra viale Rosselli e viale Masia entrando in contatto con i supporter del Como che stavano tornando a casa. Qui tre lariani sono stati feriti. Due da un lancio di sassi e uno da una coltellata a una gamba . Nessuno è per fortuna in gravi condizioni. Un altro agente, nel tentativo di dividere le tifoserie, è stato colpito alla schiena da un oggetto contundente. Dopo la follia, è ora il tempo delle indagini della Digos: due tifosi dell’Inter sarebbero già stati identificati e per loro dovrebbe essere in arrivo il Daspo. Ma i coinvolti potrebbero essere molti di più.
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Controlli: sei espulsioni. L’attività voluta dalla Prefettura di Como
Sei espulsioni, migliaia di controlli e multe per quasi 3mila euro nel corso dell’ultima settimana di controlli straordinari delle forze dell’ordine sul territorio lariano, nell’ambito del piano di prevenzione e repressione voluto dalla Prefettura di Como e attivo da un anno.Secondo i dati forniti ieri, dal 2 all’8 novembre 2019 in strada (soprattutto nelle ore serali e notturne) hanno lavorato oltre 60 pattuglie per un totale di 147 tra agenti e militari dei diversi corpi.In sette giorni sono state controllate 500 persone e quasi 2mila veicoli in 41 posti di controllo. I risultati conseguiti parlano di 11 multe, 1.741 veicoli fermati con l’identificazione delle persone a bordo, 6 espulsioni di stranieri dal territorio nazionale, di cui cinque con l’ordine di abbandonare lo Stato e uno accompagnato alla frontiera.L’attività di prevenzione straordinaria proseguirà anche nei prossimi periodi.
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Dissesto idrogeologico, dalla Regione 200mila euro per la messa in sicurezza del territorio di Sorico
«Regione Lombardia finanzierà, con 200 mila euro, interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nella nostra provincia e nello specifico nell’area di Sorico. Un provvedimento molto importante, perché questo territorio è stato duramente colpito dall’incendio dell’anno scorso. E perché, in quanto area di montagna, necessita di una forte attenzione, affinché venga tutelata contro il rischio di spopolamento».
Così Gigliola Spelzini, Presidente della Commissione speciale montagna e Consigliere regionale della Lega, annuncia il provvedimento varato dalla giunta.
«Ringrazio l’assessore al Territorio e Protezione civile Pietro Foroni per questo atto concreto a favore dei lombardi e, nel caso specifico, degli abitanti della provincia di Como – spiega Spelzini – in totale per le sei province lombarde interessate si tratta di 2,7 milioni di euro. Di questi, una cifra importante, ovvero 200mila euro, andranno a Sorico».
«Il territorio comunale – continua il Presidente della Commissione Montagna – sarà quindi interessato da interventi per il consolidamento della strada colpita da dissesto idrogeologico, che collega la frazione Bugiallo con il capoluogo».
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Frode fiscale di oltre 12 milioni di euro nei rally: 19 segnalati all’autorità giudiziaria
Frode fiscale di oltre 12 milioni di euro nei rally. I finanzieri della compagnia di Erba, con il coordinamento del sostituto procuratore della Repubblica di Como, Giuseppe Rose, dopo due verifiche fiscali nei confronti di altrettante società con sede nell’erbese e operanti nel campo delle sponsorizzazioni sportive, hanno rilevato, come detto, una frode fiscale di oltre 12 milioni di euro realizzata attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte di 15 società, molte delle quali “cartiere” – spiega il comunicato delle fiamme gialle – in quanto prive di struttura imprenditoriale e commerciale.
Il meccanismo fraudolento ha visto protagonisti i tre principali soggetti giuridici operanti nel settore delle gare automobilistiche: le scuderie automobilistiche, gli sponsor e le società di promozione pubblicitaria, organizzazione e realizzazione di manifestazioni sportive, attraverso la vendita e l’acquisto di spazi pubblicitari da cui le scuderie ricavano il denaro necessario per competere.
In particolare, le scuderie di rally, per abbattere il proprio reddito e l’Iva a debito derivanti dalla cessione di spazi pubblicitari e dal noleggio di autovetture – spiega ancora la Guardia di finanza – utilizzavano fatture per operazioni inesistenti emesse da società cartiere create ad hoc per facilitare l’evasione fiscale milionaria.
Le indagini finanziarie effettuate sui conti correnti intestati alle società coinvolte e ai rispettivi rappresentanti legali hanno confermato l’impianto accusatorio in quanto, a fronte dei bonifici effettuati per giustificare il pagamento delle fatture false, venivano effettuati prelievi di denaro contante finalizzati ad un’immediata restituzione delle somme trasferite al netto di una percentuale che variava dall’1% al 20%, nonchè versamenti su innumerevoli carte di credito prepagate intestate a prestanome.
Le indagini hanno consentito la segnalazione all’autorità giudiziaria locale di 19 soggetti di nazionalità italiana, operanti nel campo delle sponsorizzazioni e del noleggio auto residenti nelle province di Como, Milano, Brescia, Lecco, Novara, Reggio Emilia e Roma, sedi anche delle “cartiere” interessate, per i reati di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti nonché di omessa dichiarazione-
Il giudice per le indagini preliminari di Como, sul richiesta del pubblico ministero, ha disposto il sequestro preventivo dei conti correnti e dei beni mobili e immobili degli indagati fino alla concorrenza di 5,2 milioni di euro (coincidente con l’imposta complessivamente evasa all’Erario) già eseguito dai finanzieri di Erba.
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Bambina ferita, resta in carcere l’assicuratore
Nessuno sconto per Leonardo Zarrelli, accusato di aver ferito una bambina di 10 anni sparando dal balcone di casa giovedì della scorsa settimana.Il giudice per l’udienza preliminare Luciano Storaci ha convalidato il fermo e la custodia cautelare in carcere. Respinta la richiesta di arresti domiciliari avanzata dal legale dell’assicuratore 50enne. Zarrelli è accusato di tentato omicidio.
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Ca’ d’Industria, blitz della Procura
La novità – Presente anche Daniela Meliota, il magistrato che segue le indagini sulla mensa dell’istitutoPolizia giudiziaria e Asl nelle cucine di Villa Celesia al centro dell’inchiestaBlitz, ieri mattina, nelle cucine di Villa Celesia, al centro dell’inchiesta della Procura sulla casa di riposo. Nella struttura che fa capo alla Fondazione Ca’ d’Industria si è presentata, all’ora di pranzo, una decina di persone, divisa tra Azienda sanitaria locale e polizia giudiziaria. Sul posto a seguire i controlli, a causa degli ultimi e imprevisti sviluppi della vicenda, anche il magistrato che ha sul tavolo il fascicolo relativo alla mensa dell’istituto per anziani, ovvero il sostituto procuratore Daniela Meliota.Leggi l’articolodiPeverelliinPRIMO PIANO
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Caffè drogato, udienza per stalking e lesioni rinviata
L’accusa ha chiesto di condannare a un anno, pena sospesa, un’insegnante di sostegno e la mamma di un alunno, accusate di stalking e lesioni personali a carico di un’altra insegnante non gradita dalla coppia. Condotte che, per l’accusa, furono realizzate per ottenere la rimozione della donna dal suo posto. Azioni culminate con il caffè “corretto” con le benzodiazepine, offerto all’inconsapevole insegnante che accusò poi un malore. La vicenda era accaduta in una scuola dell’Erbese. Nuova udienza al 17 maggio.
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Casa di riposo abusiva a Pianello del Lario, 450 mila euro di redditi in nero
La titolare della struttura – ritenuta essere una casa di riposo abusiva, camuffata sotto la veste, a seconda dei casi, di affittacamere, casa vacanze o B&B – era già stata indagata dalla procura di Como dopo le indagini compiute dai carabinieri della compagnia di Menaggio, dai colleghi dei Nas di Milano e dal personale medico dell’Ats Montagna di Sondrio.
Ora però, a mettere gli occhi su quella casa di riposo abusiva di Pianello del Lario, sono stati anche i militari della guardia di finanza di Menaggio. Le fiamme gialle, dopo aver sentito i parenti degli ospiti della struttura e aver ricalcolato le rette mensili che questi avevano corrisposto per l’assistenza diurna e notturna degli anziani, hanno rielaborato i dati ipotizzando il volume di affari della struttura.
Sarebbe così emersa una mancata dichiarazione dei redditi per otre 450 mila euro con imposte evase per circa 225 mila euro. Un volume di presunta frode al fisco che avrebbe abbracciato un lasso di tempo compreso tra il 2013 e il 2018.