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  • Quando mamma e bimbo si aggrappano alla vita

    Quando mamma e bimbo si aggrappano alla vita

    Di Mario Guidotti

    Dopo tanti tentativi e fatiche finalmente Patrizia e Massimo aspettano un bambino. La gravidanza è al quarto mese e da qualche giorno la futura mamma fatica un poco a camminare. Boh, sarà il peso, la ritenzione di liquidi, le gambe gonfie. Ma una mattina il piede destro non risponde, va per conto suo e Patrizia si allarma. Il ginecologo prontamente contattato la rassicura sull’andamento della gestazione, ma visitandola si allarma e chiama il neurologo. Non ci vediamo chiaro e prendiamo tempo: un’infiammazione o qualcosa di più serio? Curabile? Guaribile? Andrebbero fatti altri esami più invasivi, ma ci sono rischi per la vita e lo sviluppo del prodotto del concepimento. In pochi giorni le gambe di Patrizia sono sempre più pesanti e arriva al Pronto Soccorso cittadino, sospettiamo una lesione al midollo cervicale, ma il medico può dire la sede della lesione non la sua natura. Va fatta una Risonanza Magnetica, però ci potrebbero essere rischi per il feto. Se aspettiamo troppo un’eventuale compressione del midollo potrebbe diventare irreversibile con rischi di paralisi dal collo in giù, oltre a compromissione di altre funzioni vegetative, quella riproduttiva compresa. Scatta una staff di crisi: neurologo, radiologo, ostetrico, anestesista, emergentista.

    Se invece di una compressione fosse un’infiammazione e con esami invasivi compromettessimo il futuro bambino? Viene trovato un sistema di protezione, anche se parziale, ci assumiamo ciascuno i propri rischi, che vengono condivisi con i futuri genitori e procediamo. Finalmente le immagini: è un tumore che schiaccia il midollo. Ma sembra benigno! Un intervento può salvare le gambe della ragazza e anche il bambino. Viene allertato il neurochirurgo dell’altro ospedale di Como, trasmettiamo le notizie e le immagini insieme alle nostre ansie e la malata in poche ore è sul lettino operatorio.

    Dodici ore sotto i ferri, mamma e bambino aggrappato alla sua vita, ed entrambi appesi a un cordone di 1 centimetro di diametro che è il midollo spinale, che se lesionato può interrompere le funzioni della paziente e la vita del suo piccolo. Il chirurgo sa che mezzo millimetro di errore è la differenza tra la vita e la morte. Insieme a lui in sala operatoria sembrano danzare una dozzina di altri operatori di supporto. Dopo mezza giornata è finita, il tumore è tolto tutto, completamente benigno. Patrizia si sveglia, muove le gambe e tutto il resto. Il monitoraggio del feto conferma che anche lui sta bene. È una storia di collaborazione tra i due ospedali cittadini, tra medici e infermieri e tecnici che ogni giorno si battono per salvare chi possono. Cinque mesi dopo è nato un bel bimbo. Questa volta è stato un successo e siamo qui a celebrarlo, ci piace però dedicare un pensiero anche alle persone le cui storie non finiscono altrettanto bene.

  • Quando la Costituzione prende il posto del Natale

    Quando la Costituzione prende il posto del Natale

    di Adria Bartolich

    «Questa canzone evoca uno dei momenti più bui della storia d’Italia. Scritta da vigliacchi senza Patria e senza divisa che sparavano alle spalle ai veri soldati italiani».Con queste parole si è espresso, alcuni giorni fa, il padre dell’alunna di una scuola elementare di Napoli a proposito di “Bella ciao”, nota canzone con un chiaro richiamo alla Resistenza.Il caso nasce dalla decisione delle maestre della scuola di sua figlia di organizzare, al posto della consueta recita di Natale, quella sulla Costituzione italiana. Su questo ho avuto già modo di dire come la penso.Sbaglia chi interpreta la laicità come uno spazio vuoto, neutro.La laicità è invece uno spazio pieno di stimoli, sensibilità, confronto, libertà. Ma il confronto può esistere solo tra punti di vista diversi, non in assenza di punti di vista. Fatto sta che la scuola ha deciso per la celebrazione della Costituzione a Natale, temo nemmeno accedendo ai desideri della comunità musulmana o di altre religioni, visto che non risulta abbiano mai effettuato richieste di questo genere, ma nel tentativo, goffo, di consegnare il famoso spazio vuoto, che in realtà non è mai tale.Come dire, decidiamo di dedicare alla celebrazione del 25 aprile la settimana di Pasqua. Si può fare ma è chiaro che viene intesa come una provocazione.Lo dico io che celebro con eguale convinzione sia il 25 aprile che la Pasqua. Tant’è che ha scatenato le ire di molti genitori. Il risultato finale non solo è stato dare spazio all’azione demagogica di quanti imputano agli stranieri ogni disastro e colpa di quanto succede nel nostro Paese, anche la responsabilità dell’idiozia nostrana, ma anche di fare passare “Bella ciao” come una roba per comunisti. Così pure la Resistenza che ha visto la partecipazione di cattolici, liberali, socialisti. Quanto alla canzone, che non è mai stata un inno partigiano, ha incominciato ad essere cantata solo dopo il primo governo di centro-sinistra negli anni ’60, perchè rispetto a “Fischia il vento” che evocava il raggiungimento della “rossa primavera”, il richiamo alla lotta contro “l’invasor” era considerato invece più unificante e meno ideologizzato.Qui voglio solo ricordare che ai soldati italiani era già stato “sparato alle spalle” con l’armistizio dell’8 settembre del ’43; lo stesso venne fatto nei confronti dei cittadini italiani con l’accettazione subalterna da parte del governo italiano dell’occupazione del territorio nazionale da parte delle truppe tedesche e naziste. Più vigliacchi di così!Se invece di limitarci agli atti simbolici, buoni solo per riscaldare gli animi e le tifoserie, studiassimo la storia, anche quella moderna, forse sarebbe più utile.

  • Qualità dell’aria, è scontro sui dati tra Regione e Legambiente

    Qualità dell’aria, è scontro sui dati tra Regione e Legambiente

    Qualità dell’aria, Regione Lombardia presenta i dati positivi sulla riduzione degli inquinanti e sul numero, in discesa, dei giorni di sforamento delle soglie. Ma Legambiente contesta. Andando per ordine, ieri l’assessore regionale all’Ambiente Raffaele Cattaneo ha illustrato, insieme al presidente di Arpa Lombardia Stefano Cecchin, il rapporto sulla qualità dell’aria 2018.

    «I dati analizzati – ha detto Cattaneo – ci dicono che il trend è in miglioramento. Questo è il segno che negli ultimi anni le politiche messe in campo dalla Regione, in accordo con gli enti locali del territorio, stanno producendo i risultati sperati. I valori del Pm10 hanno fatto registrare su tutto il territorio regionale il rispetto del valore limite della media annua di 40 microgrammi per metro cubo d’aria. In Lombardia le concentrazioni medie sono state ridotte del 34% (nel periodo dal 2005 al 2018) passando da 49 a 30 µg. Anche per quanto riguarda i giorni di superamento si segnalano significativi miglioramenti, nel senso che nello stesso periodo si è passati da circa 120 a 40 con una riduzione del 59%».

    Secca e immediata la replica di Legambiente che martedì ha esposto i dati contenuti nel dossier nazionale “Mal’aria 2019”, nel quale si dipinge invece un quadro ancora a tinte fosche per quanto riguarda la qualità dell’aria in Lombardia. «L’assessore Cattaneo non inganni i cittadini. I dati sono chiari: rispetto ai 35 giorni di superamento concessi dalle norme europee sul Pm10, ben 8 capoluoghi lombardi su 12 sono fuori limite (per Como i giorni sono stati 43, ndr) – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Per primi abbiamo evidenziato che negli ultimi dieci anni l’inquinamento atmosferico è calato fino a rimanere, in molti casi, sotto la soglia limite dei 40 µg/mc di media annuale: questo è avvenuto soprattutto nelle annate climaticamente favorevoli, come il piovoso 2014 e l’anno appena concluso, che ha avuto molti episodi di vento e di pioggia nelle stagioni in cui di solito questi eventi sono rari. Contestiamo il ritardo della Lombardia e, in generale, delle regioni italiane, nell’attuare le politiche che in altri Paesi europei hanno consentito di raggiungere livelli di qualità dell’aria incomparabilmente migliori».

    Immediata pure la replica dell’assessore. «Il rapporto “Mal’aria” presentato da Legambiente – ha precisato Cattaneo – analizza solo 2 valori, Pm10 e ozono, ma gli inquinanti sono molti di più».

  • Puma o caracal di Casnate? Piazzate le trappole

    Puma o caracal di Casnate? Piazzate le trappole

    All’alba un nuovo avvistamento sempre al confine con Senna. Il sindaco: «Spero una soluzione rapida»

    Sono state piazzate dalla polizia provinciale di Como due trappole con all’interno del cibo per cercare di catturare il felino di medie dimensioni fotografato e filmato da un residente in un campo di Casnate con Bernate.

    Il sindaco del paese, Fabio Bulgheroni sta seguendo passo a passo la vicenda. Era stato proprio il primo cittadino a dare la comunicazione a carabinieri forestali, del servizio Cites, polizia locale e provinciale, quindi ai residenti e ai media.

    «Non posso che ringraziare le autorità e gli stessi residenti per la collaborazione – ha spiegato il sindaco – Ora auspico in una soluzione rapida della questione. Questa mattina all’alba (ieri ndr) è stato visto ancora più o meno nella stessa zona, più verso il confine di Senna».Intanto ci sarebbe già chi ha proposto di utilizzare una muta di cani da caccia per rintracciare il felino, che protrebbe essere un caracal, ma pure un puma di taglia medio piccola, entrambi animali che emanano un forte odore rintracciabile dai segugi. Riguardo alla specie animale, il campo sembra essersi infatti ristretto di molto. Di certo non si tratta di un cane e neppure di una volpe, come ha spiegato a Espansione Tv il noto veterinario comasco Giulio Gridavilla – già responsabile del servizio dell’Ats – che ha visto le immagini girate a Casnate.«Restringerei il campo ai felidi di media taglia – spiega l’esperto – il mantello ricorda molto quello del puma. Ma dalla forma delle orecchie, allungate, potrebbe essere un caracal».Il caracal è un felino di media grandezza, diffuso soprattutto in Africa e parte dell’Asia, che può arrivare a pesare 20 chili. Il veterinario comasco spiega che non si tratta di un animale particolarmente pericoloso. «Bisogna trattarlo con la dovuta cautela e consapevolezza – spiega Gridavilla – ma di solito non attacca per primo l’uomo. Ad ogni modo, consiglio sempre prudenza. O si tratta di un capo di qualcuno che lo starà cercando, oppure di un esemplare detenuto illegalmente e sfuggito». All’inizio dell’anno un caracal era stato sequestrato a Milano a un cittadina bulgara, che lo portava al parco con guinzaglio e collare tempestato di brillantini. Era stato poi portato dai carabinieri nella clinica veterinaria.

    Guarda il video sul sito di Espansione TV

  • «Protestano perché puliamo San Francesco? Pazzesco»

    Il vicesindaco replica a muso duro dopo la presa di posizione di “ComoAccoglie”

    «Pazzesco! Dopo la sopportazione dei cittadini e la pazienza dell’amministrazione, qualcuno protesta perché puliamo i portici di San Francesco». Risponde così, dalla sua pagina Facebook, Alessandra Locatelli, vicesindaco di Como e parlamentare leghista alle critiche mosse dai volontari di ComoAccoglie. L’organizzazione aveva contestato l’intervento sotto i portici, programmato la mattina presto e in un giorno di pioggia.

    «La pulizia e l’igienizzazione si svolgono nelle prime ore del mattino – aggiunge il vicesindaco di Como – e si tratta di attività che già da tempo garantiamo ai cittadini comaschi, perché almeno nelle ore diurne possano esserci decoro e sicurezza igienico sanitaria, vista anche la caratterizzazione dell’area».«Ringrazio gli operatori ecologici che spesso attendono molto tempo prima di poter intervenire nei compiti loro assegnati, e anche la polizia locale che è costretta a presidiare», dice sempre Alessandra Locatelli.

    Nessuna retromarcia sul tema, quindi, anzi la promessa che nei prossimi giorni le idropulitrici di Aprica entreranno nuovamente in azione tra l’ex chiesa di San Francesco e il Tribunale. «Le attività di igiene e pulizia proseguiranno intensificando gli interventi», conclude nel suo post la parlamentare comasca della Lega.

    Raggiunta al telefono, l’onorevole Locatelli aggiunge come dal punto di vista sociale, il discorso di chi dorme sotto i portici verrà presto affrontato in tavoli di confronto con le associazioni. «Noi dobbiamo anche rispondere alle esigenze di chi vive nella zona. Le prime opere di pulizia sono iniziate a fine giugno, ma ora, con una situazione non più sostenibile saranno anche tutti i giorni – dice – Interveniamo al mattino perché si deve intervenire prima che la città si metta in moto. Non all’alba comunque. Le persone che dormono sotto San Francesco inoltre non mi pare abbiano difficoltà di movimento. Si tratta di un’operazione che dura pochi minuti».

  • Prorogata la mostra su Terragni e l’Asilo Sant’Elia

    Prorogata la mostra su Terragni e l’Asilo Sant’Elia

    E’ stata prorogata fino al 6 gennaio 2019 la mostra “Giuseppe Terragni per i bambini: l’Asilo Sant’Elia” organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como e allestita nelle sale destinate alle esposizioni temporanee della Pinacoteca di Como, nell’ambito del processo di rivalorizzazione della Pinacoteca Civica di Como e di una nuova progettazione degli spazi.

    La mostra, curata da Paolo Brambilla e Roberta Lietti, nasce dal ritrovamento nei depositi della Pinacoteca e dell’Asilo di alcuni arredi d’epoca, a misura di bambino (foto), in parte realizzati su disegno di Giuseppe Terragni, l’architetto che ha progettato l’Asilo. Da qui la scelta di presentarli al pubblico – dopo un attento lavoro di recupero e restauro – riuniti insieme per la prima volta, permettendo al visitatore di meglio comprendere un tema estremamente accattivante e attuale come l’ideazione di uno spazio collettivo per l’infanzia.

  • Pronostici  rispettati nel girone B. Un poker d’assi  in testa alla classifica

    Pronostici rispettati nel girone B. Un poker d’assi in testa alla classifica

    Le “magnifiche” quattro stanno confermando i pronostici di inizio stagione. In serie D sono passate soltanto tre giornate, ma la classifica rispecchia quanto era stato prospettato prima del via: in testa vi sono infatti le squadre che erano state annunciate come più forti: Como (9 punti) e poi Mantova, Rezzato e Caronnese (7).La sorpresa, al limite, può essere proprio il Como, che guida a punteggio pieno ed è la formazione arrivata nel modo peggiore all’inizio del campionato, dopo un’estate all’insegna delle incertezze. È anche vero che i lariani hanno incontrato formazioni che attualmente stazionano nella parte mediobassa della classifica: l’Ambrosiana ha 4 punti, lo Scanzorosciate 3, mentre l’Olginatese (battuta domenica in trasferta per 2-1) è inchiodata a quota 0. Occorrerà vedere test più probanti per gli azzurri.Il segnale per i lariani è comunque positivo e nel prossimo turno al Sinigaglia arriverà una squadra che sulla carta appare decisamente alla portata dei lariani, il Ciserano. La formazione bergamasca non è comunque da sottovalutare, visto che nell’ultimo mercato si è rinforzata e può contare anche su un ex come Fabio Adobati, che, dopo un congedo che in molti non si aspettavano, vorrà mostrare ai dirigenti azzurri che avrebbe potuto meritare una conferma.Un terzetto preme alle spalle degli azzurri, con Mantova, Rezzato e Caronnese. Tutte e tre nell’ultimo turno hanno ottenuto vittorie di notevole valore.Il Mantova ha avuto la meglio sul campo dello Scanzorosciate (superato sette giorni prima del Como): uno 0-1 conquistato in 10 contro 11, con i virgiliani che praticamente hanno disputato tutto il secondo tempo con un uomo in meno per l’espulsione di Rayyan Baniya al 48’.Prova di carattere per la Caronnese, che si è imposta per 3-2 con la Pro Sesto, altra formazione “papabile” per le posizioni di testa. Sotto per 1-2, i rossoblù nei minuti finali hanno ribaltato la gara a loro favore, esultando al 47’ per il gol di Nicolò Pavan.Stesso discorso per il Rezzato, capace di andare a conquistare i tre punti su un terreno certo non agevole come quello di Sondrio. Vittoria per 1-0 dei bresciani che per ben 50’ minuti hanno giocato con un uomo in meno per il cartellino rosso rimediato al 38’ della prima parte dal centrocampista Davide Giorgino.Tre inseguitrici che daranno filo da torcere ai lariani, con l’impressione che il duello per la conquista del primo posto – e quindi della promozione in C – sia già una questione fra queste quattro protagoniste più qualche outsider che potrebbe aggiungersi, come la Pro Sesto (4 punti) e la Virtus Bergamo (6).

  • Procreazione assistita, certificazione europea a Cantù

    Stamattina si è svolta nell’Auditorium dell’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia la Festa di Natale del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita del presidio Sant’Antonio Abate di Cantù. Il servizio, diretto da Marco Claudio Bianchi, ha ricevuto una prestigiosa certificazione che ha consentito l’inserimento nell’elenco europeo della strutture di fisiopatologia della riproduzione.

    Infatti il Centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Cantù ottiene  la certificazione di conformità ai requisiti dei D.Lgs 191/2007 e 16/2010 rilasciata dal Centro Nazionale Trapianti – ISS e da Regione Lombardia  che inserisce la struttura canturina nell’elenco dei centri europei di Procreazione Medicalmente Assistita (Pma).

    Il documento qualifica il centro come “Istituto dei Tessuti” autorizzato al trattamento di gameti ed embrioni a livello europeo.La targa è stata consegnata stamattina dal presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi in occasione della Festa di Natale al Sant’Anna a cui hanno partecipato oltre 200 famiglie che negli ultimi anni si sono affidate alla struttura canturina e  oltre 100 bambini nati grazie alle cure degli specialisti del centro istituito oltre vent’anni fa. La struttura è centro per la crioconservazione dei gameti maschili e femminili e degli embrioni. Ogni anno si rivolgono al Centro circa 500 coppie e i bimbi che nascono grazie ai percorsi e alla presa in carico multidisciplinare sono 100 l’anno.Oltre il 95% delle pazienti proviene dalla Lombardia. Per quanto riguarda l’età delle donne che si rivolgono al servizio, il 25% ha dai 34 anni in su, il 40% dai 35 ai 39, il 23% dai 40 ai 42 e il 12% è rappresentato da pazienti dai 43 anni in su.

  • Processo paratie, tra una settimana la sentenza. Chieste condanne per oltre 40 anni

    Processo paratie, tra una settimana la sentenza. Chieste condanne per oltre 40 anni

    Sentenza tra una settimana per il maxi processo per presunte irregolarità nella gestione del cantiere delle paratie e di altre opere pubbliche del Comune di Como. L’ora della verità, che inizialmente era prevista entro la fine dello scorso anno, è slittata di qualche settimana perché le ultime audizioni di testimoni e soprattutto la requisitoria del pubblico ministero e le arringhe difensive si sono prolungate.L’ora della sentenza però, dopo l’udienza di ieri, è davvero vicina ed è prevista, salvo sorprese, per mercoledì prossimo.Sono dodici gli imputati nel maxi procedimento. Il pubblico ministero Pasquale Addesso, titolare dell’inchiesta, ha chiesto condanne complessive per oltre quarant’anni, da un massimo di 9 anni a un minimo di uno e mezzo. Tra le persone finite sotto accusa ci sono due ex sindaci, Stefano Bruni e Mario Lucini, e dirigenti ed ex dirigenti di Palazzo Cernezzi Pietro Gilardoni, Antonio Viola e Antonio Ferro, Antonella Petrocelli e Maria Antonietta Marciano. Gli altri imputati sono Virgilio Anselmo, l’imprenditore Giovanni Foti, Graziano Maggio di Sacaim, l’azienda che si era aggiudicata i lavori, e Ciro Di Bartolo.Alle severe richieste di condanna dell’accusa, le difese hanno risposto respingendo gli addebiti e chiedendo l’assoluzione.L’udienza di ieri«Pietro Gilardoni non è un corrotto, non lo è mai stato e mai lo sarà».I legali dell’ex dirigente del settore Reti del Comune di Como, Luisa Scarrone ed Edoardo Pacia, al termine di una lunga arringa hanno chiesto l’assoluzione per Gilardoni, uno dei dodici imputati nel maxi processo. Tra gli imputati, Gilardoni è quello per cui il pm Addesso ha chiesto la condanna più severa, 9 anni e 6 mesi di reclusione.I difensori hanno respinto ogni addebito, a partire da quello più grave, ovvero la corruzione, reato che non riguarda il cantiere delle paratie, ma la questione dei lavori, mai partiti, per l’allargamento di salita Peltrera.Nel suo ruolo di dirigente, Gilardoni si è occupato della pratica di salita Peltrera. Per l’accusa, nell’ambito di questa attività avrebbe ottenuto da un privato coinvolto, un altro lavoro da circa 14mila euro come una sorta di tangente per accelerare la pratica.«L’accusa di corruzione – è la tesi difensiva – si fonda solo sull’interpretazione di alcune intercettazioni, oltre che su suggestioni. L’indagine inoltre è partita sull’onda di uno svarione pazzesco, perché l’accusa non sapeva che Gilardoni avesse un rapporto di lavoro a tempo determinato con il Comune e che, con l’autorizzazione del sindaco, poteva svolgere altri incarichi, come aveva già fatto più volte».La difesa di Gilardoni ha ripercorso l’intera vicenda, fornendo una ricostruzione completamente diversa rispetto a quella dell’accusa e concludendo con la richiesta di assoluzione per l’ex dirigente di Palazzo Cernezzi.«Dalle intercettazioni emerge chiaramente il no secco di Gilardoni a una ventilata ipotesi di benefici per accelerare la pratica – è uno dei passaggi sottolineati dalla difesa – ma questo passaggio, per quanto chiaro, è stato ignorato dall’accusa».

  • Processo paratie: sentenza dopo due anni. Sono sette i condannati, scagionati in cinque

    Sono le 13.48 quando suona la campanella dell’aula della Corte d’Assise di Como, che in questi due anni di processo ha accolto le battaglie verbali delle parti coinvolte nel processo paratie. Si parte dai 23 capi di imputazione e dalle condanne ad oltre 40 anni chieste dal pm Pasquale Addesso. L’aula è gremita quando entra il Collegio. Ad ascoltare ci sono imputati, avvocati, parenti dei coinvolti, giornalisti, ma anche semplici curiosi.Il processo alle paratie antiesondazione del Lago di Como ha marchiato in modo indelebile gli ultimi anni della vita cittadina.Il presidente Valeria Costi (a latere Walter Lietti e Cristian Mariani) prende la parola con il classico «in nome del popolo italiano». Il primo nome citato è quello del principale imputato, l’ex dirigente del settore reti Pietro Gilardoni. Sul suo capo pendevano 15 capi di imputazione e l’accusa aveva invocato 9 anni e mezzo. Viene condannato per solo cinque capi a 4 anni. È chiaro fin da subito che questo è il nuovo “tetto”. Pene dunque più che dimezzate, anzi, ridotte ad un quarto di quanto era stato invocato al termine della requisitoria.Dopo Gilardoni tocca all’ex sindaco di Como, Mario Lucini, molto provato al termine di una battaglia processuale in cui non sono mancati toni accesi ma che l’ha sempre visto in prima linea in tutte le udienze a perorare la propria innocenza. Il collegio invece lo condanna a un anno e mezzo, contro i 3 chiesti dal pm. Lucini, come Gilardoni, è condannato per lo spacchettamento degli incarichi voluto per completare l’opera, ma anche per non aver rescisso il contratto con Sacaim. Assolto invece da altre accuse di falso, turbata liberta della scelta del contraente e abuso d’ufficio in favore proprio di Sacaim. Gilardoni invece viene condannato anche per la corruzione (riqualificata nella forma più blanda) relativa alla pratica di Salita Peltrera in concorso con Antonio Viola (2 anni, sei quelli che aveva chiesto il pm), e per aver consegnato all’imprenditore Giovanni Foti (un anno e 8 mesi, 2 anni e mezzo quelli invocati dalla pubblica accusa) le liste delle ditte invitate per la gara di piazza Volta e piazza Roma. Condanne lievi, per lo spacchettamento, anche per il dirigente Antonio Ferro (un anno e 3 mesi, addirittura 7 quelli chiesti dal pm) e per Antonella Petrocelli (6 mesi).L’ultima condanna, la settima su 12 imputati, è per il legale del Comune di Como, Maria Antonietta Marciano: un anno (2 anni e mezzo la richiesta) per il falso in concorso con Gilardoni, Ferro e Lucini relativo alla presunta sorpresa geologica che aveva portato a non rescindere il contratto con Sacaim.In totale gli anni di pena hanno toccato gli 11 anni e 11 mesi. Nessuna condanna per l’altro ex sindaco coinvolto nella vicenda, Stefano Bruni, il cui reato ambientale è stato dichiarato «estinto per prescrizione». Assoluzione «perché il fatto non sussiste» per gli altri imputati, Graziano Maggio (uomo di Sacaim), Virgilio Anselmo (ingegnere che avrebbe dovuto occuparsi della rete fognaria legata alle paratie) e, nell’ambito della stessa vicenda, per Ciro Di Bartolo, funzionario del Settore Reti del Comune.Scagionata da tutto anche l’azienda che aveva in carico i lavori, la Sacaim. Siamo al primo grado. Ma già l’attenzione si sposta a tra qualche mese, visto che tutti ricorreranno in Appello. Sono passati due anni dall’inizio del processo, ma siamo solo all’inizio.